“Les seigneurs de la guerre”

“Dalla prima guerra nel Golfo (1990), la guerra mondiale al terrorismo ha ucciso 1,3 milioni di civili soltanto in Iraq, Pakistan e Afghanistan. Quello che è accaduto a Parigi sembra dire che quella guerra, come tutte le guerre, produce soltanto nuovi assassini”.

 

 NEWSLETTER DI COMUNE

 

LES SEIGNEURS DE LA GUERRE
Dalla prima guerra nel Golfo (1990), la guerra mondiale al terrorismo ha ucciso 1,3 milioni di civili soltanto in Iraq, Pakistan e Afghanistan. Quello che è accaduto a Parigi sembra dire che quella guerra, come tutte le guerre, produce soltanto nuovi assassini. Forse ha ragione Ascanio Celestini, di fronte al massacro francese abbiamo bisogno prima di tutto di domande, di dubbi e di gridare ciò che rifiutiamo: il rifiuto del colonialismo e del razzismo vecchi e nuovi (come l’islamofobia), il rifiuto di produrre e vendere armi, il rifiuto di bombardare… Una newsletter ricca di domande, di dubbi e di voglia di gridare contro i signori della guerra di tutto il mondo

LA SOLITA STORIA
C’era una volta una storia che si ripeterà. Vedrete, anche stavolta sarà così. Perché il film è quello, la sceneggiatura è sempre la stessa… I morti sono morti e fanno male, a chi resta, a chi amava e anche a chi ha iniziato a farlo solo ora… Libano (18 morti) Iraq (37) Burundi (198) Rep. Centrafricana (centinaia) Sudan (80) Pakistan (16) Nigeria (50) Afghanistan (23) Siria (decine) Arabia Saudita (5) Libia (13) Palestina Francia… Solo nell’ultimo mese sono centinaia le persone uccise in guerra… Possono assumere nuove comparse, aggiungere effetti speciali e giocare a piacimento con i titoli. Il quadro mostrerà ogni volta lo stesso disegno… Ma tra qualche giorno tutto sarà tornato normale. E torneremo a tavola, a parlar di gossip, calcio e reality show ALESSANDRO GHEBREIGZIABIHER

NOI, GLI ALTRI, LA PAURA. LA FOBIA DELL’ISLAM
Quando riduciamo un miliardo e 300 milioni di persone concrete, che praticano forme diverse di religione, a una sola unità e chiamiamo Islam questo insieme eterogeneo, commettiamo una pericolosa generalizzazione, cadiamo cioè in una di quelle trappole dalle quali si deve guardare chiunque voglia interpretare il mondo. Eppure, questa è la pratica abituale dei nostri media. Qualcuno poi, magari ansioso di “ripulire” certi quartieri, arriva a lasciar credere che i musulmani siano tutti manipolati o assimilabili all’Isis, così facendo, applica lo schema di esclusione che trasforma l’altro in unità negativa, la soglia della sua distruzione. Comincia co sì quella costruzione di un altro sterminabile, non appena si presenti l’occasione storica, che sta producendo effetti devastanti non solo in termini politici o istituzionali ma anche antropologici: la silenziosa interiorizzazione dell’inferiorità di altra gente. È molto probabile che la risposta al jihadismo possa essere ben più pericolosa dell’islamismo più radicale. Santiago Alba Rico racconta in questa lunga e bella intervista perché ha sentito la necessità di scrivere un libro su un pericolo che è già da tempo realtà e perché identificare l’Islam con le sue interpretazioni più deliranti è come specchiarsi nell’IsisSANTIAGO ALBA RICO

COMINCIAMO DAL RIFIUTO
Di fronte al massacro di Parigi abbiamo bisogno di domande, di dubbi e di gridare il nostro rifiuto. Non vogliamo essere colonialisti, non vogliamo produrre e vendere armi, non vogliamo bombardare i morti di fame in giro per il mondo… ASCANIO CELESTINI

ANNICHILISCILO!
Mentre la Francia scatena l’inferno bombardando Raqqa (Siria), bisognerebbe vedere questo video. Non riguarda la Francia ma la ‪‎guerra. Lo segnala Ascanio Celestini: è un filmato durissimo che, a modo suo, ricorda come le bombe non servono a nulla ma fomentano solo violenza e moltiplicano gli assassini, che abbiamo bisogno di ragionare sulle origini dell’Isis, che le bugie di governi e grandi media sulle “missioni di pace” hanno sempre un terribile odore di morteR.C.

