“Il 1976 è stato un anno cruciale per la pena di morte”

Quarant’anni fa sono accadute tre cose importanti: Amnesty International diventa totalmente abolizionista, la Corte Suprema degli Stati Uniti fa tornare la pena capitale in America negli stessi giorni in cui il Parlamento del Canada l’abolisce.

Il 1976 è stato un anno cruciale per la pena di morte e spiace che il Movimento Abolizionista non se ne sia quasi accorto.

Quarant’anni fa sono accadute tre cose importanti: Amnesty International diventa totalmente abolizionista, la Corte Suprema degli Stati Uniti fa tornare la pena capitale in America negli stessi giorni in cui il Parlamento del Canada l’abolisce.
Amnesty era stata fin dall’inizio contraria alla pena di morte per i prigionieri di coscienza, ma poi spinta dalla sua lotta contro la tortura divenne contraria in tutti i casi. A quel tempo Amnesty godeva di grande fama e reputazione e la sua scelta abolizionista è stata una delle ragioni dei successi ottenuti in questi quarant’anni. Dal 1976 due o tre paesi all’anno hanno chiuso con la pena capitale e indubbiamente ampia parte merito è sua.
Come dicevo il 2 luglio 1976 la Corte Suprema, con Gregg, faceva tornare la pena di morte negli Stati Uniti. Quattro anni prima, con Furman, aveva sentenziato che la sua applicazione era “arbitrary and capricious”, ma poi decise che le nuove leggi capitali erano conformi alle sue richieste e così nacque la nuova e migliorata pena di morte americana.
Raramente si fa notare che proprio in quei giorni il Parlamento canadese prendeva la strada opposta. La cosa è di grande importanza perché Canada e America partivano dagli stessi dati e constatazioni e a nord del confine la pena capitale era stata applicata più che a sud. I canadesi uscivano come gli americani da una moratoria decennale delle esecuzioni, ma i secondi bramavano la ripresa delle uccisioni e vollero credere alla “matemagica” di Ehrlich che dava loro una giustificazione rispettabile per l’assassinio di stato: la deterrenza. Ma il confronto dei tassi di omicidio in questi due paesi è la più plateale dimostrazione che la pena di morte non è una cura per l’omicidio.

Questi avvenimenti e le loro conseguenze avrebbero bisogno di una profonda riflessione. Ma non sarò io a farla, almeno non ora.

 

 

11 ottobre 2016.

Dott. Claudio Giusti
www.astrangefruit.org
https://www.facebook.com/claudio.giusti.545

Member of the Scientific Committee of Osservatorio sulla Legalità e i Diritti, Claudio Giusti had the privilege and the honour to participate in the first congress of the Italian Section of Amnesty International: later he was one of the founders of the World Coalition Against The Death Penalty. He writes on a regular basis about human rights, death penalty and American criminal law.

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