“Ci risiamo! Era la fine del 2014 quando il sottosegretario al MISE Antonello Giacomelli annunciò improvvidamente che il canone Tv sarebbe stato riscosso attraverso le bollette elettriche e che sarebbe costato meno”.
COMUNICATO STAMPA
“LA RAI IN BOLLETTA”
Ci risiamo! Era la fine del 2014 quando il sottosegretario al MISE Antonello Giacomelli annunciò improvvidamente che il canone Tv sarebbe stato riscosso attraverso le bollette elettriche e che sarebbe costato meno. In quella occasione, Il risultato di tale dichiarazione fu che, rimanendo inalterato il sistema di riscossione, si registrò un’impennata del tasso d’evasione dal pagamento del canone a causa dell’attendismo generato negli utenti dall’annunciata imminente modifica.
Ieri addirittura il Premier Renzi, in cerca di rinnovato consenso popolare, torna sull’argomento a tre mesi dalla fine dell’anno annunciando la riduzione dell’importo del canone a 100 Euro, ma senza garantire che esista davvero un progetto tale da assicurare, attraverso altra forma di riscossione, il recupero dell’evasione, unica condizione per la RAI per poter sopportare un canone inferiore.
Non è bastato quindi lo scippo dei 150 milioni di Euro perpetrato lo scorso anno attraverso il minor conferimento alla RAI di risorse economiche derivanti dal canone, non è bastato lo storno annuale del 5% del canone TV inserito nella legge di stabilità 2015, non è bastato negare nel corrente anno l’adeguamento dell’importo del canone all’inflazione programmata che ha generato un ulteriore ammanco di circa 25 milioni di Euro: oggi assistiamo di nuovo ad un pericoloso annuncio da parte del Presidente del Consiglio che rischia, come già successo, di diventare un’ulteriore grave ammanco di risorse economiche per il servizio pubblico radiotelevisivo.
In tale contesto, la RAI ha deciso di “dare il suo contributo” e, non paga delle insicurezze che le azioni e le dichiarazioni del Governo procurano ai suoi lavoratori, la scorsa settimana ha comunicato la cancellazione del welfare aziendale, annunciando per iscritto alle sigle sindacali fondatrici, la fine dell’ARCAL (attività ricreative e sociali dei lavoratori) a partire dal 1 gennaio 2016! A quando un simile provvedimento anche per il FASI (polizza sanitaria integrativa)?
Tutto questo senza dimenticare che il CCNL in RAI è ormai scaduto da quasi due anni e nulla lascia presagire che possa venire rinnovato a breve. Nel frattempo, l’Azienda ha aggirato il limite dei 240.000 Euro di stipendio per i suoi manager grazie all’éscamotage di un’emissione di bond ed ha assunto un DG a 650.000 Euro all’anno, quando da almeno tre anni ha di fatto cancellato dalle buste paga dei suoi dipendenti il Premio di Risultato.
Cosa aspettano i lavoratori della RAI per mobilitarsi e dare forza al Sindacato in un momento in cui vengono smantellati un pezzo alla volta le conquiste sindacali che rendevano il nostro contratto di lavoro minimamente accettabile? Vogliono forse aspettare che RAI WAY venga ceduta integralmente e inizi lo “spezzatino” di questa Azienda con probabili importanti riflessi sui livelli occupazionali? A questo proposito occorre ricordare che recentemente si sono intensificate le voci su probabili accorpamenti delle Sedi Regionali, primo livello di una strategia che rischia, vista la situazione, di estendersi in pochi anni a tutte le Strutture della RAI. Per tutte queste ragioni e per quanto in nostro potere, noi non accetteremo supinamente, come altri, lo smantellamento progressivo della RAI e verificheremo subito la disponibilità delle altre OO.SS. ad aderire alla proclamazione dello stato di agitazione dei lavoratori.
Segretario Generale Libersind Conf.sal
Giuseppe Sugamele