“Ancora una volta colpire la popolazione civile è un gesto disumano e vigliacco. Diritti, democrazia e libertà sono l’unico modo di spezzare il cerchio della violenza e del terrore”.
Siamo scioccati dal massacro di Parigi.
Ancora una volta colpire la popolazione civile è un gesto disumano e vigliacco.
Vediamo accadere in Europa quello che da anni accade in Afghanistan, in Iraq, in Siria: le nostre scelte di guerra ci stanno presentando il conto di anni di violenza e di distruzione.
Diritti, democrazia e libertà sono l’unico modo di spezzare il cerchio della violenza e del terrore.
L’alternativa è la barbarie che abbiamo davanti e alla quale non possiamo arrenderci.
MOUSA E MOHAMED, ANCHE LORO VITTIME CIVILI DI UNA GUERRA SENZA CONFINI
“Ieri è stato un giorno lungo per tutti, anche qui”. Marina, la nostra coordinatrice medica in Libia, condivide con noi queste righe scritte domenica sera. “Ma il nostro lavoro va avanti.
Qui nell’ospedale per vittime di guerra che abbiamo aperto a Gernada l’attività non si ferma, i feriti hanno bisogno di essere curati. Come Mousa e Mohamed, 12 anni il primo, 9 anni il secondo.
Mousa è stato ricoverato quasi un mese fa, arrivava da Al Kofra. Diversi proiettili gli avevano trapassato le gambe, spezzandogli un femore. Per giorni, ferito, è rimasto bloccato nel suo villaggio a causa dei combattimenti insieme a decine di altri feriti. Quando finalmente è riuscito a raggiungere l’ospedale di Emergency le sue condizioni erano critiche, aveva una brutta frattura esposta e ferite infette. Era spaventato, non parlava.
Ora le sue condizioni sono migliorate e anche il suo umore: è lui, adesso, che cerca di far sorridere e giocare Mohamed, il suo nuovo vicino di letto arrivato da Bengasi. Durante un attacco, mentre scappava per rientrare in casa, un blindato è passato sul suo piede. Anche Mohamed non è riuscito ad arrivare subito in ospedale per via dei combattimenti. Ora rischia l’amputazione.
Mousa e Mohamed sono solo due delle tante vittime della guerra che ogni giorno curiamo nei nostri ospedali.
Sono anche loro vittime civili di una guerra senza confini“.
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