LA FESTA DI COMPLEANNO DI VENERDÌ SERA
“Alle 21,20 arrivo con qualche minuto di ritardo a una festa di compleanno nel tredicesimo arrondissement, a sud-est di Parigi…”. Una testimonianza di Marino Ficco, che per Comune nei giorni scorsi ha scritto il reportage da CalaisMARINO FICCO

DI QUALE FRANCIA STIAMO PARLANDO?
Ma davvero abbiamo bisogno di bandiere? Davvero dobbiamo rivendicare identità, per altro dimenticando ciò che di terribile alcune storie hanno prodotto? Sui social network come negli stadi o nelle Università sventola la bandiera francese. “Si può comprendere l’emozione e la solidarietà con le vittime di Parigi, eppure personalmente, come figlio di un parigino, formato in una cultura francofona in Belgio – scrive Alain Goussot, docente di pedagogia presso l’Università di Bologna – non esibisco la bandiera francese… Ma di quale Francia parliamo? Quella della Rivoluzione del 1789, di Napoleone, la Francia di Versailles che schiaccià brutalmente la Comune di Parigi nel 1871 (circa 40.000 morti) oppure la Francia di Victor Hugo che denunciava questo orrore?… La Francia a ntisemita e nazionalista o quella di Zola che difese Dreyfus?… La Francia dei torturatori dei militanti algerini o quella di Jean-Paul Sartre che li denunciava?… Quella bandiera è stata usata nella storia per commettere le peggiori atrocità… ” ALAIN GOUSSOT

CONTRO LA BARBARIE E LA LOGICA DELLA GUERRA[ALAIN GOUSSOT]
Parigi è sotto choc. La domanda che bisogna tuttavia porsi è perché tutta questa violenza?

PARIGI, GIORNALISTI ITALIANI SMETTETELA
La città “deserta”, la paura, i cervelli in fuga. E la stupidità dei media. Una lettera da Parigi, dove vive, di Elisabetta Cangelosi, ricercatrice di Scienze sociali: “Vorrei dire un paio di cose, in sordina, senza fare troppo rumore che ce n’è pure troppo in giro… La prima: Parigi è stata deserta solo sabato sera. E non era per paura, era perchè la gente non aveva certamente voglia di faire la fete! Su 129 morti e più di 300 feriti, e 1.200 persone traumatizzate per essere state sotto attacco tutti hanno un amico, un conoscente, un vicino, un amico di un collega/vicino/conoscente, un lontano parente, qualcuno insomma che era lì… voi sareste usciti di sabato sera a farvi un bicchiere di vino? Ma non era paura, e non era nemmeno il c oprifuoco!… La seconda: smettetela di occuparvi morbosamente della ragazza veneziana. Non vi pare che ci siano abbastanza suoi amici in giro a soffrire per la sua morte? Se non la conoscevate che importanza ha che fosse italiana? Perchè il nazionalismo anche nella morte? E per favore cari giornalisti eliminate dal vostro vocabolario il concetto di cervelli in fuga!… Scommetto che anche per lei, come per me e molti altri, Parigi era casa! Per lei e per tutte le altre vittime, smettetela di vociare. Lasciateci un po’ di silenzio, lasciateci piangere in pace… “ELISABETTA CANGELOSI

