Fermare il flusso dei profughi che vogliono raggiungere l’Europa dall’Africa e dal Medioriente è impossibile. È un fenomeno che durerà decenni. Forse è possibile contenerlo e renderlo in parte reversibile. Quello che possiamo fare è rendere le comunità migranti protagoniste di questo processo.
NEWSLETTER DI COMUNE
Qualche volta ciò che Comune racconta ogni giorno on line germoglia in seminari e laboratori:
RACCONTARE LA SOCIETÀ CHE CAMBIA
SEMINARE UNA CITTADINANZA DIVERSA
FERMARE IL FLUSSO DEI PROFUGHI È IMPOSSIBILE
Fermare il flusso dei profughi che vogliono raggiungere l’Europa dall’Africa e dal Medioriente è impossibile. È un fenomeno che durerà decenni. Forse è possibile contenerlo e renderlo in parte reversibile. Quello che possiamo fare è rendere le comunità migranti protagoniste di questo processo. “Ma che succede invece nei paesi dove si vorrebbe rispedire gli esseri umani da fermare sul bagnasciuga dell’Africa o del Medioriente? – si chiede Guido Viale – Saperlo non è difficile e chi finge di ignorarlo se ne rende corresponsabile. Succede che i morti nell’attraversamento del deserto sono più di quelli naufragati nel Mediterraneo.. . Condannarli a una fine del genere è cosa di cui domani i nostri figli e nipoti ci chiederanno conto. E i popoli respinti anche: e in modo tutt’altro che delicato…”
GUIDO VIALE
DA QUEST’ANGOLO DI MARCIAPIEDE
La vicenda dei migranti transitanti a Roma può essere raccontata con le parole di C.H., ragazzo di ventidue anni eritreo: «Da quando sono a Roma dormo in strada, sotto la pioggia. Qualche volta arriva la polizia e mi caccia via. Sono sopravvissuto alla violenza, al viaggio nel deserto e a quello in mare, e proprio ora che pensavo d’esser salvo mi dicono di andarmene perfino da quest’angolo di marciapiede». Tuttavia può essere rivista attraverso la straordinaria esperienza di accoglienza autogestita da Baobab Experience e Medici per i diritti umani in via Cupa, nutrita dalla ribellione quotidiana e poco visibile di cittadini, associazioni, spazi sociali, perfino Bergoglio
MARIA ILARIA DE BONIS
AIAZZONE, I PROFUGHI E PALAZZO STROZZI
In una delle città più belle del mondo, Firenze, i profughi ai quali è stata riconosciuta la protezione umanitaria possono occupare il capannone Aiazzone e marcirci dentro per anni, ma non possono entrare nemmeno per un giorno a Palazzo Strozzi dove è in corso una mostra… sul dramma dei profughi. La mostra è per gli altri stranieri, quelli che vanno a spasso con il bastoncino per farsi i selfie. “La bellezza di Firenze – scrive Miguel Martinez – è esattamente proporzionale a ciò che scarica sulle periferie…”
MIGUEL MARTINEZ
OLANDA: DAL 1 GENNAIO TUTTI I TRENI SONO A VENTO
Ma allora è vero che esistono alternative alla dittatura del petrolio
MARIA RITA D’ORSOGNA
LA FALSA NEUTRALITÀ DELLA TECNOLOGIA
Abbiamo sempre più bisogno di esercitare un pensiero critico nella vita di ogni giorno, di non dare nulla per scontato, a cominciare, ad esempio, dal nostro rapporto con la tecnologia. Non si tratta di cercare un’impossibile purezza ma di difendersi dal dominio del profitto e della tecnica che nascondono devastazioni ambientali, sfruttamento di uomini e donne, moltiplicazioni di rifiuti, aggressioni al paesaggio. Se la tecnologia è al centro della nostra vita, osserva Andrea Bizzocchi, aumentano il nostro isolamento relazionale e le forme di “controllo sociale”, e siamo più sempre più schematici, sbrigativi e impazienti
ANDREA BIZZOCCHI
VIVERE SENZA APP
“Non leggeva giornali,
non guardava le previsioni del tempo del cellulare…
Dei segreti del pane, di come conservare il lievito madre nella credenza…
Di quale momento giusto per le cime di rape, prima che mettano i fiori gialli…
Di come allattare, di come chetare il bebè che piange per i denti che tagliano le gengive…
Di come mettere un mondo nel grembiule…
DI tutto questo, lei sapeva…”
LINO DI GIANNI
CONTRO L’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO
Che cosa sta accadendo nella scuola italiana? Nel quasi totale silenzio-assenso dell’intellettualità nazionale e della grande stampa i nostri istituti superiori vengono progressivamente spinti a trasformarsi in scuole per l’avviamento al lavoro. La scuola italiana diventa un ambito che marcia sempre più in stretta cooperazione con il mondo della produzione, dei servizi e del commercio. Intanto la giornata lavorativa resta quella del secolo passato, la distribuzione del reddito è sempre più disuguale, la disoccupazione endemica, c’è sempre meno bisogno di lavoro. “Piegare la formazione delle nuove generazioni ai bisogni del lavoro che muta di giorno in giorno è pura insensatezza – scrive Piero Bevilacqua – Quel che occorre è, con ogni evidenza, una formazione culturale non piegata ad alcun specialismo, aperta e complessa…”
PIERO BEVILACQUA
COSA SAPPIAMO DI RUSSI OGGI? NIENTE
Dici “russo” oggi di qualcuno, di qualcosa, e suona come un insulto. I russi sono oligarchi, i russi sono aggressivi, i russi sono imperialisti… Sono volgari, pacchiani, arroganti… – scrive Lanfranco Caminiti – I russi hackerano tutto… I russi producono e vendono armi ovunque… russi hanno il gas e ci tengono per il collo… Non amano la libertà… La verità è che della Russia oggi non conosciamo niente. “Non sappiamo come vivono i suoi lavoratori, i suoi impiegati, i suoi medici, i suoi insegnanti; le loro buste paga, le loro carriere, le loro gerarchie. Non sappiamo cosa succede nelle loro fabbriche, nelle campagne, negli immensi quartieroni urbani. Non abbiamo idea di quanto sia il valor e d’una pensione media. Di quanto sia il valore del loro paniere… Non abbiamo la più pallida idea del livello delle loro università, della loro ricerca scientifica, delle loro medicine e delle loro cure. Non sappiamo più nulla della letteratura russa, delle loro accademie, nulla dei loro artisti…”
