Viviamo un tempo in cui la scienza sottomessa agli interessi dei potenti, che è meglio chiamare tecnoscienza, avanza con passi da gigante.
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I VENTI ARTICOLI PIÙ LETTI DI COMUNE
Ecco gli articoli più letti di Comune, tra quelli pubblicati nel 2016. Si potrebbero dire molte cose sbirciando la classifica: i temi affrontati sono diversi, c’è perfino la pagina della campagna Facciamo Comune insieme (a proposito, andrà avanti ancora per qualche settimana) e l’ultimo articolo – maledettamente attuale – di Alain Goussot, di cui sentiamo la mancanza. Di certo sono buone letture
CO-SCIENZE CRITICHE
Viviamo un tempo in cui la scienza sottomessa agli interessi dei potenti, che è meglio chiamare tecnoscienza, avanza con passi da gigante. Tutte le sue invenzioni nascono e servono ad aumentare i profitti delle grandi imprese, a devastare la natura, ad accrescere lo sfruttamento di quelli che stanno sotto e a controllarci tutti con metodi sempre più sofisticati e con forme sempre nuove di pseudo-comunicazione capaci di farci accettare tutto passivamente e in nome del “progresso”. Il predominio delle “soluzioni” tecnologiche alla crisi è radicato in una concezione frammentaria e gerarchica di una scienza che disprezza la complessità, la precauzione e tutti i saperi che non siano quelli dominanti. Così , si alimenta l’illusione che la crisi climatica e quella alimentare, le malattie e i problemi di “sicurezza” si possano risolvere solo nei laboratori e con più tecnologia. Il grande incontro promosso in questi giorni dagli zapatisti in Chiapas ricorda invece che l’origine della parola coscienza significa conoscenza condivisa. Non un particolare tipo o una forma di conoscenza che prevale sulle altre, bensì una conoscenza messa in comune che deriva dall’osservazione, dalla sperimentazione e dalla comprensione collettiva
SILVIA RIBEIRO
QUESITI ALLE SCIENZE E ALLE LORO COSCIENZE
Nell’incontro L@s Zapatistas y las ConCiencias por la Humanidad, il Subcomandante Galeano pone alcune prime domande alle scienze e alle loro coscienze. Per l’occasione rivela i segreti di alcune delle sue molte professioni, da quella di perturbatore delle buone coscienze a quella dell’alchimista, che in realtà, dovrebbe essere quella di scienziato, ma siccome non riesce a trasformare l’essenza di una cosa nel suo contrario-contraddittorio, non gli hanno attribuito il livello che il suo lodevole fare meriterebbe. Ciononostante, nel suo laboratorio continua a sperimentare con gigli e provette, sotto lo sguardo sempre critico del gatto-cane…
SUBCOMANDANTE GALEANO
ALEPPO, CITTÀ DELLA MUSICA E DELLA GUERRA
Fino a pochi mesi fa Aleppo era nota a molti e molte per il suo infinito amore per la musica. Si diceva che in ogni casa ci fosse uno strumento musicale. “Oggi capita spesso che l’aria sia attraversata da frammenti di un liuto arabo colpito da una granata – spiega Nihad Siris, scrittore aleppino – Questo stretto legame con la musica ad Aleppo non era una prerogativa degli uomini… C’erano molte cantanti famose e in numerose dimore si organizzavano concerti in cui le donne erano le protagoniste…”. Oggi in Siria dicono che il tempo della gioia è finito per sempre. Per diversi mesi hanno dovuto aumentare il volume della musica solo per co prire il frastuono dei bombardamenti. Ma ora hanno smesso di ascoltare musica. Negli incatevoli quartieri di Aleppo non riecheggia nessuno strumento musicale
NIHAD SIRIS
IN CAMMINO PER NON ABITUARSI ALLA GUERRA
