“Periferie”

“È possibile ragionare di Roma senza mettere al centro le spese dei viaggi del sindaco, le sue relazioni complicate con la Chiesa e con il Pd?”


NEWSLETTER DI COMUNE

 

PERIFERIE ROMANE
È possibile ragionare di Roma senza mettere al centro le spese dei viaggi del sindaco, le sue relazioni complicate con la Chiesa e con il Pd? Accantoniamo anche le occupazioni abitative sgomberate e l’attacco nei confronti dei lavoratori (vedi assemblea Colosseo e scioperi trasporti) e perfino le discutibili (eufemismo) scelte di assessori come Stefano Esposito (noto per il suo disprezzo verso i No Tav) o Alfonso Sabella (noto invece per il suo incarico ai tempi dei fatti di Bolzaneto). Parliamo di periferie. E, grazie a un contributo di Carlo Cellamare – docente di urbanistica alla Sapienza – raccontiamo Roma per quello che realmente è. Il centro storico che si svuota di residenti. Il territorio di Roma Città metrop olitana che arriva a registrare 40 grandi centri commerciali (con quello di Bufalotta che raccoglie 16,5 milioni di consumatori l’anno, più dei visitatori del Colosseo). Il consumo di suolo che resta tra i più alti in Italia. L’abusivismo, storicamente consolidato, che non scompare. In questo contesto, spiega Cellamare, le politiche “del rammendo”, tentate per le periferie, appaiono del tutto inadeguate. Qualche motivo di speranza, ma ancora fragile, arriva dal basso, dalla presenza di forze sociali che esprimono uno sforzo di riappropriazione della città e dei luoghi di vita
CARLO CELLAMARE

SMETTIAMO DI PARLARE DI GENERE O, PEGGIO, DI GENDER
“Diciamo: uomini e donne, maschi e femmine, mariti e mogli, fidanzati e fidanzate. Perché è di questo che si tratta – scrive Lea Melandri -: di rapporti di potere che sono andati confusi perversamente con l’amore, di una violenza che abita le case, le famiglie, la sessualità, così come la vita sociale in tutti i suoi aspetti. Diciamolo ai bambini e alle bambine che hanno visto all’uscita da scuola un uomo armato uccidere la moglie – la loro maestra – e poi se stesso. Interroghiamoci, insieme a loro, sul perché gli uomini, nonostante le posizioni di privilegio che ancora hanno rispetto all’altro sesso, si rivelano così fragili e violenti, quando una do nna decide di lasciarli … Occorre riflettere sulla colpevole ignoranza che si è venuta depositando, nel corso del tempo, sulla forma più vistosa e più nascosta che ha preso il potere nella storia umana e partire da lì per avviare percorsi educativi più consapevoli fuori dalle sterili polemiche che stanno devastando in questo momento la scuola … C’è bisogno, ad esempio, di portare l’attenzione sui testi che, proprio attraverso la scuola, hanno protratto fino ad oggi la definizione di comportamenti, ruoli, identità del maschio e della femmina …. C’è bisogno di una rieducazione sentimentale profonda … “
LEA MELANDRI

LA VOGLIA DI RIPENSARE LA PEDAGOGIA
Non ci stanchiamo di scriverlo: la resistenza contro la ‪‎Buona scuola‬ ha permesso l’emersione di un vasto e sottovalutato movimento di insegnanti, studenti, genitori, educatori che cambiano il mondo costruendo tra loro relazioni diverse e ripensano il cosa e il come dell’arte dell’apprendere. Per questo si incontrano, esaminano, mettono in dubbio, sperimentano, si confrontano e si aprono ad altri pezzi di società. In pratica fanno scendere i temi della pedagogia in basso, arricchendoli di nuovi e vecchi significati. Dopo il successo di partecipazione ad eventi come “Educare alla differenze“, “Disimparare per im parare”, “Tutta un’altra scuola” – e in attesa di “L’educazione prende corpo“, la due giorni della Rete di cooperazione educativa – è stato il Salento ad ospitare due giornate dedicate a “EduCare”. “La resistenza passa attraverso questi momenti di convivialità educativa – scrive Alain Goussot sull’incontro di EduCare – dove tutti apprendono da tutti… Occorre moltiplicare questi momenti di agorà pedagogica in modo capillare e diffuso in tutti i nostri luoghi e le nostre comunità”
ALAIN GOUSSOT

