“L’educazione prende corpo: imparare in tutti i sensi” era il titolo del quinto incontro nazionale della Rete di Cooperazione educativa, il cui nome completo in realtà è “C’è speranza se accade a…”
NEWSLETTER DI COMUNE
C’È SPERANZA
“L’educazione prende corpo: imparare in tutti i sensi” era il titolo del quinto incontro nazionale della Rete di Cooperazione educativa, il cui nome completo in realtà è “C’è speranza se accade a…” e richiama un testo che il maestro Mario Lodi scrisse negli anni Sessanta. Difficile raccontare la ricchezza di una due giorni che ha messo insieme alcune delle esperienze e dei saperi migliori del mondo della scuola e più in generale dell’educazione. Una preziosa occasione di scambio, ricerca e approfondimento, completamente autogestita. Lontano dalla politica istituzionale e da momenti di formazione accademica, ma anche da cortei e scioperi, frammenti di società ; nutrono e condividono cambiamento e speranza. Cinque paragrafi e diverse foto provano qui a restituire alcuni schegge della ricchezza emersa a Bastia. La parte migliore sarà possibile riconoscerla nei prossimi mesi nei territori, dentro e fuori le scuole
GIANLUCA CARMOSINO
► APPRENDERE FACENDO
Come ripensare il mondo a partire della scuola? Servono pensiero critico e spazi comuni. Occorre creare quelle che Ivan Illich chiama trame dell’apprendimento, dove imparare facendo
NUTRIRE IL PIANETA
L’agricoltura industriale, dopo aver distrutto quella contadina sta distruggendo se stessa con i guasti ambientali e sociali. Abbiamo bisogno di rimettere al centro il saper fare, le relazioni, il valore dei tempi dell’attesa
GIORGIO NEBBIA
► I MESTIERI DELLA TERRA ALESSANDRA MAGLIARO
► CAMBIARE IL MONDO IN UNA FATTORIA: LA RIBELLIONE DI MONDEGGI C. FANTI
MERCANTI E MEDICI DI FAMIGLIA
Si chiama progetto InNov@FIMMG ed è promosso dalla Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale: coinvolge cento medici di medicina generale di diverse regioni e 150.000 cittadini. Nonostante le premesse teoriche, il progetto è costruito su relazioni verticali tra medico e paziente, l’innovazione assistenziale di cui si parla è pensata esclusivamente in termini di tecnologie e, soprattutto, solo marginalmente viene menzionata la sponsorizzazione di una casa farmaceutica. Perché una ditta farmaceutica ha interesse a sponsorizzare questi progetti? E i medici che partecipano sono consapevoli di essere parte attiva della relazione intrinsecamente conflittuale e insidiosa tra professionisti sanitari e industria farmaceutica? L’azienda potrà interrompere la sperimentazione qualora lo ritenga opportuno? L’influenza sulla ricerca e sulla formazione è in realtà solo una delle strategie messe in atto dall’industria farmaceutica ed è trasversale ad altre “corporation”. Queste strategie sono state recentemente denunciate anche dalla direttrice dell’Oms Margaret Chan: “La più grande sfida per la promozione e la gestione delle patologie croniche sta nel contrastare gli interessi economici delle più potenti aziende mondiali di tabacco, alcol, cibo, bevande…”
ALICE CICOGNANI, VIVIANA FORTE E CECILIA FRANCINI
MI CHIAMO JERONIMO E VENGO DA RIO NIGRO
In questi giorni il governo del Guatemala ha cominciato a risarcire i famliari delle vittime della lotta contro la diga Chixoy. Un pugno di dollari ma dal valore politico enorme: il riconoscimento delle responsabilità del governo. Quel progetto – approvato da Banca mondiale e Banca interamericana di Sviluppo a beneficio di un gruppo di imprese, fra cui l’italiana Cogefar, poi Impregilo, oggi Salini-Impregilo – costò tra la fine degli ’70 e i primi anni ’80 la vita a centinaia di persone. Soltanto nel villaggio di Rio Negro furono massacrate 444 persone, tra cui molti bambini. Videointervista esclusiva a uno dei sopravvisuti
CATERINA AMICUCCI
DIFENDERE LA DEMOCRAZIA, NON SOLO MARINO
Per molti romani si tratta ora non di difendere il sindaco (che non è certo esente da errori, come la scelta del mega-progetto dello Stadio della Roma a Tor di Valle…), ma di mobilitarsi prima di tutto per preservare la democrazia e la sovranità popolare. Un punto di vista su quanto accade nella capitale in queste ore
ANTONIO CASTRONOVI
