Tutta questa storia, tragicomica (tragica per le masse popolari, comica per la goffaggine dei vari protagonisti), è un’altra piccola dimostrazione di chi comanda in questo paese: oltre ai paramenti e alle liturgie, il sindaco di Roma non lo eleggono i romani, ma i cardinali.
La di(s)missione di Marino:
Tutta questa storia, tragicomica (tragica per le masse popolari, comica per la goffaggine dei vari protagonisti), è un’altra piccola dimostrazione di chi comanda in questo paese: oltre ai paramenti e alle liturgie, il sindaco di Roma non lo eleggono i romani, ma i cardinali.
Il Papa, il sindaco di Roma e quel viaggio a Philadelphia
Repubblica Pontificia, 29 settembre. Commissariato dal governo e risucchiato nel vortice delle tante polemiche di cui è bersaglio, Marino ha pensato che sarebbe stata cosa gradita mostrarsi devoto a Bergoglio, il capo clan della banda del Giubileo straordinario della misericordia, e pertanto l’ha raggiunto negli USA dove il Papa era intento a dispensare consigli contro le ingiustizie del mondo, a farsi fotografare con Obama, a incoraggiare gli attivisti contro il matrimonio fra omosessuali e a stringere accordi sottobanco nelle riunioni riservate.
Non è dato a sapere se Marino abbia scodinzolato ai piedi del Papa perché non ha capito un’acca di come stanno le cose in Italia e a Roma: pensa davvero che i nazisti che ha cacciato, facendo riferimento a Carminati, e i mafiosi che vuole cacciare , facendo riferimento ai Casamonica, sono piombati lì da un altro pianeta? Non sospetta che siano stati messi lì dal Vaticano?
Oppure è talmente disperato da offrirsi come vittima sacrificale delle palate di fango che gli sono tirate in faccia?
Non è dato a sapere, cioè, se le palate di fango che gli sono arrivate in faccia quando il Papa ha candidamente ammesso che tutti avrebbe voluto incontrare a Philadelphia, tranne Marino, che si è “invitato da solo”, sono una doccia fredda per l’(ex) sindaco di Roma o un prezzo che era disposto a pagare.
Fatto sta che le palate di fango arrivano e chi le tira, il buon Bergoglio in testa, non si sottrae dal riempire bene la pala e prendere una bella rincorsa.
Non ci uniamo al coro di quelli che deridono Marino, si tratta di un personaggio o troppo ingenuo o troppo sottomesso ai vertici della Repubblica Pontificia, deriso da personaggi o troppo ingenui o complici, a vario titolo, della cupola della Repubblica Pontificia.
Tutta questa storia, tragicomica (tragica per le masse popolari, comica per la goffaggine dei vari protagonisti), è un’altra piccola dimostrazione di chi comanda in questo paese: oltre ai paramenti e alle liturgie, il sindaco di Roma non lo eleggono i romani, ma i cardinali. [leggi]
Le parole tossiche di Bergoglio e le idee che servono
Dalla disgregazione del PRC nasce il Fronte Popolare
A conclusione dell’assemblea i compagni del Fronte Popolare di Milano specificano che danno avvio a questo percorso “con la massima apertura, dichiarando esplicitamente di porci l’obiettivo di superare noi stessi il prima possibile tramite un lavoro in comune con altri gruppi e soggetti presenti in tutta Italia, ma isolati fra di loro, che abbiano la stessa prospettiva strategica. Anche vista la giovane età del gruppo militante di partenza, siamo pronti e desiderosi di mettere in comune esperienze e conoscenza con chiunque abbia qualcosa da insegnarci” da Qualche chiarimento in merito alla nascita del Fronte Popolare – 21 settembre).
Ecco da dove nasce il favore particolare con cui salutiamo la nascita del Fronte Popolare! [leggi tutto]
Costruire una scuola! diceva Gramsci… il Partito è una scuola!
“(…) Viviamo in un periodo che è di crisi, non solo per i nostri nemici e per il mondo che essi avevano costruito e che ora si sfascia, ma anche, in un certo senso, per noi. La nostra è diversa: quella è una crisi di distruzione, questa è di creazione nuova. Ma l’incertezza è da ambe le parti: essi si vedono a poco a poco sfuggire il dominio delle cose e del mondo e di se stessi, noi non riusciamo ancora ad affermare pienamente, come vorremmo, il dominio nostro e la nostra volontà. Abbiamo bisogno di vedere sempre più chiaro, di sapere sempre meglio che cosa dobbiamo fare.
L’operaio nell’officina non si accontenta più delle vecchie forme, ma vuol mettersi senz’altro all’opera, sopra un terreno vergine, per aprirsi la via dell’avvenire. L’uomo politico cerca di fissare le prime linee degli istituti nuovi, lo studioso si accosta agli uomini d’azione, non può restare indifferente all’opera immane che si inizia.
(…) Sappiamo l’impossibilità materiale di abituare a un lungo e metodico lavoro di tavolino chi ha passato la giornata in un’officina o in un ufficio. Ma siamo convinti di una cosa: chi verrà alla nostra scuola dal luogo del quotidiano lavoro, non porterà con sé solo la stanchezza fisica, l’esaurimento della fatica ma anche un poco della volontà, del proposito che nell’animo suo si è maturato, sul luogo di lavoro di liberarsi da ogni compressione del corpo e dello spirito, di lottare con sempre rinascente e tenace ardore per ottenere pieno riconoscimento, per avere completa possibilità di sviluppo della propria persona. E noi porteremo nella scuola il desiderio di collaborare a questo grande sforzo di liberazione umana, di dare ad esso sempre maggiore regolarità e chiarezza, di renderlo sempre più forte, più sicuro di sé, più travolgente (…)”. [leggi tutto]
Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (CARC)
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