IL MONDO A SCUOLA
Studiare le guerre puniche o la conquista della Gallia da parte di Giulio Cesare possono essere preziose occasioni per ragionare a scuola, anche nelle classi elementari, dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi. Lo studio delle guerre mesopotamiche permette invece di parlare del moderno saccheggio di risorse a scapito delle popolazioni impoverite del sud del mondo. Si tratta, come spiega il maestro Giampiero di Asti in questo articolo, di pensare la scuola come un luogo in cui “suscitare prima di tutto interrogativi, impegnandoci con i bambini a trovare soluzioni”. Per ripensare l’apprendimento abbiamo bisogno di fare “un po’ come i giardinieri che quando la piantina è ancora tenera la proteggono, eliminano i parassiti, e se è il caso mettono di fianco anche un rametto per permettere di crescere piante robuste e autonome …”. Se vogliamo una società più giusta e solidale, non abbiamo scorciatoie: dobbiamo proporre una scuola e un apprendimento più giusti e solidali. Giampiero Monaca, il 24 e 25 ottobre, parteciperà a Bastia Umbra all’incontro annuale della Rete di cooperazione educativa
GIAMPIERO MONACA

TEATRO VELATO, RALLENTARE E CONDIVIDERE
SUSANNA GROPPELLO E ANTONIO PANELLA
 

SENZA ZAINO, PER UNA SCUOLA COMUNITÀ
Pensare la scuola senza zaino significa non solo preoccuparsi della spalle dei bambini ma, prima di tutto, sperimentare un modello pedagogico diverso, dove i saperi sono connessi e dove si impara facendo. Dal 9 all’11 ottobre, a Bari, incontro-convegno nazionale della rete Senza Zaino: “L’Ascolto, il Silenzio, la Bellezza”
SENZAZAINO.IT
 

NON SONO QUI PER FARE DELL’INTRATTENIMENTO
Provocatoria, contestatrice, combattiva. Nina Simone aveva tutti quei tratti di carattere che raramente si perdonano ad una donna. Ha lottato contro i mulini a vento per diventare la prima concertista nera di pianoforte classico, anche se le circostanze poi l’hanno spinta verso un’altra direzione: essere una delle poche donne nel mondo del jazz a emergere non solo come cantante ma anche come arrangiatrice, strumentista, compositrice e attivista. La furia di Nina Simone era imprevedibile ma non capricciosa. Lontana dal riflettere le velleità di una diva, nasceva da radici molto profonde. Al suo debutto come pianista classica, a dieci anni, si rifiutò di iniziare a suonare fino a c he alla sua famiglia non fu concesso di occupare di nuovo i posti in prima fila che aveva dovuto lasciare in quanto composta di gente dalla pelle nera. Con una smorfia di disprezzo, trasformò “My Way” in un inno femminista e alterò “Revolution” fino a fare a pezzi il messaggio reazionario di John Lennon
CARLOS BOUZA
 

NIENTE PASSEGGIATA
Ecco una breve cronaca fotografica di quanto accaduto il 3 ottobre in Val di Susa. Decine di poliziotti hanno impedito l’accesso alla Val Clarea a un gruppo di cittadini tra cui 5 europarlamentari del M5S e di Altra Europa con Tsipras: impossibile proseguire. I No Tav‬ sono stati caricati, scaraventati a terra e prese a calci. “Ci hanno fermato e impedito di proseguire in quella che era una semplice passeggiata nei luoghi della Tav- ha detto Eleonora Forenza, deputata europea dell’Altra Europa con Tsipras – Siamo stati strattonati e ci è stato impedito con la forza il passaggio. È vergognoso che le forze dell’ordine si comportino in questo modo… ”. Le foto sono state mess e in comune da Luca Perino che suggerisce: “Guardate le facce di questi anarcoinsurrezionalisti!”. Già
R. C.
 

