Il grande movimento degli studenti emerso in Cile tra il 2011 e il 2013 si è poi diviso in modo netto dando vita ad almeno tre percorsi molto diversi.
NEWSLETTER DI COMUNE
DAL MOVIMENTO ALL’AUTONOMIA
Il grande movimento degli studenti emerso in Cile tra il 2011 e il 2013 si è poi diviso in modo netto dando vita ad almeno tre percorsi molto diversi. Il primo ha scommesso sulla riforma avendo considerato la presenza del Partito comunista al governo l’occasione giusta per tagliare finalmente i ponti con un sistema ereditato dalla dittatura. La riforma approvata lo scorso anno, però, non soddisfa nessuno e quella parte di movimento ne ha pagato amaramente il prezzo. Il secondo filone di studenti, quello maggioritario, fino all’estate scorsa ha occupato ancora la scena con manifestazioni visibili e assai combattive che rivendicavano un’educazione pubblica, gratuita e di qualità. Molto presente nei princip ali centri universitari, anche questa parte vive oggi però una fase di stanca, non avendo la forza di alimentare una presenza di piazza in ogni stagione. Il terzo percorso intrapreso dagli studenti ha scelto di sfuggire alla dinamica delle rivendicazioni da fare allo Stato provando a costruire l’autonomia necessaria a realizzare un’educazione autogestita fuori dalle istituzioni. Si tratta di esperienze non molto visibili e molto diverse tra loro, che mostrano contraddizioni non semplici da risolvere. Costruire un’autonomia educativa è un’impresa quasi impossibile e può comportare il fatto di dover dedicare l’intera vita a questo intento, scrive nel suo reportage Raúl Zibechi, ma fuori c’è il deserto
RAÚL ZIBECHI
LA SOCIETÀ NEL PAESE DEI PROFUGHI
Viaggio in un paese tranquillo di una regione in fiamme. Sarà perché i potenti di quella regione hanno deciso di tener lontana la guerra dalle banche ma è davvero incredibile che il territorio libanese, tanto segnato da una storia relativamente recente di sanguinosi conflitti, riesca a mantenere i suoi delicatissimi equilibri disinnescandone il potenziale esplosivo. Dalla dipendenza economica dall’Arabia Saudita e dal Qatar al controllo territoriale delle milizie di Hezbollah, dalle relazioni pericolose con vicini come Netanyahu o Assad all’accoglienza di un milione e ottocentomila profughi siriani (andati ad aggiungersi alla storica presenza di 250 mila palestinesi), dalla rigida spartizione delle cariche istituzionali su base religiosa agli antichi retaggi coloniali. Tutto lascia pensare a una polveriera talmente esposta a un imminente incendio da immaginare soltanto un’attenzione spasmodica alle vie di fuga. E invece, se le istituzioni restano sostanzialmente immobili, la società libanese non cessa di stupire per la capacità di movimento. A dieci anni di distanza dal suo ultimo viaggio, Alessandra Mecozzi è tornata nel Paese dei Cedri e ci racconta le sue impressioni anche attraverso tre interessanti conversazioni con donne molto impegnate a comprendere e a trasformare la realtà che le circonda
ALESSANDRA MECOZZI
NON UNA DI MENO. SAREMO UNA MAREA COLORATA
L’appuntamento è noto, nonostante i grandi media siano “distratti”: sabato 26 novembre, un grande corteo colorerà Roma “contro la violenza maschile sulle donne”. Migliaia di donne e di uomini di tutte le regioni si riprendono la strada, ne siamo certi, per una manifestazione che sarà molto partecipata e che mostrerà come diversi pezzi di società sono in fermento in tanti territori. Migliaia di donne saranno in strada per gridare la loro rabbia e coltivare la loro voglia di autodeterminazione, per ricordare a tutte e tutti che “non c’è nessuno stato d’eccezione o di emergenza: il femminicidio è solo l’estrema conseguenza della cultura che lo alimenta e lo giustifica”, a cominciare dai racconti mediatici che nutrono un immaginario femminile stereotipato. Le istituzioni, inutile fare troppi giri di parole, hanno completamente fallito, non sono in grado di produrre nell’immediato cambiamenti importanti. “Non c’è nessun piano programmatico adeguato. La formazione nelle scuole e nelle università sulle tematiche di genere è ignorata o fortemente ostacolata… Dai commissariati alle aule dei tribunali subiamo l’umiliazione di essere continuamente messe in discussione e di non essere credute…”. Ecco perché tante donne hanno cominciato, non solo a Roma, un percorso comune, non privo di limiti e conflitti, che partendo dal bisogno di far approvare presto una revisione del Piano straordinario nazionale Anti Violenza, crea nuovi legami tra gruppi di donne e continua a offrire una cultu ra politica diversa. Non si tratta tanto, per dirla con Lea Melandri, di governare il mondo ma di cambiarlo, cominciando dalla vita di ogni giorno, cominciando dal ritrovarsi insieme in strada
R.C.
