“Nuit debout siamo noi”

Un reportage fotografico meraviglioso. L’occupazione della piazza, la mensa, i concerti, la protesta, le commissioni tematiche: cinquanta scatti da Parigi. I volti di chi resta sveglio, in piedi, per resistere nella vita di ogni giorno.

 

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SEMINARE (ZAPPATA ROMANA)
“Prezioso il lavoro di chi semina idee, pensieri e azioni come fa Comune”

FACCIAMO COMUNE INSIEME
LA NOSTRA CAMPAGNA 2016

 

NUIT DEBOUT SIAMO NOI
Un reportage fotografico meraviglioso. L’occupazione della piazza, la mensa, i concerti, la protesta, le commissioni tematiche: cinquanta scatti da Parigi. I volti di chi resta sveglio, in piedi, per resistere nella vita di ogni giorno. Intanto la protesta in Francia dilaga nonostante la repressione
FRANCIS AZEVEDO

RIFLESSIONI ALLA LUCE DELLA CRISI BRASILIANA
Le democrazie che conosciamo non sono più né necessarie né utili per il tipo di sistemi politici funzionali all’attuale accumulazione, anzi sono un ostacolo. Meglio una crescente militarizzazione delle zone povere, come le periferie urbane, e degli spazi che le grandi multinazionali colonizzano cacciando intere popolazioni. Ogni movimento di resistenza va neutralizzato e, quando arrivano al governo forze che potrebbero uscire dal copione estrattivista, vanno rese inoffensive mettendole al proprio servizio o destituendole. In questi giorni, in Brasile, vediamo una combinazione di entrambe le strategie. Le strategie dei movimenti antisistemici dovrebbero pensare nel lungo termine, po i evitare di illudersi di poter gestire le difficoltà del sistema ma l’urgenza strategica maggiore è comprendere il modello estrattivo per spoliazione. Abbiamo commesso grossi errori: se siamo davvero di fronte a una guerra delle classi dominanti contro i popoli, perché il mondo concepito per il dominio dell’uno per cento dei suoi abitanti tollera a malapena la metà dell’attuale popolazione del pianeta – il resto è di troppo, non serve più neanche per produrre plusvalore, perché il sistema accumula rubando – , allora gestire alcuni aspetti del campo di concentramento non è la strada migliore
RAÚL ZIBECHI

SI VIVE CON MENO DI QUANTO SI PENSI
Rifiutare il dominio del consumismo nella vita di ogni giorno, scegliere di non essere schiavi del lavoro, riscoprire l’agricoltura contadina coltivando un orto, creare relazioni solidali per lasciare spazio ad autoproduzioni e scambi. Sono numerose le esperienze con cui, tra informalità e scarsa visibilità, sempre più persone ripensano i modi non solo di lavorare, mettendo al centro un forte desiderio di autonomia, ma soprattutto di vivere
LUCIA BERTELL

UNIVERSITÀ DEL CAMMINARE
Nasce a Fabriano la prima Università del Camminare d’Italia, un luogo di discussione, d’incontro, approfondimento e progettualità. Un luogo dove il camminare verrà declinato in tutte le espressioni possibili. Buon cammino dalla redazione di Comune
PAOLO PIACENTINI

SE IL PREZZO LO DECIDONO I CITTADINI
La rete di caffetterie che aderisce al progetto “Pay as You Feel” nel Regno Unito (ma anche in Australia) offre pasti preparati con alimenti tolti dagli scaffali di negozi e supermercati ma ancora perfettamente commestibili. Il prezzo lo decidono i cittadini clienti: un’opportunità per chi non è in grado di cucinare tutti i giorni autonomamente, come tante persone anziane, e per chi allo stesso tempo si trova in difficoltà economica. Dal 2013 in questo modo sono state salvate oltre 300 tonnellate di cibo
BRUNO CASULA

