“Non si muore di freddo ma di abbandono sociale”

Esistono norme di prevenzione e sicurezza applicabili per le calamità naturali e le emergenze climatiche del paese che non vengono applicate e seguite.


Newsletter n. 02/2017 – Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo.

 

Questa settimana ti consigliamo:

 

[Italia] Non si muore di freddo ma di abbandono sociale

 

Esistono norme di prevenzione e sicurezza applicabili per le calamità naturali e le emergenze climatiche del paese (piani di intervento per l’emergenza terremoto e frane, piani di intervento per ripulire dalla neve e soccorrere le zone più impervie, piani territoriali di prevenzione del dissesto idrogeologico ecc) che non vengono applicate e seguite. 400 mila sono gli alloggi vuoti solo nella regione Toscana, che si aggiungono ai centinaia di migliaia nelle altre regioni, disponibili per mettere mano all’emergenza abitativa.

I senza-tetto morti per il freddo, così come gli enormi disagi di viabilità e i danni causati dal maltempo, le problematiche che vivono le popolazioni colpite dal terremoto (per via delle temperature rigide, strutture poco idonee, soccorsi allo sbando, attività produttive come l’allevamento non tutelate ecc)  non sono effetti di eventi imprevedibili e straordinari: sono l’effetto della mala gestione del paese da parte di una classe dominante che non ha interesse e non trova profitto dal fare ciò che è necessario, negli interessi delle masse popolari. Basti guardare alla celerità con cui vengono stanziati miliardi per salvare i debiti di banche e speculatori finanziari e alle briciole che vengono destinate agli sfollati dei terremoti degli scorsi mesi, alla tutela del territorio, delle infrastrutture, all’emergenza abitativa e così via. Morti, disagi, sofferenze, interventi possibili ma che non vengono effettuati fanno tutti parte della guerra di sterminio non dichiarata che la classe dominante promuove a danno delle masse popolari, mentre si sventola la bandiera dell’anti-terrorismo come il male da cui guardarsi. Nel frattempo i morti in casa nostra aumentano giorno dopo giorno: quelli per il freddo si aggiungono a quelli sul posto di lavoro, per la malasanità, la disoccupazione. Il vero terrorista, nel nostro paese, è la classe dominante che si lava la coscienza con l’elemosina del clero, piangendo lacrime di coccodrillo sulle disgrazie evitabili, con le passerelle televisive, le promesse di un futuro migliore che non può garantire mentre a mani basse approfitta e sfrutta, ruba e specula, inquina e devasta.

Sta a noi quindi prendere in mano le redini del paese, sta a tutti quegli organismi operai e popolari che già oggi resistono a questa guerra e che devono rivoltarla contro la borghesia stessa costruendo un proprio governo, un governo d’emergenza popolare che si occupi da subito dello stato d’emergenza in cui il paese versa. (Leggi gli articoli correlati)

Ezio

 

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Leggi Resistenza n. 1/2017

Per non farci scippare la vittoria al referendum del 4 dicembre occorre tradurre in pratica il suo esito: attuare direttamente e da subito su scala più ampia possibile le parti progressiste della Costituzione del 1948 e creare in questo modo le condizioni per costituire un governo di emergenza che le traduce in misure pratiche in tutto paese.

Nel paese sono già in corso esperienze di questo tipo, sul numero 1 di Resistenza ne proponiamo alcune:

 

Le assemblee operaie di Firenze e di Bologna

Nelle due settimane successive alla firma dell’accordo truffa del contratto dei metalmeccanici (26 novembre) ci sono state due assemblee operaie per organizzare la campagna di propaganda e mobilitazione in vista del referendum (19 – 21 dicembre: quando scriviamo le votazioni sono avvenute già in alcune aziende, ma il grosso manca): la prima organizzata dall’area Sindacato è un’Altra Cosa (SAC), minoranza nella CGIL il 6 dicembre a Firenze, e la seconda organizzata dall’USB il 17 a Bologna. (Leggi tutto…)

 

Intervista collettiva alle mamme no inceneritore di Firenze e alcune riflessioni sulla lotta contro l’oppressione di genere…

Il primo dicembre scorso a Firenze si è svolta un’iniziativa per il NO al referendum costituzionale e abbiamo incontrato le Mamme NO Inceneritore che ne sono state fra le promotrici. Su Resistenza (n. 6/2016) abbiamo già parlato di loro, della mobilitazione in difesa dell’ambiente e del ruolo che hanno assunto nel territorio, un ruolo che travalica gli ambiti locali e via via va assumendo carattere nazionale. Il loro schieramento per il NO al referendum costituzionale e il loro attivismo in quella battaglia sono diventati occasione per una discussione che è diventata una sorta di “intervista collettiva” di cui riportiamo stralci e a cui aggiungiamo alcune riflessioni. … (Leggi tutto…)

