“Referendum scuola, un’opportunità?”

“Il movimento degli insegnanti, degli studenti e dei genitori contro la costruzione della cattiva scuola aziendale resta una ricchezza in grado di sorprendere. Ma per provare a vincere l’eventuale battaglia referenderia bisogna evitare alcuni errori“.


NEWSLETTER DI COMUNE

 

REFERENDUM SCUOLA: OPPORTUNITÀ O BOOMERANG?
Il movimento degli insegnanti, degli studenti e dei genitori contro la costruzione della cattiva scuola aziendale resta una ricchezza in grado di sorprendere. Ma per provare a vincere l’eventuale battaglia referenderia bisogna evitare alcuni errori
MATTEO SAUDINO

GESSO SBRICIOLATO E NAUSEA DA RIFORME ANTONIO AREDDU

E ORA DISOBBEDIENZA CIVILE M. S.

IN CLASSE A MODO MIO ROSARIA GASPARRO

LA GRANDE CALUNNIA
Il mondo intero ha avuto modo di conoscere le recenti nefaste conseguenze della diffamazione contro la scuola normale rurale di Ayotzinapa. Non era certo la prima volta, però, che l’ignobile arte della calunnia colpiva un prezioso esempio di quell’insegnamento democratico che le istituzioni messicane non sembrano in grado di poter sopportare. Luis Hernández Navarro, una delle firme più prestigiose del giornalismo latinoamericano, ricorda il caso del lontano 1941 per paragonarlo alla grande escalation della campagna che il governo e la destra padronale stanno conducendo in questi giorni contro gli insegnanti di Oaxaca. I maestros del Messico meridionale sono colpevoli di resistenza aggravata da molto, troppo tempo. Ment re si oppongono a una riforma governativa insensata e autoritaria, poi, danno vita ad alcune straordinarie esperienze indigene di pedagogia che vengono ammirate ben oltre i confini nazionali
LUIZ HERNÁNDEZ NAVARRO

LA GENTE NON HA PIÙ PAURA DI DIRE NO
La Grecia è il solo paese che celebrava la giornata del No ancor prima del referendum. Era il No a Mussolini che ordinava la resa a Ioannis Metaxas, il dittatore fascista greco di allora. George Caffentzis, filosofo statunitense di origini elleniche, racconta a Infoaut come il processo di accumulazione del capitale europeo si sia inceppato proprio nel paese che da bambino gli sembrava un selvaggio west. In questi casi, spiega, di solito il potere politico decide di tagliare o ridurre il debito per rimettere in moto l’accumulazione e il profitto e poi ripartire. Questa volta non è stato fatto. In teoria si poteva scegliere anche una soluzione keynesiana, quella ipotizzata da Varoufaki s e Syriza, ma politicamente non poteva funzionare. L’Europa non è un giardino d’infanzia deve restare uno spazio di accumulazione. Se non riesce a risolvere il problema in Grecia, per poi poter generalizzare le risposte in Italia, Spagna e con gli stessi lavoratori tedeschi, il dominio del capitale è rovinato. La soluzione keynesiana, precisa lo studioso marxista, non va bene però neanche per noi. Ormai non basta allargare l’accesso alle assicurazioni sanitarie, come pensa Syriza, è l’intero sistema ospedaliero che è andato in crisi. Dobbiamo ripensare la salute e la cura, la relazione asimmetrica tra dottori e pazienti. Serve un nuovo tipo di medicina basato sulla comunità. Syriza cerca le risposte ai problemi sociali ancora nello Stato ma lo Stato non provvede più alla nostra sopravvivenza
GEORGE CAFFENTZIS

SCUOLA DELLA DECRESCITA: RIPENSIAMO LE CITTÀ
La decrescita – almeno nel suo significato più immediato e semplice di diminuzione del carico antropico sugli ecosistemi naturali – è ormai entrata nell’uso comune. La rarefazione delle risorse naturali, da una parte, e la saturazione delle capacità rigenerative dei cicli vitali, dall’altra, impongono alla megamacchina termo-industriale in attività sul pianeta una drastica e rapida inversione di rotta. Fin qui tutti d’accordo. Ma come farlo? La green economy non basta se i risparmi che si ottengono in termini di energie e di materiali impiegati nei cicli produttivi vengono spesi per consumare di più. È necessario allora cambiare anche stili di vita, compo rtamenti sociali, sistemi organizzativi, modelli culturali. Le scuole estive della decrescita da una decina d’anni si interrogano su come innescare processi di cambiamento. Quest’anno la scuola si svolgerà a Torino dal 6 al 12 settembre per iniziativa dell’associazione per la decrescita, del social network Decrescita felice, del Movimento della Decrescita Felice e della Cattedra Unesco sulla sostenibilità istituita presso la facoltà di sociologia dell’Università di Torino. La scuola prevede anche visite guidate (in bicicletta) a luoghi significativi, tra cui la ex caserma Cavallerizza (foto) da qualche mese occupata. Qui un articolo di Paolo Cacciari e 16 buone letture per arrivare preparati
PAOLO CACCIARI

BENI COMUNI E DECRESCITA, UN LIBRO INDISPENSABILE P. C.
 

