L’esito delle elezioni amministrative, e in particolare la vittoria delle candidature di De Magistris a Napoli, di Virginia Raggi a Roma, di Chiara Appendino a Torino e di candidati M5S in diciannove altri centri con più di 15 mila abitanti, ha creato una situazione più favorevole al nostro lavoro.
Comunicato CC 11/2016 – 21 giugno 2016
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Sostenere e valorizzare tutte le lotte rivendicative e le proteste delle masse popolari!
Costituire ovunque OO e OP e orientarle ad agire da nuove autorità pubbliche, da centri locali del nuovo potere fino a costituire il GBP!
Far contribuire anche la sinistra borghese di nuovo stampo alla guerra popolare rivoluzionaria: formare Amministrazioni Comunali d’Emergenza!
Propagandare il socialismo! Avanti nel consolidamento e rafforzamento della Carovana del (nuovo)Partito comunista!
L’esito delle elezioni amministrative, e in particolare la vittoria delle candidature di De Magistris a Napoli, di Virginia Raggi a Roma, di Chiara Appendino a Torino e di candidati M5S in diciannove altri centri con più di 15 mila abitanti, ha creato una situazione più favorevole al nostro lavoro. La sconfitta del PD di Matteo Renzi e del suo sistema di Larghe Intese con la banda Berlusconi e la Lega Nord, rende più difficile ai vertici della Repubblica Pontificia governare il paese e allarga i contrasti al loro interno. Ma il risultato principale delle elezioni amministrative non è la sconfitta di Renzi (morto un papa ne farebbero un altro); il risultato principale è la creazione di condizioni più favorevoli alla formazione di Amministrazioni Comunali d’Emergenza (ACE) e alla costituzione di Organizzazioni Operaie in ogni azienda capitalista e di Organizzazioni Popolari in ogni azienda pubblica e in ogni zona d’abitazione: le condizioni per la costituzione del Governo di Blocco Popolare (GBP) che porterà a un livello superiore la lotta per la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato e l’instaurazione del socialismo.
Dobbiamo fare di ogni lotta (per i CCNL, per impedire l’applicazione del Jobs Act e del TUR del 10 gennaio 2014, per miglioramenti salariali e normativi, per il miglioramento delle scuole e delle università, contro le Grandi Opere, per pensioni dignitose, contro l’eliminazione delle conquiste nel campo della sanità, della cultura e dell’istruzione, contro l’inquinamento e per le energie rinnovabili, per la manutenzione e l’uso delle abitazioni vuote, per la manutenzione delle strutture pubbliche e del territorio, ecc.), una scuola di comunismo e alimentare con ognuna di esse la creazione del nuovo potere.
I successi della sinistra borghese di vecchio stampo (come a Sesto Fiorentino) e di nuovo stampo (M5S e “arancioni”) dobbiamo valorizzarli per creare il sistema del nuovo potere.
La sinistra borghese di vecchio stampo (quella derivata dalla degenerazione del vecchio PCI diretto dai revisionisti moderni di Togliatti e nata sulla “questione morale” agitata da Berlinguer) di per sé non ha futuro. Perfino Sergio Cofferati ha riconosciuto (il manifesto, 9 giugno 2016) che questa sinistra non ha un progetto di società distinto dal corso delle cose imposto dalla borghesia imperialista, aspira solo a fare nelle istituzioni della Repubblica Pontificia da “sponda politica” alle rivendicazioni delle masse popolari: il governo Prodi (2006-2008) ha mostrato cosa vale tale “sponda politica” che vorrebbe scimmiottare l’impresa di Togliatti ora che però siamo nel pieno della nuova crisi generale del capitalismo e nel mondo non vi è ancora un movimento comunista che minaccia di travolgere il sistema imperialista. Noi le offriamo la possibilità di assecondare il nostro piano; se non lo fa, diventa un’appendice del PD.
