“Il mondo dopo il mercato”

«Ho letto su Comune l’articolo di Franco Berardi Bifo, Slump, e ne condivido tutte le considerazioni, in particolare che il tempo della crescita è finito e che di occupazione, intesa alla sua maniera, questo sistema non ne crescerà più…

 

 

FACCIAMO COMUNE INSIEME

RACCONTARE IL MONDO OGNI GIORNO PER NON ABITUARSI AL DOMINIO

Lunga vita alla Stazione Comune dei mondi nuovi

[Vittorio Lovera, Redazione del Granello di Sabbia e Attac Italia]
 

La Redazione del Granello di Sabbia, il mensile on line di Attac Italia, e Attac Italia si sentono parte integrante del piccolo asteroide Comune, tramutatosi nel corso di questi mesi, in accogliente Stazione Comune dei Mondi nuovi. Quasi quattro anni e oltre 6.000 articoli definiscono l’orbita di questa fantastica trasformazione, da piccolo asteroide “impazzito” (era il 2012) a accogliente “stazione orbitale”, che ha garantito a tutte/i un costante arricchimento attraverso un’informazione attenta, intelligente, lucida e autonoma, fuori dagli schemi, capace di evidenziare e diffondere tutte quelle pratiche che si oppongono, con immagine zapatista, all’Idra Capitalistica. Un’impresa di questi tempi. (…) Se siamo quel che facciamo, il minimo scambio mutualistico ipotizzabile con la redazione di Comun e, è di restituire loro quel sorriso e quel senso di speranza che ci offrono ogni giorno e gratuitamente da molti mesi. Adelante, Companeros

IL MONDO DOPO IL MERCATO
«Ho letto su Comune l’articolo di Franco Berardi Bifo, Slump, e ne condivido tutte le considerazioni, in particolare che il tempo della crescita è finito e che di occupazione, intesa alla sua maniera, questo sistema non ne crescerà più… A questo sistema interessano solo le vendite per i guadagni che può procurare ai mercanti. Per cui la realtà la interpreta solo con gli occhi dei mercanti… Così abbiamo prodotto un pianeta con una minoranza che gozzoviglia e una maggioranza che non ha ancora conosciuto il gusto della dignità umana… Questo pianeta non ha più spazi di crescita , anzi deve diminuire come mostrano i dati sull’impronta ecologica e sull’accumulo di anidride carbonica. Ma analizzando le singole situazioni, scopriamo che l’obbligo di decrescere vale solo per la parte di umanità in sovrappeso… Un numero crescente di persone comincia a capire che per garantirci un futuro dobbiamo ripensare cosa produrre, per chi produrre, come produrre. Ma la vera scelta è fra mercato individualista e comunità solidale…»
FRANCESCO GESUALDI

INDISPONIBILI AL MERITO
“È arrivata anche a scuola, corrosiva, l’ideologia del merito, il valore economico che prende il posto del valore umano, l’incentivo della valùta come deriva della valutazione e come disintegratore di una comunità già sfinita… – scrive Rosaria Gasparro, maestra – Appare così poco meritevole nella buona scuola insegnare. È tutto il resto che conta. La cornice, la vendibilità di sé, l’esposizione in vetrina delle proprie grazie-capacità, l’essere conforme e servile alle richieste dall’alto… Sarà mai meritevole chi pone problemi, chi critica, chi dissente? Perciò io scelgo di essere immeritevole, la considero una virtù… In cla sse ci valutiamo a vicenda nell’unico senso che gli è proprio, quello del darci valore reciproco, di valorizzare i nostri piccoli talenti per farli crescere senza fretta, senza il misuratore esterno, che ignora le nostre biografie, da dove siamo partiti, da soli e insieme, e dove da soli e insieme siamo arrivati…”. Ecco perché cominciano a diffondersi consigli di istituto disobbedienti: rifiutano il bonus del merito e la costituzione dei comitati di valutazione dei docenti
ROSARIA GASPARRO

