“Come non ricreare l’ordine coloniale”

“È un destino inevitabile, naturale, quello di riprodurre nei mondi nuovi società di dominanti e dominati anche dopo aver combattuto e sconfitto sistemi fondati su quella relazione di dominio? No, non lo è”.


IL CAMPIONARIO DI OSCAR E RAÚL

Serve un immenso campionario analitico di esperienze, prospettive e punti di osservazione. Non è facile aiutare a far comprendere e interpretare i vecchi e i nuovi torrenti che alimentano il fiume della speranza di poter fare mondi nuovi. Raúl Zibechi e Oscar Olivera sono venuti in Italia per mettere in comune quel loro campionario di racconti e analisi, sogni e riflessioni. A Pescia, Lucca, Mondeggi, Torino, Val Susa, Roma, Collecchio è però anche un intensissimo percorso di abbracci. Aiuta a ricordare che, di qua e di là degli oceani, la lotta è un fare ma è anche un sentire comune, una risonanza che ha a che vedere con la capacità di ascolto quanto con il cuore

 

Roma, 3 settembre, ore 18: incontro con Raúl Zibechi e Oscar Olivera

in piazza Persiani Nuccitelli (Pigneto); a seguire cena a sottoscrizione

 

COME NON RICREARE L’ORDINE COLONIALE
È un destino inevitabile, naturale, quello di riprodurre nei mondi nuovi società di dominanti e dominati anche dopo aver combattuto e sconfitto sistemi fondati su quella relazione di dominio? No, non lo è. C’è un modo per evitare di assumere quel veleno coloniale? Sì, deve esserci ma non sappiamo come e dove cercarlo. Sappiamo però che tutto il pensiero critico che ha ispirato le grandi rivolte del passato è stato segnato dall’eurocentrismo. L’ultimo libro di Raúl Zibechi, “Alba di mondi altri”, suggerisce ai movimenti di cercare altrove, tenendo un riferimento import ante nel cammino immaginato da Fanon e percorso dagli zapatisti del Chiapas. Nella nota che introduce l’edizione italiana del libro, presentato in questi giorni: la critica all’avanguardia e alla militanza politica “dalla parte del popolo”, l’urgenza di ripensare i concetti di geografia e territorio, le radici coloniali italiane e il traffico di armi e di braccia dei giorni nostri, la disumanizzazione delle vittime, il tramonto di un’egemonia culturale e il riconoscimento di mondi altri
MARCO CALABRIA
 

MINUSCOLI ASTEROIDI RAÚL ZIBECHI

PIGNETO, MON AMOUR. UN TERRITORIO RESISTE
Il quartiere periferico popolare e antifascista raccontato da Pasolini in Accattone, quello abitato da artigiani e operai edili, è da tempo una cartolina bella e ingiallita. Sottoposto per decenni alla micidiale cura della gentrificazione, il Pigneto è ora un megacentro commerciale che vende divertimento e socialità. Li offrono lavoratrici e lavoratori che tutto fanno meno che divertirsi e socializzare, travolti come sono da un flusso ininterrotto di consumo di merci legali e illegali accompagnato dai gingle della movida. C’è chi tenta di opporre a un destino non ancora del tutto segnato una diversa e decisa politica dell’abitare. Un pranzo o una fiera auto-organizzata in piazz a Nuccitelli diventa facilmente una possibilità di rafforzare legami e vincere la solitudine. Il 3 settembre, dalle 18 in poi, ne parleremo anche nel solo incontro romano con Raúl Zibechi e Oscar Olivera. Poi si mangia e si sta in allegria per resistere meglio
FUCINA 62

LA ROTTA MIGRATORIA PIÙ PERICOLOSA DEL MONDO
Italia ed Europa ci sono riuscite: la rotta Libia-Italia è diventata la più rischiosa del mondo. Se ne parlerà un giorno sui libri di storia. Nessuno si ritenga assolto, le parole non bastano più, di fronte alle stragi quotidiane. Ma quelli che sono in alto conitunuano a riempirsi la bocca di buone intenzioni e chiudono il problema con la lotta ai trafficanti. Trafficanti che si arricchiscono proprio per la mancanza di canali legali di ingresso
FULVIO VASSALLO PALEOLOGO

VENTIMIGLIA IN OGNI CITTÀ WU MING

PARTIGIANI IN DIFESA DEI MIGRANTI FLORE MURARD Y.

