“La grande abbuffata dei veleni”

Non solo di Terra ne abbiamo una sola, come insegna ogni elementare corso introduttivo all’educazione ambientale, ma cercare presunte alternative alla terra, per esempio per nutrirsi, è una scelta rovinosa. Per le persone e per il pianeta.

 

logo comune_info

NEWSLETTER DI COMUNE
 

LA GRANDE ABBUFFATA DEI VELENI
Non solo di Terra ne abbiamo una sola, come insegna ogni elementare corso introduttivo all’educazione ambientale, ma cercare presunte alternative alla terra, per esempio per nutrirsi, è una scelta rovinosa. Per le persone e per il pianeta. È quel che accade con il consumo intensivo di cibo industriale, connesso in modo sostanziale con l’insorgere di malattie cardiovascolari, del diabete, dell’obesità e del cancro all’apparato digestivo. Il sistema alimentare industriale è il primo responsabile dei cambiamenti climatici ma causa anche l’erosione dei suoli e minaccia l’acqua e la biodiversità. Come se non bastasse, la catena dell’industria alimentare spreca dal 33 al 40 per cento di ciò che produce. A nutrire la maggior parte degli abitanti umani del pianeta, per fortuna, ci pensano ancora i contadini, i pastori, i pescatori artigianali e chi coltiva gli orti urbani. Difenderli e affermare la diversità, la produzione e l’alimentazione locale contadina e biologica vuol dire difendere la salute e la vita di tutti e di tutto
SILVIA RIBEIRO
 

GOVERNARE IL MONDO O CAMBIARLO?
I movimenti delle donne non sembrano esaurire il loro grido e il loro fare con le agende elettorali perché, tra inevitabili alti e bassi, non rinunciano a ripensare completamente la politica e l’idea stessa di potere. In fondo, come dimostra la vicenda di Hillary Clinton, è evidente che molte donne guardano in primo luogo a coloro che portano visioni della vita davvero diverse, che mettono al centro le relazioni, i corpi, la vita di ogni giorno
LEA MELANDRI LA NUOVA AGENDA DEGLI ZAPATISTI
La proposta del Congresso Nazionale Indigeno e dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale continua a far discutere con intensità. Era certamente questo uno dei primi obiettivi di chi l’ha formulata. Così come non poteva sorprendere l’Ezln il fatto che quella decisione sarebbe poi stata semplificata, strumentalizzata, ridotta alla sua parte sensazionalista: la candidatura di una donna indigena alle presidenziali del 2018, sminuendo, per esempio, il fatto che debba esser solo la portavoce di un Consiglio Indigeno di Governo non eletto nelle urne. S’è scritto, com’era facile prevedere, anche molto di più: l’idea che le conseguenze dell’arrivo della tormenta, seg nalata dalla “sentinella” Galeano nell’aprile 2015, siano già tanto gravi da richiedere un “attacco” per rovesciare il potere dal basso è diventata, nei media, il suo esatto contrario: la convinzione che finalmente gli zapatisti hanno capito che per cambiare il mondo bisogna prendere il potere. La follia evidenziata da queste reazioni, scrive Gustavo Esteva, convinto sostenitore della