“L’accumulazione attraverso lo sterminio”

La violenza e la guerra contro i popoli sono le forme contemporanee del dominio sulla vita. In particolare nelle regioni povere del sud globalizzato. Giorgio Agamben lo ha spiegato all’inizio del nuovo secolo.


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L’ACCUMULAZIONE ATTRAVERSO LO STERMINIO
La violenza e la guerra contro i popoli sono le forme contemporanee del dominio sulla vita. In particolare nelle regioni povere del sud globalizzato. Giorgio Agamben lo ha spiegato all’inizio del nuovo secolo, gli zapatisti continuano a ripeterlo da quando introdussero il concetto di Quarta guerra mondiale. La recente repressione degli insegnanti di Oaxaca ha mostrato ancora una volta come sotto le spoglie di una farsesca democrazia i governi combattono una guerra civile legale che permette l’eliminazione fisica non solo degli avversari politici ma di intere categorie di cittadini. Il Messico è lo specchio in cui i popoli dell’America Latina e del mondo si possono guardare. Centomila morti e decine di mig liaia di desaparecidos non sono una deviazione del sistema ma ne sono il nucleo. Come chiamare, dunque, una forma di accumulazione ancorata sulla distruzione e la morte di una parte dell’umanità? Guerra e accumulazione sono sinonimi, al punto tale che subordinano lo Stato-nazione a questa logica
RAÚL ZIBECHI

PATAGONIA. IL FILO DI LANA E QUELLO SPINATO
Da venticinque anni la famiglia Benetton è il più grande latifondista straniero della Patagonia e dell’Argentina. Ha comprato un territorio immenso, quasi alla fine del mondo, per soli cinquanta milioni di dollari. Non è mai riuscita a comprare, però, la gente che lo abita da secoli. I Mapuche hanno resistito ai conquistadores spagnoli, all’esercito argentino deciso a impadronirsi del “deserto” e oggi resistono al colonialismo di imprese multinazionali insaziabili e decise a impossessarsi della terra e dell’acqua con qualsiasi mezzo, dalla repressione di uno stato compiacente alla manovra “culturale” che tende a considerare gli indigeno gente da museo. Quello dei Mapuche, però, è un popolo che non si lascia imbrogliare né piegare, come dimostra la leggendaria resistenza diventata vittoriosa due anni fa della famiglia di Rosa Nahuelquir e Atilio Curiñanco e quella opposta ancora nei primi giorni di luglio di quest’anno a uno sgombero inaspettato e di inaudita violenza. Un reportage racconta gli ultimi mesi di una lotta che dura da 130 anni
PATRIZIA LARESE

MOVIMENTI IMPROVVISI
«Attualità e inattualità, presente e passato, continuità e imprevisto, intelligenza personale ed elaborazione collettiva, non ubbidiscono a “passaggi meccanici”. Il rimando reciproco non è quello di causa-effetto e del discorso lineare, ma dei movimenti improvvisi, della frattura. A tenerli insieme è la possibilità della “ripresa” aperta a nuove, impensate soluzioni. Non resta che sperare che la logica del desiderio, come la “passione” di Marx, la spinta ad autorealizzarsi da parte dell’uomo, lavori sotterraneamente, da vecchia talpa, e torni a sorprenderci, quando meno ce lo aspettiamo…»
LEA MELANDRI

GOVERNARSI DA SÈ
Non si può chiedere a un olmo di fare delle pere. La strage di Nochixtlán‬ dimostra ancora una volta che le forze che dovrebbero tutelare la sicurezza dei cittadini e il rispetto delle garanzie previste dalla Costituzione agiscono come bande di criminali. Era accaduto ad Ayotzinapa‬ contro 4 3 studenti inermi, è successo di nuovo in risposta alla ribellione dei maestr@s di Oaxaca e di tutto il resto del Messico. Inutile, adesso, pensare che siano gli stessi responsabili politici dei massacri a inventare una soluzione per fermare il disastro che si profila. La sola via percorribile è governarci da soli, scrive Gustavo Esteva dalla capitale dello Stato più meridionale del ‎Messico. Un’esperienza che nasce in circostanze tanto critiche non pot rà che rivelarsi molto utile in seguito
GUSTAVO ESTEVA