ANNO NUOVO: NIENTE COMPITI A CASA?
Tra pochi giorni riprendono le lezioni e, dopo il tormento dei compiti per le vacanze (ossimoro nefasto), gli studenti italiani saranno gravati dal consueto, gravoso carico di studio, iniquo e purtroppo decisivo, soprattutto in termini insuccesso e abbandono scolastico. I nostri studenti sono infatti tra i più “afflitti” dai compiti a casa (dati Ocse). Ma il dato più preoccupante è quello che vede l’Italia distinguersi in negativo per il divario, nei risultati, tra gli studenti avvantaggiati sotto il profilo socioeconomico e quelli più “poveri”. Che i “capaci e meritevoli” prosperino soprattutto nelle famiglie “attrezzate” culturalmente e af fettivamente, dovrebbe preoccupare. La scuola rischia di essere un moltiplicatore di diseguaglianze, di funzionare come un ospedale, per dirla con le parole di Lorenzo Milani, che cura i sani e trascura, “respinge” i malati. Non tutti gli studenti sono allo stesso livello e ognuno ha il suo modo di imparare; per qualcuno svolgere i compiti a casa è semplice, altri devono impegnarsi molto di più, e troppi sono quelli che non riescono. Inoltre risultano avvantaggiati gli scolari che possono contare su famiglie in grado di seguirli o di offrire loro un aiuto. È ora di dire basta ai compiti a casa?
MAURIZIO PARODI, DIRIGENTE SCOLASTICO

LO SCIOPERO DEI COMPITI VALENTINA GUASTINI

CHE VACANZE SONO SE ABBIAMO UN SACCO DI COMPITI? ZAVALLONI

AI COMPITI CAMBIAMO L’ACCENTO ROSARIA GASPARRO

APPRENDERE IN MODO DIVERSO NEL ROJAVA
In Rojava, il kurdistan siriano, l’Università mesopotamica di scienze sociali a Qamislo e, soprattutto, l’Università delle donne a Rimelan mettono in discussione il modo tradizionale di pensare la trasmissione dei saperi. Gli studenti non sono solo i giovani, ma anche gli adulti, perfino i nonne e le nonni. Alcuni sono già laureati, altri sono analfabeti, ognuno ha del sapere da mettere in comune. I docenti non sono necessariamente insegnanti specializzati; sono persone comuni la cui esperienza di vita ha dato loro idee che possono condividere. Qui si studia, tra le altre cose, la lingua e la storia del popolo kurdo, a cominciare dalla storia delle donne, del resto la jineoloj&ic irc;, o “scienza delle donne”, ha una bagaglio ormai pluridecennale. Gli studenti scelgono un particolare problema sociale, poi fanno ricerche e scrivono una tesi sul modo in cui risolverlo: l’apprendimento è sempre pratico e anche teorico ed è mirato a servire un bene sociale. Gli esami, in queste università, non misurano la conoscenza, sono più dei ripassi, dei dialoghi. In effetti, l’istruzione in Rojava non riguarda “costruirsi una carriera e diventare ricchi”. Analogamente, l’accademia cerca di non sviluppare la professionalità, ma di coltivare la persona nella sua completezza. Pur tra mille difficoltà, stanno nascendo anche scuole diverse per bambini e ragazzi: anche questo è il volto dell’autogestione di una società senza stato
JANET BIEHL

L’UNIVERSITÀ DELLA TERRA CLAUDIO ORRÙ IRENE RAGAZZINI

GLI ORTI SCOLASTICI DEL GUERRIERO DELL’ACQUA
È stato il più noto protagonista – detesta la parola “leader” – della prima grande rivolta del secondo millennio. Fu chiamata la Guerra dell’Acqua perché la gente di Cochabamba sconfisse il potere politico, militare e finanziario e cacciò dalla città boliviana la multinazionale che s’era impadronita della fonte della vita. La lotta di Oscar Olivera ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti in ogni angolo del pianeta ma lui si è sempre tenuto lontano da incarichi e poteri istituzionali. Non dalla politica, che è un’altra cosa, “la capacità della gente di cambiare la realtà in maniera collettiva&r dquo;. Non credo nella politica dei partiti e non sono mai stato un militante, dice. Nessuna delega allo Stato, i cambiamenti arrivano dal basso. E molto in basso ci stanno i bambini. Per questo, in alcune piccole scuole rurali, Oscar si occupa di orti didattici per il consumo familiare e comunitario. È anche un modo per immaginare come far fronte sul serio ai devastanti cambiamenti climatici. Con i bambini, i genitori, gli insegnanti, le mamme. Per quarant’anni è stato un operaio metallurgico, adesso è tornato un ortolano
IVAN BUSTILLOS ZAMORANO