complessa e niente affatto lineare scelta zapatista, merita di essere sottoposta ad analisi come malattia sociale. È di natura religiosa. La reazione principale consiste nel predicare certi dogmi democratici: un insieme di credenze mantenute contro ogni esperienza e ragione. Alla base c’è una convinzione circolare: che il percorso elettorale sia l’unico che consente di farsi carico degli apparati statali e che questi sono indispensabili per fare ciò che è necessario. Si riconosce, inevitabilmente, che il cammino elettor ale non è un esercizio libero e chiaro della volontà generale, bensì uno spettacolo tortuoso, corrotto e manipolato. Tuttavia si insiste, contro ogni esperienza, sul fatto che nel 2018 alla fine vincerà un candidato di quella che si continua a chiamare “sinistra”. E ancor più si insiste sulla favola che recita un antico e consunto copione: una volta conquistato il controllo della macchina statale, la si farà ballare con la musica chiesta dal popolo. Che fantasia!
GUSTAVO ESTEVA
  NON È IL MIO PRESIDENTE E ALTRE GRIDA
Trump non è il mio presidente. Se ci fermassimo qui, all’espressione indignata del rifiuto, se tutto si riducesse al semplice grido, sarebbe importante, sarebbe l’inizio, sarebbe qualcosa di fondamentale, ma non tutto…
ALESSANDRO GHEBREIGZIABIHER
  CREARE ONDE CONCENTRICHE
Il capitalismo ha vinto, anzi stravinto. L’1% della popolazione mondiale possiede il 46% delle risorse. Ancora più tremendo è il fatto che il 10% possiede l’86% delle risorse del pianeta. Ma l’effetto perverso e aggressivo del capitalismo globalizzato è rendere una massa di persone insignificante. Che fare? “Tocca a noi fare piccoli passi nelle scuole, nei quartieri, negli ospedali, nei servizi, nell’arte, ovunque abbiamo un piccolo o grande ruolo… – scrive Emilia De Rienzo – Qualsiasi sasso gettato nello stagno può creare onde concentriche che allargano il piccolo movimento iniziale… Certo, abbiamo poche risorse economiche, ma possediamo quello che gli altri non hanno: cerchiamo la nostra umanità, vogliamo c he almeno in noi continui a vivere, questa è la nostra forza. Ma dobbiamo ripensare non riprodurre vecchi schemi, dobbiamo metterci in gioco… “
EMILIA DE RIENZO
  CONTARE I VOTI, NON CONTARE NULLA
Un anno fa il referendum in Grecia, qualche anno prima quello sull’acqua. Ora quello costituzionale. Certo, cercare di vincere i referendum resta importante e il 4 dicembre andremo in massa alla urne a gridare il nostro No, ma è anche vero che la democrazia è svuotata da tempo: quelli che sono in alto fanno di tutto per raggiungere i loro obiettivi, con o senza approvazione. Forse la domanda che si pone qui Enrico Euli (in un breve articolo da leggere con attenzione), “perché perderci tanto tempo e dedicarci tante energie, anche solo verbali? Non ci sarebbe qualcosa di meglio, e di più decisivo, da fare?…” merita riflessioni e risposte non scontate
E NRICO EULI
  GLI STATI UNITI NON SONO SOLO TRUMP
NAZIONAL-OPERAISMO E GUERRA RAZZIALE
È ARRIVATA LA TEMPESTA

