Amnesty International ha sollecitato i paesi più ricchi del mondo a porre fine alla loro sconvolgente inazione e ad avviare una risposta coordinata alla crescente crisi globale dei rifugiati.
COMUNICATO STAMPA
VERTICE DEL G20: AMNESTY INTERNATIONAL CHIEDE AI PAESI PIÙ RICCHI DEL MONDO DI INVERTIRE LA LORO VERGOGNOSA RISPOSTA ALLA CRISI DEI RIFUGIATI
Alla vigilia del vertice del G20 in programma il 15 e 16 novembre ad Antalya, in Turchia, Amnesty International ha sollecitato i paesi più ricchi del mondo a porre fine alla loro sconvolgente inazione e ad avviare una risposta coordinata alla crescente crisi globale dei rifugiati, attraverso un piano concreto per il reinsediamento di un milione e 150.000 rifugiati maggiormente vulnerabili e il pieno finanziamento dei programmi di aiuto umanitario.
Finora, gli stati membri del G20 si sono impegnati a reinsediare circa 140.000 rifugiati provenienti dalla Siria, un numero molto basso rispetto a quello necessario. Lo scorso anno, avevano offerto posti per il reinsediamento a un decimo dei rifugiati che ne avevano bisogno.
“I leader mondiali hanno assistito inerti alla crisi globale dei rifugiati di proporzioni devastanti che si sviluppava davanti ai loro occhi. Ancora peggio, in alcuni casi vi hanno contribuito impedendo ai rifugiati di raggiungere la salvezza” – ha dichiarato Audrey Gaughran, direttrice del programma Temi globali di Amnesty International.
“Ad Antalya si riuniranno alcuni tra i paesi più ricchi del mondo. Si tratta di un’opportunità che non va persa per unire le forze e trovare modi concreti e significativi per porre fine alla sofferenza di milioni di rifugiati vulnerabili. Il G20 ha l’occasione di mostrare la sua utilità agendo come trampolino di lancio di un’azione incisiva, laddove altri vertici vi hanno rinunciato” – ha aggiunto Gaughran.
Amnesty International chiede agli stati membri del G20 di aumentare considerevolmente il sostegno finanziario ai programmi di assistenza umanitaria. Milioni di rifugiati, infatti, stanno pagando le conseguenze dei profondi tagli all’aiuto umanitario. Attualmente, l’appello umanitario delle Nazioni Unite per la crisi dei rifugiati siriani risulta finanziato solo al 50 per cento.
Il contrasto tra la risposta data alla crisi dei rifugiati siriani dai paesi confinanti e quella dei potenti stati del G20 è stridente. Il Libano, con un Pil di 44,5 miliardi di dollari ospita il più alto numero di rifugiati per abitante mentre la Russia, con un Pil di 1900 miliardi di dollari, non ha reinsediato neanche un rifugiato siriano.
“Finora la maggior parte dell’attenzione ha riguardato la fallimentare risposta data dall’Europa alla crisi dei rifugiati, ma questo vertice rappresenta un’occasione per altri stati del G20 di far vedere che sono pronti ad accettare le responsabilità che derivano dall’avere un ruolo di primo piano nelle questioni internazionali” – ha sottolineato Gaughran.
“Mentre stati come Germania e Turchia stanno avendo una parte importante nella risposta alla crisi globale dei rifugiati e il Canada si è recentemente impegnato a reinsediare 25.000 rifugiati siriani nei prossimi due mesi, altri stati come Russia e Arabia Saudita hanno incredibilmente mostrato ben poca compassione nei confronti di persone in fuga da brutali conflitti e dalla persecuzione. Ma non è troppo tardi, per questi e altri paesi, per cambiare orientamento e salvare un po’ di decenza morale” – ha continuato Gaughran.
“La crisi siriana è l’emblema di questo fallimento. I leader del G20 che stanno arrivando ad Antalya non potranno ignorare che il paese sede del vertice sta attualmente ospitando oltre due milioni di rifugiati, il numero più alto al mondo. Non essere venuti in loro aiuto è un drammatico esempio della completa rinuncia alla responsabilità da parte di alcuni dei paesi più ricchi del mondo” – ha proseguito Gaughran.
“Soltanto a poche centinaia di chilometri dalle sale riunioni lussuose e ad alta sicurezza del vertice del G20, migliaia di donne, uomini e bambini rischiano ogni giorno la loro vita cercando di raggiungere le coste europee a bordo di imbarcazioni fatiscenti. Di fronte a una crisi del genere, se non verrà adottato un piano concreto per il completo finanziamento dei programmi di aiuto umanitario e non verranno presi impegni precisi e con scadenze vincolanti per il reinsediamento dei rifugiati, ci troveremo di fronte a un miserabile fallimento” – ha concluso Gaughran.
Ulteriori informazioni
Sono 400.000, circa il 10 per cento del totale, i rifugiati siriani in condizione di particolare vulnerabilità e bisognosi di reinsediamento. Finora, il mondo si è impegnato a reinsediare un quarto di loro ma l’attuazione di questi impegni ha dato luogo a numeri ancora più bassi.
Negli ultimi mesi, Amnesty International ha documentato la risposta vergognosamente fallimentare di parecchi governi degli stati membri del G20 di fronte alla crisi globale dei rifugiati. Di recente, l’organizzazione per i diritti umani ha reso noto che funzionari australiani sono sospettati di aver pagato i trafficanti perché riprendessero il largo con decine di rifugiati a bordo.
A livello globale, l’86 per cento dei rifugiati è ospitato in paesi in via di sviluppo. Il 95 per cento dei quattro milioni di rifugiati che hanno lasciato la Siria si trova solo in cinque paesi: Turchia, Libano, Giordania, Iraq ed Egitto.
Roma, 13 novembre 2015