Viviamo in una società la cui cultura dominante è basata sull’appropriazione di quel che serve ad accumulare, dalla terra al patrimonio genetico al tempo delle persone.
NEWSLETTER DI COMUNE
I BORGHI, L’APPENNINO E IL TEMPO LUNGO DEL TERREMOTO
Il terremoto non è solo una calamità naturale. L’Italia non è solo terra di città. E allora ripartiamo dai borghi, dai paesi a rischio di abbandono. Prendersi cura dei borghi, come fanno gruppi di cittadini e associazioni, non è solo un disegno di riequilibrio demografico o ambientale ma un modo per scoprire saperi, dialetti, letterature popolari, strumenti musicali, conoscenze di erbe, forme di preparazione e conservazione dei cibi. I borghi, spiega Piero Bevilacqua in Ricominciamo dai borghi (scritto tempo fa ma molto attuale), restano s pazi in cui alla velocità e alla competizione capitaliste opporre altri ritmi quotidiani, modalità diverse di ricomposizione delle relazioni sociali. Si tratta in primo luogo di vivere e trasformare paesi e territori sfiniti non solo dal terremoto ma anche dalla modernità, aggiunge Franco Arminio in La rivoluzione dell’Appenino: c’è bisogno di un umanesimo delle montagne fatto di alberi da frutto, isole pedonali, scuole aperte la sera, luoghi in cui i ragazzi possano apprendere vecchi mestieri (come fare un cesto, una sciarpa, potare un albero…), terra e cultura più che cemento e uffici, canti e teatro al posto delle betoniere. Serve insomma uno sguardo lungo sul terremoto, come quello espresso da Flaminia Brasini e Delia Modonesi nell’articolo Il tempo lungo del terremoto
L’ESTRATTIVISMO COME CULTURA
Viviamo in una società la cui cultura dominante è basata sull’appropriazione di quel che serve ad accumulare, dalla terra al patrimonio genetico al tempo delle persone. In América Latina, dove le risorse naturali sono particolarmente ricche, molti chiamano l’ideologia che nutre questo sistema di relazioni sociali: estrattivismo. Quasi vent’anni fa, gli zapatisti avevano preferito parlare di una Quarta guerra mondiale in arrivo. Al di là delle definizioni, che raccontano visioni statiche di processi dinamici e in rapida riconfigurazione, questo articolo ci segnala due griglie interpretative che possono trarre in inganno e dunque indirizzare in modo miope la nostra ribellione. La prima legge l’estrattivismo soltanto in chi ave ambientale, l’altra lo considera un modello economico. Raúl Zibechi lavora da tempo su questi concetti, ne ha scritto molto anche su Comune, e in questi giorni è stato tradotto un suo prezioso testo inedito: La nuova corsa all’oro. Qui ci propone invece un nuovo punto di vista, molto avanzato, che aggiunge una faccia essenziale all’analisi complessa del profilo odierno del capitalismo, un caleidoscopio da incubo. Si tratta dell’estrattivismo come cultura, con particolare riferimento al confronto con la cultura espressa negli anni della cultura sviluppista del Novecento, da un soggetto forte come quello operaio. Una cultura anticapitalista e (anche se non sempre) di emancipazione, mentre l’estrattivismo di oggi ha vinto una battaglia epocale: nella cosiddetta “produzione”, e perfino nella “sfera della riproduzione”, i soggetti non esistono. Come possiamo resistere?
RAÚL ZIBECHI
LA BUONA SCUOLA DI MCDONALD’S
C’è un’impresa multinazionale nota perché sgombera a suon di dollari le piccole fattorie in diversi paesi del sud del mondo perché smettano di produrre cibo per le comunità locali e puntino a impoverirsi con l’esportazione. C’è un’impresa multinazionale che ha costruito il suo impero economico imponendo ovunque monocolture per produrre mangime per animali (in paesi dove molti bambini sono denutriti) per far ingrassare e riempire di antibiotici gli animali da macellare (favorendo così anche la produzione di Co2 nell’aria e la quantità di chimica nella terra) e poi trasformare in hamburger. C’è un’impresa multinazionale nota in tutto il mond o per il suo cibo spazzatura. C’è un’impresa multinazionale conosciuta per le proteste dei suoi giovani lavoratori precari. Un curriculum così non poteva passare inosservato: quella nota impresa è stata appena scelta dal governo Renzi perché accolga migliaia di studenti e studentesse delle scuole secondarie superiori nei percorsi di alternanza scuola-lavoro
ALEX CORLAZZOLI
ALTERNANZA SCUOLA-ESERCITO?
