“L’innovativa componente rinnovabile” dovrebbe contribuire a ridurre le emissioni di gas serra. Questo nuovo, impropriamente chiamato, “biocarburante” è composto da:
Eni Diesel + >>> 85% di petrolio + 15% di olio di palma
Dato che la materia prima utilizzata da Eni, nella sua “bio-raffineria” di Marghera (Ve), è l’olio di palma, presto, anche a Gela, in Sicilia, si vedranno attraccare le navi cisterna provenienti dal Sud-Est asiatico che riforniranno di olio di palma grezzo la nuova “raffineria di verde”, in fase di implementazione nell’ ex petrolchimico.
ENI pensa in grande con queste due raffinerie. Assieme trasformeranno 710.000 tonnellate di olio vegetale per soddisfare una produzione annua di 530.000 tonnellate di biocarburanti.
Le piantagioni industriali sono la principale causa di deforestazione tropicale nel sud-est asiatico, secondo molte organizzazioni ambientaliste. Le foreste vengono abbattute e bruciate per fare spazio a monocolture di palma da olio sempre più invasive. La flora e la fauna non sono le uniche a scomparire: le popolazioni agricole locali perdono la loro terra e i loro mezzi di sostentamento; questo è stato diffuso da molte organizzazioni per i diritti umani.
Il bilancio del danno ambientale dell’estrazione di petrolio in Nigeria di ENI è ugualmente catastrofico: l’organizzazione Amnesty International ha accusato Eni di 349 fuoriuscite di petrolio nel Delta del Niger per il solo anno 2014.
Lo Stato italiano detiene il 30% del capitale di Eni. Chiediamo all’ENI e al governo italiano di fermare la produzione di biocarburante a base di olio di palma.