QUELLO CHE CI VOGLIONO OCCULTARE
“I mezzi di [non]comunicazione del sistema non lasciano nessuno spazio, nessuno, per la denuncia della responabilità, centrale, che le potenze occidentali, con i loro gendarmi regionali e le loro guerre di rapina, hanno nella gestazione di fatti di terrore come quelli di venerdì sera a ‪‎Parigi… Che l’inequivocabile solidarietà con le vittime innocenti, non ci faccia perdere di vista quello che ci vogliono occultare…”CARLOS TAIBO

IN VIA DELLA ‪PACE
“Così lontana dagli attentati, dalla guerra diffusa, così prossima al dolore. Così urgente, necessaria, fatta d’acqua e aria, di sangue e latte, di casa e non ritorno. Come potrò parlarne con i bambini, senza lasciarli soli a spiegare e a costruire incubi e mostri, soli con la paura?… Inizierò da loro, come sempre – scrive Rosaria Gasparro, maestra – Dai loro pensieri, da ciò che li spaventa… Chiederò a Sami e a Malak di spiegare ai compagni cosa vuol dire per loro essere musulmani, d’insegnare ai compagni che l’Islam ha come radice slm, cioè salam, cioè pace. Cercheremo le soluzioni. “Slitigheremo” tra di noi per metterci d’acco rdo. Faremo un laboratorio di poesia e pace. Pensa agli altri, dice una delle poesie che ho cercato per loro. È del poeta palestinese Mahmud Darwish. Questa: Mentre prepari la tua colazione…, SEGUE QUI

CONTINUIAMO A OCCUPARCI DI LORO
“L’ho pensato quando ho pubblicato questa foto a gennaio dopo la strage di Charlie Hebdo. L’ho pensato ogni giorno di fronte alle continue stragi invisibili, ignorate, taciute, nascoste… Lo penso oggi guardando ancora Parigi. Sono loro. Sono le bambine e i bambini i nostri germogli di pace… Continuiamo a occuparci di loro, della loro crescita umana e culturale, dello sviluppo delle loro capacità critiche, dei loro sorrisi, dei loro sogni…”PAOLO LIMONTA

LA GUERRA NON È QUALCOSA DI LONTANO
” Ora come non mai è evidente che la guerra che sempre veniva vista come qualcosa di lontano, da combattare altrove o far combattere per procura, sorte tragica per altri popoli, che secondo la vulgata mainstream forse in fondo in fondo se l’erano andata a cercare, ci accomuna…” FRANCESCO MARTONE

CHI DOVREBBE SCUSARSI?
Scrive Saverio Tommasi: A proposito di chi dice che gli islamici dovrebbero “dissociarsi e scusarsi per gli attentati”: 1) nelle manifestazioni organizzate in tante città italiane per ricordare le vittime, le persone di religione musulmana c’erano, eccome. Se siete fan di Salvini e la Meloni (e perciò in piazza non c’eravate), cercate le foto online, invece di usare facebook per scrivere post che uccidono i congiuntivi e l’umanità… 2) io sono cristiano, ma quando Anders Behring Breivik, cristiano fondamentalista, uccise 77 ragazzi, nessuno mi chiese di dissociarmi da lui. Fu ritenuto scontato… 3) invece di chiedere ai musulmani di scusarsi, la prossima volta che accompagnate vostra figlia all’asilo, scusatevi voi con quella mamma con il velo colorato in testa… 4) … &n bsp; 5) …  La pace è l’unica risposta… »SAVERIO TOMMASI

ZOUHEIR E SAFER
Zouheir venerdì era al servizio di sicurezza dello stadio dove si sarebbe consumata una strage ancora più terrificante se lui ai tornelli non si fosse accorto dell’uomo che sotto al giubbotto nascondeva l’esplosivo e i dispositivi per azionarlo… Zouheir, per la cronaca, è musulmano. Safer, invece, fa il cameriere nel ristorante di Avenue de la Republique, vicino al Bar Carillon; venerdì è riuscito a trascinare due ragazze in cantina mentre al piano superiore si sparava. Alla fine in quel locale si sono contate quindici vittime meno due. Anche Safer, se a qualcuno interessa, è musulmano (lo ricorda Tonio Dell’Olio in un messaggio raccolto insieme ad altri qui).