GIULIO, L’EGITTO E L’IPOCRISIA DI RENZI
«L’Egitto si salva solo grazie alla leadership di Al Sisi. Sono orgoglioso della mia amicizia con lui e sosterrò i suoi sforzi in direzione della pace». Chi lo ha detto? Matteo Renzi, nel luglio scorso. Intanto, l’omicidio di Giulio Regeni apre uno squarcio drammatico sul clima di terrore che vive ogni giorno proprio l’Egitto di Al Sisi, grande partner commerciale, economico e militare del governo Renzi
FRANCESCO MARTONE

LA MORTE CORRE SUL FIUME
E non si tratta del grande film di Charles Laughton ma del più grande disastro ambientale nella storia del Brasile, uno dei più gravi mai avvenuti al mondo. Qualcuno se lo ricorda? Eppure sono passati solo tre mesi da quando le due dighe di contenimento della miniera Samarco si sono rotte e milioni di litri di fanghi tossici si sono riversati sul villaggio di Bento Rodrigues per poi proseguire fino all’Oceano Atlantico, dove tutt’ora si stanno diffondendo. Uno dei frutti avvelenati dell’estrattivismo, l’ideologia letale che domina il modello industriale di produzione e consumo che i governi progressisti latinoamericani non hanno modificato di una virgola. L’avidità di due tra le cinque imprese mi nerarie più importanti del mondo in Brasile ha distrutto interi ecosistemi, ha contaminato le fonti di acqua potabile e ha ucciso persone, piante e animali ma soprattutto un fiume, il Rio Doce, che rappresentava la vita e la cultura del popolo Krenak. Non è stato un incidente
SILVIA RIBEIRO

TUTTO DIVENTA SOLO RUMORE
Le parole si ammalano, si svuotano di significato. Tutto sembra essere stato già detto. E tutto diventa solo rumore. Si tratta di non lasciarsi dominare da paura, diffidenza, delusione. “Ci abituiamo a sentir parlare della vita e della morte di milioni di persone, di uomini, donne, bambini, come un ingombro, un “fattore di squilibrio”, una sciagura, un’orda – scrive Emilia de Rienzo – Ascoltiamo e taciamo. Giriamo il nostro sguardo… Già noi siamo diventati forza lavoro, esuberi… Ci abituiamo, ci abituiamo a tutto… Crediamo che la parola libertà voglia dire non pensare più…”. Aylan, il bambino siriano morto su una spiaggia in Turchia mentre fuggiva dalla guerra, che aveva smosso tanta g ente, che aveva creato un movimento nelle nostre coscienze è stato seppellito troppo in fretta. “L’abitudine genera l’apatia”. La notizia ripetuta sempre, ogni giorno, più volte al giorno svuota di senso l’orrore… Dobbiamo conservare il nostro volto. Non indossare maschere. “Bisogna impedire che il nostro sguardo veda solo ciò che vogliono farci vedere, che la nostra mente pensi solo ciò che vogliono farci pensare… Il pericolo è che ci portino a rinunciare, a diffidare di tutto, a non credere in nulla…”
EMILIA DE RIENZO

IL LAVORO AI TEMPI DI FACEBOOK
Con i suoi 3 miliardi di utenti, in crescita annua galoppante, Internet è il principale mezzo di comunicazione di massa. Intanto, Google fattura 70 miliardi di euro l’anno, Amazon 80, Microsoft 90. Per capirci, più della Fiat, che nel 2013 si è fermata a 86,8, con un utile di 1,95 miliardi, una bazzeccola se paragonato ai 20 miliardi di utile che ha portato a casa Google… E Facebook? Con appena 6.000 dipendenti fattura più di 12 miliardi l’anno. Come fa? Grazie ai noi utenti, che lavoriamo gratis ogni giorno al popolamento della nota piattaforma. “È arrivato il momento di avanzare vertenze di nuovo tipo, facendo crescere il conflitto capitale-conoscenza, almeno altrettanto import ante del conflitto capitale-lavoro – scrive Davide Lamanna di Binario etico – L’efficienza spaventosa introdotta dalle nuove tecnologie deve tradursi in una drastica riduzione dell’orario di lavoro per tutti i lavoratori e le lavoratrici”. I margini stratosferici che provengono dai nostri saperi condivisi possono e devono rendere possibile il reddito di cittadinanza
DAVIDE LAMANNA

INIZIAMO A PARLARE DI RIDUZIONE DEL LAVORO CHRIS CARLSSON 

QUELLA SVEGLIA PUNTATA ALLE SEI DEL MATTINO M.C. E G.C.

