La cosiddetta eccezione tunisina è sotto tiro. Assassinare dei turisti significa attentare all’Occidente e alimentarne l’islamofobia, fattore decisivo per la crescita dei sostenitori della guerra in nome dell’Islam.
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PERCHÉ IL TERRORE SULLE SPIAGGE DELLA TUNISIA?
La cosiddetta eccezione tunisina è sotto tiro. Assassinare dei turisti significa attentare all’Occidente e alimentarne l’islamofobia, fattore decisivo per la crescita dei sostenitori della guerra in nome dell’Islam. Il jihadismo ama le guerre civili e le dittature, come gli altri attori che si dividono la torta nella regione: dall’Arabia Saudita alla Russia, da Israele all’Unione europea. La Tunisia è un obiettivo strategico perché l’unico paese in cui, sebbene siano lontane le speranze suscitate dalla rivoluzione del 2011, non regnano il caos o la dittatura, ovvero quelle situazioni in cui il jihadismo si gonfia come la schiuma. Anco ra una volta, la violenza fa eclissare la società tunisina viva, depressa e ignorata, con le sue lotte e i suoi arretramenti, e costringe ad inquadrarla nel panorama della guerra cosmica, generale, contro il terrorismo. L’Isis è solo una delle facce della controrivoluzione. Il jihadismo post-rivoluzionario non è una radicalizzazione dell’Islam ma un’islamizzazione della radicalità. I giovani della regione sono radicali. Se non si permette loro di essere radicalmente democratici, saranno radicalmente antidemocratici
SANTIAGO ALBA RICO
TERRA VIVA DI PESCATORI E MIGRANTI
Nel canale che divide la Tunisia dalla Sicilia passa il confine tra due continenti, tra il Nord e il Sud del mondo. Ma i confini sul mare sono per loro stessa natura liquidi ed effimeri, così come i confini tra i gesti degli dei dell’antichità classica e quelli dell’umanità ferita che oggi nell’isola di Verga vive e resiste. In quel mare nostrum si mescolano i destini dei pescatori siciliani con quelli dei migranti. Lì si consuma quel fenomeno strutturale, inarrestabile e prevedibile che politici e media si ostinano a chiamare «emergenza sbarchi». Un reportage bellissimo
SILVIA ZACCARIA
E ORA DISOBBEDIENZA CIVILE
Il 25 giugno non deve essere un giorno di lutto, ma l’inizio di una nuova stagione di lotta. Gandhi, i partigiani antifascisti, don Milani ce lo hanno insegnato: alle leggi inique e ingiuste si risponde con il sabotaggio e con l’obiezione di coscienza. Il futuro è ancora nelle nostre mani, dipende da quanto noi vogliamo sporcarle per costruire una scuola che formi cittadini e non consumatori, uomini liberi e non sudditi
MATTEO SAUDINO
LETTERA AI NON INSEGNANTI
“Io penso sempre ai miei amici che non sono insegnanti e che dopo mesi di pervasiva disinformazione sono convinti che, tutto sommato, la legge sulla buona scuola sia una buona legge.
Per capire il punto di vista degli insegnanti che si sono opposti alla cosiddetta “riforma”, immaginate che:
– il vostro datore di lavoro si prenda il diritto di abbassarvi la paga, aumentare il vostro orario, ridurre i vostri diritti a suo piacimento;
– il vostro datore di lavoro si prenda il diritto di spostarvi di sede come meglio crede, anche in altre province o addirittura in altre regioni;
– per mantenere la vostra sede di lavoro dobbiate essere costretti a essere compiacenti con il capo ….
– immaginate che il vostro datore di lavoro si metta a finanziare la concorrenza …. ”
LA LETTERA DI MARCO CERASE SEGUE QUI
LA LORO GIOIA E LA NOSTRA RABBIA
La loro vittoria è tuttavia una vittoria di Pirro. Hanno avuto una piccola vittoria parlamentare ma hanno già perso moralmente e politicamente, perché la politica non si limita ai giochini parlamentari ma si fa ogni giorno nella vita e nella società. La scuola continuerà la sua protesta e la sua resistenza diffusa con le sue energie intellettuali, culturali, sociali per invertire la marcia verso più eguaglianza, cooperazione, democrazia e inclusione nell’istruzione. I vari Faraone, Boschi e Giannini dovranno fare i conti con la coscienza democratica collettiva che respinge la loro idea di scuola-azienda. Care insegnanti, cari insegnanti, cari studenti, cari genitori non è una sconfitta ma una prima tappa di una l unga battaglia….