UOMINI PICCOLI E PRONOMI SOSPETTI
La lingua italiana prevede una netta distinzione tra i pronomi. Il tu è riservato agli amici e ai più piccoli. Perché allora ci si rivolge a un uomo con i capelli bianchi, ma dalla pelle nera, chiedendo: «Ce l’hai il biglietto?». Una piccola perla di Marco Aime racconta, nella rubrica mensile di Nigrizia, perché certe sottili sfumature razziste del linguaggio di ogni giorno fanno molto piccoli gli uomini che credono di essere grandi e perché gli uomini dalla pelle bianca salutano come i bambini
M
ARCO AIME

COLTIVARE DEMOCRAZIA
Oggi sembra impossibile avere un’idea dell’essere umano che non sia ridotta alla dimensione economica. Modernizzazione ed economia hanno distrutto relazioni e territori. Abbiamo bisogno di esperienze comunitarie come quella di Mondeggi
TOMMASO MONTANARI

DENUNCE, RUSPE E SPAZI LIBERATI
In questi giorni di afa, la giunta Marino, sotto lo scacco direttivo della segreteria nazionale del Pd, mentre arruola nuovi imbarazzanti personaggi politici, mette al bando un gran numero di servizi, dal trasporto alla gestione dei rifiuti. Ma c’è tempo anche per deliri sull’ossessione della pulizia e del lavoro gratuito e, soprattutto, per diverse denunce relative al dopo sgombero di Scup in maggio. Intanto, la città si prepara al “necessario” nuovo stadio della Roma e a nuovi centri commerciali a Tor Pignattara…Sotto le macerie sociali di una città allo sbaraglio, c’è però chi si ostina a sperimentare e scommettere “su forme nuove di rapporti sociali – scrive la Rete per il diritto alla città -, su nuovi processi di definizione delle relazioni, di complicità, di mutualismo e di cooperazione”.
RETE PER IL DIRITTO ALLA CITTÀ

NON SI CANCELLA L’UTOPIA
L’estate romana non è calda solo per le alte temperature. Il clima che si respira in città è un mix di instabilità politica e continue sorprese, soprattutto nella gestione del patrimonio di Roma Capitale. L’arrivo della Delibera della giunta capitolina n. 140 del 30 aprile impone la messa a bando di circa 860 immobili di proprietà comunale, ne comporta pertanto lo sgombero cancellando così le esperienze sociali e culturali che animano questi spazi e i quartieri in cui sono presenti. Il Casale Garibaldi, sede del Progetto La Città dell’Utopia (un progetto del Servizio Civile Internazionale), rientra tra questi 860 immobili. Ma naturalmente, come e insieme ad altri spazi sociali, non resta certo a guard are…
LA CITTÀ DELL’UTOPIA

E LA METRO B FERMÒ A LIONE
Stefano Esposito, invasato sostenitore del Si Tav, prende dunque il posto del dimissionario Guido Improta nella nuova giunta nominata dal sindaco di Roma Ignazio Marino. Naturalmente Esposito non lascerà il suo incarico da senatore. Naturalmente Esposito non è un tecnico dei trasporti e neanche lo si può definire un conoscitore dei trasporti romani. Una cosa, anzi due, però le sa fare piuttosto bene, occorre ammetterlo. La prima è non infastidire i poteri forti. La seconda, fanno sapere dalla Val di Susa, “saprà gestire le proteste e le fatiche accumulate col solito piglio dimostrato in tutti questi anni, quello del disprezzo e dell’arroganza”.
NOTAV.INFO

PENTOLE, TABLET E NUOVE SCHIAVITÙ
In generale sappiamo ben poco di che cosa sono fatti gli oggetti che usiamo ogni giorno; la pentola in cui cuociamo la pasta, l’automobile con cui ci muoviamo, il cellulare o il tablet con cui comunichiamo. Poco note sono soprattutto le condizioni di lavoro infernali con le quali, in diverse zone dell’Africa, sono estratti i minerali. Una risoluzione del Parlamento europeo, per una volta, preoccupa le multinazionali dei minerali, “costrette” a dichiarare la tracciabilità dei materiali messi in commercio. Su questo tema, due articoli, uno di MONICA DI SISTO e uno di GIORGIO NEBBIA

