“Il demonio, il suicidio e la guerra”

Hollande dichiara lo stato d’urgenza e trasforma la Francia in uno stato di polizia per portare guerra al regno delle tenebre, esattamente come fece l’America di Bush quindici anni fa.

 

 

NEWSLETTER DI COMUNE

 

IL DEMONIO, IL SUICIDIO E LA GUERRA
Hollande dichiara lo stato d’urgenza e trasforma la Francia in uno stato di polizia per portare guerra al regno delle tenebre, esattamente come fece l’America di Bush quindici anni fa. La guerra di Bush creò le condizioni da cui è nato Daesh. La guerra di Hollande provocherà un disastro anche maggiore. “Ogni città europea sprofonderà nella paura. E quando la paura cresce i fascisti si rafforzano. E per contenere i fascisti i governi si fascistizzano”, scrive Franco Berardi Bifo. La guerra è in corso, e non c’è modo di evitarla… Ma chi sono i terroristi? “Sono uomini di venti anni che quando ne avevano dieci videro in tv le fotografie di Abou Ghraib e promisero a se stessi di ammazzare almeno un occidentale. Sono disoccupati delle banlieux di Parigi e Londra, del Cairo e di Baghdad, e non hanno che un modo per guadagnarsi un salario: arruolarsi nell’esercito del Califfo che gli dà 450 dollari al mese. Milioni di giovani pronti ad arruolarsi… “. “Eppure dobbiamo continuare a ragionare: anche nel momento più drammatico, anche quando non c’è più una via d’uscita, capire è la sola via d’uscita…” “C’è un futuro oltre il suicidio? Per il momento non sembra, ma possiamo stare certi che non c’è modo di uscire dall’inferno senza uscire dal capitalismo…” [FRANCO BERARDI BIFO]

L’ISIS E LA RISORSA PETROLIO
A differenza di Al-Quaeda l’Isis è capace di produrre petrolio da sé, di vendere le sue risorse e di guadagnarci anche 50 milioni di dollari al mese. Dai campi della Siria e dell’Iraq vengono pompati circa 40mila barili al giorno, poi venduti fra i venti e i quarantacinque dollari sul mercato interno e tramite contrabbando (che passa principalmente dalla Turchia). Tre cose sono gestite dall’alto: il petrolio, le strategie per le attività sui social media e le operazioni militari. In totale lo Stato Islamico gestisce più di 250 pozzi in Siria con circa 1.300 addetti, fra ingegneri e operai. Hanno una rete di piccole raffinerie e pure una distribuzione organizzata su gomma… Di fronte agli attacchi di Parigi e ai nuovi bombardamenti in Siria, “di fronte a tutto questo sfacelo – s crive Maria Rita D’Orsogna -, mi chiedo come sarebbero le nostre vite se invece che a petrolio le nostre società andassero a sole, a vento e a buonsenso…” [MARIA RITA D’ORSOGNA]

LI DETESTO
“Siamo in ‪‎guerra, ora devono trovare una soluzione, e mi pare che l’unica soluzione che sanno trovare è, come al solito, bombardare a casaccio altri innocenti… Li detesto, detesto i potenti con tutto il cuore, li detesto profondamente perché Stati Uniti, Francia, Inghilterra e l’Europa tutta, sono responsabili di questo casino in cui ci troviamo. Armi, petrolio, denaro, potere… mi fanno schifo tanto quanto questi terroristi assassini, non c’è nessuna differenza! … Vedere Renzi (ma non solo lui) con quel sorriso ebete stringere la mano ai Sauditi, ben sapendo che l’Arabia Saudita è una feroce dittatura che in tutto somiglia a quella talebana dell’Afghanistan, che simpatizza e fiancheggia e probabilmente finanzia questi assassini che hanno le nostre armi nelle mani, mi f a venire la nausea ma già, con loro si fanno affari anche se quel denaro è intriso di sangue…” [FIORELLA MANNOIA]

NON SI SPEGNE UN FUOCO CON LA BENZINA
Il fuoco della guerra si estingue togliendogli legna e brace. Quella delle armi e del consenso ideologico. Le ultime avventure belliche in Iraq e Afghanistan sono lì a testimoniare il fallimento della tragica stupidità della guerra… “Se in Afghanistan avessimo bombardato le popolazioni col pane invece che con le bombe di una presenza militare senza precedenti, forse avremmo conquistato intere popolazioni alle ragioni della pace…”, scrive Tonio Dell’Olio. Quella della risposta nonviolenta creativa è una strada che non abbiamo mai percorso. C’è bisogno di un altro alfabeto, un’altra storia… [TONIO DELL’OLIO]

 

