“Una casa, altri mondi”

Il comandante Tacho dell’esercito meno esercito che sia mai esistito, l’Ezln, racconta una piccola storia. Parla di come si fanno le case: secondo gli usi e costumi dell’esperienza, propria o ereditata, oppure, quando si deve fare una casa più grande, si vede e si prova.

NEWSLETTER DI COMUNE
 

FACCIAMO COMUNE INSIEME QUI E ORA. E DOMANI
“Vorrei che Comune continuasse ad esistere perché indirizza lo sguardo su ciò che oggi rischia di divenire invisibile. Perché crea coscienza, promuove cultura, allunga i passi verso la costruzione di un territorio abitabile da tutti, nella coscienza comune di Abitarlo bene, con rispetto, libertà e fantasia. Vorrei che Comune potesse crescere, perché il ponte verso la nostra città comune, sia attraversabile da più direzioni e attraverso più storie. Mi impegno ad essere di supporto al Comune, qui e ora. E domani.
Anche per i miei figli”

UNA CASA, ALTRI MONDI
Il comandante Tacho dell’esercito meno esercito che sia mai esistito, l’Ezln, racconta una piccola storia. Parla di come si fanno le case: secondo gli usi e costumi dell’esperienza, propria o ereditata, oppure, quando si deve fare una casa più grande, si vede e si prova. La veridicità della storia, però, non si può confermare. Perché non si specificano calendari né geografie, sarebbe potuta accadere in qualsiasi luogo e in un giorno qualunque. Inoltre, il presunto non-protagonista della narrazione, il subcomandante Marcos, è morto, defunto, sepolto, andato. La storia raccontata da Tacho è contenuta in un invito importan te che fanno i due subcomandanti attuali, Moisés e Galeano. È per il festival CompArte y ConCiencias por la Humanidad, che si tiene in luglio-agosto-settembre. Solo che in un invito si dovrebbero indicare il dove e il quando. Galeano e Moisés, invece, non lo fanno: “Ma voi sapete bene come siamo. Quale è il nostro modo. Quindi, la domanda che, pensiamo, deve rispondere a un invito, non è tanto il luogo e la data. Bensì il perché. Forse è per questo che questo invito non rispetta le formalità del caso e vi giunge in un momento inopportuno, o dopo o prima. Ma non importa, deciderete voi”
SUB MOISÉS E SUB GALEANO

LA MENSA DELLA SCUOLA SIAMO NOI
Il tribunale di Torino ha rigettato il ricorso del ministero per l’Istruzione. Da oggi portare un pasto da casa e mangiarlo a scuola è un diritto per tutti. La discussione è infuocata e l’improvvisa, strumentale attenzione mediatica rischia, come sempre, di cancellare quel che c’è alla base dei fatti e di ridurre le alternative alla sfida spettacolare tra due mali, alla ricerca di quello un po’ minore: meglio il partito della mensa o quello del panino da casa? Le reti commissioni-mensa conducono da tempo, in splendido isolamento e ignorate dai media che contano, una battaglia strenua sulla qualità e la sicurezza del cibo forni to ai bambini, sulla concentrazione degli appalti a grandi soggetti privati e sull’impossibilità di controlli veri. Non solo, la credenza secondo la quale gli appalti a poche grandi imprese producono risparmi alle famiglie è stata smantellata con dovizia di particolari. Questa, per sommi capi, la situazione fino all’estate scorsa. E adesso? Adesso si aprono, forse, nuovi scenari: primo, non sta scritto da nessuna parte che i Comuni non imparino la lezione; secondo, quello che non vuol fare il Comune potrebbe cominciare a farlo la comunità, con mense autogestite di classe, di istituto, di quartiere. Fare una scuola diversa non dipende sempre da una riforma, dipende soprattutto da noi
SABINA CALOGERO

UN MISTERIOSO FIUME ROSSO
A nord del circolo Artico c’è un fiume dal colore bizzarro. Fino ad oggi non si sapeva perché. Da queste parti, tra i molti mostri, c’è l’oleodotto del Norilsk Nickel: secondo Il gigante minerario naturalmente non ci sono problemi. Pare che qui le malattie respiratorie sono elevatissime e che nel giro di cinquanta chilometri dall’impianto di lavorazione del nickel non ci sia un solo albero vivente. No, non ci sono problemi
MARIA RITA D’ORSOGNA

TRA DESIDERIO E DISTACCO
In Non lasciatevi rubare il futuro, la maestra Rosaria Gasparro aveva inviato uno splendido messaggio alle sue colleghe dopo quarant’anni di insegnamento, qui invece si rivolge alle bambine e ai bambini. Il suo racconto e il suo invito a scoprire in classe e fuori il coraggio dell’imperfezione, le tante dimensioni della fragilità, una sana inquietudine con cui desiderare di migliorarsi, è prima di tutto una umile lezione sul concetto di desiderio e sul bisogno di incontrare l’altro ogni giorno. «Desiderio &egra ve; una parola composta da ‘de’ – che in latino indica una privazione, una mancanza – e da ‘sidera’ che significa stelle. Desiderare allora – scrive Rosaria – significa sentire la mancanza delle stelle… Il vero desiderio si nutre di presenze-assenze, riguarda le relazioni, tende verso l’altro, perciò è ricerca e movimento… »
ROSARIA GASPARRO