HO PAURA
“… La guerra si è insinuata in casa nostra… Ed io ho paura. Non paura di uscire per strada – scrive Emilia De Rienzo -, di andare al concerto o al cinema, di prendere un aereo. Paura per l’odio che prende forma… Di chi non ha ancora imparato che odio tira odio…”EMILIA DE RIENZO

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TUTTI DEVONO SAPERE CIÒ CHE È ACCADUTO A BOLZANO
E ora, per favore, qualcuno, ringrazi chi ha promosso Refugees Welcome. Ringrazi chi ha mostrato come, attraverso l’autogestione spontanea di decine di persone, sia possibile non solo accogliere ogni giorno in una stazione migranti e rifugiati senza attendere grandi associazioni e istituzioni, ma anche organizzare una straordinaria giornata di musica in città per sostenere quell’esperienza. Ringrazi chi, con solo tre piccoli palchi, ha messo insieme più di sessanta performance tra concerti, dj, danza e teatro, con artisti locali (ma è voluto passare anche Paolo Rossi con la sua band) che si sono esibiti – a titolo gratuito – per venti minuti a testa, nel freddo di metà novembre, pur di esserci, tra classica, jazz, roc k, rap, elettronica, swing, punk, cantautore, blues. Ringrazi chi ha coinvolto il meglio di una città e di una regione, persone comuni di ogni età, con molta musica, un po’ di birra e le magliette Refugees Welcome presto terminate. Ringrazi chi di fronte alla paura diffusa ha deciso di fare un passo avanti, e non uno indietro, insieme anche alla band parigina The Kandinsky Effect che ha chiuso la giornata. Ringrazi chi ha scelto di rispondere all’odio, al razzismo e alle guerre con un linguaggio diverso R.C.

LE SENTINELLE, IL PROCURATORE E LA SENTENZA
C’è un sacco di gente poco informata o molto distratta che scrive falsità sulla lotta dei No Tav. Uno dei luoghi di abituale ritrovo di queste persone sono le autorevoli pagine di Repubblica. Nei giorni scorsi, forse contrariato dall’impossibilità di raccontare la sessione del Tribunale Permanente dei Popoli dedicata al Tav come problema di ordine pubblico, il quotidiano ha pubblicato nell’edizione torinese due rilevanti esempi della serenità d’animo con cui tratta quegli eventi. Il primo è una notizia di scarso rilievo annunciata in pompa magna dal direttore generale della società incaricata di gestire la Torino Lione con evidenti intenti mistificatori. Il secondo è un’invettiva priva di contenuti quanto ricca di livore contro il Tribunale d ei Popoli. L’ha scritta, al solo scopo di denigrare il lavoro dei “colleghi”, un procuratore in pensione, nemico giurato della protesta valsusina. Il suo nervosismo segnala, tuttavia, che per i supporter e i lobbysti dell’alta velocità la sentenza del Tribunale è stata un gran brutto colpo. Per la gente che difende una valle meravigliosa, invece, si tratta di un punto di non ritorno. Lo dimostra il fatto che la sentenza li riconosca come “sentinelle che lanciano l’allarme” ma lo dice, a modo suo, anche la creatività di piccole iniziative come la “sentenzaiola”, l’allegra trovata promossa da un pericoloso gruppo di settantenni ai cancelli del cantiere di ChiomonteEZIO BERTOK