A piedi per 3.600 chilometri, superando i confini di Germania, Repubblica Ceca, Austria, Slovenia, Croazia, Serbia, Macedonia, Grecia, Turchia e finalmente Siria, dove si proverà a raggiungere in qualche modo Aleppo. Il 26 dicembre è partita da Berlino una lunga, lunghissima staffetta che si propone di riprendere il filo di un agire la pace interrotto molti anni orsono dalla complessità dei conflitti armati dei nostri giorni. Chiunque non si sia arreso al senso di impotenza e alla rassegnazione può sostenerla o prendervi parte
RICCARDO TROISI
FRANCO BERARDI BIFO
I MIGRANTI SI PREPARANO A LOTTARE CONTRO TRUMP
Dobbiamo smetterla di identificare gli Stati uniti con Trump e di adottare lo sguardo dei grandi media. Anche da quelle parti la realtà è molto complessa, ricca di contraddizioni e tracce di speranza. Guardiamo, ad esempio, cosa accade ai piani bassi dove diversi movimenti dei migranti come Cosecha, Dreamers e Sanctuary si diffondono ogni giorno di più nella società. E si preparano a rispondere alle aggressioni di Trump. Del resto, hanno alle spalle una dura palestra sperimentata con Obama, che sarà ricordato per aver gestito un numero di espulsioni maggiore di qualsiasi altro presidente nella storia degli Stati Uniti: 2,5 mili oni. In queste settimane, quei movimenti hanno cominciato a proporre azioni dirette e campagne di boicottaggio, ma pensano anche a un nuovo sciopero generalizzato, più grande di quello del 2006, per dimostrare che l’economia degli Usa dipende dai migranti. “La vittoria è possibile, non malgrado la paura, ma affrontandola – spiegano quelli di Cosecha – nel contesto di una comunità responsabile e coraggiosa”
SARAH LAZARE
UNA DI NOI
Non volevo ingannarvi. L’ho detto solo per non morire. Ero terrorizzata dalle loro pietre aguzze, dalle loro facce feroci, decise ad uccidermi perché ero tornata a giocare nell’erba. So che non avrei dovuto farlo…
ALEXIK
È POSSIBILE CAPIRE UNA RELIGIONE SENZA CREDERCI?
Abbiamo bisogno di ampliare il nostro immaginario, cercare domande profonde, rifiutare gli aspetti sinistri di ogni assolutismo religioso, indagare i confini tra culture e religioni, guardare il mondo e gli altri con curiosità. Per mettere la guerra fuori dalla storia. Possiamo cominciare con i più piccoli
FRANCO LORENZONI
UN BAMBINO ALBANESE BIONDISSIMO
“Un bambino albanese biondissimo, di circa quattro anni. Seconda guerra mondiale: l’esercito italiano ha conquistato l’Albania attestandosi nei punti strategici. Come avviene sempre quando gli ufficiali degli stati maggiori non ordinano di assaltare e massacrare, le persone al fronte solidarizzano, si stringono e recuperano brandelli di umanità. Ogni giorno il bambinello biondo senza nome va in visita al posto di blocco italiano e lì pian piano la sua bionda innocenza gli fa guadagnare il pietoso affetto dei padri e fratelli arruolati in una guerra più violenta e aggressiva di quanto il loro animo possa permettersi. Lo ribattezzano Mario e lo ricoprono di regalini e affetto. Lui è orfano di ent rambi i genitori, certamente periti per mano e responsabilità italiana. Bastardi italiani sibilano tutti. Non Mario che non riesce a parlare. Lui non parla più né albanese, lingua della famiglia che non avrà più, né italiano, lingua della famiglia cui non appartiene. Ogni giorno, il piccolo biondo, visita la caserma degli invasori. Quei padri invasori, loro malgrado, che lo sfamano, lo salutano, alleviano per un po’ la sua solitudine. Ogni giorno. Anche quel giorno. Quel giorno lui arriva ma non si avvicina subito alla garitta dei soldati per ricevere la razione di affetto e cibo quotidiani. Attende.
“Mario vieni, che fai?”. Tentenna.
“Mario lo vuoi il dolce?”. Si avvicina.
“Mario siamo qui!”. Si ritrae.
