Al centro del dibattito politico, sempre più spesso, un po’ a sorpresa sembra trovare spazio il tema del reddito di cittadinanza. In realtà nella maggior parte dei casi si propone una misura per mitigare la povertà e non una misura di progressiva liberazione dal lavoro. Lanfranco Caminiti fa il punto su questo tema.
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RESISTERE CREANDO. FESTA DI COMUNE!
REDDITO DI CITTADINANZA
Al centro del dibattito politico, sempre più spesso, un po’ a sorpresa sembra trovare spazio il tema del reddito di cittadinanza. In realtà nella maggior parte dei casi si propone una misura per mitigare la povertà e non una misura di progressiva liberazione dal lavoro. Un ottimo e dettagliato articolo di Lanfranco Caminiti fa il punto su questo tema
LANFRANCO CAMINITI
LA RISCOSSA DEGLI IMPOTENTI
“Tutti i governi del mondo hanno predicato la necessità di lavorare di più… L’effetto è stato un enorme sovraccarico di stress, e un impoverimento della società… – scrive Franco Berardi Bifo – I lavoratori ci hanno provato con la democrazia e con la sinistra a fermare l’offensiva liberista, ma hanno soltanto misurato l’impotenza della democrazia mentre la sinistra predicava la competizione, la privatizzazione, prometteva lavoro e procurava precarietà. Alla fine i lavoratori si sono imbestialiti, e il risultato è la riscossa degli impotenti che sta rovesciando l’ordine liberista…”. Abbiamo bisogno di un movimento gigantesco, di un risveglio cosciente della parte pensante della società europea che pratichi solidarietà e sabotaggio. Abbiamo bisogno di un’offensiva culturale e politica per dividere il reddito dal lavoro. “Occorre un movimento che prenda atto del fallimento che non è il nostro fallimento, non è il fallimento della generazione Erasmus, non è il fallimento dei lavoratori precari e cognitivi, è il fallimento della sinistra neoliberale, del ceto politico sottomesso al sistema finanziario…”. Ci sono articoli che andrebbero letti con grande attenzione e discussi molte volte, come questo
FRANCO BERARDI BIFO
NEI MARGINI ESTREMI DELLA SOCIETÀ ITALIANA
L’incremento quantitativo dei livelli di disuguaglianza e di povertà è stato rilevante e ha prodotto cambiamenti di fondo nella società: gli effetti sociali sono diventati molto più estesi e hanno assunto un carattere strutturale, sistemico, difficilmente modificabile nel breve e nel medio termine. Una società che costruisce troppi spazi sociali ai suoi margini estremi e tante fragilità nelle condizioni di vita delle classi intermedie può creare una insofferenza sociale che rischia di travolgere ogni relazione di vita e ogni progetto collettivo. Si tratta di un malessere che una parte non secondaria della classe dirigente non si preoccupa più d i governare e mediare. Viviamo così in una società diseguale, con un’alta incidenza di povertà, che però consente o costruisce ai suoi margini estremi, spazi di vita e di socialità separati, non più minoritari. Le fratture sociali, intanto, si sono fatte molto più profonde
REMO SIZA
I MURI SPIEGATI AI BAMBINI
C’era una volta un pianeta. Un piccolo pianeta, grande come un terreno. Un terreno abbastanza vasto visto da vicino e quasi invisibile a occhio nudo, a meno di avere un telescopio eccezionale e gratuito, detto fantasia…
ALESSANDRO GHEBREIGZIABIHER
RESISTERE? RESISTERE! PERCHÉ E COME
