Il vecchio mondo è in agonia e rende irrespirabile l’aria col suo fetore. Noi comunisti mobilitiamo e guidiamo la classe operaia e le masse popolari a eliminarlo e far nascere il nuovo mondo, a instaurare il socialismo.
Newsletter n. 01/2017 – Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo.
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25 dicembre 2016
Per il 2017, centenario della Rivoluzione d’Ottobre
Ai potenziali lettori di La Voce 54, ai compagni del P.CARC, agli aspiranti comunisti, ai lavoratori avanzati
Il vecchio mondo è in agonia e rende irrespirabile l’aria col suo fetore.
Noi comunisti mobilitiamo e guidiamo la classe operaia e le masse popolari a eliminarlo e far nascere il nuovo mondo, a instaurare il socialismo
Da alcuni giorni il numero 54 di La Voce è nelle mani dei suoi abituali lettori ed è disponibile per tutti sul sito del partito http://www.nuovopci.it/voce/voce54/indvo54.html. In sintesi con questo numero trattiamo della natura del partito comunista e della natura della direzione che il partito deve alla classe operaia e tramite essa alle masse popolari per mobilitarle a fare la rivoluzione socialista, il cui obiettivo è l’instaurazione del socialismo e fare dell’Italia un nuovo paese socialista.
Il tema per la nostra rivista non è nuovo. La particolarità del numero sta nel momento in cui è messo in circolazione e nelle angolature da cui affronta il tema.
La crisi politica della borghesia imperialista è sempre più grave e palese: nei singoli paesi imperialisti e a livello del sistema delle relazioni internazionali la borghesia imperialista non riesce più a governare con gli istituti e gli strumenti con cui ha governato dal secondo dopoguerra in avanti; nei paesi oppressi le sue manovre di guerra agli Stati che non si sottomettono e di espropriazione ai danni della massa della popolazione le si rivoltano contro (resistenza e migrazioni).
Non vale solo per l’Italia: qui l’ultimo (in ordine di tempo) dei personaggi incaricati dai vertici della Repubblica Pontificia di completare l’eliminazione delle conquiste che le masse popolari hanno strappato alla borghesia quando il movimento comunista nel mondo era forte, è caduto nella trappola del referendum del 4 dicembre che lui stesso aveva preparato per i suoi avversari, per eliminare la divisione dei poteri, divisione che in qualche misura giova anche alla difesa delle conquiste delle masse popolari. Il caso internazionalmente più grave è stato però messo in luce dalle elezioni dell’8 novembre: hanno portato alla presidenza degli USA il candidato rappresentativo dello scontro che lacera l’oligarchia che domina nel paese e nella Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti.
In questo contesto di agonia del vecchio mondo (“il vecchio muore”) che ricorre a ogni manovra e crimine per non morire, noi comunisti agiamo coerentemente con la tesi che “il nuovo può nascere” e che il partito comunista deve mobilitare e dirigere la classe operaia e tramite essa le masse popolari a metterlo al mondo.
In questo numero indichiamo tre compiti che i comunisti devono affrontare in questi mesi e facciamo leva sul centenario della Rivoluzione d’Ottobre che nel 1917 diede inizio alla prima ondata della rivoluzione proletaria che si esaurì solo negli anni ’70 con la sconfitta della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria, per illustrare la natura della direzione del partito comunista, il modo in cui il partito comunista dirige la classe operaia e le masse popolari, come combina la conquista della loro fiducia e del loro consenso con la coercizione senza riserve contro le classi nemiche.
Questo è in sintesi il contenuto particolare di questo numero… (Leggi tutto)
Leggi anche…
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[Internazionale] Capodanno a Istanbul: mezzaluna a mezz’asta e rivendicazione dell’ISIS
[Internazionale] Jacqueline Sauvage e la lotta per l’emancipazione della donna
[Roma] Bilancio comunale e costi del Vaticano: che fine ha fatto l’operazione Cesare?
[Toscana] Sul referendum per il rinnovo del CCNL: il comunicato di Articolo 1 – Camping Cig
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[Napoli] Dopo il NO, il volto repressivo della Buona Scuola: ogni istituto diventi barricata
[Genova]Le attenzioni delle forze della repressione ci confermano che siamo sulla strada giusta!
[Massa] Riflessioni a caldo di un operaio sui primi risultati nelle aziende metalmeccaniche
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È uscito Resistenza n. 1/2017
Per non farci scippare la vittoria al referendum del 4 dicembre occorre tradurre in pratica il suo esito: attuare direttamente e da subito su scala più ampia possibile le parti progressiste della Costituzione del 1948 e creare in questo modo le condizioni per costituire un governo di emergenza che le traduce in misure pratiche in tutto paese.