CINEMA, AUTOGESTIONE E BAOBAB
Cercare, accompagnare, sostenere la città che non resta a guardare, che costruisce ogni giorno relazioni sociali diverse, che si ostina a rifiutare il razzismo ordinario. A Roma, dopo l’assemblea pubblica aperta in piazza Vittorio del 12 luglio, l’appuntamento è per martedì 19 luglio al Baobab, la straordinaria esperienza di accoglienza di migranti e rifugiati autogestita. L’idea è di spegnere per una notte gli schermi dell’Estate Romana e chiedere a tutti i cittadini e cittadine di spostarsi al Baobab dove sarà proiettato Lamerica di Gianni Amelio, “per e con i migranti”. Tra i promotori Christian Carmosino e Paolo Petrucci (hanno aderito, tra gli altri, Andrea Segre, D aniele Vicari, Gianfranco Rosi, Valerio Mastandrea, Claudio Santamaria, Francesca Comencini, Stefano Rulli, Sabina Guzzanti, Luca Zingaretti)
CHRISTIAN CARMOSINO

FA QUEL CHE PUÒ…
Possiamo capovolgere il modo tradizionale di pensare l’arte dell’apprendimento? Possiamo motivare con l’interesse e l’entusiasmo rinunciando al ricatto dei voti? Possiamo insegnare a imparare con piacere? Possiamo rifiutare la scuola e la società dell’“homo homini lupus“? «Alberto Manzi lo aveva detto bene, “fa tutto quello che può, quello che non può non fa”… – scrive Giampiero Monaca, maestro – E allora abituiamoli all’impegno, alla gentilezza reciproca, alla cooperazione…»
GIAMPIERO MONACA

COME NATURA INSEGNA
Seminare, legare, trasformare, leggere e, soprattutto, condividere: laboratori di un mondo nuovo
MARGHERITA FRISON

LA PEDAGOGIA DEI LABORATORI: I VOLTI DELLE EMOZIONI
A scuola non è usuale scrivere per un destinatario definito e comunque per il lettore, si scrive per esercitarsi e l’insegnante resta il referente che corregge, suggerisce, valuta. Ancor meno è usuale scrivere in gruppo. Per questo quando bambini e bambine e adulti si incontrano in un laboratorio di scrittura, a Roma come a Madrid, è molto probabile che nasca qualcosa di magico: guardare e sentire gli altri, condividere, cercare le parole giuste, ribaltare l’insegnamento/apprendimento tradizionale, scoprire nuovi punti di vista, allenarsi alla creatività… diventano semi di un modo di scrivere, pensare e agire diverso. Edward De Bono, studioso della creatività, ha coniato il termine late ral thinking, ossia pensiero “laterale”, per contrapporlo all’altra forma di pensiero “verticale”: il pensiero laterale si fonda sulla ricerca intenzionale di prospettive differenti che consentono di rompere gli schemi usuali. Sì, abbiamo bisogno di laboratori di scrittura collettiva
FIORELLA PALOMBA

RIAPPROPRIARSI DEL TEMPO
La velocità di trasformazione e di sfruttamento delle risorse naturali e lavorative è giunta al punto tale da pregiudicare, con gli effetti di manomissione dei cicli naturali, il mantenimento della biosfera e la sopravvivenza della specie. Intanto siamo diventati, senza rendercene razionalmente conto, prigionieri ormai di un tempo innaturale, prodotto artificialmente, che istantaneamente connette ogni luogo. Siamo così prigionieri di un presente, disegnato anche con il contributo dei media, abituati ormai a seguire gli eventi e a non cogliere i processi. “Economia è sempre più economia di tempo. Tempo di lavoro o di consumo necessario o imposto”, scrive Mario Agostinelli. Come riguadagnare una autonomia rispetto al dominio della tecnocrazia? Si tratta, in primo luogo, di mettere a fuoco il concetto di velocità, di ridurre drasticamente l’orario di lavoro ma, soprattutto, di riappropriarsi del tempo, cioè della nostra vita di ogni giorno. “Se non si riparte da una revisione del tempo retribuito e non si rivendica la riduzione dell’orario di lavoro per poter fare altro, non sarà mai possibile redistribuire i guadagni di produttività accaparrati esclusivamente dall’impresa e tanto meno rifinalizzare all’ambiente e alla società l’eccesso di capacità trasformativa che è oggi indirizzata esclusivamente verso il massimo profitto, l’eccesso di consumo e lo spreco…”
MARIO AGOSTINELLI