ALAIN GOUSSOT
COLPO DI STATO IN GRECIA
Cosa sta accadendo? Il sistema finanziario globale sta organizzando un colpo di stato in Grecia, e per realizzarlo umilia e affama milioni di persone, spingendole verso un disastro umanitario quale in Europa avremmo pensato di non vedere mai. Ma allora cos’è l’Ue? L’unica Europa che esiste è un dispositivo per lo spostamento di reddito dalla società alle banche, per la riduzione del salario e la precarizzazione del lavoro
FRANCO BERARDI BIFO
LOTTE, AUTOGESTIONI E SPERANZE: LA GRECIA CHE SI RIBELLA
Ha ragione Bifo, la finanza globale sta organizzando un colpo di stato riducendo alla fame milioni di greci. Tuttavia sarebbe sbagliato guardare ciò che sta accadendo soltanto con gli occhi di quelli che sono in “alto”, dall’Ue al Fondo monetario. La Grecia resta ricca di movimenti come poche altre aree europee e le loro lotte riguardano la vita di ogni giorno di migliaia di persone: dalle fabbriche recuperate passando per le cliniche solidali autogestite, gli orti comunitari dell&r squo;ex aeroporto di Atene, l’emittente Ert già pubblica e ora autogestita, ma anche per la lotta dei dipendenti dei servizi di pulizia licenziati dal ministero delle finanze. Intono alla fabbrica (di saponi ecologici) autogestita Vio.me di Salonicco, ad esempio, è nata una grande Carovana – come racconta questo articolo e il video segnalati da Leonidas Oikonomakis – che ha attraversato il paese. Nelle ultime settimane, alcuni tribunali hanno cercato di aggredire questa straordinaria storia di ribellione, che gode ovviamente di una legittimazione assoluta agli occhi della società
JLC
LA PIAZZA E IL PALAZZO: SYNTAGMA E SYRIZA
Ogni volta che qualcuno ordina ai media di ridare la carica, il meccanismo dell’angoscia, puntuale, parte di nuovo: affonderà la Grecia? Chi salverà Atene? I mercati tornano ottimisti, poi però, in serata, s’innervosiscono. Volubili, volatili, permeabili. Tutta l’Europa trattiene il fiato ma poi: “Ultima spiaggia per Tsipras”, domani l’incontro con Juncker e Lagarde. Come andare a cena con gli squali. La Grecia affonda. Per Atene si apre uno spiraglio. Grexit inevitabile. Da Washington implorano: non regalate le splendide isole greche a Putin. Chi ci rimette col default? Gli ultimi giorni del tenebroso Varoufakis… Salutiamo l’attualit&agr ave; mediatica sfrenata del volo di avvoltoi sull’estenuato popolo ellenico con un’intervista, vecchia di qualche mese ma ancora interessante, utile, bella. Non è quella tra Tsipras e la Merkel la relazione dialettica che ci appassiona. Anche noi stiamo col fiato sospeso ma il punto di vista con cui guardiamo le cose è diverso. Lo racconta l’architetto Stavros Stavrides
A. FERNANDEZ-SAVATER
Christine Lagarde sorride a destra e a manca, ma quando va a negoziare addenta la preda e c’è poco da ridere. Il Fondo monetario internazionale ha già sbranato interi paesi e popoli… ora è la Grecia che sta morendo. Matteo Renzi sorride a tutti, bacia i bambini per strada, stringe le mani e ha per tutti un saluto. Ma quando gli dicono: riforma la scuola come vuole il mercato, lui la chiama Buona scuola, ed esegue l’esecuzione
ENRICO EULI
CAMBIARE IL MONDO IN UNA FATTORIA
Possiamo trasformare la lotta contro la vendita delle terre pubbliche in qualcosa di propositivo? Possiamo utilizzare la terra come fonte di cibo e di relazioni umane, nel completo rispetto dell’ambiente? Possiamo favorire l’agricoltura contadina e la ricostituzione di comunità vive, legata alla terra? Possiamo sperimentare vita comunitaria, metodo del consenso, conflitti con le istituzioni? Un bilancio del primo anno del presidio contadino di Mondeggi Bene Comune, fattoria senza padroni. Un anno di ribellarsi facendo
CLAUDIA FANTI
IL CIBO, IL CONSUMO E IL CONFLITTO
Da anni si parla ovunque e troppo di cibo. Attorno al comparto alimentare, alle sue dinamiche produttive e distributive come al suo immaginario e alla sua narrazione, si gioca una partita decisiva fatta di deregulation e retorica del chilometro zero, svendita dei beni comuni, ricostruzione di identità locali e invenzione delle tradizioni. Giuliano Santoro promuove e stimola un dialogo ricco e serrato tra due autori e due punti vista profondamente diversi: Nicola Fiorita del collettivo Lou Palanca e presidente di Slow Food Calabria e Wolf Bukowski, autore dell’ottimo “La danza delle mozzarelle. Slow Food, Eataly, Coop e la loro narrazione“. Quanto è andata avanti la “colonizzazione de llo spazio semantico” della “sostenibilità” e del “territorio”? Fino a che punto la “narrazione” di Farinetti, l’imprenditore simbolo del modello renziano, si è tramutata in “spam”, nel senso di ciarpame pubblicitario e in quello (originario) di junk food in scatola?