L’ALFABETO DI UN MONDO DIVERSO
Il linguaggio che utilizziamo ogni giorno per parlare di migranti e di migrazioni è piuttosto inquinato. Non è una questione di filolologia, ma di espressioni e concetti che alludono a significati molto diversi tra loro. Si tratta di riconoscere quel po’ di Trump che è presente in ognuno di noi
GIANLUCA CARMOSINO
BIODIVERSITÀ LINGUISTICA
Lo scopo di molti e molte, Tullio De Mauro incluso (già docente universitario, ex ministro della Pubblica Istruzione nel 2001, attualmente attivo come esperto nell’Associazione Treellle), è chiaro, la promozione dell’inglese a lingua dominante dell’Europa: ma oggi l’inglese, spiega Renata Puleo, resta prima di tutto la lingua dei circoli economici, delle borse, delle banche. C’è bisogno di biodiversità linguistica e di pensiero critico. Scriveva Leopardi: ““Il possedere più lingue dona una certa maggior facilità e chiarezza di pensare seco stesso, perché noi pensiamo parlando…”
RENATA PULEO
UN NUOVO MODO DI STARE NEL MONDO
“Ma lo si vuol capire o no che per salvare intere generazioni di ragazzi, bisogna lasciare fuori dalle riforme che si succedono implacabili la scuola elementare? E ridimensionare i programmi e i libri di testo della scuola media, infondendo speranza in un nuovo modo di stare al mondo a schiere di ragazzini che oggi si rifugiano nelle loro stanzette davanti a un pc rinunciando a vivere? La speranza – scrive Elettra Wave, maestra – la si dà opponendo alla solitudine, in particolare, nelle grandi città, la proposta di una scuola assolutamente diversa dalla società che sta fuori… Noi dobbiamo buttare all’aria il solito trantran imposto dai voti o dalle lettere o da giudizi castranti… La rabbia , il bullismo, la fuga… nascono dalla malefica mania degli adulti di presentare sempre lo stesso mondo fatto a scale a scuola, a casa, nelle società sportive…”
ELETTRA WAVE
LA SCUOLA CHE NON C’È
“Rendiamo pubblica questa lettera per condividere e capire se questo problema è anche di altri, magari tentare risolverlo insieme. Rendiamo pubblica questa lettera perché, forse, nella scuola, come scrive Franco Lorenzoni (maestro della Scuola primaria di Giove), per lavorare bene e rispondere ai tanti bisogni sociali che premono dal territorio, si devono condividere le difficoltà e lavorare in gruppo. Perché da soli, non ce la si fa…..”
GENITORI 3A DI DONATO
SEMINARE UN MONDO NUOVO
CI VUOLE IL TEMPO CHE CI VUOLE
UN INTERO MONDO DI INSUBORDINAZIONE
Forse lo sciopero resta uno strumento logoro in questi tempi, tuttavia se è uno sciopero sociale, cioè in grado di muovere diversi pezzi di società (come accaduto in Polonia con il movimento delle donne), e se è transnazionale allora lo scenario cambia. I protagonisti del movimento francese contro la loi travail, i lavoratori dei magazzini tedeschi, francesi e polacchi di Amazon, quelli che hanno organizzato lo sciopero di Deliveroo in Gran Bretagna, ma anche i migranti che in Italia lottano contro lo sfruttamento e le leggi sull’immigrazione, i lavoratori tedeschi e svedesi della cura, gli uomini e le donne che hanno promosso l’iniziativa per la libertà di movi mento lungo la rotta balcanica, e ancora i medici specializzandi che hanno scioperato in Inghilterra, le studentesse e gli studenti sloveni…: un intero mondo di insubordinazione del lavoro, Transnational Social Strike Platform, si è messo in movimento
SOCIAL STRIKE PLATFORM
ESTRATTIVISMO COSTITUZIONALE
Una nuova fase dell’economia finanziarizzata ha preso forma ormai da tempo: l’estrattivismo. I suoi promotori non avevano però messo in conto la capacità di resistere, fare informazione, reinventare stili di vita emersa in molti territori. Per questo i signori dell’estrattivismo hanno bisogno di norme, governi e forze armate. Gasdotti, Tav, trivelle, inceneritori sono oggi le immagini più limpide dell’estrattivismo. Il decreto Sblocca Italia ma anche la riforma del Titolo V della Costituzione ne sono la traduzione normativa. La sua elevazione a regola
FABIO NERI
L’ELISIR CHE DOVEVA SALVARE L’IRLANDA
