“E’ noto a tutti che questa definizione riguardava la persona di Mussolini che era divenuto, non solo per i Patti lateranensi, il puntello delle forze reazionarie e borghesi dell’Italia”.
L’uomo della Provvidenza
E’ noto a tutti che questa definizione riguardava la persona di Mussolini che era divenuto, non solo per i Patti lateranensi, il puntello delle forze reazionarie e borghesi dell’Italia. In questa definizione c’era dunque il riconoscimento che Mussolini aveva salvato quelle forze da una possibile rivoluzione sociale dopo la prima guerra mondiale e lo aveva fatto con lo squadrismo delle camicie nere e con l’appoggio degli industriali, della grande stampa, della monarchia, dell’esercito, della magistratura e dei regi carabinieri, oltre che, ovviamente, del Vaticano che aveva coniato la definizione scomodando la Provvidenza divina.
Perchè ricordiamo questo? Perchè dopo la sciagurata avventura fascista che è finita a piazzale Loreto, un altro personaggio, l’attuale capo del governo Matteo Renzi, sta divenendo, anche se con una buona dose di cialtroneria, il nuovo ‘uomo della Provvidenza’, il punto di coagulo delle forze economiche e istituzionali che contano.
Da questo punto di vista non bisogna sottovalutare il personaggio, anche se è a capo di un nuovo stuolo di nani e di ballerine. Difatti, con lui stanno tutti i grandi organi di informazione, la Confindustria di Squinzi, Marchionne e tanti altri personaggi dello stesso rango. A tutti costoro Renzi ha assicurato una difesa al oltranza dei loro interessi di classe. Come era accaduto nel periodo in cui Mussolini governava l’Italia col manganello. Stavolta il manganello non c’è, ma c’è invece l’organizzazione di campagne sfrenate antisindacali seguite da provvedimenti legislativi e prefettizzi contro i diritti dei lavoratori che si oppongono alle decisioni del governo.
Siamo dunque in presenza di un nuovo ‘uomo della Provvidenza’ che toglie garanzie ai lavoratori, organizza la scuola in modo autoritario, favorisce i padroni nel tentativo di rimettere il capitalismo italiano in careggiata in un mondo stravolto dalla crisi. Un governo dunque a tendenze socialfasciste, come si diceva un tempo, e non bisogna aver paura di usare questo termine contro gli esponenti di un partito, il PD, che è diventato l’espressione organica e legislativa della repressione e dell’autoritarismo.
Parliamo di tutto il PD o di una parte del PD? Fare molti distinguo non serve a definire il fenomeno perchè, a parte qualche scheggia impazzita alla Civati, il PD, tutto il PD, è a servizio dei poteri forti, è un partito di destra non nel senso ideologico, ma nella sostanza. E utilizza una terminologia democraticistica per coprire questa realtà. La questione non investe dunque solo la figura di Renzi, ma tutto un partito che è diventato da tempo un partito antioperaio e sostanzialmente antidemocratico dal momento che manipola garanzie costituzionali e modalità elettorali.
Tra un uomo della Provvidenza e un altro, c’è stato un altro tentativo, peraltro anch’esso ventennale, di creare una figura simile, e porta il nome di Berlusconi. C’è voluta un’opposizione tenace e di massa per bloccare l’operazione Berlusconi, il quale alla fine è stato fatto fuori da chi comanda veramente in Europa, la Merkel. Con Renzi abbiamo un vantaggio: la sua politica è scoperta e suscita le reazioni giuste, quelle dei lavoratori e dei sinceri democratici. Avanti dunque con le lotte. Questo cialtrone sarà inevitabilmente seppellito assieme a tutta la sua corte di nani, ballerini e ruffiani, senza che ci sia bisogno di un altro piazzale Loreto.
Aginform
24 settembre 2015