Con questo numero di Resistenza intendiamo valorizzare le tendenze che già esistono e vanno in questa direzione (per rafforzarle, farle conoscere, per farne esempio anche per altre situazioni e organismi) quindi indicare una strada a tutti quegli operai, lavoratori, studenti, disoccupati, donne, immigrati, pensionati che sono attivi e si mobilitano nelle lotte per far fronte agli effetti della crisi, per far fronte alla guerra che i padroni conducono contro le masse popolari, per quanti oggi cercano un’alternativa al sistema con cui la borghesia saccheggia, affama e distrugge non solo l’umanità ma il mondo intero. Per combattere questa guerra efficacemente occorre darsi i mezzi, occorre un piano d’azione, che sia efficace perché corrisponde all’analisi della situazione, un piano d’azione per organizzarsi e coordinarsi fra organismi, per promuovere la nascita di altri organismi operai e popolari, per agire da nuove autorità pubbliche che caso per caso indicano i problemi che esistono in una situazione, indicano le soluzioni e iniziano a praticarle in prima persona, mobilitano altri nel praticarle… organismi che fanno quello che le autorità non fanno più, organismi che attuano dal basso le parti progressiste della Costituzione, in modo via via sempre più ampio e coordinato. A cento anni dalla Rivoluzione d’Ottobre abbiamo un compito, non solamente onorarla e celebrarla ma costruire la rivoluzione socialista in un paese imperialista come è il nostro.
Proponiamo di seguito una selezione di articoli (al link troverete il numero completo).
Le condizioni, le forme e i risultati della lotta per il socialismo in Italia. Non facciamoci scippare la vittoria del referendum. Attuare direttamente le parti progressiste della Costituzione e costituire un governo d’emergenza popolare che le traduce in misure pratiche in tutto il paese
Il NO alla riforma costituzionale voluta dalla Comunità Internazionale e dai circoli della speculazione finanziaria e promossa da Renzi ha la forma della difesa della Costituzione nata dalla Resistenza antifascista e ha la sostanza e il valore del rifiuto da parte delle masse popolari del programma comune dei vertici della Repubblica Pontificia. In quella battaglia non erano contrapposti partiti, organizzazioni o singoli esponenti della classe dominante, ma le classi sociali, anche se la classe operaia, ancora priva del suo Stato Maggiore, non ha avuto il ruolo dirigente che avrebbe permesso frutti ben maggiori. È un NO, quello affermato il 4 dicembre, carico soprattutto della necessità di costruire un’alternativa che non è “un governo di sinistra”, non sono “una regolamentazione delle speculazioni finanziarie” o “una politica economica diversa”, ma un’alternativa al capitalismo, il socialismo. (Leggi tutto…)
Una situazione sempre più rivoluzionaria
Dallo scenario internazionale, liberandosi dalla propaganda di regime e dalla diversione, emerge una tendenza precisa: la situazione diventa sempre più rivoluzionaria. La crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale in corso, iniziata a metà anni ’70 come crisi economica, è trapassata in crisi politica, culturale e ambientale e con l’ingresso nella sua fase acuta, terminale e irreversibile nel 2008 è diventata crisi dei regimi politici borghesi in ogni paese imperialista e crisi di tutto il sistema di relazioni internazionali. (Leggi tutto…)
1917 – 2017: 100 anni dalla Rivoluzione d’Ottobre. Che cosa significa “fare il bilancio?” e a cosa serve
Per il movimento comunista e per tutte le classi oppresse, la Rivoluzione d’Ottobre ha rappresentato il primo vittorioso “assalto al cielo”: per la prima volta nella storia il proletariato non solo si è sollevato contro il dominio della borghesia, ma ha preso il potere nelle proprie mani e lo ha usato per plasmare una nuova società socialista, istituendo la proprietà pubblica dei mezzi di produzione e promuovendo l’universale partecipazione delle masse alla gestione della società e alle altre attività propriamente umane dalle quali erano fino ad allora escluse. Nella Russia zarista si era cioè compiuta la prima rivoluzione socialista vittoriosa nella storia dell’umanità, ci si era trovati ad affrontare per la prima volta concretamente i problemi dell’edificazione del socialismo e della transizione verso il comunismo. (Leggi tutto…)
Dal referendum del 4 dicembre al rinnovo del CCNL: costruire organizzazioni operaie in ogni azienda, portare l’influenza degli operai organizzati fuori dall’azienda
