Legambiente presenta la richiesta di costituzione parte civile, contro quelli che per anni hanno contribuito a rendere Roma meno accogliente, più sporca e degradata riempiendola di mafia.
COMUNICATO STAMPA – 5/11/2015
Gli attivisti del Cigno Verde oggi in aula a seguire la prima udienza è davanti al tribunale di Roma con lo striscione “In Nome del Popolo Inquinato”
“In nome del popolo inquinato, oggi ci costituiamo parte civile nel processo Mafia Capitale – dichiara Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – Vogliamo combattere anche in questo modo, nelle aule giudiziarie, tutti i ladri di futuro che per anni si sono resi colpevoli della gestione malavitosa nella cosa pubblica a Roma e nel Lazio, contro i quali ci siamo sempre scontrati con l’azione associativa. Una mafia che corrompendo e inquinando le sane procedure, ha avvelenato la gestione e la cura del verde, aumentato il degrado urbano e frenato i processi per una sana integrazione interculturale nella città. I colpevoli vanno ora puniti e la legalità deve essere, d’ora in poi, fondamento imprescindibile per la politica e l’amministrazione su tutti i livelli; per arrivare a ciò è importante predisporre gli strumenti necessari a costruire un sostegno fatto di risposte concrete per le persone, a partire dall’Osservatorio Regionale Ambiente e Legalità, di cui il Lazio deve tornare a dotarsi”.
“L’inchiesta su Mafia Capitale – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – parla a tutto il Paese e dimostra ancora una volta che la criminalità organizzata non conosce confini né geografici né di business. C’è bisogno di un vero cambio di passo per riaffermare la legalità a tutti il livelli e di una decisa inversione di tendenza nel Lazio, che appare sempre tra i primi classificati anche della poco onorevole classifica del nostro rapporto annuale sulle ecomafie”.