“La Festa del Lavoro sia dedicata alla disabilità” – “L’inclusione lavorativa non funziona a colpi di rinvio delle norme”. Due aspetti, due punti di vista, due proposte per l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità.
Segnalazioni di Sandro Paramatti
Redattore Sociale del 27-02-2017
La Festa del Lavoro sia dedicata alla disabilita’: Uici scrive ai sindacati
Lettera aperta del presidente nazionale Barbuto: “Nonostante le leggi e l’azione di associazioni e sindacati, centinaia di migliaia e forse milioni di persone sono in cerca di lavoro. Le loro battaglie devono unirsi alle rivendicazioni più generali delle classi meno abbienti, perché venga costruito e rinsaldato un vasto fronte comune della solidarietà sociale”.
ROMA. Dedicare la prossima Festa del Lavoro (1 maggio) alla disabilità, trasformando così la ricorrenza in “una grande occasione di unità e di solidarietà sociale”: lo chiede con forza l’Unione italiana ciechi e ipovedenti, attraverso il suo presidente nazionale Mario Barbuto. E’ lui a firmare la lettera aperta ai segretari generali delle Confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil: Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Salvatore Barbagallo.
“Scrivo a nome delle centinaia di migliaia di ciechi e ipovedenti italiani, certo di interpretare anche i sentimenti, i desideri e le aspettative dell’intero mondo della disabilità: alcuni milioni di persone in tutta Italia – spiega Barbuto – Scrivo per proporre alle Confederazioni Sindacali di dedicare il prossimo appuntamento del Primo maggio in tutte le piazze d’Italia al tema della disabilità, coniugata alla solidarietà sociale, all’eguaglianza e al diritto al lavoro”. Come già accaduto, peraltro, lo scorso anno a Bologna, dove proprio questo tema “ha fatto da filo conduttore delle manifestazioni sindacali del Primo Maggio, riscuotendo il consenso generale dei cittadini e dei lavoratori”.
L’attenzione alla disabilità si rende necessaria, alla luce dello scarto tra normativa e realtà, in tema d’inclusione lavorativa. Come spiega Barbuto, “nonostante le leggi di protezione, nonostante l’azione continua delle nostre associazioni rappresentative, sovente supportata anche da una consistente opera di sostegno delle Confederazioni Sindacali, centinaia di migliaia e forse milioni di persone con disabilità rimangono ogni giorno alla ricerca della loro dignità offesa, da conquistare innanzitutto e soprattutto proprio grazie alla realizzazione del diritto al lavoro che renda possibile l’indipendenza economica, l’autonomia personale, la libertà dal bisogno”. E’ però necessario che le battaglie delle persone disabili e delle loro famiglie e associazioni si uniscano “alle rivendicazioni più generali delle classi meno abbienti, perché venga costruito e rinsaldato un vasto fronte comune della solidarietà sociale”. Di qui la richiesta di “dedicare il prossimo Pr imo Maggio proprio a questa costruzione di un fronte ampio della solidarietà sociale”. Barbuto si rivolge quindi ai segretari sindacali affinché portino e “diano voce” “sul palco delle celebrazioni gli esponenti del mondo della disabilità, per indirizzare un messaggio chiaro e comune alla società e alla Politica italiana, riguardante un nuovo impegno di lotta e di proposta, verso più avanzate frontiere di solidarietà sociale e di rispetto umano”.
Superando.it del 27-02-2017
L’inclusione lavorativa non funziona a colpi di rinvio delle norme
di Palma Marino Aimone*
«Con la consapevolezza che l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità nei luoghi di lavoro non passa soltanto per normative stringenti – scrive Palma Marino Aimone – né tanto meno per rinvii di provvedimenti, com’è accaduto recentemente con il “Decreto Milleproroghe”, essendo invece il frutto di un gioco di squadra di diversi attori, è auspicabile che nel 2017 maturi sempre più una percezione della disabilità come opportunità e non come mero obbligo da cercare di eludere»
Un emendamento al cosiddetto “Decreto Milleproroghe” (Decreto Legge 244/16), la cui legge di conversione è stata definitivamente approvata dalla Camera durante la seduta del 23 febbraio scorso, ha differito al 1° gennaio 2018 l’obbligo introdotto dal Decreto Legislativo 151/15, attuativo del Jobs Act, di assumere un lavoratore disabile, per quei datori di lavoro che occupano dai 15 ai 35 dipendenti.