PUNTUALITÀ
Un conto è vivere sotto la dominazione di un orologio che serve a sottomettere ogni minuto della nostra vita agli interessi che dominano la società contemporanea, quelli dell’accumulazione di beni e denaro, e un altro conto, ben diverso, è considerare la puntualità un indicatore di responsabilità e rispetto degli altri, tra persone diverse che condividono la propria esistenza. Visto come l’espressione di una volontà comune che si costruisce in modo collettivo e si esprime nel tempo, l’intento di evitare anticipi e ritardi, ha un significato molto differente. A maggior ragione, poi, in un tempo terribile: quando arriva la tormenta, come dicono gli zapatisti. Allora la puntualità diventa essenziale per poterci unire di fronte alla spoliazione e all’aggressione, per vivere in modo c ontinuo la solidarietà e per camminare mano nella mano. Dobbiamo andare a tempo nella lotta e nel cambiamento. In questi giorni a Cuernavaca, Messico, un piccolo gruppo di persone e collettivi ha promosso una bella e importante iniziativa che ha questa ispirazione GUSTAVO ESTEVA

NON RINUNCIAMO AL NOSTRO FUTURO
“Le donne di tutto il mondo ne hanno abbastanza. Il momento per l’azione urgente è ora… – scrivono alcune donne di tutto il mondo in un appello diffuso da womenclimatejustice.org – Siamo donne e ragazze di tutte le età, in tutta la nostra diversità, di ogni regione del mondo. Siamo seriamente preoccupate per la mancanza di azioni giuste e sufficienti sui cambiamenti climatici… Ci rifiutiamo di permettere alle corporazioni economiche il controllo del nostro pianeta… Sappiamo di essere al centro dell’implementazione di soluzioni reali che producono risultati concreti… Insieme, stiamo creando un movimento di massa per la giustizia climatica. Insieme, ci impegniamo ad agire… Agiremo ovunque: nelle nostre case, quartieri, piazze dei villaggi, giardini agricoli, luoghi sacri , luoghi di culto, organizzazioni comunitarie, luoghi di lavoro e scuole… Parleremo, canteremo, grideremo, staremo in piedi e sedute Terremo veglie, proteste, blocchi e barricate… Cosa vogliamo? Cambiamento di sistema, non cambiamento climatico… ” DOSSIER CLIMA IL BIVIO DI PARIGI

VENT’ANNI DALLA MORTE DI KEN SARO WIWA
Nei giorni scorsi molti hanno ricordato Ken Saro Wiwa, lo scrittore nigeriano anti-trivelle impiccato per ordine del governo nigeriano. Oggi nessuno dubita che il processo di Ken Saro Wiwa fosse fasullo. La colpa? Aveva usato la sua visibilità di scrittore per sottolineare che quello che la Shell faceva nella sua terra mai e poi mai sarebbe stato lecito in occidente. Grazie a lui nel 1993 ci fu la più grande protesta nazionale contro le trivelle, in cui 300.000 persone marciarono pacificamente contro le multinazionali in Nigeria. I tre quinti dell’intera popolazione Ogoni scesero in piazza. La terra degli Ogoni oggi &eg rave; ancora nelle mani delle multinazionali del petrolio. Tuttavia, vari tribunali nel mondo hanno risconosciuto le devastazioni ambientali di Shell e dei suoi amici; tutti sappiamo che i cambiamenti climatici esistono e che è colpa nostra; tutti sappiamo che non possiamo continuare a spremere petrolio; in Italia sappiamo anche che Eni-Agip non è una santa; il messaggio di Ken Saro Wiwa è più forte che maiMARIA RITA D’ORSOGNA

REGALA DIAMANTE ALLA FIGLIA: RINGRAZIA ME
Il diamante Luna Blu è stato acquistato da un collezionista di Hong Kong, il miliardario Joseph Lau, per 48,5 milioni di dollari, uno dei gioielli più costosi della storia, per regalarlo alla figlia. La pietra proviene da una miniera del Sud Africa…ALESSANDRO GHEBREIGZIABIHER

VIOLENZA SESSUALE, GUERRA E PATRIARCATO
La guerra, la violenza contro gli indigeni e lo stupro hanno segnato la conquista dell’America latina e poi accompagnato la storia intera del continente fino ad oggi. La colonizzazione ha marcato profondamente il passato, il presente e il futuro dell’America Latina, tanto che può facilmente rinvenirsi un legame tra ciò che avvenne durante la conquista e la più attuale e drammatica espressione di violenza nei confronti delle donne: il femminicidioLAURA FANO