IL TERRORISMO SPIEGATO AI BAMBINI
“Mamma, cos’è il terrorismo?” chiese la bambina.
Difficile rispondere a una domanda di una figlia, allorché tu stessa non abbia compreso la risposta.
Ma non si può evitare l’ostacolo (…)
“Credo sia far del male alle persone”. “Fare del male come uccidere?”
“Anche” (…). “Perché lo fanno?”
“I terroristi fanno del male a delle persone per spaventare tutte le altre” (…)
“Mamma?”. “Sì?”.
“Tutti quelli che fanno del male alle persone sono dei terroristi”. “Perché?”.
“Perché a me fanno paura tutti”. Quelli che fanno del male. Alle persone (…)

[A. GHEBREIGZIABIHER]

STATO DI EMERGENZA
Il governo francese ha dunque dichiarato lo “stato di emergenza” su tutto il territorio. Si tratta di una misura “straordinaria” che dà poteri speciali ai prefetti e permette di dichiarare il coprifuoco, interrompere la libera circolazione, impedire qualsiasi forma di manifestazione pubblica e chiudere luoghi come le sale da concerto e i bar. Consente inoltre il controllo dei mezzi d’informazione e permette alle forze dell’ordine perquisizioni a domicilio di giorno e di notte. Per Giorgio Agamben, lo stato di eccezione è una soglia oltre la quale vengono meno le tradizionali differenze fra democrazia, assolutismo e dittatura. Un pretesto anche per una formidabile accelerazione della trasformazione dei codici penali in senso repressivo e per criminalizzare qualsiasi lotta sociale [ITALO DI SABATO]

UN MILIONE IN MARCIA NEL DESERTO CONTRO GUERRE E TERRORISMO [P. P.]

DIRE ADDIO AI PROGETTI IMPERIALISTICI [FRENCESCO GESUALDI]

NOI, GLI ALTRI, LA PAURA. LA FOBIA DELL’ISLAM [SANTIAGO ALBA RICO]

COMINCIAMO DAL RIFIUTO [ASCANIO CELESTINI]

SPESE MILITARI FUORI DAL PATTO [ROBERTO CICCARELLI]

ANNICHILISCILO! [VIDEO]

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ISRAELE PROGETTA DI DEMOLIRE AL-AQSA
Mai come oggi gli avvenimenti internazionali e il clima di terrore che dilaga nel mondo (non solo in Europa, Boko Aram ha ucciso più persone dell’Isis, se non si ritiene che gli africani valgano meno), rendono più praticabile un’offensiva israeliana particolarmente contundente nei confronti dei palestinesi. La storia recente insegna che difficilmente il governo Netanyahu, il più aggressivo e di destra degli ultimi decenni, si lascerà sfuggire un’opportunità del genere per assestare un’altra lezione memorabile del suo colonialismo d’insediamento. Lo storico israeliano Ilan Pappe, una delle voci più coraggiose e lucide di un dissenso che diventa sempre più raro e isolato tra i connazionali non arabi, insiste nell’ipotesi che questo colpo potrebbe essere la realizzazione di un vecchio sogno sempre accantonato dai governi di Tel Aviv per il timore di reazioni troppo indignate da parte della cosiddetta comunità internazionale. Si tratta della demolizione di al-Aqsa, la più grande moschea di Gerusalemme, per ricostruire il Terzo Tempio, l’edificio più sacro dell’Ebraismo, sulle rovine della cupola della Roccia islamica che è lì da 1.300 anni. Un crimine (anche) archeologico che oggi potrebbe forse apparire meno assurdo ed evidente nel rumore di fondo prodotto dalla crescente fobia dell’Islam [ILAN PAPPE]

DEMAU E RIVOLTA FEMMINILE
Ha suscitato molte attenzione “Fuori tema“, la prima di sette puntate di un viaggio nel femminismo degli anni Settanta. Il bisogno di una storia diversa, di racconti appassionati e di scoprire temi con cui trasformare oggi il mondo è evidentemente forte. Le intuizioni e le esperienze di due tra i primi gruppi femministi milanesi, Demau e Rivolta Femminile, sono al centro della seconda puntata: con la ricerca delle radici dell’oppressione femminile e con la scelta di mettere al centro le attenzioni alla vita personale di ogni giorno, al corpo, alla sessualità nasce di fatto una nuova cultura politica [LEA MELANDRI]

LA RIVOLUZIONE DELLE RELAZIONI [MARIA LUISA BOCCIA]

A COSA DOVREMMO PUNTARE ORA?
Il petrolio che alimenta le nostre auto, riscalda le nostre case e fornisce energia anche ai nostri ospedali e alle nostre scuole è lo stesso che distrugge villaggi e foreste nella Amazzonia o in Nigeria, e per il quale si moltiplicano le guerre. C’è bisogno di produrre e consumare meno. Per questo la decrescita è in primo luogo un attacco frontale all’ideologia della crescita. Ma a differenza del movimento anti globalizzazione, non ha un palazzo della Wto da sconquassare o un trattato sul libero scambio da bloccare. A pensarci bene la decrescita non è una teoria organica, neanche un piano o un movimento politico… Tuttavia è una ipotesi il cui tempo è arrivato [GIORGOS KALLIS]

 

RECUPERARE IL CONCENTTO DI LIMITE [SERGE LATOUCHE]

L’ISOLA DI CHI CI VIVE È AUTOSUFFICIENTE
C’è un’isola, in Scozia, che è di proprietà degli abitanti che vivono lì da almeno sei mesi e produce da sé, da fonti rinnovabili, tutta l’energia di cui ha bisogno. Eigg è piena di sole ed è sempre battuta dal vento, condizioni che qualcuno avrebbe potuto ritenere troppo difficili e che invece, per la gente di Eigg, sono diventate la chiave per un clamoroso successo che grida a tutto il mondo: cambiare è possibile [R.C.]