CANTEREMO DEI TEMPI BUI? STAVOLTA NO BLACK MIRROR, L’UOMO E LA MACCHINA
Per chi ancora non ne avesse sentito parlare, Black Mirror è una serie TV di origine britannica nata con tematiche socio-fantascientifiche. “Black Mirror mette in scena non tanto un mondo irreale o lontanamente fantascientifico, quanto delle piccole dislocazioni tecnologiche che lasciano emergere il progressivo e quotidiano abdicare dell’umano alla ricerca di sé stesso e il pericolo dell’abbandono all’eterodirezione – scrive Paola Del Zoppo – Niente di nuovo. Resta però il punto che pochi prodotti televisivi, prima di Netflix, raggiungono questo livello di profondità, intelligenza e denuncia sociale, e sono di larga fruizione…”. Uno strumento per difenderci dal dominio della tecnica e per educare e autoeducarci, in primo luogo, alla costruzione di relazioni diverse?
PAOLA DEL ZOPPO
  IMPARARE A PERDERSI
Bambini e ragazzi possono farsi carico della propria educazione se attraversano luoghi in cui perdersi, se vivono il tempo della sospensione, se imparano a esplorare, se esercitano un pensiero divergente. A bambini e ragazzi piace perdersi
MONICA GUERRA
  SEMINARE UN MONDO NUOVO
CI VUOLE IL TEMPO CHE CI VUOLE IL MANIFESTO DELLE ALPI APUANE
C’è un pezzo di una catena montuosa divorato da 150 cave che asportano 5 milioni di tonnellate all’anno di materiale. Da 1 a 7 cave per ogni km quadrato. Cime capitozzate, crinali sfregiati, crateri ciclopici sui basamenti delle montagne, ovunque discariche di detriti e scaglie (ravaneti), polveri fini (marmettola) che diventano torbide lattiginose nei torrenti e, attraverso gli inghiottitoi carsici, penetrano nelle falde, traffico di mezzi pesanti lungo le strette strade di montagna che attraversano antichi centri. Un patrimonio naturalistico, storico e umano – incluso nella Rete Unesco dei geoparchi che avrebbe dovuto essere tutelato dal Parco regionale istituito già nel 1985 – demolito a copi di mine e f atto a fette come burro dal filo diamantato delle tagliatrici giganti a catena. Si tratta di un business internazionale industriale che nulla ha più a che fare con la tradizionale arte della lavorazione del marmo di Carrara. Ma c’è anche un territorio che si ribella intorno a un Ecomuseo, a un Manifesto, all’idea di valorizzare i sistemi socio-economici locali basati su piccole produzioni di qualità che alimentino la filiera agro gastronomica locale, sulla autoproduzione energetica di fonti rinnovabili, su un turismo leggero e anche, perché no, sull’uso di pochi giacimenti minerari e solo per lavorazioni di eccellenza
PAOLO CACCIARI
  LA POVERA GRECIA VA A TUTTO CARBONE
Dopo averla messa in ginocchio con astratte imposizioni economiche draconiane, le generose istituzioni europee ora concedono alla Grecia di Tsipras anche un po’ di respiro in libertà. Per avvelenarsi. Atene potrà accedere così a un fondo di quasi due miliardi di euro stanziato con il Sistema di Commercio delle Emissioni grazie a una deroga approvata nella commissione industria del Parlamento europeo. Questo le consentirà di estrarre tonnellate di lignite, la peggior qualità di carbone per livello di inquinamento e basso potere calorifico, in due nuove centrali da realizzare nella Macedonia occidentale. La Grecia ha già 16 impianti a lignite in buona parte attivi da molto tempo e che garantiscono la metà del fab bisogno energetico
LUCA MANES
  CHI DEVE DECIDERE SE CANCELLARE LA SPECIE?
Con la biotecnologia del gene drive, si garantisce ormai la sicurezza matematica di una trasmissione genetica alle generazioni che seguiranno. La vecchia genetica mendeliana è un ricordo lontano mentre una ingegneria in grado di agire in spericolata autonomia, oppure al servizio di colossali interessi commerciali, è già oggi in grado di decidere le sorti di intere specie ed ecosistemi, creando profonde e potenzialmente irreversibili modificazioni su larga scala. Come suggerisce un saggio di Scott Eastham, tuttavia, forse prima di lasciare alla scienza moderna l’ultima parola sull’evoluzione dell’homo sapiens, avremmo bisogno di ascoltare la voce di altre culture e di sperimentare a ltri modi di “essere” umani. Intanto dobbiamo certamente rompere, nella cultura ipertecnologica del mondo occidentale, quella sacra e acritica riverenza verso la scienza che la colloca in un luogo “altro” dalla società
ALDO ZANCHETTA
  DIFENDERE CHI DIFENDE I DIRITTI UMANI
Egitto, Libia, Palestina, Tunisia, Iraq, Siria, Marocco…: migliaia di persone ogni giorno, in molti modi, promuovono la tutela dei diritti umani, civili, ambientali e della terra, difendono i diritti di genere e quelli dei popoli indigeni e dei migranti. Ogni giorno, il loro impegno è oggetto di violente repressioni. La campagna “Difendiamo chi li Difende” nasce per proteggere i difensori dei diritti umani in Italia
FRANCESCO MARTONE
  UN MUSEO DIFFUSO PER LE PERIFERIE DI ROMA
Sarà pure una città ferita ma non mancano a Roma gli antivirus con cui ricostruire relazioni sociali e spazi urbani comunitari, come dimostra l’incessante e creativo lavoro nelle periferie di centri sociali, associazioni di volontariato, cooperative, gruppi informali. È intorno a loro che potrebbe nascere e crescere l’esperienza di un museo diffuso: un museo non rivolto solo alla memoria, ma dinamico, interculturale, promotore di inclusione e solidarietà. Un museo in grado di andare oltre l’idea di collezione: “diffuso” allude all’urgenza di un tessuto connettivo che colleghi e consolidi differenti contesti con itinerari di visita, percorsi formativi e didattici che stimolino la motivazione dei residenti in borgata e l’attenzione dei visitatori…
PAS LIGUORI

Per seguire gli aggiornamenti di Comune-info ogni giorno su facebook clicca «Mi piace» qui

Inoltre dopo aver cliccato “Mi piace”  mettete la spunta su “Ricevi le notifiche” per poter rivevere la notifica dei  nostri post sulla Vostra pagina Fb.

Seguici anche su twitter.

Sharing - Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *