“Riflessioni veloci sullo zelo delle procure contro i sindaci di Roma e Milano”

E’impossibile e sbagliato accomunare l’avviso di garanzia a Sala con l’arresto di Marra. I singoli personaggi sono entrambi il vecchio marcio travestito da nuovo, ma il peso politico delle amministrazioni che rappresentano è diverso e diverso è il loro ruolo.

Newsletter n. 24/2016 – Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo.

 

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[Italia] Riflessioni veloci sullo zelo delle procure contro i sindaci di Roma e Milano

 

E’impossibile e sbagliato accomunare l’avviso di garanzia a Sala con l’arresto di Marra. I singoli personaggi sono entrambi il vecchio marcio travestito da nuovo, ma il peso politico delle amministrazioni che rappresentano è diverso e diverso è il loro ruolo.

La giunta Raggi è un problema di governabilità per i vertici della Repubblica Pontificia (parliamo pur sempre della loro capitale e del centro dei traffici e degli intrighi di ogni tipo) nonostante stia assicurando continuità con certi poteri forti, nascondendosi dietro al fatto che “certe delibere erano state decise in precedenza” (…in particolare da Tronca, aggiungiamo noi. Però il sindaco è lei e se una delibera va stralciata, la stralcia!).

La giunta Sala è il rigurgito della peggio criminalità organizzata nell’affare EXPO, tinta di arancione e decantata dai perdenti nati della sinistra borghese (eccetto le spoglie del PD post referendum, non esiste più nessun partito che ha sostenuto Sala nel giugno scorso), è l’unica grande città rimasta in mano alla cricca Renzi e a chi le ha retto il sacco.

Ma è da escludere che il terremoto politico a Roma sia indipendente da quello milanese. Sono fatti diversi, ma sono legati. Il più evidente ed epidermico legame attiene alla crisi politica in corso nel paese, al vicolo cieco in cui i vertici della Repubblica Pontificia si sono infilati con il governo “di responsabilità” Gentiloni-Renzi-Bergoglio e alle possibili elezioni politiche all’orizzonte. “Muoia Sansone con tutti i filistei”, cioè: fare fuori il M5S a qualunque prezzo. Anche al prezzo di sacrificare un faccendiere qualunque prestato alla politica e imposto al governo di Milano.

La Raggi paga il conto di aver consentito il prosieguo delle manovre speculative e antipopolari per mano dei palazzinari romani (Tronca ne era il prestanome e capofila, il Vaticano è il nocciolo duro), di non essersi opposta a sfratti e sgomberi, di aver solo minacciato di sottomettere la Curia alla legalità italiana, di aver solo minacciato di fare pulizia nel sottobosco della malavita fascista – politico – clericale di Roma. Ha promesso e promesso e non ha combinato ancora nulla. Ha promesso fuoco e fiamme, ma ha continuato a permettere che vecchie autorità medievali facessero il bello e il cattivo tempo. A fare la voce grossa senza essere conseguenti non si guadagna niente. Così, da “anche la Curia paghi le tasse” al “Buona onda” al Papa, è stata servita: invisa ai poteri forti, ma soprattutto senza il sostegno, decisivo, delle masse popolari.

Il M5S ora deve porre fine al nascondino a cui ha giocato fino a oggi. Se persiste a invocare onestà, legalità, rispetto delle regole, elezioni subito, ecc. finisce inghiottito da un vortice creato dai vertici della Repubblica Pontificia e alimentato da sé stesso. Se perde Roma sotto accuse gravi (la maggior parte false, ma insomma, Marra, ex di Alemanno, lo hanno scelto loro…), se cede alla manovra denigratoria, se offre il fianco alle speculazioni mediatiche sulle firme false, se cade nelle beghe interne da pollaio è perso, finito, disgregato. Dopo l’arresto di Marra, Grillo ha revocato una manifestazione a Siena sull’affaire Monte dei Paschi. Male, molto male. L’unica forza residua del M5S è attingere dalla mobilitazione delle masse popolari. Che esca nelle piazze! Che faccia valere quella credibilità di cui ancora gode. Che si allei subito con la parte sana di quegli esponenti del movimento sindacale, politico, della società civile, delle amministrazioni locali che sono disposti. Non a un accordo elettorale, ma a operare come comitato di liberazione nazionale.

