Poveri vegetariani, sempre in affanno per la propria salute. Gli studi epidemiologici condotti su centinaia di migliaia di vegetariani dicono l’esatto contrario: i vegetariani hanno un rischio sensibilmente ridotto di malattie cardiovascolari e tumori.
[COMUNICATO STAMPA]
LE POPOLAZIONI VEGETARIANE SVILUPPANO UNA MIGLIOR
CONVERSIONE DEGLI ACIDI GRASSI ESSENZIALI OMEGA-3.
SEMPRE CONFERMATA UNA MINOR INCIDENZA DI CANCRO
E MALATTIE CARDIOVASCOLARI NEI VEGETARIANI.
25 aprile 2016
Lo stolto non ha ancora capito che deve guardare la luna, non il dito.
Poveri vegetariani, sempre in affanno per la propria salute. Proprio adesso che la recentissima posizione sulle diete vegetariane della Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) li aveva tranquillizzati sul fatto che anche in Italia non rischiano la tanto invocata carenza di ferro e proteine, ecco in arrivo un’altra preoccupazione: la dieta vegetariana provocherebbe una mutazione genetica che favorirebbe la comparsa di cancro e malattie cardiovascolari.
Sic et simpliciter.
Ma che strano. Gli studi epidemiologici condotti su centinaia di migliaia di vegetariani dicono l’esatto contrario: i vegetariani hanno un rischio sensibilmente ridotto di malattie cardiovascolari e tumori. E allora? Qualcosa non torna, forse anche quest’ultima storia è stata, “stranamente” mal raccontata. Chissà perché capita sempre che prevalga il pensiero paleologico quando dà la possibilità di mettere in guardia la popolazione dall’adozione di una dieta vegetariana, mentre l’enorme mole di dati che sostengono i molti effetti positivi sulla salute di questa dieta passano solitamente in sordina.
“All’inizio eravamo contenti che le nostre ricerche suscitassero un tale interesse, poi ci siamo accorti che la maggior parte degli articoli raccontavano cose non vere“, ha dichiarato il prof. Kaixiong Ye, uno degli autori.
Vogliamo allora vedere insieme cosa dice veramente questa ricerca?
Va premesso che gli acidi grassi a lunga catena (LCPUFAs) non sono grassi essenziali, ma vengono sintetizzati dall’organismo, sulla base delle proprie necessità, per la produzione di molecole di regolazione e grassi strutturali del Sistema Nervoso. Questo avviene a partire dagli acidi grassi essenziali Alfa-Linolenico (omega-3) e Linoleico (omega-6) attraverso una via enzimatica (FADS) che, come tutte le attività metaboliche del nostro corpo, è regolata dai geni (DNA). Poiché i LCPUFAs possono essere assunti già preformati a partire da cibi animali, soprattutto marini, appare chiaro che chi ha una dieta che li fornisce direttamente (carnivori e pescivori) non avrà bisogno di efficienti meccanismi di conversione mentre chi, come i vegetariani, non assume LCPUFAs preformati, beneficerà di una via di conversione efficiente.
I ricercatori della Cornell University hanno giusto individuato una variante genetica che è evoluta nelle popolazioni che storicamente hanno seguito una dieta a base vegetale, e che rende più efficiente la conversione. Un differente allele di questo gene, che rende meno efficiente la conversione e quindi è adatta per una dieta a base di animali marini, è stata individuata negli Inuit, che consumano prevalentemente pesce.
L’allele “vegetariano” si è quindi selezionato in popolazioni che hanno seguito diete a base vegetale per centinaia di generazioni. Che è un concetto diverso da quello che “l’alimentazione vegetariana porta a delle mutazioni genetiche”. Questa variante si è affermata secondo la logica del vantaggio genetico che caratterizza l’evoluzione delle specie: è cioè vantaggiosa per l’organismo di chi basa la propria alimentazione prevalentemente su cibi vegetali.
Ricordiamo che le nuove linee guida dietetiche per vegetariani italiani raccomandano di mantenere il rapporto massimo di 1:4 nelle assunzioni di omega-3:omega-6 della dieta. Questo è possibile semplicemente:
-assumendo buone fonti di omega-3 (noci, semi di chia, semi e olio di lino)
-consumando gli altri grassi della dieta sotto forma di olio di oliva e limitando/abolendo il consumo di tutti i cibi animali (anche latticini e uova) e prodotti da forno industriali.
Vedi per approfondimenti il sito del PiattoVeg
Fonti:
Eating green could be in your genes
La dieta vegetariana non fa venire il cancro. Di bufale, imprecisioni e studi scientifici
La dieta vegetariana provoca mutazioni genetiche? La correlazione c’è
La dieta vegetariana può promuovere mutazioni genetiche
Comunicazione a cura di Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana SSNV
http://www.scienzavegetariana.it – info@scienzavegetariana.it
Note:
Societa’ Scientifica di Nutrizione Vegetariana – SSNV si prefigge di fornire ai professionisti della salute e alla popolazione generale informazioni corrette sulla nutrizione a base di cibi vegetali (c.d. plant-based nutrition) e sui suoi rapporti con la salute.