Lassù in alto è tutto marcio. La politica è ridotta a una competizione elettorale che simula valori democratici e copre un potere malato e asservito ai privilegi e al denaro. Lo dicono autorevoli esponenti di un mondo dominato da un sistema che non sembra più in grado di correggersi.
NEWSLETTER DI COMUNE
RACCONTARE IL MONDO OGNI GIORNO PER NON ABITUARSI AL DOMINIO
TUTTO IL MONDO [FILIPPO TAGLIERI, PIPPO]
È bello valorizzare alcuni percorsi come il vostro, che ha dato a ogni rete la possibilità di essere conosciuta, a ogni singolo o collettivo la possibilità di non sentirsi solo nelle lotte, a ogni singolo o movimento ha fornito spunti nuovi ed esperienze provenienti da tutto il mondo. Grazie!
UN PENSIERO CRITICO [FRANCO VIOLANTE]
Con grande piacere. Penso che il contributo di Comune a un pensiero consapevole, critico, libero e collettivo sia troppo prezioso per perdere l’occasione di sostenerlo. Ci vediamo in qualche Taverna comunale…
I MOVIMENTI E LA FINE DELLE DEMOCRAZIE
Lassù in alto è tutto marcio. La politica è ridotta a una competizione elettorale che simula valori democratici e copre un potere malato e asservito ai privilegi e al denaro. Lo dicono autorevoli esponenti di un mondo dominato da un sistema che non sembra più in grado di correggersi. La metà dei finanziamenti alla campagna presidenziale degli Stati Uniti arriva per ora da meno di 200 famiglie molto ricche. Come straricco è Donald Trump, ad oggi massimo e discusso pretendente alla candidatura per i Repubblicani. Negli Stati Uniti il potere politico sembra finito nelle mani di un’oligarchia miliardaria. Tra le conseguenze di scelte patologiche (la definizione è del Nobel per l’economia , Paul Krugman), che privilegiano l’accumulazione di denaro alla tutela della vita, ci sono una politica interna dominata dalla deregulation e il ritorno di prospettive belliche nucleari. Per chi sta in basso, per i movimenti popolari, uno dei problemi è cosa fare di un sistema elettorale che è da tempo la sola liturgia del sistema politico. Ci sono possibilità diverse? L’ormai ventennale esperienza zapatista fornisce forse non un modello ma una possibile linea di ricerca per uscire dalla trappola in cui ci conduce la cultura egemonica e cercare la convinzione per potersi autogovernare
RAÚL ZIBECHI
GOVERNARCI GUSTAVO ESTEVA
NUOVI MOVIMENTI CHRIS CARLSSON
VIVERE NEL CAOS E CREARE UN MONDO NUOVO R. Z.
ILVA, OTTO DOMANDE AL GOVERNO
Il governo, alla prese con la crisi dell’Ilva, è nel pantano fino al collo per l’ammontare dei debiti e per la crisi del settore dell’acciaio, intanto la magistratura mantiene sotto sequestro gli impianti perché ritenuti molto pericolosi. Allora che fa Renzi? Concede un ulteriore finanziamento statale di 800 milioni di euro all’azienda (che ha 3 miliardi di debiti) e sposta al 30 giugno 2017 la messa a norma degli impianti… Ci sono domande, in questa drammatica vicenda – nei quartieri più vicini all’area industriale c’è un malato di cancro ogni 18 abitanti… -, a cui nessuno fino a ora ha saputo rispondere. Proviamo con Peacelink a sintetizzarle in otto domande
ALESSANDRO MARESCOTTI
ZONE GRIGIE CHE PREPARANO DITTATURE
Non è possibile capire l’obiettivo reale della proroga [fino alla fine di febbraio] dello stato di emergenza in Francia se non la si colloca nel contesto politico ed economico globale.”Bisogna smentire quel che dicono donne e uomini politici irresponsabili – spiega in questo saggio Giorgio Agamben -, secondo i quali lo stato di emergenza sarebbe uno strumento a difesa della democrazia. Gli storici sanno bene che è vero il contrario. Lo stato di emergenza è il dispositivo attraverso il quale i regimi totalitari si sono affermati in Europa… Mantenimento di uno stato di paura generalizzato, depoliticizzazione dei cittadini, rinuncia a qualsiasi certezza del diritto: ecco tre caratteristiche dello Stato di sicurezza che hanno tutti i numer i per far rabbrividire gli animi… Attraverso la depoliticizzazione del cittadino, diventato in un certo senso un terrorista in potenza, lo Stato di sicurezza esce dal campo tradizionale della politica per dirigersi verso una zona grigia…”
GIORGIO AGAMBEN
“STATO DI EMERGENZA” IN FRANCIA ITALO DI SABATO
