“Per l’Uomo della Provvidenza le cose si stanno complicando maledettamente. Pensando di poter fare una operazione di bassa demagogia con l’eliminazione della tassa sulla prima casa, Renzi sta constatando che gli italiani non sono poi così fessi”.
Aspettando il governo dei 5 Stelle
Per l’Uomo della Provvidenza le cose si stanno complicando maledettamente. Pensando di poter fare una operazione di bassa demagogia con l’eliminazione della tassa sulla prima casa, Renzi sta constatando che gli italiani non sono poi così fessi. E da varie parti si è cominciato ad andare a vedere come stanno effettivamente le cose nella famosa legge di stabilità.
In primis sotto la lente d’ingrandimento sono state messe l’esenzione delle case di lusso dalla Tasi, l’aumento del tetto per i pagamenti in contanti, la mancanza di un progetto sulle pensioni nonostante fosse stato ampiamente annunciato. Su questo sono arrivate le prime, pesanti bordate. Non tanto e non solo da parte dell’opposizione parlamentare consolidata, quanto da settori istituzionali e sindacali che non possono essere annoverati tra i contestatori professionisti. Hanno aperto le danze il presidente dell’INPS Boeri, fino a ieri annoverato tra i renziani, sulle pensioni, la direttrice dell’Agenzia delle Entrate sui pagamenti in contanti, la Camusso sulla manovra in generale, con un allegato statistico sull’aumento dei cassaintegrati. Quello che è poi seguito sta diventando una valanga, in particolare per quanto riguarda i tagli di spesa e le previsioni degli assestamenti di bilancio per il 2017 e per il 2018.
Se anche Chiamparino ha ritenuto necessario dimettersi da presidente dell’associazione che raccoglie i presidenti delle regioni e minacciare le dimissioni dalla regione Piemonte vuol dire che la corda è ormai troppo tesa. Ma siamo ancora agli inizi. Nella legge di stabilità ci sono i rinnovi contrattuali degli statali a cinque euro netti al mese e deleghe governative per questioni delicate come le intercettazioni. Al coro si sono aggiunti infine anche Mario Monti, che ha definito la legge di stabilità una trovata elettorale, e lo stesso Bersani, che dopo l’indegno accomodamento sulla riforma del Senato ha voluto riprendere fiato e manifestare la sua solita contrarietà ‘positiva’.
Se lo scontro con i magistrati è stato un assaggio, le vicende preelettorali del PD renziano stanno dimostrando che questo partito è diventato impresentabile. La vicenda Marino è emblematica. Un PD romano commissariato apre lo scontro col ‘suo’ sindaco che si difende contrattaccando, mentre anche nelle altre situazioni preelettorali, da Milano a Napoli, il Partito Democratico non riesce a mettere in campo candidati di successo.
Che significa tutto questo? Certamente che la marcia trionfale di Matteo Renzi sta arrivando al capolinea e che le sue trovate demagogiche e cialtronesche si stanno dimostrando per quello che sono. Se finora sono state accreditate è perchè hanno trovato la stampa e le TV asservite e il padronato italiano disponibile ad esaltarle come moneta buona.
Siamo quindi di fronte ad una nuova crisi politica che sarà certamente liberatoria dall’incubo del nuovo e peggiore modello berlusconiano di governo, ma che non sarà una passeggiata. Anche se i 5 Stelle stanno scaldando i motori per andare al governo. L’ipotesi non è da escludere, ma la nascita di un governo 5 Stelle potrebbe seguire la sorte di quelle forze intermedie che in questi ultimi anni hanno rappresentato settori interclassisti radicalizzati. Il nostro compito è evitare che si faccia un passo avanti e due indietro.
Aginform
25 ottobre 2015