 

Ad Amatrice con i compagni e le compagne delle Brigate di Solidarietà Attiva

Su Resistenza n. 11-12/2016 abbiamo pubblicato l’intervista al compagno Ulisse, segretario generale del (nuovo)PCI, dove faceva un appello ai membri del P.CARC a mobilitarsi a sostegno delle popolazioni colpite dal sisma che ha sconvolto il centro Italia. L’appello è stato raccolto da un compagno della sezione di Pisa che ha organizzato una spedizione coinvolgendo alcuni giovani ultras, fra i 18 e i 25 anni, aderenti al Fronte Antirepressione Pisano (FARP). La spedizione si è concentrata ad Amatrice, una delle zone maggiormente colpite dal sisma e dove le Brigate di Solidarietà Attiva (BSA) hanno un ruolo positivo nel fronteggiare la situazione di isolamento e le difficoltà che incontra la popolazione. (Leggi tutto…)

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Abbonati a Resistenza per il 2017: il sostegno economico è un campo della lotta di classe

Da Resistenza n. 1/2017

Sono trascorsi cento anni dalla Rivoluzione d’Ottobre, da quel 1917 che ha dato un corso nuovo alla storia della società aprendo la strada al futuro dell’umanità.

È vero, oggi il mondo è molto diverso da cento anni fa, però sono ancora i padroni che comandano, che dirigono la società e quindi anche la nostra vita, perché le aziende, le banche, le autostrade, le reti telefoniche, le ferrovie, ecc. sono dei capitalisti e funzionano se e quando i capitalisti ne ricavano profitti. Viviamo ancora in un ordinamento sociale borghese ed è questo che ci sta mandando in rovina.

È vero, oggi le scuole, gli ospedali, le fabbriche, le strade, le ferrovie, le reti elettriche non occorre costruirle come fecero cento anni fa le masse in Russia, ce le abbiamo già, ma dobbiamo farle funzionare come va bene a noi (alla classe operaia e alle masse popolari), in modo che servano alle nostre esigenze, ai nostri interessi, alla salvaguardia dell’ambiente, anziché farle funzionare per il profitto di padroni, speculatori e parassiti. In Russia, che era un paese arretrato, cento anni fa riuscirono a costruire un apparato produttivo adeguato alle necessità della stragrande maggioranza della popolazione perché erano i lavoratori e le masse organizzate a comandare.

La Rivoluzione d’Ottobre provò nella pratica la giustezza della teoria leninista, che da allora venne considerata la nuova e superiore tappa della concezione comunista del mondo, dimostrando che l’unica teoria giusta è quella che permette di vincere. La presa del Palazzo d’Inverno non è stato un fuoco che è divampato all’improvviso dalla fiammella del malcontento che covava sotto la cenere, è stato l’atto conclusivo ed emblematico di un percorso durato decine di anni, da cui impariamo che la rivoluzione socialista è un’impresa che richiede una scienza; che è un processo pratico di costruzione del nuovo potere attorno al partito comunista che forma, educa e organizza la classe operaia e il resto delle masse popolari ad assumere la direzione di parti crescenti della società che le autorità e istituzioni borghesi non controllano più (perché non ne sono capaci, perché non vogliono e non possono farlo, poiché farlo vorrebbe dire andare contro i loro interessi di classe) dirigendo una serie di battaglie, lotte, operazioni concatenate, attraverso le quali le masse popolari imparano a combattere.

Sono passati cento anni, ma oggi la società è gravida di socialismo e avanza spontaneamente in quella direzione, non ha mai smesso di farlo nonostante la momentanea battuta d’arresto subita dal movimento comunista nei decenni passati. La società è talmente gravida di socialismo che non avanzare in quella direzione porta miseria, rovina e distruzione. Di fronte al catastrofico corso delle cose imposto dalla borghesia il proletariato ha solo due strade: soccombere alla guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia compie ogni giorno contro le masse popolari (le morti sul lavoro, le morti per malattie curabili, la devastazione del territorio) o combattere, partecipando da protagonisti alla lotta di classe, alla guerra popolare rivoluzionaria attraverso cui si instaurerà il socialismo, ponendo fine all’ordinamento sociale borghese.