Infatti, a seguito delle modifiche apportate dal citato Jobs Act alla Legge 68/99 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili), dal 1° gennaio di quest’anno i datori di lavoro (tra cui ora anche i partiti politici, i sindacati e le organizzazioni no profit) che occupano da 15 a 35 dipendenti computabili devono procedere all’assunzione della persona disabile già con la quindicesima unità computabile, senza attendere la sedicesima assunzione e con sessanta giorni di tempo per mettersi in regola. L’ANPAL (Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro), infatti, aveva precisato in una nota (Protocollo 454/17) che l’assunzione – nominativa o numerica – dovesse avvenire appunto entro il 1° marzo 2017. Ora, invece, con il “Milleproroghe” tale scadenza è saltata, con il rinvio al 2018 del suddetto obbligo, ristabilendo quindi, fino al 31 dicembre di quest’anno, la situazione precedente, ove si aveva fino ad un anno di tempo per assumere un lavoratore con disabilità dal momento in cui veniva effettuata una nuova assunzione (a partire dalla sedicesima).
Come interpretare tale disposizione normativa in chiave di inclusione lavorativa delle persone con disabilità?
È vero che l’obbligo rinviato avrebbe interessato le piccole imprese ossia la maggior parte del tessuto imprenditoriale italiano e che, in considerazione della delicata contingenza economica, probabilmente è stato percepito in maniera eccessivamente gravosa, vista la perentorietà dell’obbligo con riferimento alla fotografia dell’organico aziendale al 1° gennaio 2017.
È vero anche che la disposizione era conosciuta dal 2015, in particolare dall’entrata in vigore del Jobs Act, e che recentemente l’ANPAL era intervenuta a specificare e a ribadire la necessità di rispettare la scadenza del 1° marzo. Quindi il tempo c’è stato per maturare consapevolezza e per mettere in campo le attività necessarie da parte di imprese e istituzioni.
È vero ancora che avremmo già dovuto avere le nuove linee guida sul collocamento mirato, prescritte dallo stesso Jobs Act, nonché le relative norma di attuazione che invece stiamo ancora attendendo. Ciò avrebbe consentito la facilitazione da parte delle imprese dell’assolvimento dell’obbligo perché assistite da un contesto istituzionale proattivo.
In realtà, anche le piccole imprese devono poter essere messe in grado di ragionare in ottica di Disability Management* – orientamento gestionale sul quale chi scrive si è già ampiamente soffermata su queste stesse pagine – e avere a disposizione gli strumenti e le conoscenze necessarie a percepire la disabilità come un’opportunità e non come un mero obbligo da cercare di eludere (ad esempio nelle modalità di assunzione che per tipologia o per durata non rientrano nel computo dell’organico utile al collocamento obbligatorio ecc).
A tal fine, i professionisti impegnati in àmbito di risorse umane e le Associazioni dedicate, come ad esempio la SIDIMA (Società Italiana Disability Manager) svolgono un ruolo fondamentale per la consulenza e la formazione del management.
Nel frattempo registriamo l’appello inascoltato alla responsabilità dei Deputati lanciato una settimana or sono da Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e l’indignazione di Rodolfo DallaMora, presidente della SIDIMA (Società Italiana Disability Manager), che invita a riflettere sul valore del lavoro per una persona con disabilità: «In Italia – ha dichiarato – vige spesso la regola del rinvio. Ma per una persona con disabilità avere un lavoro significa autonomia, libertà e soprattutto l’opportunità di mettere in campo competenze, abilità e professionalità spesso imprigionate nello stereotipo del disabile».
Pertanto, con la consapevolezza che l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità nei luoghi di lavoro non passa soltanto per normative stringenti né tanto meno per rinvii di provvedimenti, essendo bensì il frutto di un gioco di squadra di diversi attori (Istituzioni, Sindacati, Imprese, Professionisti delle Risorse Umane ecc.), e senza voler demonizzare la nuova disposizione di rinvio, è auspicabile che nel 2017 maturi sempre più il senso di questa responsabilità sociale e delle opportunità che può regalare.
*Il Disability Management è un orientamento gestionale che si focalizza sulla persona con disabilità e sulla sua valorizzazione, dispiegandosi in modo pervasivo e trasversale all’interno delle aree e dei processi aziendali, dalla strategia fino alla gestione delle risorse umane, con l’obiettivo di adattare l’organizzazione al fine di accogliere e gestire i bisogni delle persone con disabilità.
Palma Marino Aimone,
Consulente HR (Risorse Umane), Normativa e Costo del Lavoro. Disability manager, socia della SIDIMA (Società Italiana Disability Manager).