“Dopo l’accordo tra il ministero dell’istruzione e Mc Donald’s sull’alternanza scuola-lavoro, si attendono, con ottimismo e speranza, i nuovi protocolli di intesa con Tim, per formare gli studenti nei call center, con Carrefour e Coop, per formare i ragazzi a scaricare le merci nei magazzini e a sistemare i prodotti sugli scaffali, e con Foodora, per formare gli allievi ad andare in bicicletta e a consegnare cibo a domicilio. … Personalmente – scrive Matteo Saudino, insegnante di filosofia – proporrei anche un bel accordo con il ministero della Difesa …”
MATTEO SAUDINO
IL MEDITERRANEO COME LA SPACCATURA DI GIOTTO
Abbiamo bisogno e di arte e di storie, ma anche di numeri per avvicinarci e cercare di capire le tante spaccature e ingiustizie che avviliscono il nostro tempo. Ragionare di migrazioni per cambiare il mondo: una grande lezione con il maestro Franco Lorenzoni e i suoi bambini
FRANCO LORENZONI
IL VALORE DELLA LENTEZZA
Ci sono due modi di vivere il tempo; due modi che difficilmente si parlano. Un tempo lento in cui però ogni istante acquista il suo significato e il suo senso (come raccontano ad esempio i film del regista e poeta iraniano Abbas Kiarostami), e un tempo veloce in cui si è sempre in attesa di quello che avverrà dopo e tutto sfugge ai nostri occhi, in cui siamo disattenti a ciò che ci capita intorno, alle persone, alle relazioni
EMILIA DE RIENZO
REINVENTARE L’EUROPA
Se non fermiamo la barbarie che si diffonde intorno a noi, giorno dopo giorno, le condizioni di una guerra civile razzista in tutta l’area euro-mediterranea si faranno presto più concrete. Dobbiamo reinventare l’Europa perché nessuno lo farà per noi. Ma chi può imporre un processo del genere? La Commissione il cui passato presidente è un agente di Goldmann Sachs? Il finto parlamento? L’intoccabile centro di potere finanziario della Banca Europea? Sono strutture paralizzate, non riformabili dall’interno. Solo un movimento dal basso, un movimento di cittadini/e e di città può rivitalizzare l’Unione agonizzante. Ma cos’è un “movimento” all’epoca dei so cial network? È sufficiente un think tank come quello che Democracy in Europe Movement 25 sta realizzando? Quel che occorre è un atto performativo sufficientemente largo da provocare la dissoluzione finale del cadavere della passata Unione Europea, e sufficientemente forte da avviare la costruzione di Europe 2.0, fondata su un reddito di cittadinanza universale, sul denaro negativo e una riduzione immediata del tempo di lavoro
FRANCO BERARDI BIFO E GEEERT LOVINK
IL DRAMMA E LA SPERANZA, A MOSUL
Per gli abitanti di Mosul, è cominciato un periodo, forse molto lungo, di attesa e terrore. Non possono più nemmeno tentare di fuggire nei campi profughi dell’Onu, non c’è posto. Daesh minaccia di incendiare fiumi di petrolio nelle trincee, appena si avvicineranno le truppe irachene. La gran parte dei combattenti di Daesh non scapperà verso la Siria, resisterà in città fino alla morte. Sente di non avere scampo. Nessun accordo e nessun lavoro diplomatico sono stati fatti per immaginare un processo di riconciliazione e superamento delle vendette verso i tanti iracheni che hanno collaborato con Daesh, spesso per costrizione. Nessun progetto di reinserimento dei tanti ragazzini a cui Daesh ha fatto il lavaggio del cervello prima di metter loro in mano un fucile. Verranno imprigionati, spesso torturati, a volte giustiziati senza processo come i combattenti maggiorenni. Parliamo di migliaia di persone, molte delle quali non hanno alcuna aspirazione al martirio ma, in mancanza di alternative, sono disposte a resistere per mesi a Mosul, usando i civili come scudi umani e le armi chimiche contro l’esercito iracheno. “Un ponte per…” vuole invece dar voce alle speranze dei tanti iracheni che già oggi lavorano per la riconciliazione e la possibilità del ritorno a Ninive di tutte le comunità di sfollati, minoranze incluse. Con altre Ong. firma un appello alle forze militari perché siano protetti i civili durante e dopo l’offensiva, indipendentemente da etnia e religione. Ricostruzione e riconciliazione non possono scaturire dalle atrocità
MARTINA PIGNATTI MORANO
LA MERAVIGLIOSA SCONFITTA DEI SIOUX
Le proteste dei nativi americani nel North Dakota, riuniti nel movimento chiamato NoDAPL (No Dakota Access Pipeline), sono iniziate nella primavera del 2016 per impedire la costruzione dell’oleodotto della compagnia Energy Transfer Partners, il cui tracciato prevede l’attraversamento dei fiumi Missouri e Mississippi, così come parte del Lago Oahe, vicino alla Riserva dei Sioux di Standing Rock. Dopo una limitata revisione del percorso, lo United States Army Corps of Engineers – il nostro Genio militare – ha escluso un impatto significativo. Al contempo, citando effetti potenziali e mancanza di consultazione con le tribù dei nativi, nell’aprile del 2016 l’Environmental Protecti on Agency, il Dipartimento dell’Interno, e il Consiglio consultivo per la conservazione storica hanno richiesto con scarso successo al Corpo degli Ingegneri dell’Esercito una valutazione più approfondita. Difatti, nel mese di luglio, gli ingegneri hanno approvato i permessi di attraversamento dei corsi d’acqua. Di conseguenza, la protesta è stata lanciata da un’anziana Sioux di Standing Rock e dai suoi nipotini, decisa perfino a bivaccare nel percorso dell’oleodotto a difesa della terra e del suo popolo. Durante l’estate il movimento è cresciuto sino a contare migliaia di persone…