“Da tempo immemorabile gli oppressi e/o ignorati dai potenti si sono opposti ai detentori dell’autorità. Tale opposizione ha spesso cambiato le cose, ma solo a volte… – scrive Immanuel Wallerstein – L’anno scorso, di fronte alla realtà del successo di Trump, è emerso negli Stati Uniti e altrove un contro-movimento che ha assunto il nome di Resist. Gli aderenti hanno compreso che la sola cosa che può forse contenere e alla fine sconfiggere il trumpismo è un movimento sociale che si schieri per valori differenti e priorità differenti. Questo è il perché di Resist. Quello che è più difficile è il come di Resist…”. Due cose sono certe, secondo W allerstein: “Qualsiasi movimento che speri di prosperare deve aiutare le persone a sopravvivere… Non esistono compromessi: non c’è una versione riformata del capitalismo che possa essere costruita…”
IMMANUEL WALLERSTEIN
L’AVETE SENTITO? È IL GRIDAS DI SCAMPIA
Ci sono persone che vengono da tutta Italia e da altri paesi per vedere quei murales, per conoscere la storia del Gridas (acronimo di Gruppo risveglio dal sonno), per partecipare al suo straordinario carnevale sociale (foto). Ci sono istituzioni che assegnano il nome di una fermata di metropolitana all’artista Felice Pignataro, autore di quei murales. Ma in questo complicato angolo di periferia di Napoli, Scampia (50.000 abitanti e oltre cento tra associazioni e gruppi informali, tra cui il centro territoriale Mammut e l’associazione Chi rom e… chi no), ci sono soprattutto cittadini di ogni età che hanno smesso di aspettare qualcuno che venisse a risolvere i loro problemi. Il Gridas è sta to occupato nel 1981. E ora qualcuno vorrebbe scrivere la parola fine su questa storia meravigliosa
JLC
DIOXINITYDAY. SECONDA PUNTATA
La conferma della ministra Beatrice Lorenzin nel governo Gentiloni era stata accolta, a metà dicembre, con entusiasmo da molti soggetti importanti del mondo della sanità: Federfarma, Federsanità, Assomed, Assobiomedica e un ulteriore nutrito elenco delle sigle che contano. Tra le iniziative che più hanno segnato il primo mandato della Lorenzin, spicca di certo il cosiddetto Fertility Day. Accolta da discussioni assai vivaci, per usare un gentile eufemismo, quella demenziale trovata, ha avuto, tra gli altri meriti, quello di ispirare la straordinaria inchiesta di Alexik. In questo secondo appuntamento, si ricorda dunque come l’impatto dell’infelice appello della ministra a cambiare le cattive e dann ose abitudini vada visto e giudicato alla luce di un quadro di irresponsabilità politiche e industriali (nel migliore dei casi) che hanno causato tragedie non mediatiche e infinito dolore. Come nel caso del biocidio campano o in quello dei sessantamila veneti che per decenni avrebbero assunto sostanze perfluoroalchiliche bevendo acqua inquinata, cuocendoci la pasta, usandola per lavare le verdure e innaffiare l’orto, oppure mangiando carni, uova e pesci a loro volta contaminati
ALEXIK
15 CONSIGLI PER CRESCERE UNA FIGLIA FEMMINISTA
1) La maternità è un dono fantastico, ma evita di definirti solo in termini di maternità…
2) Non essere perfezionista…
3) Non dire mai a tua figlia che deve fare una cosa o che non la deve fare ”perché sei una femmina”…
5) Insegnale ad amare i libri. Se ti vede leggere, lei capirà che la lettura è preziosa. I libri l’aiuteranno a capire e mettere in discussione il mondo…
11) Insegnale a mettere in discussione l’uso selettivo della nostra cultura della biologia come «ragione» per le norme sociali…
(Chimamanda Ngozi Adichie, scrittrice e femminista)
ALESSANDRA MAGLIARO
LIBERTÀ
Libertà non è assenza di limiti, regole, difficoltà. Libertà è autonomia se maestri ed educatori scelgono di accompagnare e introdurre bambini e bambine nel mondo. C’è bisogno di spazi e tempi per mettersi in gioco con gli altri