SVEZIA, PRIMO PAESE LIBERO DAL PETROLIO  [M.R.D.]

AVERE ANCORA DUBBI È PROPRIO DIFFICILE
A distanza di pochi giorni dall’inizio del vertice internazionale sul clima, il Cop 21 di Parigi, sono apparse due pubblicazioni la cui lettura è essenziale per capire la gravità dei meccanismi che influiscono sul clima dell’intero pianeta e per sottolineare l’urgenza di interventi realmente diretti a ridurre le emissioni di Co2: National Geographic e Le Monde Diplomatique [ALBERTO CASTAGNOLA]

IL BIVIO DI PARIGI. VERSO LA CONFERENZA SUL CLIMA

LA CITTÀ CHE APPRENDE
C’è chi impara a cucire e chi incontra scrittori per parlare di romanzi e saggi, chi frequenta un corso di astronomia e chi ascolta poeti recitare le loro poesie, chi interessato ai laboratori di cucina e chi vuole imparare i rudimenti dell’arte della fotografia… E poi cori di tutte le età, bande, gruppi jazz, gruppi di danza classica, moderna, gruppi teatrali. Magari nelle strade si esibiscono anche prestigiatori, trampolieri e cantanti… È la “Città che apprende”, che mette insieme cittadini, associazioni, gruppi informali, scuole e università, biblioteche, teatri e musei, spazi sociali e culturali, ma anche parchi e campi sportivi per promuovere eventi gratuiti, per offrire a chiunque interessato un saggio di tutte le opportunità di apprendimento disponibili in città. In alcuni luoghi eventi di questo tipo dalla durata di una settimana, pur tra alcune differenze e qualche contraddizione, hanno rivegliato un senso comunitario importante e la voglia di apprendere (a persone di tutte le età), non lasciando alla scuola e all’università questo compito. Di certo, abbiamo bisogno di ripensare i modi, i tempi e i luoghi dell’apprendimento, abbiamo bisogno di imparare a imparare, abbiamo bisogno di pensiero critico e di un apprendimento diverso, creativo, critico e piacevole [GIOVANNI FIORAVANTI]

APPRENDERE FACENDO

LA NUOVA LINFA VITALE DELL’AMERICA LATINA
Se è vero, come sostiene il nostro Paco Martinez, che parlare di America Latina presuppone un’apertura all’analisi e alla critica costruttiva, piuttosto che una ideologia, per interpretare e raccontare quanto sta accadendo bisognerà lasciar da parte non solo i miti e le semplificazioni del passato ma anche le categorie che non servono più a raccontare la realtà. Sebbene l’influenza del Pentagono sia ancora essenziale, ad esempio, oggi sono i mercati globali e le élite economico-finanziarie a influenzare in modo più pervasivo i processi politici. Impongono megaprogetti, l’espansione selvaggia dell’agro-business e accordi di libero scambio che le sinistre al governo – dal Brasile all’Uruguay, passando per Cile, Argentina, Ecuador, etc. – finiscono per far proprie nell’intento di rendere più moderni gli Stati e competere con le economie mondiali. A quel “modelo”, che assume come inevitabile anche il profilo repressivo, e all’ideologia estrattivista che lo sostiene, si oppone invece un’altra sinistra, tacciata in modo irresponsabile quasi sempre di “golpismo”. Può essere, di volta in volta, contadina, urbana, popolare, indigena, ambientalista. Esprime movimenti e soggetti politici che sembra più sensato chiamare de abajo, di “sotto”, che “di sinistra” e considera centrali la critica allo sviluppismo, la de-colonizzazione e la creazione di una nuova cultura politica, preziosa linfa vitale e non veleno per chi vuole cambiare il mondo [PACO MARTINEZ]

LE MARMELLATE DI GIULIA [VIDEO]
Siamo proprio sicuri che la frutta bio avanzata nelle mense scolastiche debba per forza trasformarsi in spazzatura? Questo video mostra un’alternativa, tra autoproduzione e ribellione alle scadenze dettate dal mercato… [ECO DELLA CITTÀ]

IL TEMPO DELL’AUTOPRODUZIONE [A.C.]

DIECI MOTIVI PER FARE CONSERVE IN CASA

MENSE SCOLASTICHE, SPRECO ZERO [GIAMPIERO MONACA]

 

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