Roma, nuovo stadio è ‘diluvio di asfalto e cemento’

“Un diluvio di asfalto e cemento, ancora nessuna certezza per il prolungamento della Metro B. Le priorità di Roma sono altre rispetto a una mega speculazione con annesso stadio”.

 

 

 

Stadio Roma: Legambiente “Un diluvio di asfalto e cemento, ancora nessuna certezza per il prolungamento della Metro B. Le priorità di Roma sono altre rispetto a una mega speculazione con annesso stadio”

Una follia da un punto di vista ambientale e della mobilità prevedere 23 ettari di terreni impermeabilizzati per 10.000 parcheggi, un area 4 volte il Circo Massimo

Alla presentazione dello Stadio di Tor di Valle per la prima volta il plastico bianco è stato ampliato e sono apparsi i rendering del Business Park, delle tre torri di Libeskind, della strutturazione complessiva e dell’enorme impatto previsto. Sono stati poi chiariti diversi aspetti, anche energetici e relativi al parco lungo il Fiume, ma non si sono affrontati i punti decisivi del progetto che ora sono in mano a Comune e Regione. In primo luogo il prolungamento della Linea B della Metro, su cui ancora non c’è alcuna certezza. A leggere le carte del progetto si conferma che rimane ancora una delle scelte di mobilità sul tappeto ed è, incredibilmente, proprio il Dipartimento Mobilità di Roma Capitale a portare avanti tesi che ne metterebbero in dubbio l’utilità. Secondo gli ambientalisti su un progetto di questa dimensione è una precondizione non discutibile il prolungamento fino allo stadio della B, con il potenziamento della Metropolitana e della Roma-Lido, la tratta pendolare più affollata d’Italia con 90.000 viaggiatori al giorno, i cui passeggeri sono oggi costretti a infernali viaggi su carrozze affollate e spesso guaste. Proprio nei giorni scorsi sono avvenute le ultime scene di viaggiatori a piedi sui binari verso Ostia e di quelli schiacciati tra i corridoi dello snodo di Termini per un guasto ad uno dei soliti vecchi treni della B. Intanto si prevede intorno allo stadio il numero abnorme di 10.000 posti auto che non sembra far puntare sul mezzo pubblico per raggiungerlo.

Dopo la presentazione delle tavole del progetto è chiaro l’impatto in termini anche di consumo di suolo, con cemento e asfalto. L’area coperta dai parcheggi a cielo aperto è addirittura di 23 ettari, pari a 4 volte l’area del Circo Massimo. In termini di impermeabilizzazione del suolo, a pochi passi dal Tevere, le conseguenze profondamente negative sono di facile intuizione sia da un punto di vista climatico che idrogeologico

“Il progetto di Tor di Valle ha poco a che fare con lo Stadio della Roma che quasi scompare nelle immagini tra i grattacieli e i parcheggi – dichiarano Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio e Edoardo Zanchini vicepresidente nazionale di Legambiente – con un progetto da un milione di metri cubi di cui la città non ha alcun bisogno. L’amministrazione comunale ha la responsabilità di aver dato il primo via libera a quest’opera, ora abbia il coraggio di essere coerente con le promesse fatte rispetto alla cura del ferro e al consumo di suolo, impedendo che una previsione edificatoria così enorme si aggiunga a un piano regolatore che già è ampiamente sovradimensionato”.

Le previsioni edificatorie complessive della capitale aumenterebbero infatti, con un intervento come Tor di Valle, di quasi 1 milione di metri cubi, ossia la dimensione di Corviale con uffici, alberghi, negozi, con tre grattacieli alti duecento metri, da realizzare in una città piena di palazzi vuoti e uffici in cerca di affittuario e dove, di metri cubi, ne sono già previsti 20 milioni da PRG, le cui centralità previste da costruire sono tutte completamente ferme e si comincia proprio da una azione completamente fuori piano.

“La priorità di Roma ai tempi di Mafia Capitale, non è un immenso quartiere di uffici con annesso stadio – concludono i rappresentanti di Legambiente – oggi Roma ha bisogno di legalità, e su questo il Sindaco Marino merita rispetto, ma anche di scelte vere che guardino a un futuro diverso e più sostenibile della città, anche a partire da una nuova e rinnovata squadra. Con una idea di sviluppo che punti sulla vera rigenerazione urbana nelle periferie e nelle scuole, sul rilancio di un verde pubblico completamente abbandonato, sul potenziamento del trasporto pubblico, sull’agricoltura nel comune agricolo più grande d’europa dove sul tema non si sta facendo nulla, sul decoro, sui rifiuti per i quali ci deve essere una strategia unica e decisa verso il porta a porta che ancora viene fatto in troppi modi diversi a seconda del quartiere e dove siamo all’anno zero sul compostaggio. Questo è ciò che serve a Roma, non lo Stadio che rischia di diventare l’unico intervento della città, oltretutto con gli evidenti rilevanti problemi ambientali e trasportistici di una scelta localizzativa sbagliata; ci chiediamo poi se, 1 milione di nuovi metri cubi si chiama rigenerazione urbana, come è stato affermato in presentazione, da quanti milioni di metri cubi possiamo considerare un’opera come nuova edificazione”.

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