MANGEREMO CIBO MADE IN CHINA
Chi assumerà il comando del sistema alimentare globale? A porsela da questo angolo del mondo, la domanda incute un certo terrore. Il trattato di libero commercio con gli Usa, il noto T-tip, produce già oggi fantasmi di diete fast food a prezzi stracciati con ingredienti spazzatura, norme sanitarie inesistenti e la scomparsa dell’agricoltura contadina. Ma è molto più probabile che il futuro della nostra alimentazione sia made in China. L’espansione agricola cinese sta dilagando e, mentre riconverte la sua agricoltura e zootecnia togliendole ai contadini per concentrarle nelle mani di pochi colossi competitivi, acquisisce a ritmi impressionanti terre e grandi imprese agrolimentari in ogni angolo del pian eta. Possiamo ancora fare in modo che il destino dei nostri cibi sia diverso da quello dei vestiti, delle scarpe o dei pupazzi di peluche?
GUSTAVO DUCH

FUGA DALLA BATTAGLIA FINALE DI ALEPPO
Sarebbero 70mila i civili che in queste ore scappano dalla città, prossima alla controffensiva del governo. Senza negoziato, a parlare è la guerra: scambio di accuse tra Nato e Russia, mentre Riyadh offre il suo esercito. Il governo di Damasco avrebbe deciso l’offensiva finale.Sette milioni gli sfollati interni in Siria, cinque i rifugiati all’estero
NENA NEWS

LA STELLA MORTA DELLO SVILUPPO
Sviluppare il mondo. Fu Robert Mac Namara, il ministro della difesa sconfitto in Vietnam e poi messo alla guida della Banca Mondiale perché avesse una chance di riabilitazione, ad assumere nel 1968 il prestigioso incarico. E l’ex ministro di Kennedy e Johnson non deluse le attese, riuscì ad allargare al mondo intero il sogno illusionista portato sulle scene oltre vent’anni prima da Harry Truman. In oltre sessant’anni, sono stati davvero pochi ad avere l’intuito e il coraggio di sottrarsi al coro di adorazione e ad associazioni di pensiero tanto pervasive da sembrare vere, come quella tra pace e sviluppo. Tra i primi e i più lungimiranti va ricordato Ivan Illich
ALDO ZAN CHETTA

DIECI MILIONI DI DOLLARI AL MINUTO
È una cifra strabiliante: 5,3 trillioni di dollari, il 6,5% del Pil mondiale: è la quantificazione dei sussidi energetici fossili mondiali nel 2015. Se eliminassimo i sussidi all’industria fossile, le morti per inquinamento atmosferico verrebbero dimezzate e si potrebbero evitare 1,6 milioni di decessi e le emissioni in atmosfera calerebbero del 20%. Non lo dicono quelli della decrescita ma il Fondo monetario internazionale, non proprio un ente ambientale. In media, si spende 40 volte di più sul petrolio che su sole e vento
MARIA RITA D’ORSOGNA

CHE FINE HA FATTO L’ECOLOGIA?
Centocinquanta anni fa il naturalista tedesco Ernst Haeckel “inventò” il nome “ ecologia ” per indicare lo studio e la conoscenza dei rapporti fra gli esseri viventi e l’ambiente circostante. All’inizio, il nome ecologia ebbe fortuna fra i biologi ma restò poco diffuso nel grande pubblico. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, ricorda Giorgio Nebbia, l’ecologia aiutò a interpretare nuovi fenomeni. La generazione del ’68 scoprì nell’ecologia la bandiera di una contestazione della società dei consumi e del relativo inquinamento, della congestione delle megalopoli, dei nuovi veleni. Ma i venditori non persero tempo ad appiccicare il nome “ecologia& rdquo;, ai detersivi, alla benzina, ai tessuti. Ben presto il potere economico riconobbe che questa gran passione per l’ecologia li avrebbe costretti a cambiare i cicli produttivi, a depurare i rifiuti, e a guadagnare di meno e la nuova parola fu bollata come ”sovversiva”. L’attenzione per l’ecologia declinò presto e nuovi aggettivi più accattivanti comparvero come “verde”, “sostenibile” e, più recentemente “biologico”, da associare al nome di prodotti commerciali che un venditore vuole dimostrare “buoni”… Abbiamo bisogno non solo di una storia dell’ecologia ma soprattutto di ricette per rallentare i guasti ambientali, a cominciare dagli inarrestabili mutamenti climatici
GIORGIO NEBBIA

