L’avventata gestione delle indagini sulla sparizione forzata di 43 studenti dell’istituto magistrale di Ayotzinapa, avvenuta un anno fa a Iguala, avrebbel fatto venire alla luce uno scandaloso insabbiamento organizzato dai livelli più alti del governo del Messico.
COMUNICATO STAMPA
MESSICO: TRASCORSO UN ANNO DALLA SPARIZIONE DEGLI STUDENTI DI AYOTZINAPA, TRA INDAGINI AVVENTATE E INSABBIAMENTI DEL GOVERNO
L’avventata gestione delle indagini sulla sparizione forzata di 43 studenti dell’istituto magistrale di Ayotzinapa, avvenuta un anno fa a Iguala, nello stato del Guerrero ha, secondo Amnesty International fatto venire alla luce uno scandaloso insabbiamento organizzato dai livelli più alti del governo del Messico.
“Quella di Ayotzinapa è una delle peggiori tragedie dei diritti umani della storia recente del Messico. Ha mostrato come chiunque possa sparire nel nulla in un paese le cui autorità si concentrano nel nascondere le sue tracce. Se non deciderà azioni concrete e immediate, il presidente Peña Nieto continuerà a essere considerato nel mondo come un facilitatore del terrore” – ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, direttrice per le Americhe di Amnesty International.
“La ferma determinazione del governo messicano a convincere il mondo che gli studenti vennero uccisi da una banda di narcotrafficanti e che i loro resti furono bruciati in una discarica ha deviato l’attenzione da altri possibili filoni d’indagine, in particolare sul ruolo avuto dalle forze armate e dalle agenzie di sicurezza, che non intervennero pur sapendo cosa stava accadendo agli studenti” – ha proseguito Guevara-Rosas.
I 43 studenti dell’istituto magistrale “Raúl Isidro Burgos” di Ayotzinapa, furono vittime di sparizione forzata dopo essere stati arrestati dalla polizia municipale di Iguala, la notte del 26 settembre 2014, mentre si stavano recando a Città del Messico per prendere parte a una manifestazione.
I resti di uno di loro, il 19enne Alexander Mora Venancio, sono stati identificati dopo il ritrovamento all’interno di un sacco della spazzatura in un fiume. Di recente, le autorità hanno sostenuto che un osso trovato nello stesso sacco apparterrebbe a un altro studente, il 20enne Jhosivani Guerrero De la Cruz.
Tuttavia, il test del Dna condotto dal team di antropologi forensi argentini che si sta occupando della vicenda non ha dato conferma.
In un rapporto reso noto il 6 settembre, il Gruppo interdisciplinare di esperti indipendenti (Giei) nominato dalla Commissione interamericana dei diritti umani ha confutato la versione ufficiale degli eventi fornita dal governo messicano, dichiarando che è scientificamente impossibile che un numero così alto di corpi possa essere stato dato alle fiamme in una discarica nelle condizioni riferite dalle autorità.
Altre profonde carenze evidenziate nelle indagini sulla sparizione degli studenti riguardano la gestione sconsiderata di indizi fondamentali, alcuni dei quali non vennero neanche presi in considerazione.
I pubblici ufficiali che per primi arrivarono a Iguala la notte in cui gli studenti furono arrestati non scattarono fotografie né raccolsero campioni di sangue, capelli, vestiti o impronte. Ampie zone della scena del crimine non furono esaminate.
Inoltre, le autorità messicane hanno impedito agli esperti indipendenti di intervistare i soldati del 27esimo reggimento di Fanteria, di stanza nella città in cui gli studenti erano stati arrestati. Documenti d’intelligence non più secretati hanno rivelato che i comandi militari di Iguala erano a conoscenza dell’arresto illegale degli studenti e di cosa stava loro accadendo.
“Se il governo è sicuro che l’esercito non ha alcuna particolare informazione da fornire, perché è così preoccupato? Sottrarre alle indagini i soldati presenti nella zona solleva dubbi allarmanti” – ha commentato Guevara-Rosas.
Dopo l’arresto e la sparizione forzata degli studenti, sono state arrestate oltre 100 persone, metà delle quali appartenenti alle forze di polizia, le altre a bande criminali. Alcune di loro hanno denunciato di essere state torturate per costringerle a confessare di aver rapito gli studenti.
“La mancanza di trasparenza e il modo in cui vengono trattati i familiari degli studenti lasciano interdetti, anche rispetto agli standard di un paese che sembra del tutto incapace di fermare le violazioni dei diritti umani” – ha aggiunto Guevara-Rosas.
“Le autorità messicane devono smetterla di prendere in giro i familiari degli studenti di Ayotzinapa. Devono urgentemente imporre una direzione diversa alle indagini e, tra le varie misure da intraprendere, consentire l’accesso degli esperti indipendenti a tutti i crematori di Iguala e dintorni” – ha concluso Guevara-Rosas.
Dalla sparizione forzata degli studenti di Ayotzinapa, sono state scoperte almeno 70 fosse comuni contenenti i resti di decine di corpi, la maggior parte dei quali ancora non identificati.
La sparizione degli studenti è avvenuta nel contesto di una crisi nazionale dei diritti umani, con oltre 26.500 persone scomparse o disperse negli ultimi anni, quasi la metà delle quali durante la presidenza di Peña Nieto.
Roma, 23 settembre 2015
Maggiori informazioni sugli studenti, l’appello da firmare, cronologia, fatti e cifre sono disponibili all’indirizzo:
http://www.amnesty.it/Messico-un-anno-dopo-sparizione-studenti-Ayotzinapa-tra-indagini-avventate-e-insabbiamenti-del-governo