SULLA MARIJUANA
“Mentre la disoccupazione giovanile continua a crescere …, 220 tra parlamentari e membri del governo pensano alla legalizzazione della cannabis”. È quanto scrive su facebook la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. “Cara Giorgia Meloni, ti racconto una storia – scrive Saverio Tommasi – La storia parte da mia zia, o qualcosa del genere, che sta morendo per un tumore non operabile …. Mia zia fino a qualche tempo fa camminava eretta e fiera. Il marito era stato partigiano, e sì, aveva ben motivo di camminare a schiena dritta, mia zia. Ma camminava eretta anche perché poteva farlo, poi ha iniziato ad accartocciarsi. Oggi passa le giornate appoggiata al tavolo di cucina, poi appoggiata allo schienale della poltrona , poi di nuovo appoggiata al tavolo di cucina. Non può sedersi, mia zia. E quando si distende, urla dal dolore. Mia zia usa la morfina. Le ho proposto di provare un po’ di marijuana, avevo visto l’effetto straordinario su diversi pazienti, mia zia ha accettato. Le avrebbe potuto ridare un po’ di appetito, la marijuana, alleviare il dolore, rilassarle i muscoli, tirarle su lo spirito …” ECCO QUELLO CHE È SUCCESSO:
SAVERIO TOMMASI

EXPO SVENDITA
Da qualche settimana è in corso il bombardando sul grande successo di Expo 2015. In realtà, questo spargimento di lodi a cura di quasi tutti i “grandi” media non è altro che una bella campagna promozionale pagata 55 milioni da Expo 2015 stessa, cioè dai cittadini contribuenti. Ma a parte questo piccolo dettaglio – grande quanto cinqunata scuole materne (con 55 milioni di euro si potrebbero costruire cinquanta scuole per 75 bambini cadauna -, la coda che vediamo ad Expo non è nulla di diverso rispetto alla coda che troviamo ai magazzini commerciali quando c’è lo svuota tutto causa fallimento. Una cosa tipo il 3X2 dei supermercati. Anzi, per Expo 2015 siamo ormai alla svendita vera e propria. Con sconti fino al 71 per cento …. Troviamo tutto fac ilmente su Groupon
DOMENICO FINIGUERRA

L’ABBONDANZA DELLE MERCI
Il capitalismo ha un grande nemico, una malattia che produce esso stesso: l’abbondanza. Oggi l’abbondanza che lo minaccia è quella delle merci. Ma il capitale combatte la caduta tendenziale del saggio di profitto inventando nuovi beni e nuovi bisogni, dilatando il suo dominio sulla natura, strappando al controllo pubblico servizi che un tempo erano di tutti. Negli ultimi 50 anni, come ricorda Piero Bevilacqua, la crescita della produttività mondiale è stata superiore alle stesse previsioni. Eppure, di fronte a tanta abbondanza la giornata lavorativa non è stata accorciata: lavoriamo ovunque tutto il giorno come dannati. Almeno guadagniamo bene? Niente affatto. Nonostante questo tutti invocano lavoro come gli affamati un tempo chiedevano il pane, fornendo al capitale una legittimazione mai goduta in tutta la sua storia. La domanda è: perché dal mondo dell’abbondanza a portata di mano siamo precipitati nel regno della scarsità? La risposta è semplice. Perché il capitalismo dei paesi dominanti (Usa e Europa in primis), ricercando nuovi mercati e occasioni di profitto nei paesi poveri, innalzando la produttività del lavoro, ristrutturando e innovando le imprese e attaccando i diritti dei lavoratori, ha generato un’arma strategica formidabile: la Grande Scarsità, la scarsità del lavoro
PIERO BEVILACQUA