“Mario”. Indietreggia”… SEGUE QUI:
GIAMPIERO MONACA
VENTI MILIARDI. DA UN GIORNO ALL’ALTRO
Tre giorni prima di Natale, il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto che porterà al salvataggio di Monte dei Paschi di Siena. Qualche ora prima il consiglio di amministrazione della banca aveva ufficialmente dichiarato il fallimento dell’aumento di capitale da cinque miliardi. Un fallimento “imprevisto” perché, solo nel gennaio scorso, il premier Renzi sosteneva che la banca era stata risanata e che fare degli investimenti su un istituto che opera sui mercati da quasi cinque secoli essa fosse un affare. Non ci sono soldi per la scuola, la cultura, la ricerca, la salute e nemmeno per mettere in sicurezza il territorio ma per salvare con soldi pubblici le perdite private del “bel brand” di Monte Paschi si sono trovati venti miliardi di euro. Da un giorno all’altro
ANDREA BARANES
GLI INCORREGGIBILI CORRETTORI
Smettiamola di fare i salmoni che mangiano salmone con i poveri una volta l’anno. Siamo incorreggibili. Dovremmo invece preoccuparci per ciò che possono fare insieme Putin ed Erdogan, che in Siria procedono incorreggibili
ENRICO EULI
PENSARE, FARE E METTERE IN COMUNE
Mag (Mutua società per l’autogestione) Verona non fa solo servizi di microcredito (sempre più messi in difficoltà dalle nuove normative bancarie), è impegnata nella reinvenzione, pratica e teorica, dell’agire economico, sulle macerie lasciate dal capitalismo industrialista, produttivista, speculativo. Ma è anche impegnata a riflettere su come le comunità possono riuscire a resistere alla dissoluzione dei servizi pubblici tradizionali assistenziali. una ricerca-azione (che mette insieme piccole imprese, artigiani, cooperatori, agricoltori…), su possibili modelli alternativi di de-istituzionalizzazione delle attività nella direzione di welfare comunitari tutti da inventare
PAOLO CACCIARI
BYE BYE AL COTONE DELLA MONSANTO
Nel 2009, il Burkina Faso aveva riposto tutte le sue speranze nel cotone OGM. Le promesse erano state straordinarie: meno lavoro, più rendimenti e profitti. La coltura transgenica era arrivata a coprire l’80 per cento della produzione nazionale, la seconda risorsa del Paese dopo l’oro. Poi, nel 2012, era cominciata la crisi, perché la qualità del raccolto era scarsa, le fibre non abbastanza lunghe. Il cotone burkinabè non era più competitivo e la crisi dilagava. Con la fine della dittatura. appoggiata dalle potenze occidentali, i produttori hanno trovato il coraggio di abbandonare l’opzione Ogm per tornare ai metodi tradizionali. L’ultimo raccolto è stato ottimo, sia dal punto di vista quantitativo che per la qualità del prodotto. Il business della multinazionale acquisita dalla Bayer si è così dissolto e il governo democratico eletto in Burkina chiede al colosso Ogm un risarcimento per il danno subito che l’Association interprofessionnelle du coton quantifica in circa 74 milioni di euro
GREENREPORT
BUONE FESTE DAGLI SCHIAVI DELLA PIANA DI GIOIA TAURO
Mai più. Non possiamo permettere fenomeni come la rivolta di Rosarno, non possiamo più alimentare le cause di quella protesta. Lo hanno detto parlamentari, amministratori locali, forze dell’ordine, imprenditori, giornalisti indignati. Sette anni dopo, secondo Medici per i diritti umani nella zona industriale di San Ferdinando sono più di due mila i migranti accampati tra tende, baracche e stabili abbandonati “in condizioni di vita e di lavoro disastrose”. La metà dei braccianti dorme su materassi a terra o direttamente sul pavimento; i bagni sono delle latrine scavate nella terra; si cucina in fuochi improvvisati o con fornelli a gas in tende e baracche; ci si lava con acqua riscal data in bidoni di lamiera; non è organizzato alcun servizio di raccolta della spazzatura. Per la cronaca: quei braccianti raccolgono mandarini e arance (che finiscono sulle nostre tavole in questi giorni di Natale) per 2/3 euro l’ora in gran parte dei casi in nero ARTICOLO, VIDEO E FOTO
MEDICI PER I DIRITTI UMANI
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