► IL SINDACO SOLO E IL TERREMOTO ROMANO GIANLUCA PECIOLA
NON SPEGNETE LA LUCE DELLA BIBLIOTECA
La biblioteca “Fabrizio Giovenale” (periferia nordest di Roma), pur assolvendo a tutte le funzioni istituzionali di biblioteca federata con le Biblioteche di Roma, appartiene a quella rete informale di aggregati sociali, presidi culturali, occasioni partecipative che contribuiscono a rendere ancora vivibili e interessanti le periferie metropolitane. Qui si è sperimentata una originale forma di produzione culturale fortemente legata al territorio: i parchi naturali, le piccole aziende contadine familiari, sostenibili e biologiche, gli orti urbani che si sono rivelati un potente volano di integrazione, solidarietà e partecipazione. Qui i giovani studenti, che a centinaia frequentano ogni gi orno la biblioteca e preparano il loro futuro, hanno avuto modo di approfondire la storia del loro territorio e incontrare uomini di cultura, artisti, scienziati. Naturalmente burocrazia e politica hanno dimostrato di possedere un’attenzione piuttosto trascurabile per questo genere di ricchezza immateriale del territorio e ora la Giovenale rischia di chiudere
CASALE PODERE ROSA
► LEGGERE, DISCUTERE, FARE CULTURA INSIEME ANTONELLA AGNOLI
LA CITTÀ ABBANDONATA
Anche a Pisa le politiche del cemento e del consumo di territorio da un lato, e dell’abbandono di decine e decine di edifici pubblici dall’altro, vanno avanti, Secondo il dossier del Municipio dei beni comuni in città ci sono circa 360mila metri quadrati di aree abbandonate o parzialmente utilizzate, senza considerare lo sfitto di alloggi di proprietà privata (dal censimento del 2011 emergono infatti 14.633 alloggi vuoti). Il 61 per cento (146mila metri quadrati) degli immobili abbandonati è di proprietà pubblica FRANCESCO BIAGI
SOTTRARSI AL PENSIERO UNICO
Col voto del nostro portafoglio possiamo punire le imprese che si comportano male. Il consumo critico resta uno strumento formidabile per avviare processi di cambiamento individuali e collettivi. Sì, possiamo rompere la dittatura del pensiero unico
FRANCESCO GESUALDI
UN RIBOLLIRE DI PARTECIPAZIONE
“Al netto degli afasici episodi elettorali, ciò che è palpabile è un ribollire di partecipazione – scrivono Toni Negri e Francesco Festa – … Riecheggia sullo sfondo l’idea zapatista Para todos todo, nada para nosotros … Molteplici sono le esperienze nelle città europee in cui, dal basso, si costruiscono spazi di contropotere, reti di solidarietà, gruppi e associazioni mutualistiche, coalizioni sociali che contrastano l’impoverimento, la precarietà e la crisi. Sono esperienze di occupazione e di cooperazione su spazi abbandonati, parchi, immobili; esperienze di assemblee di quartiere e di partecipazione diretta, che pongono all’ordine del giorno il tema della decisione da parte dei cittadini … Questi spazi di dibattito e d’iniziativa hanno credibilità poiché non provengono dalle classi politiche che hanno abbracciato il neoliberismo e che sono state complici della crisi. Spesso sono “situazioni minime” ma che, rispetto ai loro contesti territoriali, assumono grande importanza e costruiscono un senso comune … Ciò avviene, in forme di resistenza quanto in forma di coalizione, in varie città e quartieri metropolitani, sulla questione della casa, della scuola e dell’università, dell’ecologia dei territori, della gestione dei benicollettivi… ”
TONI NEGRI E FRANCESCO FESTA
SPORCATE DI CEMENTO I VOSTRI TERRENI
Nel 2014, dopo nove anni di crisi, il comparto nazionale del cemento è sceso sotto la quota dei 20 milioni di tonnellate consumate, lo stesso livello del 1961. Siamo ormai in presenza di un grande stock edilizio invenduto che dovrebbe suggerire un repentino cambio di rotta: traghettare il settore dalle nuove costruzioni al recupero dell’esistente. Invece così non è: mentre un disegno di legge cerca solo di contenere il consumo di suolo, anzichè arrestarlo, arriva l’invito di Confidustria agli imprenditori di “sporcare” con un po’ di cemento i loro terreni, così se quella legge entrasse in vigore, il terreno, ormai non più naturale, non rientrerebbe tr a i parametri previsti per la tutela dei suoli agricoli. Insomma, nei prossimi mesi arriveranno piccole e grandi colate e colatine di cemento “tanto per stare tranquilli” …