LE DUE SUPERSTIZIONI: LA CRESCITA E IL LAVORO
FRANCO BERARDI BIFO
 

SBARAZZIAMOCI DELLA VELOCITÀ
SERGE LATOUCHE

È IL MONDO DI TUTTI, DICONO LE DONNE
VERONIKA BENNHOLDT THOMSEN

L’ODORE DEL PANE
“Amo fare il pane, e non m’importa il tempo necessario all’operazione: pochi ingredienti, economici e sani, il lavorare la pasta come ti chiede, con forza e dolcezza, a lungo, benedirla con olio e sale (e quando li ho a disposizione patata o cipolla a tocchetti), invadere la casa di aromi antichi …. Mi piace mangiare il pane appena sfornato, farlo prima con gli occhi ….”
GIOVANNA MULAS

LE COMPAGNIE DEL PANE BUONO
La mercificazione e l’industrializzazione del cibo non prevedono voci fuori dal coro. Tuttavia, cresce il numero di territori in cui intorno al pane, ma anche alla pasta, alla pizza e agli altri prodotti da forno, contadini, trasformatori nelle varie fasi, fornitori di servizi, cittadini consumatori sperimentano insieme filiere diverse, dove la giusta remunerazione del lavoro si accompagna alla qualità del cibo e alla cura dell’ambiente. Sementi e suolo – spiegano i promotori di Filigrane 2, in programma a Rosignano Marittimo (Livorno), il 9 e 10 ottobre – tornano così ad essere elementi centrali di un’agricoltura condivisa, ma la spinta decisiva resta il desiderio di costruire, qui e adesso, relazioni sociali diverse
CLAUDIO POZZI
 

PERCHÉ DOVETE CHIAMARMI COMPAGNO

FACCIAMO IL PANE INSIEME

LA MARCIA DELLE COMUNITÀ RURALI
Vivere una vita degna nelle comunità rurali, diritto al cibo e ad un territorio sano e vivo, sovranità alimentare, rimettere al centro l’agricoltura contro l’abbandono delle campagne e contro lo strapotere delle grandi aziende agroalimentari. Sono alcune dei temi intorno ai quali contadini, amministratori locali, associazioni, reti hanno costruito una marcia del riscatto che si concluderà il 31 ottobre con una manifestazione a Roma, nel giorno di chiusura dell’Expo che ha celebrato “l’agricoltura che sfama il mondo”…
GIANNI FABBRIS

SPAZI DI REINVENZIONE URBANA
La legislazione urbana si è molto ampliata negli ultimi dieci anni, mentre lo spazio pubblico diminuisce e i nostri diritti sulla città si sono ridotti. Molte ordinanze limitano la libertà di circolazione o proibiscono pratiche secolari come mettere una sedia per strada o giocare in piazza. Eppure la costruzione di un quadro legale può essere una maniera diversa di occupare la città, un gesto di creatività politica piuttosto audace. Una rete di spazi madrileni si affanna per disegnare un quadro comune che dia sostegno alla cessione di spazi e offra sicurezza legale ai progetti di vicinato. Viviamo in città sempre più complesse che richiedono un enorme esercizio di re- immaginazione per essere governate in modo equo e per espandere le possibilità di abitarle. I piccoli spazi dove cresce la creatività cittadina contengono però spesso già la forma di una città diversa
ADOLFO ESTALELLA
 

SIAMO IN GUERRA
Afghanistan: un aereo della Nato bombarda per “errore” un ospedale di Medici senza frontiere: almeno 30 dispersi. Siria: dopo i caccia di Usa e Francia arrivano anche quelli della Russia. Intanto in questi giorni e per oltre un mese, mentre non si ferma l’esodo di profughi e migranti verso l’Europa, in Italia e nel Mediterraneo va in scena la più grande esercitazione Nato degli ultimi 25 anni: 36 mila uomini, 60 navi e 200 aerei da guerra di 33 paesi. L'”esercitazione” è pilotata dalla nuova base di Lago Patria a Napoli
RETE NAPOLI NO WAR
 

 

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