Mentre nel 2011 gran parte dell’Occidente sceglieva la guerra in Libia contro Gheddafi, noi di Emergency ci opponevamo a questo ennesimo conflitto che sapevamo avrebbe portato solo altre vittime.
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Mentre nel 2011 gran parte dell’Occidente sceglieva la guerra in Libia contro Gheddafi, noi di Emergency ci opponevamo a questo ennesimo conflitto che sapevamo avrebbe portato solo altre vittime.
Quattro anni dopo, la Libia paga ancora le conseguenze di quell’intervento scellerato: insicurezza, combattimenti, attentati. Vittima ancora una volta la popolazione civile. Mancano le risorse e il personale necessario a offrire assistenza di base e specialistica, anche per le fasce più vulnerabili della popolazione, come i bambini.
Qualche mese fa, quando il ministero della Sanità del governo di Tobruk ha chiesto il nostro intervento per garantire assistenza ai feriti del conflitto nelle zone di Bengasi e di Derna tra milizie dell’Isis e forze governative, un nostro team è tornato nel Paese per aprire un ospedale: dopo settimane di lavoro intensissimo, lunedì il nuovo Centro chirurgico per vittime di guerra a Gernada ha iniziato le attività.
Intanto, per mantenere come sempre la nostra posizione neutrale, nei mesi scorsi avevamo avviato contatti con le autorità di Zintane e Misurata alle quali abbiamo fornito scorte di medicinali.
Noi ci siamo, anche in Libia, per curare le vittime della guerra.
E ancora una volta vediamo nei nostri ospedali la realtà di cosa significa scegliere la guerra “come mezzo di risoluzione delle controversie”.