LANFRANCO CAMINITI
METTI UN TENDONE IN UN CAMPO A GENNAIO…
Sono già passati dieci anni dal vergognoso sì di Prodi che dette via libera ad una nuova base militare Usa a Vicenza nell’ex aeroporto Dal Molin. Grazie all’imprevista ribellione dei vicentini e del loro straordinario Presidio permanente è stato possibile ridimensionare di molto il progetto originario e molti hanno cominciato a ragionare di guerra globale permanente. In questi giorni quel Presidio prenderà di nuovo forma: c’è mettere in comune il grido dei No War, c’è da difendere un territorio aggredito da Tav e autostrade, c’è da incontrare disobbedienti come Nicoletta Dosio e Wu Ming1. Chiara, una delle tante donne del presidio, dice: “Non vogliamo che vada p erduto ciò che di più prezioso è nato dieci anni fa: il senso di comunità e solidarietà tra le persone di Vicenza…”. Bentornato Presidio
PAOLO CACCIARI
SCHEGGE TAGLIENTI COMPIE NOVE ANNI
La più bella e perfida rubrica di letteratura politica italiana, Schegge taglienti, schizzata regolarmente da Alessandra Daniele su Carmilla Online, compie nove anni. Per celebrarla con sobrietà, sotto l’ennesimo testo all’altezza dell’occasione – “Il rimpasto nudo“, dove si rivela in cinque sole parole l’esito sereno della parabola renziana: l’era della velocità è finita – Schegge taglienti ripubblica il primo post uscito il 10 gennaio del 2008. Era dedicato all’accesa discussione sulla riforma della legge elettorale. Lo riportiamo qui sotto in segno di rispettoso omaggio all’essenziale indignazione che sa vincere il tempo, al genio c he sa far ridere (e non sorridere) del potere e alle preziose pagine web di letteratura, immaginario e cultura d’opposizione che ospitano la sola nota politica che vale sempre la pena di leggere (e rileggere). Auguri
ALESSANDRA DANIELE
ROMA
In una città come Roma, ferita e umiliata sempre più dalle vicende giudiziarie e dalla sua rappresentanza politica, aggredita ogni giorno dai signori del cemento e dal business del turismo di massa, è forte il bisogno di guardare le cose da punti di vista diversi. Se, ad esempio, si adottano quelli delle persone comuni che abitano la città saltano molte gerarchie e luoghi comuni, emerge un’immagine complessa e per molti aspetti sorprendente della città. Fuori raccordo. Abitare l’altra Roma è una ricerca importante, non solo perché è il frutto di un gruppo di lavoro interdisciplinare ma perché prova a mettere al centro il punto di vista dell’abitare, inteso come casa e abitazione m a anche come organizzazione spaziale e temporale nella vita di ogni giorno, come forma di appropriazione dei territori. Per questo la ricerca, tra le altre cose, parla dei nuovi conflitti di carattere ambientale (comuni ad altre metropoli), ricorda il ruolo del mercato immobiliare, studia il processo in corso di «periferizzazione» dei territori (con le periferie che cercano di rendersi autonome), indaga temi come l’auto-organizzazione e l’informalità. “Si possono riconoscere nei territori locali – scrive Carlo Cellamare, che ha curato la ricerca (edita da Donzelli) – forme di riappropriazione e di autogestione e anche un protagonismo sociale che è forse anche una risposta alla generale mancanza di governo e di progettualità…”. Di seguito, ampi stralci di uno dei primi capitoli (Trasformazioni dell’urbano a Roma. Abitare i territori metropolitani) del libro, che sarà presentato il 20 gennaio pres so la Facoltà di ingegneria di Roma (aula 1, ore 16)
CARLO CELLAMARE
SALVIAMO INSIEME IL FORLANINI
A differenza di altri ex ospedali ed ex caserme romane per lo storico nosocomio di Monteverde, il Forlanini, sembrava prospettarsi un futuro, con la trasformazione in una “Cittadella della pubblica amministrazione”. Non esattamente quello che speravano i Comitati e le associazioni che da dieci anni studiano e lottano per salvare l’ex ospedale (e il suo splendido parco di quindici ettari, con alberi secolari che garantivano negli anni Trenta l’ambiente ventilato e salubre essenziale per affrontare la tubercolosi, parco che include anche un teatro, una biblioteca, un museo…), ma comunque una strada diversa dall’abbandono e dalla speculazione. Prima di Natale, invece, una delibera della Regione Lazio ha imp rovvisamente autorizzato la vendita. I Comitati, tuttavia, si ostinano a pensare che il Forlanini possa restare proprietà pubblica ma, soprattutto, essere gestito in modo partecipato, che possa essere recuperata la sua vocazione socio-sanitaria, che possa essere tutelato e messo in comune il suo patrimonio culturale e ambientale
COORDINAMENTO COMIATI FORLANINI
IL FORLANINI RESTERÀ PUBBLICO
Sono settimane importanti per il recupero dell’ex ospedale Forlanini, come conferma l’assemblea cittadina promossa dal “Coordinamenti dei Comitati delle Associazioni e dei Cittadini per il Forlanini Proprietà Pubblica, Bene Comune”. Ecco i piani della Regione Lazio
R.C.