LA MAESTRA CHE USA I LEGO PER INSEGNARE MATEMATICA

LA MATEMATICA È BELLA FRANCO LORENZONI

POSSIAMO ABBANDONARE IL PIL
Il Prodotto interno lordo, la sua crescita, è stato l’incontrastato totem della religione economica attorno a cui hanno danzato fino allo sfinimento moderni sciamani: economisti, opinionisti, politici. Dal momento che gli indicatori che le politiche di sviluppo economico scelgono di prendere in considerazione non sono mai neutri, ma orientano le azioni, è evidente – spiega Paolo Cacciari – che mettere in discussione la dittatura del Pil con altre misure non monetarie potrebbe far cambiare molte cose. E se il governo fosse obbligato, ad esempio, ad usare almeno la metodologia del Bes, l’indice di Benessere Equo e Sostenibile?
PAOLO CACCIARI

 

LA GUERRA MEDIATICA DEL CARCIOFO
Se non si trattasse di un tassello del puzzle di una catastrofe così sanguinosa, quella della guerre del nostro tempo, la strategia di comunicazione che il governo italiano e i media che contano adottano sull’intervento in Libia sarebbe facile da qualificare: farsesca. A leggere certe dichiarazioni, per il loro contenuto ma anche per come vengono raccontate, sembra di sfogliare un carciofo: nelle prime foglie c’è l’etica, la protezione di un ospedale da campo in nome del giuramento di Ippocrate, poi, pian piano, emergono i dettagli: prima i paracadutisti, poi i droni, poi la portaerei, i cacciabombardieri…Non sarà che in Libia comincia la vera battaglia, quella dopo Daesh, ed è meglio mettere sul campo le proprie pedine per poi andare a trattare la spartizione delle zone cruciali per le imprese petrolifere?
FRANCESCO MARTONE

L’OSCENA IPOCRISIA DI FRONTE AL SULTANO
La narrazione, o presunta tale, del “fallito golpe” in Turchia a metà luglio e degli eventi successivi di larga parte della classe politica e dei grandi media sta portando avanti un vero teatrino. Nella notte del “fallito golpe” abbiamo sentito giornalisti annunciare che Erdogan era finito, che apparteneva al passato, malcelando la soddisfazione per la vittoria degli alfieri della libertà e della laicità. Tempo qualche ora e si è passati alla celebrazione della vittoria della democrazia e di Erdogan. Ora, sono giorni e giorni che ci raccontano delle retate, delle preoccupazioni per i diritti umani violati, delle torture, del timore che Erdogan possa portare la Turchia verso un suo dominio assoluto… Eppure, per chi voleva sapere e capire, alla fine degli anni Novanta in Italia vennero pubblicati due libri (oggi quasi introvabili, “L’Utopia incarcerata, Diyarbakir” e “Se questa è Europa. Viaggio nell’inferno carcerario turco”. L’autore è lo stesso, un certo Dino Frisullo…
ALESSIO DI FLORIO

24 SETTEMBRE, FERMIAMO LA GUERRA AL POPOLO CURDO

ALL’UNIONE MILITARE EUROPEA DICIAMO DI NO
Non abbiamo affatto bisogno di una Schengen della Difesa. Se la convivenza europea fa acqua da tutte le parti, non saranno certo le armi a favorirne la rinascita. Il fatturato militare nel continente è già stratosferico, solo l’Italia nel 2015 ha esportato per un valore di 8,247 miliardi, un boom del 186 per cento rispetto al 2014. Si tratta di armi vendute per esempio agli Emirati arabi e all’Arabia Saudita, che le usano per armare i gruppi della jihad e per la guerra contro lo Yemen; oppure alla Turchia e all’Egitto, dove vengono violati in modo scandaloso i diritti umani. La campagna propagandistica del governo italia no, dove si distinguono gli ex pacifisti Pinotti e Gentiloni, va fermata subito. Dobbiamo alzare la voce, a cominciare dalla marcia Perugia Assisi del 9 ottobre, contro la crescente militarizzazione e la produzione di armi che servono a creare sempre nuove guerre, dall’Ucraina alla Libia, dal Sud Sudan alla Somalia, dal Mali allo Yemen, dal Sudan alla Siria, dall’Iraq all’Afghanistan
ALEX ZANOTELLI

RIAPRIAMO LE ALI DEL CINEMA AQUILA
Per giovedì 15 settembre alle 18 è indetta un’assemblea pubblica a Roma all’interno della sala 1 del Cinema Aquila. Vuole essere un momento di raccolta e di confronto tra Municipio V e cittadinanza con la finalità di rendere il cinema uno Spazio Comune aperto, fruibile e orizzontale e per avviare un percorso democratico di co-progettazione. L’assemblea farà il punto sulle azioni attuate anche da altre realtà di riferimento, che hanno finalmente portato alla riapertura – per ora in modalità transitoria – del cinema
GRUPPO DI LAVORO AQUILA

 

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