BASTA CON QUESTA STORIA DEI BAMBOCCIONI
I dati Eurostat offrono una nuova descrizione statistica sulla situazione dei giovani adulti che, nell’Europa a 28, vivono ancora a casa dei genitori: l’Italia (66%) risulta al penultimo posto. Ma c’è chi continua a confondere effetti con le cause e dimentica che l’Italia sconta, sin dalla seconda metà degli anni Settanta, un ritardo enorme nelle politiche sui giovani. Alcuni parlano di un vero abuso economico e fiscale compiuto sulle nuove generazioni e di una progressiva riduzione del peso dei giovani in tutti i campi che potrebbe portare a uno scontro di tipo generazionale. Di certo non basta lasciare poltrone ai giovani, bisogna cambiare i contesti in cui ci si trova a vivere, utilizzare logiche di condivisione, di partecipazione e strumenti come il reddito di cittadinanz a MARINA MASTROPIERRO

L’AMORE E LE DONNE NEL MARE DI MEZZO
Gustavo Esteva lo ricordava nei giorni scorsi citando il grande poeta spagnolo Antonio Machado: per poter dialogare bisogna prima ascoltare, e poi ascoltare ancora. Le ragioni sono diverse e tutte di grande rilevanza ma è in primo luogo per questo che pensiamo sia importante sostenere Women in between, un progetto multimediale bello e appassionante che il collettivo Maboula ha lanciato in questi giorni. Si propone di incrociare gli sguardi, le voci e i percorsi di donne che vivono nei paesi toccati dal Mediterraneo. Al centro c’è l’amore, guardato da ogni angolazione, anche quando diventa lacerante, quando incontra la violenza oppure viene avvolto dalla mistificazione e dalla vergogna. Francesca Oggiano, fotografa italiana migrante a Tunisi, lo racconta in questa ampia intervista co n Patrizia Mancini di Tunisia in Red, che da tempo cura le nostre corripondenze da un paese che al circo mediatico interessa solo se subisce attentati e che invece custodisce giovani resistenze, complessità, speranze e piccole straordinarie esperienze come quella di Twiza PATRIZIA MANCINI

CREARE TERRITORI E COMUNITÀ
La chiusura dell’Expo è un buon momento per seminare qualcosa di diverso, per immaginare nuove comunità, per riappropriarsi di autonomia, terre e idee. I buoni frutti di GenuinoClandestino FILIPPO TAGLIERI

MONDEGGI NON DISTRIBUISCE PROFITTI
I mercanti che in questi giorni hanno dichiarato guerra a “Mondeggi Bene Comune (Mbc) – Fattoria senza padroni” dovranno farsene una ragione. Mbc non è un’azienda, cioè non persegue un utile privato (incredibile vero?). Mbc è nato per impedire la svendita di un bene comune e per recuperarne la completezza della funzione paesistica, cioè sottrarre il territorio all’abbandono e non sprecarne ulteriormente le potenzialità culturali, sociali ed economiche (bizzarro?). Mbc ha ridato a un pezzo di campagna, ha arricchito la biodiversità locale, ha ripristinato il rapporto del territorio con la comunità locale, ha ignorato ogni tipo di trattamento chimico (follia?). E ancora: ha promosso una scuola contadina, corsi di sulle medicine olistiche, eventi estivi cultur ali… A tutt’oggi Mbc non solo non garantisce reddito, ma deve ancora completare la restituzione dei finanziamenti che i suoi attivisti e sostenitori hanno devoluto a copertura dei costi delle opere di ripristino, manutenzione, coltivazione. Mondeggi bene comune dimostra che mondi nuovi già esistono. Se ne facciano una ragione… MONDEGGI BENE COMUNE

 

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