SCUOLE APERTE. LETTERA A STEFANIA GIANNINI
“Gentile ministra Stefania Giannini, le Scuole Aperte tutta l’estate o anche nelle ore extra-curricolari d’inverno sono senza dubbio un’opportunità per contrastare dispersione scolastica o devianze giovanili. Ma il giochino di far ricadere il carico di questa iniziativa sullo stesso organico docente, già pagato poco, mi sembra la solita trovata furbetta… Chi Le scrive lavora in una scuola a rischio da ventisei anni… Evidentemente Lei non è mai entrata in una classe, magari super affollata grazie alla Gelmini, con cinque “DSA” e due “segnalati”, con bambini con enormi problemi comportamentali e con una forte deprivazione socio-culturale… Se proprio ritiene fond amentale sostenere giovani in difficoltà… utilizzi docenti nelle graduatorie pubbliche, permetta loro di accumulare punteggio, riconosca loro una sorta di tirocinio e dopo 36 mesi li immetta in ruolo… Capisco bene che tutto ciò ha un costo… ma, vede Ministra Giannini, la democrazia non è a costo zero… Come diceva Gesualdo Bufalino “La mafia sarà vinta da un esercito di maestre elementari”, anche la dispersione scolastica e la devianza giovanile potrebbero essere sconfitti con un esercito di insegnanti precari! E mandi in pensione insegnanti come me, anziché lasciarci in classe fino a 67 anni…”
CARLA CORCIULO

LA SOLIDARIETÀ DELLE RELAZIONI GERARCHICHE
Si tratta di uscire dalla perniciosa logica coloniale del “turismo” rivoluzionario e non basta una riflessione individuale. È questo il vero problema di chi vuol conoscere da vicino e manifestare condivisione con le ribellioni del sud che più entusiasmano chi nel nord del mondo si dà da fare per cambiare le cose in profondità e radicalmente. Non è facile, perché l’elemento sostanziale che genera quella logica non cambia con la coscienza delle disuguaglianze o la volontà politica. Lo crea, piuttosto, una condizione di privilegio che, prima di essere discussa, va riconosciuta. La mera esistenza del privilegio, poi, non è il solo probl ema, spiega Dilar Dirik in un grande articolo, la cui lettura risulterà essenziale non solo a chi va in Chiapas, Palestina o Rojava. Per rimuovere quel che avvelena la comprensione reciproca e lo sviluppo di relazioni mutue e feconde tra chi è protagonista delle lotte in un certo territorio e chi vi arriva, va eliminato ciò che segna la radice del privilegio, la connotazione gerarchica delle relazioni. Solo così la solidarietà può dar vita a quel processo multidimensionale che fabbrica l’emancipazione di tutti i soggetti coinvolti. La differenza tra carità e solidarietà, chiosa la giovane sociologa curda, è che il primo ti definisce “interessante” e ti vuole insegnare, mentre l’altro ti chiama “compagno” e vuole imparare
DILAR DIRIK

AL DI LÀ DELL’ODIO
«“Non avrete il mio odio” era semplicemente il titolo di un post inserito nel suo profilo facebook e che in breve, incredibilmente, ha fatto il giro del mondo. Antoine Leiris aveva perso la moglie Hélène in quel tragico attentato al Bataclan di Parigi il 13 novembre 2015 restando da solo con suo figlio di diciassette mesi. Oggi quelle riflessioni appaiono più organicamente in un libro… che ti afferra prima alla gola a farti mancare il respiro nelle ore concitate del massacro e poi il cuore nel silenzio del dolore e della riflessione. È una meditazione sul senso della vita liberata dal “sentimento ingombrante dell’odio che – dice Leiris – ci impedirebbe di essere leggeri perché saremmo appesantit i da questo fardello e dalla voglia di vendetta. Dunque è impossibile non provarlo ma è possibile lasciarlo fuori dalla porta…”»
TONIO DELL’OLIO

NON CI CAPISCONO
«Care donne e ragazze, finalmente il “mistero” della violenza di genere è stato svelato. Gettate pure nel cestino analisi femministe, storiche, giuridiche e socio-economiche; gettatevi pure studi, ricerche, dati e percentuali, stracciate testimonianze delle sopravvissute e resoconti delle attiviste. E gioite! Perché la faccenda – come dimostrano i più recenti episodi di stupro, aggressione sessuale e femminicidio accaduti nel nostro soave paese – è davvero semplicissima: gli uomini non capiscono il nostro linguaggio. Perciò, quando noi diciamo No, Basta, Vattene, È finita, Non voglio loro non colgono il messaggio e presumono che noi si sia pienamente consenzienti. Grida, lacrime, spintoni, tentativi di sottrarsi parimenti non vengono intesi co me rifiuto, dal che si desume che anche il nostro linguaggio corporeo è per loro alieno…»
– 14 maggio 2016, Ravenna: Giovane stuprata in spiaggia: fermato un 17enne. L’ha filmata mentre si rivestiva
– 15 maggio 2016, Forlì: Professore bacia studentessa 15enne: arrestato
– 16 maggio 2016, Firenze: uccide la ex moglie a coltellate e poi si toglie la vita
MARIA G. DI RIENZO