GIULIANO SANTORO
FILIERA SPORCA, DAL CAMPO ALLO SCAFFALE
Dal ghetto di Rignano (Foggia), alla baraccopoli-tendopoli di Rosarno (Reggio Calabria), fino all’area di Saluzzo (Cuneo), lo sfruttamento del lavoro in agricoltura ha le stesse caratteristiche: un uso intensivo di manodopera migrante altamente ricattabile; situazioni abitative disumane; bassi guadagni. Dietro la frutta e la verdura che ogni giorno finisce nei nostri piatti c’è un sistema produttivo gestito dai grandi commercianti locali in cui si inseriscono tranquillamente gli interessi dei caporali e della criminalità organizzata. Per mettere in discussione quel sistema i cittadini consumatori devono smettere di imitare le multinazionali: far finta di non sapere
REDATTORE SOCIALE
ACCADE A VENTIMIGLIA
Sono molte le persone che quasi ogni sera a Ventimiglia vanno a cena in un ristorante multietnico speciale. Propone cucina africana ed europea. È insediato in un posto esclusivo con super vista su Mentone. “Gli scogli sono le nostre sedie e i nostri tavoli – dicono quelli del Presidio Permanente No Borders – Ospiti d’eccezione: gli esseri umani, uomini e donne del pianeta terra, il tutto accompagnato dalla musica del mondo!”. Il ricavato delle offerte libere, fanno sapere i promotori di questo bizzarro ristorante a cielo aperto, sarà donato ai cittadini italiani in difficoltà economica, “su esplicita richiesta dei nostri amici provenienti dall altro continente”
RC
L’ARROGANZA OLIMPICA ARRIVA A TOKYO. FOTO
Mentre il Brasile paga i due maggiori eventi sportivi, i mondiali di calcio del 2014 e le Olimpiadi del 2016, con la vita di migliaia di cittadini delle favelas, e dopo le proteste nei quartieri poveri di Londra durante le ultime Olmpiadi (2012), la contestazione si sposta in Giappone. Ecco alcune fotografie – di Alessandro Di Ciommo – della manifestazione promossa il 26 giugno contro le Olimpiadi in programma nel 2020. In tutto il Giappone cresce il disappunto delle persone comuni contro l’operato del governo, in particolare per gli assurdi costi legati alla realizzazione dello stadio di Tokyo: oltre 1,4 miliardi di dollari, sarà il più grande stadio nella storia delle Olimpiadi, mentre cresce il numero dei poveri. A promuovere il corteo, accompagnato da incontri nei quartieri e da una costante attività di informazione su web, è la rete No Olympics 2020. L’immagine della fiaccola ufficiale preceduta dai carri degli sponsor e circondata da centinaia di guardie armate, che le olimpiadi fanno rimbalzare in tutto il mondo, è ormai uno dei simboli del nuovo capitalismo. Ma anche durante una tormenta c’è chi si ostina a gridare e a cercare ripari
RC
IL CANTICO CHE NON C’ERA
Le scienze ecologiche varcano i sogli della Chiesa romana. L’enciclica Laudato si‘ di Bergoglio è innanzitutto un omaggio – esplicito in molti passaggi – alle scienze naturali e ai movimenti che le hanno sorrette. Irrisi come catastrofisti retrogradi, anime belle e via dicendo, è venuto il momento della rivincita. “L’umanità del periodo post-industriale sarà forse ricordata come una delle più irresponsabili della storia”, si legge nell’enciclica. Ma c’è di più: crisi ambientale e sofferenza degli esclusi, degli “scarti umani” sono visti in “intima relazione”. Bergoglio giunge anche a sperare che sia “arrivata l’ora di accettare una certa decrescita in alcune parti del mondo”. Manca il coraggio di guardare alle radici delle contraddizioni del mercato, cioè le relazioni sociali imposte dal capitalismo, mai nominato. Il testo, in ogni caso, chiama cattolici e non ad attivarsi per superare le cause strutturali e culturali che determinano questo pericoloso stato di cose e lascia aperte le porte per sperimentare diverse vie di uscita. Non si potrebbe chiedere di più. Abbiamo chiesto a Paolo Caccari un’analisi dell’enciclica: ecco un’ottima, lunga e articolata lettura critica, ambientalista e libertaria, di Laudato si‘
PAOLO CACCIARI
SE A SGOCCIOLARE È L’EXPO
Trickle-down (in italiano, sgocciolamento) è il nome di una teoria economica, ma anche di una filosofia. Secondo la teoria, più i ricchi diventano ricchi, più qualche cosa della loro ricchezza “sgocciolerà” sulle classi che stanno sotto di loro, per cui che i ricchi siano sempre più ricchi conviene a tutti. È il brodo di quanto accaduto negli ultimi anni: crescita incontrollata delle diseguaglianze. È la filosofia del “capitalismo compassionevole”: la beneficienza gestita dalla generosi tà dei ricchi. È anche la filosfia della Carta di Milano preparata per l’Expo e prima ancora del “Protocollo di Milano”, un documento elaborato dalla fondazione Barilla, emanazione dell’omonima multinazionale alimentare…
GUIDO VIALE
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