“La Jungle di Calais”

Per Google maps non esiste, eppure nel nord della Francia, sul canale della Manica, è nata in pochi mesi una città di ottomila abitanti. La chiamano la “Jungle” di Calais. Ci sono curdi, afghani, sudanesi, eritrei, kosovari, pachistani.

 

 

NEWSLETTER DI COMUNE

 

 

LA JUNGLE DI CALAIS
Per Google maps non esiste, eppure nel nord della Francia, sul canale della Manica, è nata in pochi mesi una città di ottomila abitanti. La chiamano la “Jungle” di Calais. Ci sono curdi, afghani, sudanesi, eritrei, kosovari, pachistani: la maggior parte di loro vogliono raggiungere Londra. Nella vicina Calais oramai è quasi impossibile imbattersi in un migrante. Mentre il governo francese aumenta le forze dell’ordine in questa caotica città invisibile, dove manca la gestione dei rifiuti, si vive ammassati in tendopoli e case di legno e plastica. Tuttavia, c’è chi ha aperto piccoli ristoranti, negozi e biblioteche. Il razzismo istituzionale di Francia, Gran Bretagna e Ue viene rifiutato da una gara di solidarietà tra famiglie che portano vestiti e cibo, professori che vengono a insegnare il francese, bambini che vengono a condividere giocattoli. Reportage
MARINO FICCO

VOI CRESCETE RECINZIONI, NOI COLTIVIAMO TENAGLIE 

QUANDO UN PADRE GETTA IN MARE IL FIGLIO A. GHEBREIGZIABIHER

LA FINE DEL CICLO PROGRESSISTA
Il tramonto degli anni d’oro per le forze politiche progressiste del Sudamerica avanza ormai con sempre maggiore rapidità. È un’analisi perdente e molto miope, tuttavia, quella che sostiene che se la fine del successo del ciclo progressista viene capitalizzata dalle destre le responsabilità vada attribuita ai movimenti o alle lotte popolari. Il modello imposto dai governi di centrosinistra ha promosso l’inclusione sociale quasi solo attraverso l’incitamento a un consumo di massa consentito soprattutto dall’esportazione delle materie prime. Il crollo dei loro prezzi e la strenua resistenza popolare e indigena all’industria mineraria e al modello estrattivo hanno segnato un drastico cambiamento dello scenario. Pasolini lo segnalava già quarant’anni fa: il consumismo spoliticizza, potenzia l’individualismo e genera conformismo. È il brodo di coltura delle destre. Le strategie progressiste raccolgono oggi quel che hanno seminato
RAÚL ZIBECHI

► LO SGUARDO LUNGO DI PIER PAOLO PASOLINI FRANCO BERARDI BIFO

IL DOMINIO DEL CONSUMO FRANCESCO GESUALDI

ELOGIO DELLA SCONFITTA
“Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta. Alla sua gestione. All’umanità che ne scaturisce. A costruire un’identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati. A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo. In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell’apparire, del diventare…. A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde… ” [di Rosaria Gasparro, erroneamente attribuito a Pier Paolo Pasolini, qui spieghiamo cosa è successo]
ROSARIA GASPARRO

CIBO, COSA NON HA DETTO EXPO
Hanno deciso di incrementare le estrazioni di carbone, di aprire nuovi impianti, nuove centrali… loro, sempre e solo loro, ma chi sono “loro”? Entità distanti, astratte, inconoscibili. E se invece colui che fa tutte queste cose fossi io? E se fosse con ciò nelle mie mani il potere di cambiarle? Dunque tutto dipende da me, da te, da noi? Se non tutto, almeno per quanto riguarda il cibo, molto. Dati alla mano, prendiamone atto presto: molto più del Km 0 e dell’agricoltura bio, ciò che riduce davvero la produzione di gas serra – che oggi costituiscono il principale problema planetario- sono la dieta vegetariana e quella vegana. C’è bisogno di rifiutare l’agricoltura industriale e la zootecnia qui e adesso
FILIPPO SCHILLACI

DOPO L’EXPO, QUELLO CHE NON RACCONTANO MARIO VITIELLO

PERCHÉ QUESTO VIDEO È STATO VISTO DA OLTRE 325.000 PERSONE?
Perché racconta di una resistenza, quella in difesa degli ‪‎ulivi colpiti da disseccamento in Puglia, al tempo stesso fragile, frammentata ma anche ostinata e diffusa.
Perché dimostra che è possibile fermare le ruspe.
Perché – dopo la prima domenica di disobbedienza in ottobre (quando sono state piantati centinaia di ulivi), i blocchi stradali di protesta, i pic-nic festosi e i continui incontri nei territori (a cominciare da quelli promossi da Spazi popolari) per informare i cittadini su quello che sta accadendo e sulle cure naturali alternative -, rende visibile un altro modo per tenere insieme il grido contro e il ribellarsi facendo.
Perché il video rompe, a modo suo, il silenzio con cui il potere ha scelto nelle ultime settimane di trattare la vicenda ulivi.
Perché resta forte il bisogno di rifiutare le ragioni di chi considera la terra un merce, per costruire invece, qui e ora, una consapevolezza ecologica su come abitare il mondo
GUARDA IL VIDEO

LE COMUNITÀ RESILIENTI CAMBIANO IL MONDO
Le comunità sono ricche di relazioni e dalle relazioni tra persone nascono le soluzioni ai problemi, la forza, il coraggio e le energie che portano a risultati positivi. Distruggere le comunità esistenti serve a ridurre le persone a singoli individui privi di terra, storia e diritti: ciò non è altro che la prima, vecchissima regola dei sistemi di dominanza in ogni angolo del mondo. In particolare, le comunità resilienti, quelle che difendono prima di tutto i semi e la biodiversità, perché tutto è interconnesso, sono una delle risposte più importanti che emergono in basso contro la crisi ecologica. Ma occorre mettere in discussione anche l’espressione comunità: non ha più senso parlare solo di comunità umana, la parola co munità deve comprendere gli umani, gli animali, le piante, perfino i batteri e i suoli… Un contributo del pensiero delle donne sulla crisi ecologica globale
LUCIANA PERCOVICH