LA MALEDIZIONE DI DALLAS
«No, non è una guerra razziale, prima latente e ora esplosa: i colpi di Dallas piombano su una enorme manifestazione pacifica come centinaia d’altre che in tutti gli Stati uniti si sono tenute dopo l’uccisione, per mano di due poliziotti bianchi, di due neri in Minnesota e Louisiana, ultimo episodio di un lungo elenco: Staten Island, Cleveland, Baltimore, Ferguson, North Charleston, sono luoghi ormai tristemente familiari. L’America implode, come se l’unico paradigma possibile per leggerla, per capirla fossero la Columbine High School, San Bernardino, Orlando, Baltimora, Newton, musulmani che sparano su gay, studenti che sparano su studenti, fondamentalisti che mettono pentole a pressione piene di esplosivo dentro una maratona, killer che ammazzano bambini. La più grande nazione del mondo costruita sull’immigrazione – «Ognuno di noi è stato portato qui da qualcun altro», aveva detto l’altro giorno il presidente Obama lanciando la campagna di Hillary Clinton – sembra lacerarsi, dilaniarsi…»
LANFRANCO CAMINITI

LA POESIA TENACE DEL FIORE DEL CAPRIFOGLIO
Se c’è un fiore capace di evocare in modo semplice e diretto la complessità di passioni e sensazioni che provoca l’innamoramento, quello è il caprifoglio. Dall’amore medievale e cavalleresco di Tristano e Isotta a quello intenso e lirico, seppur attraversato dal dolore dell’umanità negata, di Mahmoud Darwish, il fiore di madreselva è una costante per chi scrive parole che soltanto il cuore ha la capacità di inventare. Facile immaginare quali armonie possa ispirare il profumo avvolgente del caprifoglio proprio nella terra più amata, quella attraversata da un muro alto otto metri che umilia la dignità delle persone come umilia gli alberi, i cespugli, i fiori e i profumi. Poi, però, la vita e la poesia rinascono improvvisi come un germoglio risvegliato dalla prima pioggia che bagna le radici assetate di libertà. E anche in Palestina torna il profumo dell’estate
PATRIZIA CECCONI

CALPESTARE I PIÙ PICCOLI
C’è l’Europa dell’austerity con i suoi tagli, c’è il qualunquismo mediatico e giustizialista per cui ogni cooperativa sociale oggi è prima di tutto una banda di criminali e poi c’è il governo che si fa approvare la riforma del così detto Terzo Settore. L’obiettivo della legge, spiega Paolo Cacciari, “è irretire nella logica del business l’attività degli enti del volontariato non-profit, delle associazioni di promozione sociale, delle cooperative sociali, degli enti di mutuo soccorso, dei gruppi informali della cittadinanza che si occupano di beni comuni e di ambiente…”
PAOLO CACCIARI

PALLE
Gli europei di calcio si sono conclusi. Una cosa che non ci mancherà è il linguaggio tardo maschilista da caserma: “squadra cazzuta“, “giocatori con le palle…”, “uomini veri, con gli attributi“… Scrive Matteo Saudino, insegnante di filosofia: “Quando parliamo di contrastare la violenza sulle donne e la piaga del femminicidio, iniziamo a cambiare il nostro linguaggio abitudinario, perché esso contribuisce a fomentare, direttamente o indirettamente, le convinzioni di superiorità del maschio… Pensiamoci ed agiamo di conseguenza”. 1-0, palla al centro
MATTEO SAUDINO

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TOGLIERE LE BENDE AGLI OCCHI (CORRADO IANNUCCI)
“Comune descrive il mondo esattamente come lo vorrei. Scrive come se scrivessi io. Vede come vedo io. Fa quello che vorrei fare io: togliere le bende dagli occhi. Mi auguro però che non abbia la mia stessa inerzia, perché c’è davvero bisogno che qualcuno inizi, ora, concretamente e poderosamente, la rivoluzione”

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