La grande crisi finanziaria del 2008 si allargava a macchia d’olio e il destino della piccola Irlanda sembrava segnato. Poi le severe ma salutari imposizioni del Fondo Monetario Internazionale e dell’Unione Europea hanno fatto il miracolo anche sotto il cielo di Dublino. L’allievo modello, quello che non aveva avuto alcuna esitazione a punire la gente pur di proteggere le grandi banche, è stato tratto in salvo e oggi può brindare a una vertiginosa crescita del Pil. Un esempio modesto, periferico ma significativo per tutti. E allora come mai, d’improvviso, le scuole chiudono, la polizia minaccia uno sciopero e si finisce perfino a parlare di legge marziale per garantire la sicurezza? Il risv eglio dall’imbroglio onirico-liberista è davvero brusco per quell’angolo d’Europa che vanta un paradiso delle multinazionali dell’hi-tech ed è ancora meta ambita da tanti cervelli in fuga in cerca di rapide e sfavillanti carriere. Senza contare, poi, che appena dietro l’angolo ci sono le conseguenze del Brexit che in nessun altro luogo potrebbero mai essere tanto importanti e concrete
LAURA FANO
PER QUALCHE DOLLARO IN PIÙ AL NIGER
Prima inventa “irregolari” nel Sahel, dove classificazioni che dividono le esistenze umane secondo le “regole” del più forte (ancora) non esistono. Poi, a nome dell’Europa turbata e solidale, Paolo Gentiloni offre denaro perché sia ridotto il numero dei migranti che attraversano liberamente il Niger verso le coste africane del nord, come le leggi locali regolarmente consentono. Ridurre il numero degli “irregolari”, insiste il ministro, non è un interesse solo europeo ma noi siamo comunque disposti a pagare il poverissimo Niger perché si possa lavorare insieme a rimandare nel deserto la gente che si propone di invadere senza autorizzazioni e “regole&rd quo; il nostro florido e generoso continente. Un vero maestro della diplomazia, il ministro Gentiloni, ma anche un impeccabile ambasciatore di una delle espressioni della cultura italiana più raffinate e apprezzate nel mondo, quella dei film western di Sergio Leone
MAURO ARMANINO
IL CLIMA ITALIANO È QUELLO DI SEMPRE
Alla Conferenza sul clima che si concluderà il 18 novembre a Marrakech, l’Italia partecipa come osservatore senza diritto di voto. S’è degnata di ratificare gli accordi firmati a Parigi nella Cop 21 soltanto il 27 ottobre, un ritardo che dice molte cose. D’altra parte, a parte qualche fastidio sismico, un’inondazione ogni tanto e forse un lieve accenno di desertificazione al sud, lo sanno tutti che sulla penisola più bella del mondo il clima è mite e salubre. Così, come spiega il Dossier “L’Italia vista da Parigi”, presentato dall’Associazione A Sud e dal Centro Documentazione Conflitti Ambientali e scaricabile qui sotto, su 29 miliardi di eur o di investimenti per nuove infrastrutture, la metà è destinata a costruire autostrade e aeroporti. Per gli inceneritori, invece, il governo si accontenta di otto nuovi impianti per un fabbisogno di oltre 1,8 milioni di tonnellate l’anno di rifiuti urbani o assimilabili. Certo, anche qui ci sono i soliti allarmismi e gli apocalittici signorNo, ma la verità è che da noi il clima resta invidiabile
ALESSANDRA DE SANTIS
NASCE A PADOVA LA RETE DEL RIUSO
Sei cooperative sociali padovane danno vita a una rete cittadina per riutilizzare tutto il possibile e ridurre i rifiuti e gli sprechi. Nel territorio di tutta la provincia ci sono anche dieci mercatini dell’usato e in città un’officina di riparazione delle biciclette. La rete vuole dare più ampio respiro ai progetti delle singole realtà aderenti, promuovendo la cultura e la pratica del riuso. Tra i progetti del futuro anche laboratori di riparazione e di “restauro creativo”
RETE DEL RIUSO PADOVA
IO LO SO FARE. E LO METTO IN COMUNE
Si comincia con mosaico, teatro, autoproduzione del pane, fotografia, illustrazione, lingue (dal cinese all’inglese), giornalismo, educazione… Ricordate l’appello “Io lo so fare. E lo metto in comune” partito da un pezzo di periferia romana? “Gordiani in Comune” cerca compagni e compagne di strada con i quali riempire di vita, creatività e autogestione uno spazio di 35 metri quadrati, molto luminoso, attrezzato di sedie e tavoli (su richiesta è disponibile anche videoproiettore e casse). Le prime proposte sono arrivate. Chi volesse aggiungersi promuovendo corsi, seminari, workshop, incontri, mostre fotografiche (la prima, bellissima, sarà sulle borgate romane) e altre bizzarre proposte per grandi e piccoli a prezzi popolari (in cambio di un piccolo contributo con cui rendere sempre più accogliente il locale di via Pisino 30, a due passi da Villa Gordiani, a Roma) può scrivere all’associazione La Strada: assolastrada@libero.it.
JLC
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