La sinistra borghese di nuovo stampo (M5S e “arancioni” alla De Magistris) o asseconda il nostro piano creando Amministrazioni Comunali d’Emergenza (ACE) e contribuendo alla mobilitazione e organizzazione degli operai e delle masse popolari o finirà a servire la borghesia imperialista e il suo intrico di corruzione e di criminalità: queste sono connaturate alla borghesia imperialista di tutto il mondo perché i gruppi che la compongono sono in guerra e non possono attenersi lealmente a leggi comuni né possono elevare a legge la legge del più forte. È una caratteristica universale della borghesia imperialista, aggravata in Italia dalla tradizione nazionale del Vaticano e delle altre organizzazioni territoriali (mafia, camorra, ‘ndrangheta e minori) sopravvissute alla rivoluzione borghese e rifiorite con la borghesia imperialista. La nuova sinistra borghese può sfuggire a questa trappola solo se asseconda il nostro piano di mobilitazione e organizzazione delle masse popolari e di creazione di ACE in lotta contro il governo dei vertici della Repubblica Pontificia. È un segno della loro debolezza il fatto che i nuovi eletti hanno subito cercato di moderare le masse popolari, di appellarsi a “tutti” come se gli interessi fossero comuni, come se esistesse un “bene comune”, mentre la realtà mostra che la condizione delle masse popolari peggiora proprio perché i ricchi si arricchiscono sempre di più e per cambiare il corso delle cose decisiva è la mobilitazione delle masse popolari. Il corso delle cose si cambia solo se le masse popolari prendono il sopravvento sulla borghesia imperialista e il suo clero. Strada comune vorrebbe dire sottomissione delle masse popolari alla borghesia imperialista e al suo clero: cioè l’attuale corso delle cose.
Anche i referendum e le vittorie nei referendum (referendum sociali, referendum contro lo stravolgimento della Costituzione del 1948 e altri) sono utili e perfino importanti se si espande nel paese un nuovo potere che da subito impone l’applicazione delle misure e dei principi favorevoli ai lavoratori scritti della Costituzione del 1948 e rimasti lettera morta; se si forma un nuovo potere che contrasta su scala crescente il corso delle cose imposto dalla borghesia imperialista e dal suo clero. Altrimenti si vincono i referendum (come quello dell’acqua di giugno 2011), si fanno grandi manifestazioni contro la guerra (come quelle del 2003) e le cose continuano come prima e l’inutilità delle vittorie alimenta nelle masse popolari demoralizzazione, rassegnazione, disperazione e mobilitazione reazionaria. Come se l’avvenire del mondo fosse ancora nelle mani della borghesia imperialista, della NATO, della UE, della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti.
In realtà il futuro lo fanno loro solo se noi comunisti li lasciamo fare. Il futuro non dipende più principalmente dalle intenzioni, dai progetti e dalle manovre della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti: sono solo un branco di lupi famelici, ognuno di loro ha difficoltà a valorizzare il capitale che amministra e deve scagliarsi contro le masse popolari e contro gli altri gruppi imperialisti; corruzione e criminalità fanno parte della loro natura; non possono che fomentare nuove guerre, nuova miseria, migrazioni e nuovi disastri per prolungare la vita del loro sistema di relazioni sociali e di relazioni internazionali. Oramai sono solo una controtendenza della storia dell’umanità.
Il futuro non dipende principalmente neanche dalle intenzioni e dai programmi dei membri delle nuove amministrazioni comunali. Il futuro dipende principalmente dalla capacità di noi comunisti di far montare la marea delle masse popolari, di individuare in ogni lotta, in ogni movimento, in ogni ambiente gli appigli, gli spiragli e le mosse utili per alimentare la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari e far emergere la sinistra perché unisca a sé il centro e isoli la destra.
Ogni comunista deve trasformarsi intellettualmente in modo da vedere in ogni realtà quello che solo la concezione comunista del mondo rende capaci di vedere: come un botanico che grazie alla sua scienza vede in un bosco quello che gli altri non vedono. Ogni comunista deve diventare ovunque educatore, formatore e organizzatore degli elementi più avanzati e generosi perché rafforzino il movimento e si arruolino nelle file della Carovana del nuovo Partito comunista.
La crisi generale del capitalismo e la crisi ambientale inscindibilmente connessa al modo di produzione capitalista trascinano tutto il mondo in un vortice catastrofico di miseria, di migrazioni, di guerre e di distruzione. Solo l’instaurazione del socialismo metterà fine a questo corso delle cose che la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti impone al mondo intero. La prima ondata della rivoluzione proletaria messa in moto dalla Rivoluzione d’Ottobre (1917) ha confermato il ruolo determinante del movimento comunista cosciente e organizzato per l’avvenire dell’umanità. La lotta di classe è ancora il motore principale della storia dell’umanità e i comunisti si distinguono e devono distinguersi dal resto del proletariato e dei popoli oppressi per avere una comprensione più avanzata delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe: è su questa base che sono capaci di spingerla sempre in avanti. Sono loro che fanno la storia, che impersonano la tendenza principale della storia dell’umanità.