Il giornale su cui scriviamo, Resistenza, è uno strumento per quelli che questa guerra la vogliono combattere, che da i mezzi per comprendere il contesto in cui si svolge, per definire obiettivi, decidere una linea, per fare il bilancio dell’esperienza, per conoscere esperienze positive da replicare da cui attingere insegnamenti e orientamento. Resistenza ha l’obbiettivo di essere lo strumento che sostiene gli elementi avanzati delle masse popolari nel costruire la società del futuro. Ognuno dei nostri lettori può contribuire a che lo diventi sempre più con le sue proposte, critiche, domande, osservazioni, e facendolo conoscere e discutendone i contenuti con altri lavoratori, operai, studenti, ecc.

Ma anche l’aspetto economico è una parte fondamentale del lavoro che facciamo per portare avanti la nostra attività: senza soldi, in questa società, non si fa niente. Ciò vuol dire lavorare per darsi quell’autonomia e indipendenza economica dalla borghesia, senza la quale non ci può essere una reale autonomia ideologica e organizzativa del Partito dalla classe dominante.

L’economia è un campo della lotta di classe. Quanti sono i proletari che sperperano senza esitare i loro risparmi in attività che vanno contro gli interessi della loro classe (nel gioco d’azzardo, nel consumo di alcolici e sostanze stupefacenti, in videogiochi e altri oggetti inutili e costosi), andando ad alimentare il sistema di diversione ed evasione con cui la borghesia riempie le loro vite, per distoglierli dalla lotta di classe (ingrossando le tasche già colme della borghesia)?

I comunisti non campano d’aria, anzi, per fare la rivoluzione socialista il partito comunista ha bisogno di soldi, ha bisogno di creare una rete di sostenitori che mettono a disposizione anche le proprie risorse economiche (oltre che le proprie energie, la propria intelligenza, la propria creatività e il proprio tempo) per mantenere e allargare il corpo di rivoluzionari di professione, compagni e compagne che si dedicano “a tempo pieno” a elaborare e dirigere la costruzione della rivoluzione, per la formazione ideologica e politica, per le spese di gestione e manutenzione delle sedi, per gli spostamenti in zone dove ancora non siamo presenti, dove avviare il lavoro politico e radicarsi, per le spese legali dei compagni che vengono colpiti dalla repressione. E di esempi possono esserne fatti molti altri.

Sostenere economicamente il partito comunista vuol dire contribuire alla costruzione della rivoluzione socialista e dare le gambe al “qui e ora”, al lavoro quotidiano, sistematico e costante necessario per conquistare alla causa del comunismo la parte avanzata della classe operaia, dei lavoratori e delle masse popolari, conquistarne il cuore e la mente in modo che imparino a dirigere collettivamente il movimento economico della società là dove la direzione è nelle mani dei capitalisti. Vuol dire contribuire all’opera di chi si cimenta nel dare agli elementi avanzati delle masse popolari gli strumenti necessari per agire qui e ora coerentemente con la concezione comunista del mondo.

Concretamente come si può contribuire? Abbonandosi aResistenza, rinnovando l’abbonamento o facendolo per la prima volta, proponendolo a colleghi, amici e parenti. L’abbonamento ordinario (di 20,00 euro), sostenitore (da 20,00 euro in su) o sottoscrittore (da 50,00 euro in su), è un contributo che si dà all’autonomia ideologica e organizzativa della classe operaia e delle masse popolari dalla borghesia, un’opportunità di contribuire alla rinascita del movimento comunista.

Ma i contributi possono essere anche altri: la tessera simpatizzante (contattando il Centro Nazionale, le Federazioni o le Sezioni), la semplice sottoscrizione economica mensile, l’acquisto del materiale delle Edizioni Rapporti Sociali.

Entrare a far parte della rete di sostenitori economici del partito è l’investimento migliore e più sicuro per il proprio futuro e per quello dei propri figli e dei propri cari.

Ogni sostegno economico è realizzabile nei seguenti modi (specificando sempre la causale: abbonamento a Resistenza, sottoscrizione, ordine di libri, ecc.)

PAYPAL

⦁ Bonifico IBAN: IT79 M030 6909 5511 0000 0003 018 – CCB Intestato a Gemmi Renzo

⦁ Ricarica Postepay n. 5333 1710 0024 1535, carta intestata a Gemmi Renzo, Codice Fiscale: GMMRNZ71T12H223K

 

 

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