“Ho paura della guerra e delle armi, ho paura che il mio braccio non torni più come prima” ci racconta Khalid, ricoverato nelle corsie dell’Emergency Hospital di Erbil. Khalid è arrivato da noi insieme a suo padre: “Mio figlio stava lavorando al mercato di Mosul quando un razzo è esploso vicino.
“HO PAURA DELLA GUERRA E DELLE ARMI”
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“Ho paura della guerra e delle armi, ho paura che il mio braccio non torni più come prima” ci racconta Khalid, ricoverato nelle corsie dell’Emergency Hospital di Erbil. Khalid è arrivato da noi insieme a suo padre: “Mio figlio stava lavorando al mercato di Mosul quando un razzo è esploso vicino. Molte persone sono morte ma lui è rimasto ferito. Con la guerra la nostra vita è peggiorata, gli attacchi con mortai o droni da parte di Daesh continuano ogni giorno”.
Questa settimana sono iniziati i combattimenti tra l’esercito iracheno e Daesh per il controllo della parte ovest della città, quella più popolata e più complessa dal punto di vista strategico. I numeri sono controversi, alcuni parlano di 750.000 – le stime più alte arrivano a un milione – di civili intrappolati tra le linee del fronte e prevediamo l’arrivo di molti feriti.
Per questo motivo abbiamo allestito, all’Emergency Hospital di Erbil, oltre 60 posti letto, tre sale operatorie, una zona per la gestione delle mass casualty e un rifornimento di farmaci in grado di trattare centinaia di feriti grazie al supporto del nostro team internazionale. Emanuele, vicecoordinatore dell’Ufficio umanitario, ci scrive da Erbil: “Ci siamo preparati al meglio ma non vorremmo essere qui, questo ospedale ha già visto troppe guerre e ricucito troppe ferite. Continuiamo a sperare che questa sia l’ultima volta, l’ultimo sbaglio, ma la logica della guerra non finisce mai di stupirci”.
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