ALESSANDRO MORTARINO
LA GRANDE VITTORIA DELLE DONNE INDIANE CONTRO LA MULTINAZIONALE DEL TÈ
In India le condizioni di chi lavora nelle piantagioni di tè – quello che gustiamo nelle nostre case – sono ovunque pessime. I salari sono molto bassi e non bastano per mantenere le famiglie. Nel Kerala, ad esempio, migliaia di donne e uomini vivono in capanne dove in pratica hanno solo un giaciglio, senza servizi igienici e senza altri servizi di base. Quelli della multinazionale Tata, quando hanno deciso di tagliare pu re un bonus che spettava di diritto alle raccoglitrici di tè, non pensavano che le donne si sarebbero organizzate per protestare, sottovalutavano la rabbia di quelle donne, non si aspettavano una manifestazione di 6.000 donne, non si aspettavano l’occupazione di strade, non si aspettavano neanche che la protesta durasse uno due tre… nove giorni. Ma il dominio delle multinazionale si nutre del silenzio e del lavoro di coloro che sono dominati: per questo nei giorni scorsi l’azienda ha deciso di ripristinare quel bonus giornaliero e di rivedere gli accordi sul salario
MARTA ALBÉ
► HA ANCORA SENSO DIRSI FEMMINISTE? LEA MELANDRI
CRIMINI DI GUERRA
Sono almeno tre gli errori sulla guerra in Iraq che Tony Blair ha ammesso dodici anni dopo in un& rsquo;intervista alla Cnn: la non veridicità della presenza delle armi di distruzione di massa, la cattiva pianificazione della guerra e il mancato calcolo delle conseguenze dopo la destituzione di Saddam (… la nascita di Isis). Quanti morti, quanta distruzione, quanta sofferenza hanno provocato quegli errori ammessi oggi con colpevole ritardo? Il paradosso è che la pubblica confessione di un criminale di guerra qui da noi non crea scandalo e nemmeno scalpore. La domanda è: chi ci sta mentendo oggi e quante sono oggi le vittime dei giochi dei potenti?
TONIO DELL’OLIO
ASSENTEISMO E REDDITO DI CITTADINANZA
Da Sanremo a Locri rimbalzano ogni giorno notizie sull’assenteismo degli impiegati comunali. Ma siamo davvero certi che costituiscano danno economico? Possiamo avviare riflessioni più profonde e importanti che non siano la semplice ironia o la condanna dei furbetti del tesserino? Bisogna cominciare ad ammattere che molte persone sul luogo di lavoro non hanno nulla da fare, nulla di utile per i cittadini. Basta con la stucchevole retorica del lavoro che nobilita. Siamo pieni di merci e di servizi, quello che manca caso mai è il denaro. Inoltre, nei prossimi dieci anni, lo dicono gli esperti, la cosiddetta rivoluzione industriale 4.0 soppianterà sempre più diverse mansioni che oggi vengono svo lte dall’essere umano. Insomma, c’è sempre meno bisogno di lavoro, nel pubblico e nel privato. Come affrontare la situazione? Con la nauseante retorica dei governi che promettono la crescita dell’occupazione con artifici palliativi i quali consentono solo di sbandierare l’aumento di mezzo punto percentuale? Con la lamentela infinita di tutti quelli che hanno come occupazione principale la ricerca di un lavoro, non importa quale, né con chi, né, soprattutto, se sia utile a qualcuno? La risposta più seria e dignitosa è quella del redditodicittadinanza. Costituirebbe una base di dignità, estesa a tutti. “Tale provvedimento andrebbe associato a un lavoro culturale – scrive Lucilio Santoni – Per esempio, andrebbe capita l’importanza dell’autoproduzione dei beni. Ridotto il consumo delle merci inutili e dannose. Provando il più possibile a svincolarsi dal denaro in favore delle relazioni umane. In definitiva, andrebbe disseppellito il vecchio concetto di felicità della vita, oggi sommerso dalla crescita esponenziale di tristi bisogni il cui soddisfacimento i cittadini pretendono in uno scenario da morti viventi”
LUCILIO SANTONI
HA 109 ANNI E SI RIBELLA AL PETROLIO
Ci sono molti modi per ribellarsi (facendo) al dominio del petrolio sulla vita. Una storia illuminante: l’uomo più vecchio d’Australia, il petrolio e i maglioncini (fatti a mano) dei pinguini
MARIA RITA D’ORSOGNA
► SVEZIA, PRIMO PAESE LIBERO DA PETROLIO
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