“La ricchezza dei movimenti”

L’obiettivo, certo, è la vittoria del No. Tuttavia, al di là del risultato del referendum, questi mesi hanno già mostrato nei territori una società in movimento sorprendente, vivace, plurale.

 

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NEWSLETTER DI COMUNE
 

SABATO 10 DICEMBRE, TAVERNA COMUNALE

LA RICCHEZZA DEI MOVIMENTI
L’obiettivo, certo, è la vittoria del No. Tuttavia, al di là del risultato del referendum, questi mesi hanno già mostrato nei territori una società in movimento sorprendente, vivace, plurale: sedi dell’Anpi, comitati per l’acqua pubblica, movimenti a difesa del territorio e dell’ambiente, quanto resta dei partiti della sinistra radicale, centri sociali, associazionismo cattolico, qualche segmento dei sindacati. “Ne emerge una società come corpo vivo – scrive Alessandra Algostino, costituzionalista – con una visione alternativa ampia…”. Una società in grado di difendersi dagli agguati organizzati da quelli che sono “in alto”, ma anche di trasformare un referendum in un a palestra per imparare a lottare in basso
ALESSANDRA ALGOSTINO
NON SAPRETE MAI PER COSA VOTO SALVATORE IACONESI SIAMO IN TRAPPOLA. COSA POSSIAMO FARE? FRANCO BERARDI BIFO LA COSTITUZIONE È UN AEROPLANO A VELA IL TRUMP CHE ABBIAMO DENTRO
La rappresentanza politica e il solo “estremismo” che non ha vinto. Il treno che abbiamo perso dopo Genova. Il demos nazionale, l’Europa del filo spinato e il Trump che abbiamo in casa. La Le Pen non è il male minore. Gli altri non esistono solo in base ai tuoi errori. Con il retake gestisci un ospedale, non governi una città. I Cinque Stelle, l’ossessione della legalità senza l’ambizione della giustizia sociale. La sinistra riprenda ago e filo. Dobbiamo avere un orizzonte largo. Il salto di qualità nella rivolta della Magliana. I mostri che rinascono tra noi. Il tempo lungo del terremoto e il nuovo bar di Amatrice. Una conversazione a ruota molto libera con Massimiliano Smeriglio
COMUNE LA TUNISIA ASCOLTA LE VOCI DELLA VERITÀ
“È difficile far capire cosa significhi stare in prigione con il proprio figlio, l’ora d’aria insieme a lui e ai miei studenti… percosso e minacciato continuamente di essere violentato di fronte a lui o di vederlo violentato davanti a me… Moudhafer (suo figlio, ndr) era in una cella accanto alla mia e potevo sentire le sue grida e i suoi lamenti mentre lo torturavano. Bechir Laabidi, insegnante e sindacalista, era stato imprigionato dopo gli scioperi nel bacino minerario tunisino di Gafsa, tre anni prima che la rivoluzione del 2011 costringesse alla fuga il dittatore Ben Alì, salito al potere grazie a un colpo di stato organizzato dai servizi segreti italiani su isp irazione di Bettino Craxi. Mentre Laabidi e migliaia di altri oppositori venivano torturati e uccisi nelle celle tunisine, un altro capo del governo italiano, Silvio Berlusconi, volava in Tunisia per colloqui molto riservati, cioè all’insaputa dei rispettivi ministri degli esteri, con l’amico Ben Alì, “leader di uno dei pochi paesi moderati” del Nordafrica sui quali l’Europa poteva far affidamento anche per contenere l’”invasione” dei migranti. Tra gli altri impegni, oltre alla cura degli investimenti televisivi e cinematografici locali di Mediaset, Berlusconi stipulava importanti accordi per forniture energetiche. Nei giorni scorsi, l’Istanza della Verità e della Dignità, superando l’ostilità dell’elite tunisina, ancora oggi potentissima, ha raccolto le testimonianze agghiaccianti delle vittime della dittatura (55 mila dossier), trasmesse con leggera differita dalle televisioni nazionali. Tutto il Paese ora conosce la verità della sua storia recente. Patrizia Mancini, la nostra grande amica di Tunisia in Red, ci ha inviato uno straordinario resoconto delle drammatiche audizioni, lo conclude scrivendo che finalmente, a cinque anni dalla fuga di Ben Alì, nel Paese che dista solo 160 chilometri dalle coste siciliane “niente sarà come prima”
PATRIZIA MANCINI NÈ LACRIME, NÈ FESTA PER LA MORTE DI FIDEL
È stato scritto davvero tutto sulla lunga vita e la morte annunciata da tempo di Fidel Castro. Un’infinità di calunnie e ogni possibile argomento utile ad alimentare il mito di un culto della personalità che ha pochi paragoni nell’intero Novecento. Gli innumerevoli nemici di Castro non avrebbero potuto perdonare la colossale portata storica della sua esistenza, l’aver osato ribellarsi e vincere, con un pugno di uomini, contro il tiranno Fulgencio Batista e, soprattutto, la capacità di resistere per oltre mezzo secolo al dominio planetario del capitalismo e all’ordine continentale imposto dagli Stati Uniti. La sua interminabile e assoluta gestione politica del potere è però segnata, molto in profondità e spesso fino alle estreme conseguenze, dai veleni della repressione sistematica del dissenso e di molte delle libertà essenziali del suo popolo. Fidel avrebbe potuto agire diversamente? È la domanda chiave dell’articolo che abbiamo scelto per segnalare il nostro punto di vista. Lo ha scritto Miguel Benasayag, militante guevarista argentino e severo critico di un’esistenza straordinaria che ha cambiato la storia dell’America Latina e del mondo
MIGUEL BENASAYAG I FILOSOFI DI RAFFAELLO
La scuola non deve imitare il proprio tempo, spiega il maestro Franco Lorenzoni, ma provare a dar vita ogni giorno a un controcanto, rallentando e imparando ad ascoltare, ma sopratutto differenziando metodi e linguaggi (ad esempio perché non partire da uno straordinario affresco come “La scuola di Atene” di Raffaello, per un viaggio interdisciplinare e creativo?). Se non è un po’ meglio della società, la scuola cosa ci sta a fare?
FRANCO LORENZONI
  CI VUOLE IL TEMPO CHE CI VUOLE