ALESSANDRO GHEBREIZIABIHER
È ORA DI IMMAGINARE E DI AGIRE
La scandalosa disputa per le elezioni del 2018 non offre alcuna speranza; partiti e candidati messicani cercheranno di nascondere sotto il tappeto quello che succede. Non esistono alternative. È per questo che i delegati del Congresso Nazionale Indigeno e dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale hanno deciso di costruirne una facendo appello all’immaginazione politica e all’esperienza. Provano a proiettare su un’altra scala il ‘comandare obbedendo’ e a includere gruppi non indigeni. Al termine di una discussione intensa, s’è arrivati a una proposta sorprendente. Il Cni e l’Ezln si sono dichiarati in assemblea permanente per consultare le comunità e i popoli al fine di nominare un consig lio indigeno la cui parola sia materializzata da una donna indigena, delegata dal Cni, come candidata indipendente che competa a nome del Cni e dell’Ezln nel processo elettorale del 2018 per la presidenza della Repubblica. Una scelta che ha suscitato grande interesse, un esteso disorientamento, entusiasmi, confusione e legittima perplessità. Gustavo Esteva la considera un’opportunità inaspettata di organizzazione, che utilizza lo spazio politico dei processi elettorali per fare un lavoro politico che li mette in discussione: rivela la loro natura autoritaria e corrotta e indica un’altra opzione. Non è un nuovo partito. Al contrario
GUSTAVO ESTEVA
IL BISOGNO DI ESSERE SCOMODI
Scomodo è un magazine mensile autogestito di approfondimento con una redazione di ben duecento studenti liceali romani: “Sviluppiamo l’informazione lenta – dicono – Inchiesta sul territorio, approfondimenti su storia, scienze, economia, e musica e culture. Non siamo più educati a un’informazione che ampli il nostro quadro culturale…”. Bravi e brave (la copertina del primo numero è di ZeroCalcare)
ROBERTO CICCARELLI
L’ECONOMIA PLURALE CHE CAMBIA LA CITTÀ
Le persone impegnate nella variegata galassia che qualcuno chiama economia sociale e solidale (e altri in molti diversi modi) diventano sempre più numerose, eppure nelle agende politiche che decidono le sorti del pianeta queste esperienze restano invisibili. La situazione cambia, almeno in alcune significative esperienze, per quel che riguarda i municipi e, più in generale, i governi di prossimità. È stato questo il tema al centro della seconda Trobada Internacional de Municipalisme i Economia Solidària, tenuta a Barcellona il 20 e 21 ottobre, un meeting mondiale che ha discusso la sfida delle politiche pubbliche, raccolta spesso con successo negli ultimi anni, per dei soggetti porta ti quasi naturalmente a mettersi in rete con una pluralità di pratiche che ne testimonia la ricchezza straordinaria. I rischi, dallo snaturamento dei principi al rapporto di pura dipendenza dal piano istituzionale, sono ben noti. Gli antidoti, dalla partecipazione non formale alla orizzontalità dei processi, sono altrettanto conosciuti. Si tratta, forse, soprattutto di consolidare insieme un cammino coraggioso e plurale e rendere più libera la fantasia
NORA INWINKL
IL POTERE COME POTERE DI AGIRE
A volte basta mettersi in viaggio, scartare i racconti mediatici e quelli di chi sta ai piani alti politici e religiosi, per scendere dove le relazioni tra le persone sono più vere, per quanto contraddittorie, e scoprire complessità e ricchezze poco visibili. Lo dimostra anche il percorso di un pezzo di società come rete Viandanti che ha scelto da alcuni anni di seminare un nuovo fermento laicale ai piani bassi della Chiesa cattolica. Oggi, grazie soprattutto al determinazione e alla resistenza creativa di molte donne, nella rete c’è chi ha smesso di delegare e di aspettare che qualcuno riconosca certi percorsi (“come battezzati e battezzate non abbiamo bisogno di autorizzazioni”), c’è chi rifiuta l’imm agine di chiesa-madre preferendo quella di chiesa-scuola in cui ognuno deve essere formato e reso responsabile, c’è chi non accoglie i deliri della “teoria del gender”. E ancora c’è chi parla del bisogno di imparare ad ascoltare l’altro, di sororità, di rompere l’invisibilità delle donne nelle chiesa. Alcune teologhe pensano sia arrivato anche il momento di uno sciopero delle donne, non per rivendicare qualcosa ma per “riconoscerci il potere di agire”, qui e ora. Interessante, vero?
