“Un Kurdistan a stelle e strisce”

La storia del Kurdistan è una storia pesante. Un popolo diviso tra Turchia, Siria, Iraq, Iran a cui è stata negata l’indipendenza dai vincitori della prima guerra mondiale, al momento della dissoluzione dell’impero ottomano.

 

Un Kurdistan a stelle e strisce

La storia del Kurdistan è una storia pesante. Un popolo diviso tra Turchia, Siria, Iraq, Iran a cui è stata negata l’indipendenza dai vincitori della prima guerra mondiale, al momento della dissoluzione dell’impero ottomano.

La vicenda del PKK in Turchia e la resistenza dell’YPG in Siria contro l’ISIS, che hanno trovato la solidarietà e l’ammirazione del fronte antimperialista, rischiano però di offuscare una realtà che si dimostra molto più articolata e meno limpida di quanto siamo abituati a credere.

Intanto c’è la situazione del Kurdistan irakeno, ormai consolidato come realtà indipendente, nato sulle ceneri dell’invasione americana dell’Iraq e diventato subito dopo un centro di affarismo legato al petrolio e con strettissimi legami con l’occidente imperialista, con Israele e con la stessa Turchia.

La dinastia Barzani, vissuta per lunghi anni negli USA, ha da sempre mantenuto con gli USA stretti legami, fin dal tempo di Kassem, negli anni ’60, quando lavorava per conto degli americani per rovesciare il regime rivoluzionario. Sempre in Iraq la situazione si è ripetuta appena gli americani e i loro alleati NATO hanno destabilizzato con le guerre il paese.

Ora Barzani sta giocando un ruolo più ampio dentro l’operazione di ‘liberazione’ di Raqqa dall’ISIS. Raqqa però non è una città curda dell’Iraq, ma una città siriana e questa ‘liberazione’ sta avvenendo con il concorso delle truppe americane e perfino turche e anche con l’obiettivo di tener lontano dalla città l’esercito iracheno con la scusa che si tratta di militari sciiti. Quella che si profila, quindi, è una operazione a stelle e strisce che ben poco ha a che fare con la difesa della Siria.

Ed è appunto di Siria e di curdi che oggi dobbiamo parlare per mettere in chiaro alcune questioni, una delle quali riguarda i soliti imperialisti di sinistra nostrani che in tutta la vicenda dello scontro in atto, invece di cogliere i dati essenziali, la resistenza di Assad e l’apporto russo al suo governo, cercano la solita terza via.

Senonchè questa terza via si incrocia con i progetti americani, che sono operativi sul piano militare (ci sono già due basi americane nella zona curda al confine con la Turchia) e perseguono l’obiettivo di staccare più territorio possibile allo stato siriano. Va detto peraltro che l’operazione Raqqa è stata preceduta da un’altra operazione che ha trasformato la legittima resistenza della popolazione curda contro l’ISIS nella zona di confine con la Turchia (Kobane) in un progetto indipendentista, la Rojava, che di fatto coincide coll’obiettivo occidentale e israeliano di liquidare la Siria come Stato unitario e indipendente.

I curdi in questo modo, in Iraq come in Siria, sono entrati nel grande disegno americano e israeliano di sgretolare le entità statali arabe e farne dei protettorati a stelle e strisce.

C’è da dire, infine, che anche il PKK sul versante turco, in un contesto di strumentalizzazione imperialista, rischia di essere utilizzato dagli americani nel loro rapporto conflittuale con Erdogan. Fallito il colpo di stato, la carta curda può essere usata laddove il golpe ha fallito.

Aginform
23 novembre 2016

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