Tutto sulle nostre teste. Mentre c’è che tira un sospiro di sollievo perché con il voto del 4 dicembre “abbiamo salvato la Costituzione”, mentre c’è che si incazza perché il nuovo ministro dell’istruzione ha la terza media, mentre c’è chi si accapiglia perché “il M5S sono come gli altri” e scrive frasi sgrammaticate sui social network per imitare, a detta loro, gli elettori medi del M5S, il programma comune dei vertici della Repubblica Pontificia prosegue, alle condizioni particolari dettate dalla batosta che hanno preso con il referendum. Per dirne una, la più importate, stanno distruggendo il CCNL. Sembra che fra i vincitori del referendum, denigratori e sostenitori del M5S e M5S stesso, se ne siano accorti solo gli operai e pochi altri. Ma del resto è normale, sono gli operai che si accorgono prima e meglio di quello che succede, perché in un posto di lavoro in cui sei obbligato a rimanere di notte anche se le condizioni di salute impongono che ti sia cambiato il turno, in un posto di lavoro dove alla fine ci muori, sei pure costretto a farti più attento rispetto a come vanno le cose del mondo. E dunque, alla faccia di chi è convinto e si sgola per convincere che la classe operaia non esiste più, sono gli operai ad aver preso il testimone della vittoria del NO del 4 dicembre. Non il Tribunale di Roma o di Milano. Non Gentiloni. Non il M5S. Non la Raggi (per senso del ridicolo omettiamo Sala e Pisapia…). Sono gli operai a evitare che tutto succeda sulle nostre teste.

Bando al tifo da stadio e agli opinionismi. Ai lamenti, alle scuse e ai teatrini. La strada è a un bivio. Le sorti del paese in mano alle fazioni dei vertici della Repubblica Pontificia alle prese con colpi di mano e regolamenti di conti fra loro oppure le sorti del paese in mano alla mobilitazione degli operai e delle masse popolari. La Costituzione in mano a chi ne decanta i valori e intanto trama (chiagni e fotti) oppure l’applicazione della parte democratica e progressista della Costituzione nelle mani di chi ha combattuto per ottenerla. Aspettiamo un governo di responsabilità nazionale degli irresponsabili ladri, accattoni, speculatori, cardinal-bertoni oppure costituiamo un governo di emergenza delle organizzazioni operaie e popolari.

Achille

 

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#NoiSiamoVittorio – In memoria del compagno Vittorio Agnino

 

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E’ uscito il numero 54 de La Voce del (nuovo)PCI – vedi sul sito

A novembre è uscito il numero 54 de La Voce del (nuovo)PCI. Come ognuno dei numeri precedenti è disponibile presso ogni Sezione del P.CARC, ogni Federazione e presso il Centro Nazionale. A differenza dei numeri precedenti la diffusione è meglio curata e il nostro obiettivo è che sia più ampia e capillare. Cioè dal n. 54 ci poniamo di fare meglio il lavoro di sostengo all’attività del (nuovo)PCI, in questo caso la diffusione della sua stampa.

Il motivo di questa “rettifica” è che con la pubblicazione dell’intervista al compagno Ulisse, Segretario Generale del (nuovo)PCI, su Resistenza n. 11-12 / 2016, abbiamo aperto una riflessione più profonda sulla natura della Carovana e sulla relazione (unità, differenze ruoli e legame) fra P.CARC e (nuovo)PCI che ci ha consentito di riconoscere come e quanto al nostro interno esista e sia radicata la tendenza a “dare per scontate” l’esistenza di due partiti comunisti “fratelli” nello stesso paese, la clandestinità del (nuovo)PCI e in cosa consiste, il ruolo e l’esistenza del P.CARC come “partito del Governo di Blocco Popolare” e la linea del Governo di Blocco Popolare che ha senso solo alla luce della strategia della Guerra Popolare Rivoluzionaria diretta dal (nuovo)PCI. Dare per scontate, insomma, elaborazioni e caratteristiche particolari (che attengono alle caratteristiche del nostro paese) e innovative (rispetto all’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale) di cui la Carovana del (nuovo)PCI si è dotata per fare la rivoluzione socialista in un paese imperialista come lo è il nostro.