LEJLA, HAMID E LA PAURA DEL DIVERSO
Un fisico genovese con la passione della letteratura racconta perché ha pubblicato “Lejla e Hamid”, un romanzo sulla violenza sessuale e l’amore fra due ragazzi che, in situazioni del tutto diverse, hanno conosciuto la guerra e sono arrivati in Italia con percorsi molto differenti. La scintilla che ha mosso la voglia di scrivere è scoccata a Valencia, Spagna, dopo l’ascolto di un giornale radio che riferiva della vendetta della madre di una ragazza violentata su un uomo appena tornato in libertà dopo aver scontato la sua pena in un carcere…
DIEGO REPETTO

LA RIBELLIONE DELLE DONNE
La logica patriarcale, ormai è noto, ha una concezione gerarchica della famiglia e della società: per essere schematici vuole la donna sottomessa all’uomo, i bambini agli adulti, i neri ai bianchi, i poveri ai ricchi, gli animali all’uomo. La libertà delle donne ha dunque bisogno ogni giorno di mettere in discussione i pregiudizi culturali ereditati da logiche patriarcali, piuttosto graditi dal capitalismo. In questa libertà, scrive Alessia Cintorino, c’è anche il “dare alla luce… l’allattare, il cullare, l’accogliere, il nutrire… Scoprire l’immensa gioia e il potere che si cela dietro questo aspetto della femminilità. Una delle tante sfaccettature che compongono la nostra femminil ità. Il fatto che non sia più un imperativo a cui rispondere (e menomale!), non la rende però una caratteristica riprovevole o da dimenticare. Essere donne che accudiscono, rispettano e aspettano. In equilibrio, a volte così precario, tra l’estasi di fronte al proprio bambino/a, il suo odore, il suo sorriso beato e il ritmo incalzante di quello che stanno chiudendo fuori dal loro abbraccio. La casa in disordine, le cose da fare, la necessità di essere e fare altro. Giornate scandite da ritmi lenti… Un’esperienza che insegna tanto sulla nostra specie, che apre gli occhi su ciò che le manca per poter essere migliore…”
ALESSIA CINTORINO

I GRUPPI SONO PIÙ INCLINI DEGLI INDIVIDUI ALLA PAZZIA
Ci sono intrecci interessanti da indagare tra collettivi, sogni e pazzia
DONATELLA DONATI

IL LATO OSCURO DEL CARBONE
Il combustibile che viaggia dalla Colombia alle centrali termoelettriche di Civitavecchia e Brindisi porterebbe con sè le storie di violazioni dei diritti umani
R.C.

IL COLLASSO DEL VENEZUELA
È uno dei paesi con le più grandi riserve di petrolio al mondo, tuttavia il Venezuela vive sull’orlo del collasso, a cominciare da quello del sistema sanitario. Le ragioni sono diverse e complesse: questo articolo segnala soltanto la drammatica situazione umanitaria in un paese ricco di oro nero, per fortuna ci sono autori, libri, siti che raccontano bene il ruolo delle destre venezuelane, l’invadenza delle ingerenze statunitensi, ma anche le lotte sociali poco visibili o le contraddizioni di una cultura politica al tempo stesso antiliberista ma limitata da anni di culto del leader, militarismo e dominio del patriarcato
MARIA RITA D’ORSOGNA

CI SONO MOLTE ANTIMAFIE
“L’antimafia in questi decenni è diventata l’occasione delle più alte espressioni dell’impegno civile, politico, etico. Ma anche il suo contrario. È diventata anche un’etichetta, un marchio… Le mafie iniziano davanti casa nostra, nelle strade e nelle piazze che frequentiamo quotidianamente. Lì dove sorgono e dominano prevaricazioni, clientele, legge del più forte, servilismo, accucciarsi a Potenti e potentati… Le organizzazioni mafiose, camorristiche, i loro squallidi e criminali affari crescono lì dove domina il primo versante, dove si piega la testa e un capitalismo sempre più disumano e vorace può scatenare la sua violenta oppressione… Ma c’è semp re speranza, c’è sempre la possibilità di andare avanti, di non arrendersi… In questi giorni, come ogni anno, migliaia di giovani sono giunti a Cinisi per commemorare Peppino Impastato…”
ALESSIO DI FLORIO

NESSUNO SUL CIGLIO DELLA STRADA
Forse ha ragione Philippe Meirieu, abbiamo tutti bisogno di riscoprire che l’educazione si rivolge soprattutto a chi non è destinato all’educazione per non lasciare che nessuno sia abbandonato ai bordi della strada perché non produttivo
MARCELLO GOUSSOT

 

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