Le consultazioni di Mattarella danno l’idea di che cosa stia succedendo dopo il grande risultato conseguito dal NO il 4 dicembre. In sostanza Renzi ha continuato a tessere le sue trame, molto logorato sicuramente ma ancora attivo.
Una spallata senza alternative?
Le consultazioni di Mattarella danno l’idea di che cosa stia succedendo dopo il grande risultato conseguito dal NO il 4 dicembre. In sostanza Renzi ha continuato a tessere le sue trame, molto logorato sicuramente ma ancora attivo, e il presidente della Repubblica ha aperto le consultazioni per assicurare la cosiddetta governabilità convocando personaggi che sono completamente interni e responsabili della sconfitta, fanno parte cioè di quel ceto politico marcio che aveva come obiettivo di trasformare la Costituzione in uno strumento autoritario a servizio delle scelte dei poteri forti che hanno creato il personaggio Renzi.
Ciò che sta avvenendo è dunque in aperta contraddizione con il risultato referendario, anche se la richiesta di elezioni subito sembrerebbe andare nella direzione giusta. Analizzando meglio la cose emerge invece che andando alle elezioni a breve scadenza, in una condizione in cui le alternative sono già delineate dai partiti elettoralistici, la confusione e gli imbrogli continueranno ad aumentare. In altri termini il voto è probabile che porterebbe acqua alla destra, ricompatterebbe il PD, darebbe ai 5Stelle l’illusione di poter vincere la partita. E’ vero che le ultime elezioni amministrative hanno portato ai risultati di Torino, Milano e Napoli ma come i fatti dimostrano, i vincitori di questa partita mostrano tutte le loro difficoltà a reggere la barra.
Se trasportiamo le questioni a livello governativo, la situazione si fa più difficile e complessa e non possiamo pensare che Grillo ci possa portare molto avanti. Possiamo dire, invece, che i risultati del 4 dicembre sono ben più avanti di come la rappresentazione politica ce li descrive.
Su che base facciamo questa affermazione? Ci sono due cose che colpiscono sui risultati del Referendum: lo scarto dei voti tra il fronte del NO e quello del SI e la percentuale dei votanti. Si deve anche aggiungere che tutto questo è avvenuto dopo una campagna elettorale condotta in piena violazione dei diritti di informazione, dando a Renzi la possibilità di utilizzare senza ritegno tutti gli organi di informazione per far vincere il SI. Se così non è stato, nonostante tutte le complicità nazionali e internazionali, vuol dire che esiste un rifiuto profondo delle politiche renziane. Non è quindi una questione facilmente riassorbibile. Ci vuole ben altro.
Come affrontare dunque il dopo referendum? Se non vogliamo, come accade spesso, svolgere il solito ruolo di mosche cocchiere e accodarci all’ultimo momento alla dialettica reale, come è avvenuto alla vigilia del Referendum da parte dei soliti noti, occorre invece capire, come per il 4 dicembre, dove maturano condizioni di scontri veri che possono cambiare la situazione.
Per ora i movimenti che si intravedono riguardano una ricomposizione a sinistra di aree contigue al PD nel tentativo di ridargli un aspetto più presentabile, ma sempre nella solita base programmatica del centro sinistra. Un dato invece più interessante è che il comitato del NO ha deciso di non sciogliersi e di continuare a operare dopo il 4 dicembre. Importante diventa anche la campagna, ormai certa, sui tre referendum CGIL su art.18, voucher e appalti. Questi referendum ci coinvolgono direttamente e bisogna prepararsi per tempo e con intelligenza per evitare appiattimenti, ma anche inutili avanguardismi. Per noi è però anche l’occasione per affrontare nel paese la questione delle libertà sindacali (organizzazione, sciopero, controllo della contrattazione) e dell’accordo confederali-confindustria del gennaio 2014 con la sua possibile estensione al settore pubblico. Una vittoria sulle questioni che riguardano i lavoratori è un vero passaggio di fase su cui piazzare una prospettiva.
Aginform
10 dicembre 2016