VOGLIONO VIOLENTARE LE NOSTRE DONNE
Un coro mediatico unanime e con una potenza di fuoco impressionante. L’informazione europea mainstream scopre d’improvviso la cultura dello stupro e si tuffa sulla “ondata di violenze sessuali” che ha investito la città tedesca di Colonia e diversi altri luoghi. Cos’è successo di nuovo, di così speciale? Perché tanta improvvisa attenzione sul machismo? Perché la violenza sessuale assume solo adesso la rilevanza di una questione di Stato? Perché diventa tanto importante l’origine degli aggressori? Dobbiamo comunque rallegrarcene, oppure siamo di fronte a un esempio di “purplewashing”, dove la lotta delle donne viene strumentalizzata per fini ignobili, come criminalizzare una parte della pop olazione e introdurre nuove misure razziste? Sul magazine basco Pikara, che conosciamo a apprezziamo fin dalla fondazione, è uscito un articolo che può far discutere ma certo aiuta a fare un po’ di luce nel polverone
BRIGITTE VASALLO
CANCELLATE L’OTTAVO EMENDAMENTO
In Irlanda è in corso una campagna contro l’emendamento che equipara un feto – anche di pochi giorni – a una donna. L’aborto in Irlanda non è permesso neanche in caso di stupro o incesto: noto è il caso di una giovane richiedente asilo costretta a rimanere sul suolo irlandese e a partorire un bambino frutto di violenza
LAURA FANO
LA CULTURA DELL’AUTOGOVERNO
A Napoli, grazie all’ex Asilo Filangieri, una delibera sull'”uso civice e collettivo urbano” garantisce per la prima volta non solo poteri di accesso, ma soprattutto di autogoverno ed autorganizzazione alle persone che si prendono cura del territorio
EX ASILO FILANGIERI
CREARE BENI COMUNI GEORGE CAFFENTZIS E SILVIA FEDERICI
RIPRENDERSI LA CITTÀ CARLO CELLAMARE
CUCINA SOVVERSIVA
“Cucina Sovversiva vuole essere un tentativo collettivo di immaginare una maniera di preparare un cibo che “alimenti” relazioni sane, mutuali e orizzontali tra chi produce e chi consuma, tra chi abita i territori in cui si coltiva e il destinatario finale del prodotto. Cucina sovversiva vuole essere la visione utopica e reale, concreta al tempo stesso di una filiera del cibo che spezzi tutte le catene dello sfruttamento capitalista… “. Il fattore sociale come approccio principale del progetto, cucina etica ma non solo, cucina genuina e popolare, “contro la disuguaglianza e la disparità sociale”: ecco un Manifesto e un progetto che meritano di essere letti e partecipati. “Cucina Sovversiva vuole diventare una comunità virtuale, orizzontal e, aperta a chiunque desideri sperimentare nuovi modi di cucinare e condividere le proprie esperienze per diffondere il tentativo di sovversione non solo in contesti politici, sociali e rivoluzionari ma anche nelle cucine delle case private e dei locali pubblici concretizzando la trasformazione sociale a partire dal consumo del cibo… A partire da questo Manifesto – e dalla Mappa delle fiere delle Autoproduzioni – si vuole creare una comunità virtuale che sperimenta e condivide esperienze, che diffonde questo approccio sovversivo alla cucina e che si ritrova e si incontra attraverso l’organizzazione di aperitivi e cene sovversive e di momenti di confronto e dibattito in cui approfondire questioni teoriche e pratiche legate alla “possibilità di nutrirsi” attraverso un’idea etica, critica, “sovversiva” appunto, se si pensa alle dinamiche attuale, di fare cucina… “
COLLETTIVO RIVOLTIAMO LA TERRA
LE MULTINAZIONALI SI DIVORANO TRA LORO
Se la fusione tra Monsanto e Syngenta non è andata per il momento a buon fine, un accordo è stato invece raggiunto tra la DuPont e la Dow Chemical, gli altri due colossi della chimica Usa che operano in modo devastante anche nell’agricoltura. Le grandi multinazionali che controllano la produzione di sostanze agrotossiche e di sementi Ogm vogliono espandersi in settori sempre più vasti dell’agro-business. Se le fusioni tra i giganti del settore non verranno fermate, avremo oligopoli che danneggeranno, peggio di quanto fanno già ora, la sola vera soluzione per alimentare le persone e proteggere il clima della Terra: la produzione contadina, decentralizzata, diversificata, con sementi proprie, quella che nutre la maggio ranza della popolazione che abita il pianeta