Mentre scriviamo questo numero di Resistenza, il CCNL dei metalmeccanici per il triennio 2016-2018 è ancora solo un’ipotesi di accordo firmata da FIOM, FIM, UILM e dalle associazioni padronali Federmeccanica e Assistal e sottoposta a referendum di tutti i lavoratori interessati il 19, 20 e 21 dicembre. Anche se in alcune grandi fabbriche ha vinto il NO, diamo per scontato che le tre organizzazioni sindacali e le amministrazioni padronali riusciranno a fare approvare l’ipotesi di accordo che hanno firmato il 26 novembre, dopo mesi di trattative e sceneggiate. Ma ogni comunista impegnato a mobilitare gli operai delle aziende capitaliste (e il contratto dei metalmeccanici riguarda all’incirca 1.6 milioni di lavoratori che per varie ragioni in Italia sono la categoria trainante dei lavoratori e delle masse popolari – se ne è avuta su grande scala la conferma anche nel movimento partito da Pomigliano nel 2010), deve prestare molta attenzione ai risultati delle votazioni nell’azienda in cui svolge la sua attività: quanti dei lavoratori aventi diritto hanno votato, quanti hanno votato contro l’ipotesi di accordo, come sono andate la preparazione e la gestione della votazione tra i lavoratori e da parte dei funzionari e agenti sindacali. (Leggi tutto…)
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Abbonati a Resistenza per il 2017: il sostegno economico è un campo della lotta di classe
Da Resistenza n. 1/2017
Sono trascorsi cento anni dalla Rivoluzione d’Ottobre, da quel 1917 che ha dato un corso nuovo alla storia della società aprendo la strada al futuro dell’umanità.
È vero, oggi il mondo è molto diverso da cento anni fa, però sono ancora i padroni che comandano, che dirigono la società e quindi anche la nostra vita, perché le aziende, le banche, le autostrade, le reti telefoniche, le ferrovie, ecc. sono dei capitalisti e funzionano se e quando i capitalisti ne ricavano profitti. Viviamo ancora in un ordinamento sociale borghese ed è questo che ci sta mandando in rovina.
È vero, oggi le scuole, gli ospedali, le fabbriche, le strade, le ferrovie, le reti elettriche non occorre costruirle come fecero cento anni fa le masse in Russia, ce le abbiamo già, ma dobbiamo farle funzionare come va bene a noi (alla classe operaia e alle masse popolari), in modo che servano alle nostre esigenze, ai nostri interessi, alla salvaguardia dell’ambiente, anziché farle funzionare per il profitto di padroni, speculatori e parassiti. In Russia, che era un paese arretrato, cento anni fa riuscirono a costruire un apparato produttivo adeguato alle necessità della stragrande maggioranza della popolazione perché erano i lavoratori e le masse organizzate a comandare.
La Rivoluzione d’Ottobre provò nella pratica la giustezza della teoria leninista, che da allora venne considerata la nuova e superiore tappa della concezione comunista del mondo, dimostrando che l’unica teoria giusta è quella che permette di vincere. La presa del Palazzo d’Inverno non è stato un fuoco che è divampato all’improvviso dalla fiammella del malcontento che covava sotto la cenere, è stato l’atto conclusivo ed emblematico di un percorso durato decine di anni, da cui impariamo che la rivoluzione socialista è un’impresa che richiede una scienza; che è un processo pratico di costruzione del nuovo potere attorno al partito comunista che forma, educa e organizza la classe operaia e il resto delle masse popolari ad assumere la direzione di parti crescenti della società che le autorità e istituzioni borghesi non controllano più (perché non ne sono capaci, perché non vogliono e non possono farlo, poiché farlo vorrebbe dire andare contro i loro interessi di classe) dirigendo una serie di battaglie, lotte, operazioni concatenate, attraverso le quali le masse popolari imparano a combattere.
Sono passati cento anni, ma oggi la società è gravida di socialismo e avanza spontaneamente in quella direzione, non ha mai smesso di farlo nonostante la momentanea battuta d’arresto subita dal movimento comunista nei decenni passati. La società è talmente gravida di socialismo che non avanzare in quella direzione porta miseria, rovina e distruzione. Di fronte al catastrofico corso delle cose imposto dalla borghesia il proletariato ha solo due strade: soccombere alla guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia compie ogni giorno contro le masse popolari (le morti sul lavoro, le morti per malattie curabili, la devastazione del territorio) o combattere, partecipando da protagonisti alla lotta di classe, alla guerra popolare rivoluzionaria attraverso cui si instaurerà il socialismo, ponendo fine all’ordinamento sociale borghese.