PAOLA CAVALLARI
L’AMORE È UN’ESPRESSIONE ENIGMATICA
“L’amore è un’espressione enigmatica, una forza innegabile che riverbera dall’interno e di cui si fa esperienza dall’esterno. L’amore simultaneamente dà potere al sé e a chi con tale sé interagisce. Io ricordo con precisione, durante la mia adolescenza, la decisione di odiare me stessa, biasimare me stessa, negare a me stessa l’amore e l’amore per me stessa, a causa di quel che ero stata costretta a subire in giovanissima età. – scrive Thea Matthews, attivista e giovane poetessa statunitense – Mio nonno e mio zio mi hanno ripetutamente aggredita sessualmente… Dopo aver detto apertamente che mio nonno mi molestava, mi trovavo comunque nella sua casa seduta accanto a lui durante il pranzo familiare del Ringraziamento…. Be’, io mi sono ripresa da un tentativo di suicidio nel 2011 e mentre continuo a guarire da assuefazioni attive e comportamenti distruttivi, ho capito presto che la responsabilità deve venire prima e soprattutto dall’interno. Inizialmente, ho cominciato a domandare responsabilità dalla polizia della nostra nazione quando sono stata coinvolta nelle proteste studentesche con il movimento Black Lives Matter… Io ho bisogno di amare me stessa. Io ho bisogno di essere responsabile delle mie azioni…. Per poter fieramente amare e radicalmente accettare ciò che esiste nel momento presente, io sono la sola responsabile dell’apprendimento e della pratica di varie forme di comunicazione nonviolenta. Perciò: atti continuati di amore con responsabilità assicurano infine la trasformazione personale, sociale e culturale….”
THEA MATTHEWS
LA TERRA DI LEI
Un percorso nell’economia in sei incontri con cui provare a capovolgere il nostro sguardo sul mondo. “La Terra di Lei” è un ciclo di incontri/laboratorio, promossi a Roma e aperti sia alle donne che agli uomini (non è obbligatorio seguire tutti gli incontri). Qui i titoli dei sei appuntamenti le informazioni per partecipare
R.C.
IL SEMENZAIO DI UN MONDO DIVERSO
Il quaderno Seminare un mondo nuovo continua a rimbalzare come una trottola sulle scrivanie di molti insegnanti ed educatori ma spesso finisce per sporcarsi di terra in qualche orto sinergico. A volte diventa un modo per riscoprire il territorio e abbattere pregiudizi, oppure una splendida lezione su clima, sovranità alimentare, agricoltura a chilometro zero. Perfino una nota musicale. Come è accaduto in una scuola di Firenze. Appunti su un’avventura didattica bellissima
FABRIZIA LAROMA
QUADERNI A PORTATA DI MOUSE
Ci sono quaderni che bisogna tenere a portata di mouse, quaderni da sbirciare, leggere, copiare-incollare, discutere ogni giorno. Paolo Mottana, che insegna Filosofia dell’educazione all’Università di Milano-Bicocca, ha scelto di adottare il quaderno Ci vuole il tempo che ci vuole per poterlo studiare e discutere con 200 studenti. Maria De Biase, dirigente scolastica in Campania, ha invece prenotato 50 copie dell’altro quaderno, Seminare un mondo diverso: vuole distribuirle a 30 insegnanti. Dello stesso titolo, Giovanni Acquati, vuole portare 30 copie in America Latina, a un incontro su economia solidale ed educazione… E voi che
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