“Liberazione”

“Oggi chi educa ha il dovere di porsi una domanda: stiamo facendo tutto il possibile perché la storia del 25 aprile‬ non finisca nella riga di un libro? Ecco perché credo che il 25 aprile dovremmo farlo in classe o fuori dalla scuola”.



NEWSLETTER DI COMUNE

FACCIAMO COMUNE INSIEME
RACCONTARE IL MONDO OGNI GIORNO PER NON ABITUARSI AL DOMINIO

DARE VOCE (ASS. SOLIDARIA DI BARI)
“Come associazione Solidaria Bari aderiamo alla campagna “Facciamo Comune insieme” perché realtà come Comune sono fondamentali per dare voce a tutt* coloro che non ne hanno abbastanza. Grazie per quello che fate!”

LIBERAZIONE

Ascanio Celestini: “Ho registrato mio padre per la prima volta nella sua bottega. Era artigiano, rimetteva a posto i mobili, li restaurava, li lucidava. La seconda volta l’ho registrato in salotto. Stavamo seduti sul divano e ha parlato un po’ meno di un’ora. Tutte e due le volte mi ha raccontato la stessa storia, la sua storia della Liberazione. Ma non quella del 25 aprile del ’45 perché mio padre viveva a Roma e si ricordava un’altra Liberazione. Lui raccontava del 4 giugno 1944, il giorno che nella sua città finì la guerra. Questa storia in famiglia l’abbiamo sentita tutti. Era quella che raccontava più spesso. Quella che lo rappresentava. Il suo documento d’identità. Una volta m’ha detto che sarebbe stato bello farci un film. Dunque… se fosse un film in comincerebbe la sera del 3 giugno 1944 nel Cinema Iris di Porta Pia. Mio padre sarebbe il personaggio principale e mio nonno il co-protagonista.
Mio nonno… il sor Giulio… SEGUE QUI

IL 25 APRILE DOVREMMO FESTEGGIARLO A SCUOLA
“Oggi chi educa ha il dovere di porsi una domanda: stiamo facendo tutto il possibile perché la storia del 25 aprile‬ non finisca nella riga di un libro? Ecco perché credo che il 25 aprile dovremmo farlo in classe o fuori dalla scuola – scrive Alex Corlazzoli, maestro -, magari andando con i nostri ragazzi al campo di concentramento a Fossoli, a Sant’Anna di Stazzema, a casa dei fratelli Cervi a Gattatico, alla risiera di San Sabba. Oppure dovremmo aprire le nostre aule ai partigiani, a chi ha ancora qualcosa da raccontare ai nostri ragazzi… Lunedì sarebbe bello che mamme e papà, maestri e professori leggessero ai ragazzi uno dei tanti libri scritti per bambini e ragazzi sulla Resistenza… “
ALEX CORLAZZOLI

NON C’È NULLA DA SEGNALARE
“Renzo è un ragazzo che non si fa mai notare. Come si usa dire nel gergo scolastico: esegue i compiti, è attento. Non è particolarmente brillante, ma fa il suo dovere – scrive Emilia De Rienzo, insegnante – È molto rispettoso. Non fa amicizia facilmente, ma nello stesso tempo ha compagni con cui va d’accordo. Tutto bene, quindi. Nulla da segnalare. Qualche collega sottolinea che è svogliato, che fa “il minimo sindacale”, che dovrebbe fare di più. E a conferma di ciò che questi colleghi dicono, un giorno prende un’insufficienza nel compito di matematica. Lo vedi, lo dicevamo, è svogliato, deve fare di più. Bisogna stimolarlo. E per stimolarlo, naturalmente per loro non c’è nulla di meglio che un brutto voto. Il giorno dopo, vedo che la firma della madre sotto il voto della verifica, non sembra la sua. Ma non dico nulla e aspetto. L’insegnante di matematica non se ne accorge. Non passa molto tempo che… “
EMILIA DE RIENZO

COSTRUIRE RELAZIONI SOCIALI OGNI GIORNO ALAIN GOUSSOT
CARI GENITORI. LETTERA DI UNA MAESTRA ELETTRA WAVE
MI SENTO COINVOLTO PAOLO LIMONTA