Viviamo da tempo in un regime di ricatto continuo. L’abolizione dell’articolo 18 rende non solo più facili i licenziamenti; introduce anche nelle aziende un clima di ricatto permanente analogo a quello del lavoro precario. L’accordo sui profughi tra Ue e Turchia espone al ricatto di Erdogan tutti i governi europei. Il debito degli Stati dopo il «divorzio» tra Governi e Banche centrali ha messo in mano alla finanza internazionale non solo le politiche pubbliche ma anche vita e scelte dei cittadini. Siamo dominati dalla paura: la paura si traduce in un ricatto senza fine: il suo nome inglese è «Tina», There Is No Alternative. Un’alternativa in realtà già ci esiste, per sottrarsi ad esempio al ricatto della precarietà, e si chiama reddito i cittadinanza. Dove trovare la forza per resistere e ribellarsi ai ricatti? La lezione arriva dai movimenti delle donne, spiega Guido Viale: non ci si può sottrarre ai ricatti a cui siamo sottoposti senza mettere a rischio il nostro status, è una strada irrinunciabile per cambiare la società cambiando anche noi stessi
GUIDO VIALE
 

IDENTIKIT DELL’ASSASSINO
Qualche giorno fa abbiamo avuto la conferma: il nostro paese ha il più alto numero di decessi per inquinamento da biossido di azoto in Europa. Lo ha stabilito un rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente. Ma chi uccide chi?
ALESSANDRO GHEBREIGZIABIHER
  L’ULTIMA SPIAGGIA ALBERTO CASTAGNOLA ILVA, 50 MILIONI DI SFUMATURE
La vicenda dei 50 milioni negati per curare i tarantini e il roboante, preoccupante e odioso annuncio del presidente successivo del presidente del consiglio sull’accordo con la famiglia Riva (che garantirebbe il pagamento di 1 miliardo di euro da spendere per risanare Taranto) dimostrano che la vicenda Ilva/Taranto/Stato ha oltrepassato tutti i livelli di guardia accettabili
CROCIFISSO ALOISI E FACCIAMOCELA UNA RISATA, SIGNORA MIA
Due o tre cose a proposito di chi non smette di utilizzare stereotipi sessisti
ANNA FOGGIA GALLUCCI UNA MONETA NUOVA DI ZECCA PER BARCELLONA
Servirà a incentivare il commercio di prossimità e a sostenere le fasce più deboli della popolazione, la nuova moneta che, dalla prossima primavera, potrà circolare in via sperimentale nei quartieri della periferia nord della metropoli catalana. Se l’esito sarà soddisfacente, la moneta – sostenuta dall’amministrazione di Ada Colau – arriverà all’intera città. Una scelta coraggiosa ma niente affatto isolata in Catalogna e in tutta la Spagna
STEFANO CAFFARI
  L’ECONOMIA SOLIDALE PENSA L’ALTRA SPAGNA
Si è tenuto a Bilbao il secondo congresso di economia sociale e solidale. Al centro la volontà di confrontarsi e collaborare, raccontare le esperienze dei propri territori e ascoltare quelle degli altri per costruire insieme una via per affermare queste scelte nelle sedi istituzionali come nelle relazioni quotidiane. Non si è trattato semplicemente di costruire un progetto, bensì di unire percorsi all’interno di un processo multidimensionale di trasformazione
NORA INWINKL
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