DA GEZI A KOBANE. IL TERRORE DI ERDOGAN
Mai la resistenza del popolo kurdo era stata tanto popolare e conosciuta nel mondo intero, mai il partito politico più vicino alle lotte per l’affermazione dei loro diritti, l’Hdp, era stato così forte. La reazione di Erdogan, il leader tirannico e megalomane della Turchia che ha sempre coperto e sostenuto l’avanzata dello Stato Islamico, è quella consueta: repressione e terrore. Come a Gezi Park, contro il suo stesso popolo. Intanto, fa veramente impressione, come e forse più di altre volte, l’ipocrisia dei leader politici e dei grandi media europei e statunitensi: le guerrigliere e i guerriglieri kurdi, fino a ieri romantici e valorosi ragazzi pronti a giocarsi la vita nel corpo a corpo c ontro l’Isis, tornano a essere “terroristi” internazionali. E’ vero, servono ancora un po’ come carne da macello, almeno per risparmiare imbarazzanti rientri di salme imbandierate in Occidente, ma dovrebbero almeno dissociarsi … “dalla violenza politica”, cioè dal Pkk. Insomma da tutto quello in cui credono. A Roma la protesta in catene davanti all’ambasciata di Ankara per rompere un muro di silenzio e menzogne

BOICOTTARE L’APARTHEID È STUPIDO, NO?
Sarà che in meno di un anno la sua sola carta da giocare (“sono un vincente”) s’è sgonfiata come la rana invidiosa del bue, il Pd è passato dal 41 delle europee al 23 per cento, ma Matteo Renzi è ormai perfino disarmante. Quando prova a occuparsi di politica estera, poi, il “cazzaro” – come lo chiama con sintesi magistrale su Carmillaonline Alessandra Daniele – offre il peggio della sua vuota retorica. Voi avete non il diritto ma il dovere di resistere, anche per i miei tre figli, ha detto con solennità alla Knesset, il parlamento israeliano. Naturalmente, come sempre, non ha neanche provato a spiegare il perché. Non c’era tempo. Chi boicotta Isarele, ha a ggiunto, boicotta se stesso. E perché mai? Si sarà chiesto qualcuno. Perché boicottare è “sterile e stupido”. Ecco, al centro di scenari segnati da antiche e sanguinose tragedie, il “premier” italiano non è imbarazzante come Berlusconi, è stupido. La risposta del Bds Italia
BdS ITALIA
 

MARÒ(NNA) SI È SVEGLIATO MATTARELLA
Dopo mesi di imbarazzante silenzio su ogni forzatura costituzionale del governo Renzi, il presidente Sergio Mattarella sembra essersi svegliato dal torpore. Lunedì 27 luglio, con voce quasi autorevole, ha affermato: “L’Italia è un Paese che sa proteggere i propri cittadini!”. Parlava più delle mille persone che ogni anno muoiono sui luoghi di lavoro o delle vittime dei disastri ambientali? Dei precari? Degli studenti e della sicurezza nelle scuole? Dei bersagli della criminalità organizzata? No, parlava di Latorre e Girone, i due ben retribuiti italici fucilieri al servizio di un’impresa privata, che hanno ucciso in acque internazionali due pescatori indiani (intanto su facebook, ogni v enerdì arriva “I nostri marò – Il primo settimanale di chi li pensa”)
M
. S.

IL POLLO DI TRILUSSA, TRA COMPETITVITÀ, AUSTERITY E T-TIP
Dalle ricette e dalle statistiche di governi e Ue emerge una visione secondo la quale i governi non devono avere come obiettivo il benessere dei cittadini ma la potenza commerciale del Paese. Non c’è spazio per investimenti sulla ricerca o per la conversione ecologica. È in questo quadro che si inserisce il T-Tip, trattato di libero scambio in discussione tra Usa e Europa: per molti versi il coronamento di una visione in cui i “diritti” delle imprese prendono il sopravvento su quelli delle persone. Intanto, ovunque aumentano i poveri

“… da li conti che se fanno
seconno le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra nelle spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perché c’è un antro che ne magna due”
(Trilussa, La Statistica)
ANDREA BARANES

DISACCORDO NUCLEARE
Al di là dell’accordo iraniano, il nucleare continua a essere una minaccia globale perché Il Riesame, in sede Onu, del Trattato di Non-Proliferazione si è concluso nelle scorse settimane con un ennesimo fallimento. Numerose le divergenze tra gli Stati firmatari, soprattutto riguardo alla conferenza sulla creazione nel Medio Oriente di una zona libera dalle armi nucleari. Gli Stati nucleari hanno insomma ribadito l’importanza di possedere queste armi per scopi di deterrenza. La società civile e diverse organizzazioni internazionali di tutto il mondo &n dash; soprattutto quelle che lavorano con la Campagna Internazionale per Abolire le Armi Nucleari – stanno lavorando per presentare la proibizione delle armi nucleari come una vera alternativa
CHIARA RONGA

 

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