COSTRUIRE UN’ALTRA SOCIETÀ
La domanda giusta da porci non è come creare lavoro, ma come garantire a tutti la possibilità di vivere dignitosamente utilizzando meno risorse possibile, producendo meno rifiuti possibile e lavorando il meno possibile. Per questo il concetto che più di ogni altro siamo costretti a rimettere in discussione è quello di crescita: per fare pace con la natura dovremmo annientare, o giù di lì, l’industria dell’automobile, dovremmo cambiare totalmente il sistema distributivo per ridurre al minimo gli imballaggi, dovremmo smetterla di creare nuovi bisogni
FRANCESCO GESUALDI

PROGRESSO ILLIMITATO
“Si è vissuti troppo a lungo con l’illusione che consumo e scienza potessero renderci onnipotenti, onniscenti… “. La vita è un’altra cosa
GIOVANNA MULAS, SCRITTRICE

DISSACRARE IL PROGRESSO THEODOR SHANIN

VIETARE LA VERITÀ DI RANA PLAZA
Già programmato in prima visione per il 4 settembre, il film “Rana Plaza”, del regista Nazrul Islam Khan, è stato vietato per sei mesi sia a livello nazionale che internazionale dall’Alta corte del Bangladesh. Governo e mercati internazionali hanno dichiarato guerra al film che racconta la storia di Reshma Begum salvata dalle macerie dopo 17 giorni sotto le macerie, causate dal crollo di una fabbrica di cinque piani, nell’aprile 2013. Quella del Rana Plaza (in cui sono morte oltre mille persone, come sanno bene a Benetton), è la più grave strage mondiale nella storia dell’industria dell’abbigliamento
MISNA

UNA GRAN BELLA STORIA
La fotografia che trovate nell’articolo qui segnalato è una gran bella foto. Siamo a Murazzano (Cuneo). Un gruppo di persone, alcuni profughi nigeriani, altri anziani. Ci sono pochi giovani a Murazzano, i giovani da Murazzano scappano, a parte loro, i profughi, che invece arrivano. Sono loro ad ascoltare le storie dei nonni, storie di anziani, prigionia, guerre e campi di concentramento. E i profughi ricambiano con le loro storie, ancora guerre, prigionia, fame, in questa epoca e solo una manciata di chilomentri in là dalle nostre coste ….
SAVERIO TOMMASI

I FIORI CHE CAMBIANO FIRENZE
I primi fiori iniziano a raccontarsi, dal cafè family frendly, al gelataio biologico fino all’officina del riuso e riciclo. Da qualche giorno è on line firenzesostenibile.com, una mappatura delle attività che propongono prodotti ecologici, biologici, sociali, usati, riciclati o vintage oppure vegan, vegetariani, gluten free… Un sito per fare incontrare e conoscere i cittadini
RICCARDO TROISI

DONNE E UOMINI DI UN MONDO DIVERSO
Abbiamo bisogno di guardare le cose in modo nuovo per accorgerci di come, nonostante violenze e razzismi di tutti i tipi, siamo in realtà circondati da donne e uomini che nella vita di ogni giorno non si fanno gli affari propri, sanno sorridere e sanno far sorridere, sanno ascoltare, sanno amare….
PAOLO LIMONTA

CAMMINIAMO INSIEME. SALVIAMO L’ADRIATICO
Ricordate la sorprendente protesta all’Aquila che qualche giorno fa ha messo in fuga il presidente del consiglio? Questo articolo, scritto dal responsabile Pastorale sociale dell’Arcidiocesi di Lanciano-Ortona, don Carmine Miccoli, in occasione della Giornata internazionale per la salvaguardia del creato (1 settembre), dimostra quanto siano diffuse e articolate le ragioni del movimento che in Abruzzo rifiuta le trivellazioni nell’Adriatico. Si tratta ormai di un pezzo di un movimento globale contro l’estrattivismo. È il tempo della resistenza, è il momento di “non arrendersi, di camminare insieme – scrive don Carmine – … per contrastare non solo un&rsquo ;economia che uccide la vita e il futuro, ma anche di una politica che ha smarrito il suo interesse per il bene comune”
CARMINE MICCOLI

OMISSIS STRADALI
“La Disparition” è il titolo di un romanzo di George Perec pubblicato nel 1969. Al centro del romanzo c’è una doppia assenza, la prima evidente, la seconda nascosta, omissiva. Non è della prima – quella di Anton Voyl – ma della seconda che voglio parlare qui. Per ora non ve lo dico.
Ora focalizzatevi su queste due storie – anzi: fine storia, per i coinvolti –, accadute nella stessa città, Roma, a pochi giorni di distanza, il 25 agosto e il 30 agosto notte. Il 25 agosto un furgone travolge, in via Maria Adelaide, vicino piazza del Popolo, un gruppo di persone. Muore Elena ……. SEGUE QUI  
 

 

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