L’Unione Sovietica sotto la guida prima di Lenin e poi di Stalin ha brillantemente confermato le teorie di Marx e di Engels con una pratica di più di circa quaranta anni (1917-1956), su grande scala e contro l’ostilità senza riserve di tutte le potenze coalizzate del vecchio mondo: la gestione pubblica e pianificata dell’economia è possibile e molto fruttuosa a condizione che la parte d’avanguardia del proletariato organizzato tenga saldamente nelle sue mani il potere (dittatura del proletariato) e che compia una multiforme ed efficace azione per promuovere la partecipazione crescente dei membri delle classi prima sfruttate e dei popoli prima oppressi alle attività umane superiori e alla gestione della società. La rovina dell’Unione Sovietica e degli altri paesi socialisti è derivata dall’accesso dei revisionisti moderni alla direzione dei partiti comunisti. Ma ci hanno messo più di trenta anni per distruggere la società che i comunisti guidati prima da Lenin e poi da Stalin avevano costruito e approdare nel 1991 alla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Trenta anni durante i quali il Partito Comunista sovietico capeggiato dopo la svolta del 1956 dai revisionisti moderni ha posto alla direzione dello Stato, delle strutture economiche e culturali e delle altre istituzioni sociali individui che, sebbene si dichiarassero comunisti, avevano come modello il sistema sociale borghese e la concorrenza e la collaborazione con gli USA e gli altri paesi capitalisti come guida e misura della loro attività. La lotta nel partito comunista per salvaguardare e rafforzare il suo ruolo d’avanguardia contro l’influenza della borghesia e del clero nelle sue file è quindi il fattore decisivo per il successo della nostra causa e la borghesia nei paesi socialisti è costituita principalmente dai dirigenti del Partito, dello Stato, delle strutture economiche e delle altre istituzioni sociali che tendono a risolvere con metodi borghesi i problemi della società socialista.
L’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria mostra che il movimento comunista non ha instaurato il socialismo in nessuno dei paesi imperialisti perché nel corso della situazione rivoluzionaria di lungo periodo che ha coperto la prima parte del secolo XX nessuno dei partiti comunisti dei paesi imperialisti ha raggiunto una comprensione abbastanza avanzata
– della natura della crisi generale del capitalismo: quella di allora come quella di oggi è una crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale, non semplicemente una successione di crisi cicliche o una crisi strutturale (dovuta cioè a squilibri o contraddizioni tra istituzioni e componenti della struttura economica della società borghese nazionale o internazionale, come il contrasto tra capitale finanziario e capitale industriale, tra investimenti e consumi, tra crescita e preservazione dell’ambiente, ecc.);
– della natura della rivoluzione socialista: non è una rivolta che scoppia, ma una guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata che il partito comunista deve promuovere in ogni paese nelle forme adeguate al regime politico e sociale del paese, una GPR che crea un nuovo potere che cresce fino a rovesciare ed eliminare lo Stato della borghesia e del clero,
– del regime di controrivoluzione preventiva instaurato dalla borghesia in ogni paese imperialista a partire dagli USA: la borghesia mette in opera le arti e tecniche più raffinate per distogliere le masse popolari dalla lotta di classe, per confondere e intossicare le loro coscienze; ma nonostante ogni arte non può eliminare l’effetto che l’esperienza dello sfruttamento e dell’oppressione ha sulla coscienza dei membri delle masse popolari e sta a noi comunisti trovare il modo di farne una forza politica che cambia il corso delle cose,
– della lotta tra le due linee che deve svolgersi in ogni partito comunista per far compiere ai suoi membri la riforma intellettuale e morale indispensabile perché il partito sia capace di dirigere la trasformazione della società e per preservare le sue file dall’influenza della borghesia e del clero.