Il giornale su cui scriviamo, Resistenza, è uno strumento per quelli che questa guerra la vogliono combattere, che da i mezzi per comprendere il contesto in cui si svolge, per definire obiettivi, decidere una linea, per fare il bilancio dell’esperienza, per conoscere esperienze positive da replicare da cui attingere insegnamenti e orientamento. Resistenza ha l’obbiettivo di essere lo strumento che sostiene gli elementi avanzati delle masse popolari nel costruire la società del futuro. Ognuno dei nostri lettori può contribuire a che lo diventi sempre più con le sue proposte, critiche, domande, osservazioni, e facendolo conoscere e discutendone i contenuti con altri lavoratori, operai, studenti, ecc.
Ma anche l’aspetto economico è una parte fondamentale del lavoro che facciamo per portare avanti la nostra attività: senza soldi, in questa società, non si fa niente. Ciò vuol dire lavorare per darsi quell’autonomia e indipendenza economica dalla borghesia, senza la quale non ci può essere una reale autonomia ideologica e organizzativa del Partito dalla classe dominante.
L’economia è un campo della lotta di classe. Quanti sono i proletari che sperperano senza esitare i loro risparmi in attività che vanno contro gli interessi della loro classe (nel gioco d’azzardo, nel consumo di alcolici e sostanze stupefacenti, in videogiochi e altri oggetti inutili e costosi), andando ad alimentare il sistema di diversione ed evasione con cui la borghesia riempie le loro vite, per distoglierli dalla lotta di classe (ingrossando le tasche già colme della borghesia)?
I comunisti non campano d’aria, anzi, per fare la rivoluzione socialista il partito comunista ha bisogno di soldi, ha bisogno di creare una rete di sostenitori che mettono a disposizione anche le proprie risorse economiche (oltre che le proprie energie, la propria intelligenza, la propria creatività e il proprio tempo) per mantenere e allargare il corpo di rivoluzionari di professione, compagni e compagne che si dedicano “a tempo pieno” a elaborare e dirigere la costruzione della rivoluzione, per la formazione ideologica e politica, per le spese di gestione e manutenzione delle sedi, per gli spostamenti in zone dove ancora non siamo presenti, dove avviare il lavoro politico e radicarsi, per le spese legali dei compagni che vengono colpiti dalla repressione. E di esempi possono esserne fatti molti altri.
Sostenere economicamente il partito comunista vuol dire contribuire alla costruzione della rivoluzione socialista e dare le gambe al “qui e ora”, al lavoro quotidiano, sistematico e costante necessario per conquistare alla causa del comunismo la parte avanzata della classe operaia, dei lavoratori e delle masse popolari, conquistarne il cuore e la mente in modo che imparino a dirigere collettivamente il movimento economico della società là dove la direzione è nelle mani dei capitalisti. Vuol dire contribuire all’opera di chi si cimenta nel dare agli elementi avanzati delle masse popolari gli strumenti necessari per agire qui e ora coerentemente con la concezione comunista del mondo.
Concretamente come si può contribuire? Abbonandosi aResistenza, rinnovando l’abbonamento o facendolo per la prima volta, proponendolo a colleghi, amici e parenti. L’abbonamento ordinario (di 20,00 euro), sostenitore (da 20,00 euro in su) o sottoscrittore (da 50,00 euro in su), è un contributo che si dà all’autonomia ideologica e organizzativa della classe operaia e delle masse popolari dalla borghesia, un’opportunità di contribuire alla rinascita del movimento comunista.
Ma i contributi possono essere anche altri: la tessera simpatizzante (contattando il Centro Nazionale, le Federazioni o le Sezioni), la semplice sottoscrizione economica mensile, l’acquisto del materiale delle Edizioni Rapporti Sociali.
Entrare a far parte della rete di sostenitori economici del partito è l’investimento migliore e più sicuro per il proprio futuro e per quello dei propri figli e dei propri cari.
Ogni sostegno economico è realizzabile nei seguenti modi (specificando sempre la causale: abbonamento a Resistenza, sottoscrizione, ordine di libri, ecc.)
⦁ PAYPAL
⦁ Bonifico IBAN: IT79 M030 6909 5511 0000 0003 018 – CCB Intestato a Gemmi Renzo
⦁ Ricarica Postepay n. 5333 1710 0024 1535, carta intestata a Gemmi Renzo, Codice Fiscale: GMMRNZ71T12H223K
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