LA SCUOLA È VITA E LA VITA È QUARTIERE
Cronaca di una resistenza che vince rompendo i luoghi comuni dell’ottimizzazione delle risorse e della “tolleranza” tra diversità immobili ed eterne. La Comunidad de Madrid (ex Provincia) aveva proposto di chiudere la sola scuola pubblica di Lavapiés, il quartiere madrileno che da secoli attrae persone provenienti da lontane aree geografiche e con diverse radici culturali, perché la struttura del vecchio edificio non pare adeguata alleattuali necessità. Dalla Moreno Rosales, però, nessuno vuole andarsene, così il quartiere – cioè i molti micro-quartieri che lo compongono – ha detto No e ha riscoperto la scuola, un suo pezzo essenziale e un po’ in ombra. Lo stesso è accaduto agli insegnanti, ai genitori e ai ragazzi che hanno visto con occhi diversi la comunità in cui vivono. Un padre racconta: hanno firmato l’elettricista, l’idraulico…e poi il barbiere, il negozio di frutta secca. La Moreno Rosales è una scuola di prossimità che, nel resistere a un presunto utilizzo razionale delle risorse, aiuta il quartiere a superare i limiti della multiculturalità, l’affermazione statica delle differenze, non solo per convivere in maniera più dinamica, interculturale, ma per cooperare nella soluzione di un problema comune inventando e costruendo una soluzione collettiva. Ognuno ha fatto quel che poteva fare e insieme si salva la scuola e si comincia a cambiare il territorio
AMADOR FERNÁNDEZ-SAVATER

KARALÒ, CUCIRE LEGAMI
Quella di Karalò è una “start up” fuori mercato, dove nessuno vuole “integrare” nessun altro, ma si valorizza lo scambio di competenze e di culture in cooperazione e fuori dal business: uno scambio da cui escono fuori portafogli, borse, porta tabacco, gonne e splendidi vestiti. Quella di Karalò è una storia nata in dicembre, dopo che in uno spazio romano abbandonato è stato ricostruito il tetto, montato l’impianto elettrico e sono state imbiancate le pareti. Quella di Karalò è la conseguenza di un incontro in un mercato delle autoproduzioni tra richiedenti asilo provenienti da Gambia, Mali e Senegal, alcuni operatori sociali del centro in cui sono ospi ti, e il collettivo Communia Roma. Quella di Karalò, parola mandinga che significa “sarto”, è più di una sartoria migrante, è una scuola di italiano, un’aula che ospita studenti e studentesse, un modo per partecipare allo sciopero dei migranti del Primo marzo, per promuovere cene di autofinanziamento, mercatini e legami con CommuniaNet, rete diffusa in molte città. Quella di Karalò è una storia ricca di dignità
COMMUNIA ROMA

ABBIAMO APERTO QUEL CANCELLO
Bari, 24 marzo, via Amendola: il giardino pubblico, abbandonato da anni, viene restituito ai cittadini grazie alla cura di un gruppo di studenti e studentesse, precari e precarie, lgbtq, bambini e bambine. Dall’apertura di quel cancello arrugginito ad oggi, il giardino, rinominato Bread&Roses, ha ricominciato a respirare e ad accogliere persone e speranze. Il giardino vuole prepararsi ad accogliere un’aula studio, una sartoria sociale, un punto distributivo per autoproduzioni etiche e sostenibili, spazio culturale (mostre fotografiche, book crossing, esibizioni musicali, ecc.), area per cineforum e dibattiti, un orto sociale urbano… Bread&Roses ora ha bisogno di partecipazione e di solidarietà
R.C.

UN MONDO NUOVO
Le ultime assemblee generali di place de la République, sempre molto partecipate, hanno raccolto idee e proposte per un grande Primo Maggio e per promuovere proteste e occupazioni presso le sedi del Medef (la Confindustria francese). Intanto, molte azioni dirette si svolgono regolarmente ogni giorno: brevi occupazioni di banche, azioni per il diritto all’abitare, azioni contro lo sfruttamento del petrolio, interruzioni di conferenze stampa, come accaduto alla presentazione del festival di Cannes. In ogni caso, per molti e molte il come fare le cose in modo diverso resta decisivo per alimentare il movimento Nuit Debout‬ al di là delle agende e delle rivendicazioni, si tratta di creare un mondo nuovo qui e adesso. Lo dimostrano a modo loro questi trecentocinquanta musicisti ribelli, professionisti e non, che hanno risposto a un appello promosso su facebook per riunirsi mercoledì 20 e suonare insieme di fronte a migliaia di persone la Nona Sinfonia “Nouveau monde”. Nel loro appello, tra l’altro, si legge: “Perché vogliamo un mondo nuovo, semplicemente migliore, in cui la giustizia e la cultura saranno la base della società, abbiamo il diritto e anche il dovere di stare in piedi. Ascoltiamo musica…” (il prossimo Concert Debout ci sarà il 30 aprile) NOTIZIA, LINK E VIDEO
 

REDDITO E LIBERTÀ
Un reddito di base incondizionato non è solo uno strumento con cui rifiutare condizioni di lavoro “capestro” – contro le quali in queste settimane in Francia è nato il movimento Nuit debout‬ – e mettere in discussione il dominio del lavoro sulla vita, prima di tutto è un fattore di liberazione comune. Del resto, la recente previsione dell’Inps sulla generazione anni Ottanta, costretta a lavorare fino almeno a settantacinque anni, annuncia milioni di esclusi. Che faranno di tutto per riprendersi in mano la propria vita
ANDREA FUMAGALLI