Il maoismo è la conoscenza finalmente raggiunta dei limiti del movimento comunista cosciente e organizzato che hanno impedito la vittoria definitiva della classe operaia sulla borghesia nel corso della prima crisi generale del capitalismo, nella prima parte del secolo XX. Facendo tesoro della concezione comunista del mondo e delle lezioni dell’esperienza, noi comunisti possiamo e dobbiamo riprendere il cammino interrotto verso l’instaurazione del socialismo e verso il comunismo. Il corso delle cose dipende da noi comunisti. Da più di 150 anni la storia dell’umanità non dipende più principalmente dalla borghesia. La borghesia è ridotta a cercare di prolungare la vita del suo sistema di relazioni sociali soffocando, contenendo, disgregando e corrompendo i partiti comunisti. Chi attribuisce ancora alla borghesia la direzione della storia, anche se si dice comunista in realtà rinuncia ai compiti dei comunisti, distoglie i comunisti dai propri compiti; di fatto sostiene, come Oliviero Diliberto, Vladimiro Giacché, Fausto Sorini (Ricostruire il partito comunista, 2011), come i promotori del Seminario Nazionale di Rete dei Comunisti (Roma, 18 giugno 2016 – La ragione e la forza. Il ruolo dei comunisti tra passato e futuro), come i promotori dell’Assemblea nazionale costituente di Bologna 24-26 giugno 2016 – Documento Politico – Ricostruiamo il partito comunista) che non sono ancora mature le condizioni oggettive necessarie per instaurare il socialismo (e che non è possibile neanche intravedere quando saranno mai mature), che quindi hanno sbagliato i bolscevichi di Lenin e Stalin a prendere il potere in Russia nel 1917, a creare l’Unione Sovietica, a scatenare la prima ondata della rivoluzione proletaria che nella prima metà del secolo scorso ha invece, in realtà, cambiato il mondo.
I comunisti devono unirsi nel partito comunista. Ma non è la borghesia che cambiando l’organizzazione del lavoro degli operai determina la forma del partito comunista. Chi, come Rete dei Comunisti e tutti i seguaci consapevoli o meno della scuola operaista (Panzieri, Tronti, ecc.) e della Scuola di Francoforte (Marcuse, ecc.), cerca la forma del partito comunista nell’organizzazione del lavoro imposta dalla borghesia agli operai, è fuori strada, anche se si dichiara e pensa di essere comunista. La forma del partito comunista la decidono i comunisti sulla base della scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia e dei compiti del partito che deve mobilitare e guidare gli operai a mobilitare il resto delle masse popolari e instaurare il socialismo. Perché tra tutte le classi delle masse popolari la classe operaia è quella più predisposta dalla posizione che occupa e dal ruolo che svolge nella società attuale a recepire il messaggio dei comunisti e ad attuarlo. Ogni proposito di cambiare il corso delle cose senza mobilitare e organizzare la classe operaia è campato in aria: solo se noi comunisti ce ne gioviamo, darà un contributo positivo alla trasformazione di cui l’umanità ha bisogno.
Sono i limiti del movimento comunista cosciente e organizzato la causa principale dei problemi attuali dell’umanità. I comunisti devono elaborare dall’esperienza di tutta la storia dell’umanità la scienza della futura umanità, del comunismo da cui inizierà una nuova era della storia e devono portarla agli operai avanzati. Comunista può diventare ogni individuo capace e disposto a compiere la riforma intellettuale e morale necessaria per essere membro del partito comunista, a far tesoro non solo della sua esperienza personale, ma dell’esperienza dell’intera storia umana e portarla alle masse popolari, in primo luogo alla classe operaia.
Questa è la scelta che oggi ognuno deve fare, per vivere una vita dignitosa.
Impadronirsi della scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia, svilupparla e usarla per instaurare il socialismo!
Costituire clandestinamente in ogni azienda capitalista, in ogni azienda pubblica, in ogni istituzione e in ogni centro abitato un Comitato di Partito per assimilare la concezione comunista del mondo e imparare ad applicarla concretamente ognuno nella sua situazione particolare!
Studiare il Manifesto Programma del Partito è la prima attività di chi si organizza per diventare comunista. Stabilire un contatto clandestino con il Centro del Partito è la seconda. Promuovere la costituzione di OO e OP e il loro orientamento a costituire il GBP è la terza.
Osare sognare, osare pensare, osare vedere oltre l’orizzonte della società borghese, osare vincere!
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Comitato Centrale del (n)PCI http://www.nuovopci.it