CITTADINI SCONNESSI DALLA REALTÀ
Provate a chiedere a dei ragazzini da dove viene l’elettricità. E’ probabile che vi rispondano che viene dalla presa di corrente. Così l’acqua viene dal rubinetto e il cibo dal supermercato. In compenso, magari, avremo loro insegnato a risolvere le equazioni di secondo grado. D’altra parte, siamo abituati ad andare sempre nei negozi e comprare ciò che ci serve e a rivolgerci ad altri affinché riparino ciò che si è guastato. Il sistema capitalista-consumista si basa sulla creazione di cittadini che sappiano molto ma di pochissimi argomenti. Quanti di noi saprebbero invece essere autosufficienti? Quanti sanno coltivare un orto? Abbiamo lasciato la nostra alimentazione nelle mani di imprese che non pensano a nutrirci in maniera sana ma a farci consumare fino al nostro limite e a generare il loro massimo guadagno. Per fortuna, molte cose stanno cambiando e ci sono sempre più iniziative che cercano di invertire questa situazione
JOSÉ LUIS VINCENTE

I BRAVI RAGAZZI DI CASA POUND
«Secondo una nota ufficiale della polizia di stato, i giovani fascisti di Casa Pound sono solo “dei bravi ragazzi che aiutano la povera gente”… Ecco altre note, per ora ancora ufficiose, degli organi predisposti alla difesa della Repubblica e della Costituzione.
Gli affiliati di cosa nostra sono “semplici cittadini che hanno a cuore lo sviluppo edilizio e la sicurezza del territorio”. I membri della camorra sono “uomini e donne preoccupati per la disoccupazione giovanile che offrono lavoro e organizzano la raccolta dei rifiuti”.
Le ronde padane sono “solerti cittadini preoccupati per le sorti delle nostre ridenti comunità che lavorano per accogliere e in tegrare degnamente gli stranieri”. Le bande di omofobi picchiatori … »
MATTEO SADUINO

QUEI MIGRANTI CHE SALVANO ALPI E APPENNINI
In Italia le aree interne, quelle più lontane dai grandi centri urbani e spesso in montagna, rappresentano il 52% dei comuni italiani dove vive 13,3 milioni di persone. In questi comuni la presenza dei migranti supera il 10 per cento in regioni come Umbria, Veneto ed Emilia Romagna. Gli stranieri che vivono sulle Alpi e sugli Appennini sono ormai quasi un milione. E quasi sempre è grazie a loro se intere valli non si sono spopolate. Dalla gestione degli allevamenti alla cura dei boschi, sono spesso loro a tenere in vita attività tipiche di quelle zone montane. La loro presenza e delle loro famiglie ha ripopolato anche le scuole materne e elementari, salvandole dalla chiusura
REDATTORE SOCIALE

JE SUIS SILVIA. RIBELLI AD ALTA TENSIONE
È iniziato lunedì 1° febbraio il processo contro Silvia Ferrante, citata da Terna per un totale di 16 milioni di euro (e 24 citazioni diverse!) in relazione al suo attivismo contro la costruzione dell’elettrodotto Villanova-Gissi. in Abruzzo. Centinaia di persone hanno presidiato l’ingresso del tribunale per esprimere solidarietà a Silvia e alla sua famiglia e gridare No all’opera, definita anche in questi giorni dal Coordinamento No Elettrodotto, “una grande opera inutile e devastante, costruita con i soldi delle bollette dell’energia elettrica degli italiani”. Il 22 gennaio si è tenuto invece un sit in sotto la sede della Regione a Pescara, criticata dal Coordinamento perché finora “non ha preso una posizione chiara verso le comunità”. La polemica in queste ore si sta spostando nei confronti del ministero dell’Ambiente…
ALESSIO DI FLORIO

 

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