SILVIA RIBEIRO
ALLEVAMENTI, CLIMA E OMERTÀ
Nonostante la solidità degli argomenti contrari e la pochezza degli argomenti favorevoli la zootecnia continua a mantenere una sorta di surreale immunità perfino negli ambienti più “alternativi” in cui il concetto di alimentazione sostenibile si identifica col no ai metodi industriali e col sì al biologico e al fantomatico “Km zero” ma stende un pesante velo di silenzio su quella che è e resta la principale variabile del problema. Insomma, non si tratta più di solo di una questione etica (il rifiuto della violenza e del dominio sugli animali), occorre smetterla quanto prima con gli allevamenti, non solo quelli industriali, perché sono una delle principali cause dello stravolgimento climatico FILIPPO SCHILLACI
SIAMO CONTADINI E CONTADINE, AMIAMO LA TERRA
Li hanno incontrati, si sono confrontati, hanno condiviso goliardia e lavoro, hanno visitato i luoghi dove hanno messo radici, hanno raccolto un mosaico eterogeneo di storie impregnate dal sapere agronomico biologico, hanno scoperto cosa significhi, oggi, “tornare alla terra”. Ventisei tappe, settanta interviste: il mese di viaggio tra cielo e terra è un documentario ma anche una drammaturgia teatrale. Cosa racconta? Che un’agricoltura diversa già esiste
REDATTORE SOCIALE
CAPODANNO A VENTIMIGLIA
Quello che è accaduto a Ventimiglia nel 2015, con la meravigliosa quanto sorprendente autogestione di un luogo di lotta e solidarietà come il presidio permanente No Borders, ha mostrato che non esistono confini, non solo quelli geografici, invalicabili. Sono 13.000 i migranti che hanno attraversato quella frontiera a partire da giugno. La repressione che ha sgomberato il presidio ha finito solo per rendere più visibile come ovunque donne e uomini, migranti e non, possono costruire relazioni sociali diverse. In realtà, come mostrano molte altre esperienze, la capacità di ricomporre legami e di ribaltare le culture del razzismo ordinario, penetrano anche in spazi più istituzionali. Siamo tornati a Ventimiglia, questa volta nel campo allestito dalla Croce Rossa nei pressi della stazione: quello che manca oggi è la presenza costante di gruppi, associazioni, movimenti che garantiscano l’accesso ai diritti e un po’ di convivialità e che sappiano alternare mediazione e conflitto creativo con gli abitanti della zona. Tuttavia, anche in un campo questo decine di volontari mettono in comune tempo, saperi e voglia di costruire un mondo diverso. Un reportage dell’ultima sera del 2015 – tra racconti di viaggi, tombolate, brevi corsi di italiano e film di Charlie Chaplin – dedicato a chi tira su frontiere e muri, a chi ha approvato il reato di clandestinità e a chi ne rinvia l’abolizione
MARINO FICCO
IL CAMPO E LE SUE MILLE SFACCETTATURE EMANUELA LAVA
L’ARTE DI RIBELLARSI STUDIATA CON I BAMBINI
“Qualche giorno fa, in classe, mentre si parlava di chi si fa forte con i deboli, di tirannia di sopraffazione – scrive Giampiero, maestro della 4c della scuola pubblica primaria Rio Crosio di Asti -, uno dei bambini chiede: ma come si fa a combattere un tiranno? Lo si deve picchiare, ammazzare? Analizziamo la storia e vediamo che tutte le volte che si abbatte un tiranno e si sostituisce il suo regime con uno più gradito, presto o tardi si sviluppa una nuova Tirannide. Magari più sottile e strisciante ma comunque non una condizione di libertà. Eppure se non li abbatti i tiranni, proseguono le loro azioni terribili. Che fare? È la domanda di grandi e piccoli, di tutti coloro che vivono “in basso” ieri come oggi. Una soluzione forse ci sarebbe… segue qui
LA MIA MAESTRA È UN PO’ SVAMPITA
Scrive Manuela Salvi, scrittrice: “All’inizio si ipotizzò che la mia maestra fosse un po’ svampita. Metteva sempre Bravissima ai miei temi, eppure quando mia madre andava a leggerli, trovava un sacco di errori. La prima volta pensò che la maestra fosse distratta. La seconda pensò che magari non vedeva bene, visti gli occhiali che portava. La terza le telefonò per capire come mai non sottolineasse gli evidenti errori di grammatica che facevo nei miei temi. Ecco la sua straordinaria risposta
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