“Dare per scontato”, però, è il presupposto per minare quel rigore scientifico, per annacquare quella dedizione alla causa, per ostacolare la granitica certezza che il comunismo è il futuro dell’umanità che hanno da sempre distinto la Carovana e animato i suoi membri.

Da qui la rettifica, necessaria e salutare: letture collettive e discussioni dell’intervista al compagno Ulisse, la promozione di una maggiore sinergia fra l’attività ordinaria del P.CARC e l’opera del (nuovo)PCI, la promozione di dibattiti, conferenze, assemblee sulla lotta di classe negli anni ’70 (bilancio dell’esperienza delle BR, lotta contro la repressione, il pentitismo e la dissociazione) che è stata “la culla” della Carovana e fonte di grande insegnamento per la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato di cui è promotrice.

Fa parte di questa rettifica anche il trattare meglio il contributo inestimabile e continuativo che il (nuovo)PCI offre al movimento rivoluzionario italiano e internazionale con la pubblicazione de La Voce dal 1999.

Trattare meglio significa in questo caso non limitarsi a pubblicare la notizia dell’uscita del numero 54 de La Voce, ma trattarne alcuni dei contenuti per come sono indispensabili all’obiettivo del P.CARC, la costituzione del Governo di Blocco Popolare.

E il numero 54 de La Voce è in questo senso e a questo scopo un esempio ottimo perchè, torno per un attimo alla tendenza a “dare per scontato” l’elaborazione della Carovana, tratta argomenti decisivi per noi del P.CARC, per i nostri referenti e in generale per chi ha la falce e il martello nel cuore.

 

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Calendari 2017 – Acquista un calendario di classe: sostieni la costruzione del socialismo nel nostro paese!

 

Cari compagni e compagne,

per un Natale di classe vi proponiamo, come tutti gli anni, i calendari del P.CARC; parlano e mostrano l’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria, di uomini e donne che hanno dedicato la loro vita a costruire la rivoluzione socialista, di uomini e donne che sono stati protagonisti della costruzione dei primi paesi socialisti; “semplici” operai e lavoratori che si assunsero la responsabilità di scrivere un nuovo capitolo della loro storia, da protagonisti. Non sono soltanto un modo di spendere soldi in modo più utile rispetto alle mille cianfrusaglie che la borghesia ci propina a caro prezzo a ogni festività, ma uno strumento politico, culturale, di formazione. Oltre a essere un regalo appunto “di classe”, economico e bello da vedersi, parla di tanti elementi importanti della storia del movimento operaio e comunista che ai più risultano ignoti, come la storia di Teresa Noce o le imprese delle Streghe Volanti durante la Seconda Guerra Mondiale. Ci parla della nostra Storia, da dove veniamo e dove in prospettiva dobbiamo andare per costruire una società superiore; un cammino che l’attuale classe dominante cerca in tutti i modi di impedire perché significa la sua fine, anche a costo dei disastri che vediamo tutti i giorni nelle città, nei territori e nel mondo in generale.

 
I calendari ci introducono in un anno che celebrerà il Centenario della Rivoluzione Russa, una delle tappe più importanti dell’emancipazione delle masse popolari del mondo, e su cui non a caso la borghesia ha già cominciato a spandere denigrazione e intossicazione. Un contributo per spazzarle via, soprattutto verso le persone che conoscono poco la Storia perché viene accuratamente manipolata e sottaciuta, è regalarli ai nostri cari, amici, colleghi e vicini e invitarli a discutere degli argomenti che tratta e a sviluppare la discussione sulle conquiste delle masse popolari strappate durante la prima ondata della rivoluzione proletaria.

 

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