COSÌ CORREA REPRIME ECOLOGISTI E INDIGENI
La violenza armata sociale e istituzionale del governo di Quito non si può criticare. Acción Ecológica, organizzazione indipendente molto nota per le denunce delle devastazioni ambientali operate in nome dello sviluppo e dello sterminio dei popoli indigeni, lo fa e la sua è da trent’anni una voce autorevole ascoltata in tutto il mondo. Per questo Rafael Correa, presidente dell’Ecuador, a capo di un governo “progressista” che dice di rappresentare la “rivoluzione dei cittadini”, ha avviato la procedura istituzionale per farla sciogliere. Vuole mettere a tacere, in particolare, le informazioni sulla repressione della lotta degli Shuar, popolo dell& rsquo;Amazzonia, contro un’impresa mineraria cinese che, oltre a contaminazione, desolazione e miseria per i popoli indigeni, lascerà all’Ecuador appena delle briciole del suo redditizio business estrattivista
SILVIA RIBEIRO
GLI ORRORI HANNO UN SESSO
Ci sono verità che esitiamo a nominare. La violenza, dalle guerre tra Stati alle guerre civili dovute al fanatismo o a problemi sociali, alla persecuzione delle minoranze, ad esempio, “è stata praticata dal sesso maschile – scrive Lea Melandri -, sia pure con l’aiuto e la complicità delle donne… Come è possibile che ancora oggi, dopo tanto parlare di patriarcato e di maschilismo, non si riesca a scalfire la maschera di neutralità che impedisce di riconoscere ai responsabili di tanti orrori l’appartenenza a un sesso? Che cosa impedisce agli uomini sinceramente convinti di dover operare per la pace nel mondo di interrogarsi sulla matrice “virile” della violenza?…”. “Sta di fatto che, pi accia o meno, le guerre, le devastazioni, gli stupri privati e pubblici, gli stermini di interi popoli li ha fatti il sesso maschile…”. Per questo oggi abbiamo un gran bisogno di portare allo scoperto tutte quelle configurazioni immaginarie, le fantasie, gli schemi cognitivi secondo cui le virtù naturali del maschio sono la forza, il coraggio, la sicurezza, il senso del comando e della superiorità… – presenti sia nella formazione del singolo che dei popoli – per capire da dove nascono e come si trasmettono fenomeni duraturi come il sessismo, il razzismo, i nazionalismi, le guerre
LEA MELANDRI
I VIOLENTI NON SONO PSICOPATICI
La violenza nelle relazioni, in special modo la violenza da parte di un partner, è la forma di violenza più comune. Nelle vite delle donne, in tutto il mondo, supera la prevalenza di ogni altro tipo di abuso. Ma la violenza non è una malattia e neanche una “perdita di controllo”. “Quando diciamo che la violenza si impara, implichiamo che chi usa violenza nelle relazioni intime non è nato con questa attitudine, ne’ l’ha ricevuta per contagio assieme a un virus, ne’ è stato colpito da un incantesimo di magia nera – scrive Maria G. Di Rienzo – Per capire come e perché l’ha imparata è necessario guardare al più largo contesto della società che ha contr ibuito a formare il suo comportamento. La violenza è il risultato logico di relazioni sociali basate su dominio e diseguaglianza, nonché delle giustificazioni culturali, tradizionali, religiose, economiche, politiche che noi diamo a tali relazioni sociali. Quindi non si tratta solo del desiderio di un marito di controllare la moglie, o di un padre o una madre di controllare i figli, si tratta del modo in cui come società umana costruiamo le relazioni tra persone, all’interno e all’esterno delle famiglie…”
MARIA G. DI RIENZO
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