I morti e i feriti del terremoto di Amatrice non sono vittime di un disastro naturale. Sono vittime della criminalità della classe che domina, sfrutta e devasta il nostro paese.
Comunicato CC 14/2016 – 25 agosto 2016
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Onorare le vittime del terremoto di Amatrice, partecipando alla rivoluzione socialista! I morti non chiedono lacrime, chiedono vendetta!
Criminalità organizzata, Vaticano e borghesia imperialista hanno devastato e devasteranno il nostro paese fin quando non elimineremo la Repubblica Pontificia!
Cacciamo il governo degli assassini!
I morti e i feriti del terremoto di Amatrice non sono vittime di un disastro naturale. Sono vittime della criminalità della classe che domina, sfrutta e devasta il nostro paese. Con le opere antisismiche che da tempo un governo civile, responsabile del benessere della popolazione poteva e doveva fare, oggi nonostante le scosse sismiche non avremmo nessun morto da piangere, nessun ferito da curare, nessuna rovina a cui porre rimedio. Non prevenire è stato né casuale né frutto d’ignoranza. È il frutto di un’opera devastatrice che la borghesia imperialista e il suo clero compiono perseguendo i loro interessi.
Il terremoto di Amatrice, con il suo carico di vittime e di distruzioni, ripropone la triste realtà a cui dobbiamo porre fine. Nell’Ottocento alcuni statisti della borghesia inglese denunciavano lo Stato Pontificio come “la vergogna d’Europa”. Tanto era il degrado civile e l’arretratezza delle istituzioni del territorio del Papato. Da quando dopo la Seconda Guerra Mondiale in Italia il Papato, sotto il protettorato USA e con la complicità dei revisionisti moderni capeggiati da Togliatti (il padrino di Giorgio Napolitano), ha instaurato la Repubblica Pontificia, in Italia abbiamo fatto un deciso passo indietro quanto a protezione del territorio. Oggi dal punto di vista idrogeologico e dell’inquinamento, della cementificazione, dell’uso del territorio siamo perfino più indietro di quello che eravamo alla fine nel ventennio fascista. La ricostruzione delle distruzioni della guerra in cui il fascismo ci aveva portato e il “miracolo economico”, la Repubblica Pontificia ce li ha fatti pagare con la devastazione del territorio e l’inquinamento della terra, dell’acqua, dell’aria e del mare.
Certamente è una tendenza che la borghesia imperialista ha oramai imposto in tutti i paesi. In Italia è aggravata dall’incuria tipica di un’amministrazione pubblica dominata dalla Chiesa e dalla criminalità organizzata. Non solo per la criminalità organizzata ma anche per la Chiesa l’Italia è una “vacca da mungere”. Deve fornire risorse per soddisfare i lussi e gli sprechi dei prelati e perché la Chiesa possa compiere la sua missione divina nel mondo. Il tutto coperto dalla fede che dando alla Chiesa ci si guadagna il paradiso nell’aldilà.
Da questo impasto di crimini e di superstizioni certamente prima o poi ci libereremo, ma tanto più presto lo faremo quanto prima capiremo che il dissesto idrogeologico, l’incuria, l’inquinamento e la devastazione del territorio non sono un problema di soldi, ma di sistema sociale, di classe dominante. La globalizzazione e il predominio della speculazione finanziaria come via per valorizzare il capitale hanno portato la borghesia imperialista a confluire pienamente con il clero e la criminalità organizzata nella devastazione del paese. Le “grandi opere” sono la manifestazione più clamorosa della confluenza. Nel nostro paese le vecchie piaghe del clero e della criminalità organizzata rendono più pesanti le nuove che la borghesia imperialista impone per sopravvivere nonostante la crisi generale del capitalismo.
Chi oggi ci viene a dire che “eppure i soldi per mettere in sesto il paese ci sono”, chi ci viene a ricordare che “la prevenzione costerebbe meno degli interventi di emergenza”, avvalora l’idea che il degrado ambientale e sociale è un problema di mezzi e di risorse, addirittura di bilancio statale. Dà buoni consigli alla borghesia e al clero, come se fosse per sbaglio che fanno quello che fanno. In realtà lo fanno perché corrisponde ai loro interessi. Ce ne libereremo solo mettendo fine al loro dominio.
Il dissesto idrogeologico, la non prevenzione dei disastri naturali, i “disastri innaturali” prodotti dalle grandi opere e dalle estrazioni minerarie, dalle trivellazioni e dall’uso dissennato del territorio sono aspetti del corso catastrofico delle cose che la borghesia imperialista e il suo clero impongono al mondo. Solo con la rivoluzione socialista e l’instaurazione del socialismo vi porremo fine.
Fare dell’indignazione per i delitti perpetrati dalla borghesia imperialista e dal suo clero una forza per dispiegare su scala più larga la rivoluzione socialista.
La rivoluzione socialista è la lotta con cui le masse popolari sovvertono il sistema politico e sociale fino a prendere il potere e instaurare il socialismo dando così inizio alla transizione dalla società borghese al comunismo. La rivoluzione socialista non è “l’assalto al Vaticano” o l’assalto al Quirinale, a Palazzo Chigi o al Viminale. Non è un atto unico, una battaglia isolata su un solo fronte: è tutto un periodo di acuti conflitti di classe, di crescita dell’organizzazione delle masse popolari e della loro coscienza rivoluzionaria, una serie di battaglie su tutti i fronti, cioè su tutte le questioni dell’economia, della politica e della cultura, battaglie che termineranno con l’instaurazione del potere delle masse popolari organizzate intorno al partito comunista, l’eliminazione del potere della borghesia e del clero e l’espropriazione della borghesia.
A fronte del corso catastrofico delle cose che la borghesia imperialista impone a tutto il mondo, il (nuovo) Partito comunista italiano chiama ogni lavoratore, donna, giovane, immigrato e pensionato a diventare comunista, cioè ad assumersi la missione di mobilitare le masse popolari del nostro paese a fare la rivoluzione socialista e instaurare il socialismo.
Contro il catastrofico corso delle cose, contro la guerra imperialista, l’eccidio e la persecuzione degli immigrati, la disoccupazione e le mille sofferenze che la borghesia imperialista e il suo clero impongono all’umanità, contro la devastazione della Terra inevitabile conseguenza del modo di produzione capitalista, la sola via d’uscita è la rivoluzione socialista!
Impadronirsi della scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia, svilupparla e usarla per instaurare il socialismo!
Costituire clandestinamente in ogni azienda capitalista, in ogni azienda pubblica, in ogni istituzione e in ogni centro abitato un Comitato di Partito per assimilare la concezione comunista del mondo e imparare ad applicarla concretamente ognuno nella sua situazione particolare!
Studiare il Manifesto Programma del Partito è la prima attività di chi si organizza per diventare comunista. Stabilire un contatto clandestino con il Centro del Partito è la seconda. Promuovere la costituzione di OO e OP e il loro orientamento a costituire il GBP è la terza.
Osare sognare, osare pensare, osare vedere oltre l’orizzonte della società borghese!
Comitato Centrale del (n)PCI http://www.nuovopci.it