Americana la bomba esplosa contro ospedale MDF in Yemen

L’attacco causò 11 morti e 19 feriti. Tra le vittime venne ritrovato l’autista dell’ambulanza, Ayman Issa Bakri, che teneva ancora tra le mani il corpo della donna che stava trasferendo dal mezzo di soccorso all’interno dell’ospedale.

 

COMUNICATO STAMPA

AMNESTY INTERNATIONAL CONFERMA: MADE IN USA LA BOMBA CONTRO L’OSPEDALE DI MEDICI SENZA FRONTIERE NELLO YEMEN

Dopo aver ottenuto la conferma che l’ospedale sostenuto da Medici senza frontiere ad Abs, attaccato il 15 agosto, fu colpito da una bomba made in Usa, Amnesty International ha nuovamente sollecitato gli stati della comunità internazionale – compresi gli Usa, il Regno Unito e l’Italia – a sospendere l’invio di armi che potrebbero essere usate nel conflitto in corso nello Yemen.

L’attacco causò 11 morti e 19 feriti. Tra le vittime venne ritrovato l’autista dell’ambulanza, Ayman Issa Bakri, che teneva ancora tra le mani il corpo della donna che stava trasferendo dal mezzo di soccorso all’interno dell’ospedale.

Secondo gli esperti indipendenti in materia di armi coinvolti da Amnesty International, che hanno esaminato le foto scattate sul posto da un giornalista, nell’attacco venne usata una bomba di precisione guidata della serie Paveway, made in Usa.

“Ogni attacco contro strutture mediche in una zona di guerra è un affronto all’umanità, eppure quel bombardamento è stato solo l’ultimo di una serie di attacchi contro ospedali e centri medici da parte della coalizione diretta dall’Arabia Saudita che prende parte al conflitto dello Yemen” – ha dichiarato Philip Luther, direttore per la ricerca e l’advocacy su Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

“Gli attacchi deliberati contro ospedali e altri centri medici costituiscono gravi violazioni delle leggi di guerra e non possono mai essere giustificati. Queste strutture sono protette in modo specifico dal diritto internazionale umanitario e dovrebbero essere luoghi sicuri di cura e di ricovero” – ha aggiunto Luther.
“Suona davvero oltraggioso che diversi stati abbiano continuato a rifornire la coalizione a guida saudita di armi, tra cui bombe e aerei da combattimento, nonostante sia ormai più che evidente che quelle forniture vengono usate per colpire ospedali e altri obiettivi civili e per compiere altre gravi violazioni del diritto internazionale umanitario” – ha proseguito Luther.

Nel novembre 2015 il dipartimento di Stato Usa ha autorizzato il trasferimento all’Arabia Saudita di armi, tra cui bombe, per un valore di 1,29 miliardi di dollari. Questa settimana il Senato Usa dovrebbe votare una proposta di legge che bloccherebbe una nuova fornitura di armi all’Arabia Saudita, per un valore di 1,15 miliardi di dollari, approvata dall’amministrazione Obama ad agosto. Dal canto loro, 64 deputati hanno già sollecitato il presidente Obama a rinviare la fornitura in modo che il Congresso possa discutere approfonditamente la questione.

Dall’Italia, nel 2015 e anche nel 2016, sono partite tonnellate di bombe verso le forze armate saudite. Amnesty International Italia, la Rete italiana per il disarmo e l’Osservatorio permanente di Brescia sulle armi leggere hanno ripetutamente chiesto al governo la cessazione di quelle forniture.

“L’attacco contro l’ospedale di Abs ha messo ancora una volta in luce il disperato bisogno, che Amnesty International sta segnalando sin dal febbraio 2016, di un embargo totale su tutte le armi che potrebbero essere usate da ogni parte coinvolta nel conflitto dello Yemen, e di un’indagine internazionale per portare di fronte alla giustizia i responsabili degli attacchi illegali” – ha sottolineato Luther.

L’attacco di Abs, il quarto in 10 mesi contro strutture mediche sostenute da Medici senza frontiere in Yemen, costrinse l’organizzazione a sospendere le sue attività nel nord dello Yemen. Dal lulio 2015, quando Medici senza frontiere aveva iniziato a supportarlo, quell’ospedale aveva curato 4611 pazienti.

Il possibile obiettivo militare al momento dell’attacco era la base militare di Abs, circa un chilometro a est. Secondo Medici senza frontiere, le coordinate Gps dell’ospedale erano state ripetutamente segnalate a tutte le parti in conflitto, compresa la coalizione a guida saudita.

Roma, 16 settembre 2016
 

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