IL SOGNO DI ASPIRARE A PENSIONI NORMALI
Condannati a lavorare fino a 75 anni. Il presidente dell’Inps annuncia che chi oggi ha tra i trenta e i quarant’anni sarà probabilmente costretto a vendere il proprio tempo fino a settantacinque. C’è chi si dispera e chi si frega le mani, ma è possibile che in un paese in cui esistono pensioni d’oro, baby-pensioni e pensioni da fame non si riescano a concepire delle pensioni normali?
DIEGO REPETTO

 

IL TERREMOTO CHE NON FA NOTIZIA
Nella notte tra sabato 16 e domenica 17 aprile 2016 un violento terremoto ha devastato la zona costiera centrale dell’Ecuador. L’epicentro è stato vicino alla città di Muisne, ma sono stati riportati danni fino a trecento chilometri di distanza e le scosse sono state avvertite anche nella capitale Quito. Quasi seicento morti, migliaia di feriti e di despazados. Libero Mondo, una delle più importanti cooperative di commercio equo in Italia, ha promosso insieme ad altre organizzazioni una campagna di raccolta fondi per le vittime ed è in stretto contatto con diverse realtà di campesinos e artigiani ecuadoriani che si sono autorganizzati per offrire solidarietà immediata. Il terremoto è sta to presto dimenticato dai “grandi” media ma c’è chi svolge un ruolo fondamentale di comunicazione e cooperazione dal basso
LIBERO MONDO

LE MANI SULL’ACQUA
La legge appena approvata alla camera, fra le contestazioni dei movimenti, rilancia la privatizzazione dell’acqua e risponde a precisi interessi di lobby finanziarie. Pd e governo mostrano così tutto il loro disprezzo per la volontà popolare. L’acqua è una merce: lo straordinario referendum del 2011 e i suoi 27 milioni di votanti non esistono più
MARCO BERSANI

REFUGEES WELCOME. NOI ACCOGLIAMO
La chiamata ha avuto successo: tra Germania, Austria, Grecia, Olanda, Polonia, Portogallo, Spagna e Svezia più di cinquecento rifugiati hanno già trovato accoglienza nelle case dei cittadini. E ora tocca all’Italia. Ecco come fare
ALESSANDRA MAGLIARO

UN KIT PER LA SCUOLA DEL NOSTRO TEMPO
Affrontare in classe la discussione sulle ferite del pianeta e i grandi temi del presente (e del futuro) è un modo semplice di vivere la scuola senza delegare ad altri il cambiamento necessario. Favorisce questa essenziale opportunità il kit realizzato con un progetto coordinato dal Cies che studenti e insegnanti possono utilizzare gratuitamente per approfondire grandi temi come i cambiamenti climatici e le migrazioni ambientali. Ci si informa e si apprende anche attraverso giochi di ruolo, esercizi di matematica e laboratori artistici, da realizzare insieme agli studenti
R.C.

PENNE, QUADERNI, ZAINETTI E BICICLETTE
A Odense, in Danimarca, a partire dai cinque anni i bambini si recano ogni giorno a scuola in bicicletta: a volte affiancati dai genitori, anche loro in bici, che poi a un certo punto deviano per andare a lavoro o a casa lasciandoli a pedalare da soli. Secondo un rapporto della municipalità, quattro su cinque scelgono questa modalità di spostamento per coprire il tragitto casa-scuola. Tra quelli che non vanno in bici ci sono molti che vanno a piedi, gli altri sono accompagnati in auto, ma i genitori devono pagare un ticket per il disturbo arrecato a tutti gli altri… Sorge un dubbio: forse è possibile mettere in discussione il dominio dell’auto e del petrolio…
BIKEITALIA

NESSUNO ALTRO LO FARÀ AL POSTO NOSTRO
Siamo d’accordo, vogliamo cambiare il mondo, siamo in tanti e tante ovunque. E se cominciassimo dal modo in cui i nostri figli nascono e da come li accudiamo? “Si tratta – scrive Alessia Cintorino, esperta in diritto dell’immigrazione e mamma del Gruppo di auto e mutuo aiuto DonneConLeGonne di Cassibile (Sr) – di informarci, abbattere pregiudizi, sporcarci le mani, scontrarci con un’opinione dominante che mette a tacere o ridicolizza le voci dissonanti, lavorare su noi stessi e le nostre resistenze…”. Si tratta di considerare la bambina o il bambino un individuo con bisogni specifici e competenze ben precise. Alice Miller, Maria Montessori, Jean Lidloof (quant e donne…) possono accompagnarci in questo percorso. “Non si tratta di essere perfetti, né come genitori né come esseri umani… ma di imparare a superare i pregiudizi e le pressioni sociali… di saggiare ogni giorno i propri limiti… riappropriandoci della responsabilità delle nostre scelte. Nessun altro lo farà al posto nostro e, mai come in questo caso, ci sarà qualcuno più appropriato di noi per farlo…”
ALESSIA CINTORINO

 

 

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