INTERESSI FOSSILI E DIRITTI AFFOSSATI
Per perpetuare la dipendenza da combustibili fossili in Italia oltre che a trivellare in mare e non solo, si praticano strategie di politica estera che fanno carta straccia dei diritti umani e del diritto internazionale, come dimostra il nascente triangolo con Egitto, Israele e Libia – per la creazione di un superhub energetico nel Mediterraneo – che piace a governo ed Eni
FRANCESCO MARTONE

IL PAESE DOVE FIORISCONO I LIMONI

“La bellezza dell’Italia sta nel suo paesaggio, nella sua natura, nella sua biodiversità – scrive Domenico Finiguerra -, nella sua varietà di colori, nelle storie che ha vissuto, nella sua architettura, nei suoi mille e più borghi, nei prodotti della sua terra, nelle sue colline, nelle sue montagne, nei corsi d’acqua, nelle sue spiagge, nelle sue rive, nei suoi 49 siti Unesco patrimonio dell’Umanità…”. Per questo la Costituzione prevede la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico. La terra libera dal cemento non serve solo per stare bene, serve soprattutto per mangiare. La superficie agricola utilizzata, negli ultimi quarant’anni, è scesa del 28 per cento… Consumiamo terra al ritmo di 8/9 mq al secondo… Basterebbe la consapevolezza di questi dati per fermare immediatamente le ruspe e approvare una moratoria del consumo di territorio. Invece con lo Sblocca Italia… S criveva Goethe:

“Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni?

Brillano tra le foglie cupe le arance d’oro,

Una brezza lieve dal cielo azzurro spira,

Il mirto è immobile, alto è l’alloro!

Lo conosci tu? Laggiù! Laggiù!

O amato mio, con te vorrei andare!…”
DOMENICO FINIGUERRA

IL BIVIO DI PARIGI: DOSSIER CLIMA

UN MONDO PRIGIONIERO DEL WAL MART
“Il denaro, il debito e la dop­pia crisi” di Luciano Gal­lino (Einaudi) è la terza parte di una ricerca sulle ori­gini della crisi e le poli­ti­che dell’‪‎austerità che si pre­senta sotto la forma con­fi­den­ziale di una lunga let­tera ai nipoti e uno spie­tato j’accuse con­tro la classe poli­tica. «La con­ce­zione dell’essere umano per­se­guita con dram­ma­tica effi­ca­cia dal pen­siero neo­li­be­rale — scrive con fero­cia Gal­lino, morto a Torino l’8 n ovembre — ha lo spes­sore morale e intel­let­tuale di un oro­lo­gio a cucù…». Il ren­ziano mediodice dice che oggi c’è la cre­scita, l’occupazione è in ripresa, il Pil aumenta, le imprese assu­mono con gli sgravi pagati dallo Stato: Il libro di Gal­lino è un cac­cia­vite per smon­tare que­sta corazza di sta­gno. Ciò che aumenta è il lavoro pre­ca­rio; il sot­to­sa­la­riato, la pau­pe­riz­za­zione delle classi medie, le nuove forme di povertà… È il modello «Wal-Mart»: si acqui­stano merci a basso prezzo con salari mise­ra­bili e lavoro a ter­mine. La «dop­pia crisi» del capi­ta­li­smo, finan­zia­ria e eco­lo­gica, spiega Gallino, è rimossa, men­tre si aspira alla vec­chia, irrea­liz­za­bile, cre­s cita illi­mi­tata dei consumi. Biso­gna costruire, per tutta la pros­sima gene­ra­zione, le «fab­bri­che del dis­senso» … [Una recensione dell’ultimo libro di Luciano Gallino scritta da Roberto Ciccarelli]:
ROBERTO CICCARELLI

L’ILLUSIONE DELLA PACE IN COLOMBIA
Mentre all’Avana il presidente colombiano Santos e il comandante in capo delle Farc Timochenko si stringevano la mano, per suggellare la pace, contro la Comunità di Pace di San Josè Apartadò – nota in tutto il mondo per la sua straordinaria autogestione e per il rifiuto della violenza – la guerra continua. Una lettera dalla Colombia
NELLY BOCCHI

OGNI VOLTA CHE ACCENDIAMO UN INTERRUTTORE
Cosa possiamo fare noi per il clima (leggi anche le proposte raccolte dal dossier dedicato alla conferenza internazionale sul clima, Cop21, “Il bivio di Parigi“)? Non è impossibile sfilarsi dal gigantesco fiume di petrolio e carbone che dalle viscere della terra arriva fin dentro le nostre case ogni volta che accendiamo un interruttore. Basta cambiare fornitore. Non è stato facile, ma dopo qualche anno di ricerca i Gruppi di acquisto solidale ne hanno già trovati due di “giusti”:
PAOLO CACCIARI

LA MAESTRA È UN PO’ SVAMPITA

All’inizio si ipotizzò che la mia maestra fosse un po’ svampita.
Metteva sempre Bravissima ai miei temi, eppure quando mia madre andava a leggerli, trovava un sacco di errori.
La prima volta pensò che la maestra fosse distratta.
La seconda pensò che magari non vedeva bene, visti gli occhiali che portava.
La terza le telefonò per capire come mai non sottolineasse gli evidenti errori di grammatica che facevo nei miei temi. E lei le rispose: … SEGUE QUI

 

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