CHIARA FRANZIL
EDUCARE A DARE RISPOSTE, ALLA RESPONSABILITÀ
Il tema del bullismo è al centro di molte attenzioni ma poco si fa per capire le cause profonde del dominio della violenza e per essere più presenti nella soluzione di questi problemi. Si usa violenza quando non si riesce ad articolare la propria voce, perché i ragazzi non sono abituati, se nessuno glielo insegna, ad ascoltarsi, a soccorrersi. Scrive Emilia De Rienzo: “Sta a noi educarli a ‘dare risposte’, a essere responsabili dei loro comportamenti non per punirli, ma per far loro prendere coscienza di quanto ogni piccolo gesto può far del bene o del male…”. Si tratta, prima di tutto, di “abituarli a ‘guardarsi negli occhi’, a fare i conti con quel ‘volto’ dell’altro di cui parla tanto Emmanuel Lev inas…”
EMILIA DE RIENZO
LA MINIERA E LA STORIA MILLENARIA DELL’ARTE
Quelle impronte di mani stanno lì da millenni, secondo l’Unesco un periodo compreso tra 13.500 e 9.000 anni, ma l’insaziabile sete di accumulazione dei profitti che caratterizza l’estrattivismo le considera probabilmente un fastidioso ostacolo all’avanzare del progresso. Così la Cuevas de las Manos, uno dei primi esempi di arte rupestre della storia dell’umanità, il secondo sito turistico – dopo il ghiacciaio Perito Moreno – della provincia patagonica argentina di Santa Cruz, viene minacciata dalle trivellazioni della Patagonia Gold, autorizzate all’impresa mineraria dal governo locale. La firma dell’accordo è stata posta negli ultimi giorni del 2016. L’uso intensivo di esplosivi, il transito di veicoli di grande trasporto, la costruzione dell’infrastruttura necessaria al progetto minerario avrebbero conseguenze irrimediabili su una una zona molto ampia, senza dimenticare l’avvelenamento di fiumi e ruscelli. I vantaggi per l’occupazione locale, come dimostrato in molti altri progetti minerari nella stessa Patagonia, sarebbero quantificabili in qualche decina di posti di lavoro temporaneo
PATRIZIA LARESE
IL GIARDINO ASSETATO DI MARY
Lungo l’antica strada statale jonica, nei pressi di Rossano, c’è un angolo di paradiso botanico calabrese che ha bisogno di acqua, il Mary Flowers. Giardiniera per passione, Maria non ha la possibilità di scavare un pozzo, e allora chiede il sostegno di chiunque non voglia condannare all’aridità quel che con tenacia e infinita cura ha saputo inventare perché i colori e i profumi tornassero a far gioire una terra d’incanto. In fondo, come ogni bella fiaba che si rispetti, anche questa non potrà che raggiungere un lieto fine, ma la primavera s’è annunciata da tempo e bisogna far presto
ANNA BRUNO
LA TUNISIA E LA VOCAZIONE EUROPEA
Agli occhi delle potenze europee, la curiosa “eccezione” tunisina diventa sempre più importante. Considerata il solo paese, tra quelli investiti dalle primavere arabe, ancora in transizione verso la democrazia, è oggi ritenuto il maggior esportatore mondiale di jihadisti. L’arretramento di Daesh in Siria e in Iraq aggrava la situazione e va da sè che l’Europa forzi la mano perché Tunisi accetti il rimpatrio di veri o presunti “radicalizzati islamici” come se piovesse. Questa pretesa sta generando però un panico ingiustificato anche nell’opinione pubblica tunisina. Il governo, di conseguenza, per i rimpatriati ha un solo progetto: il carcere. Così, la Tunisia che non stava sperimentando un fenomeno di “radicalizzazione islamica” bensì un processo di de-democratizzazione generale – simile a quello che stanno peraltro sperimentando la Francia, il Belgio o la Spagna – rischia ora di vedere alimentata la “radicalizzazione islamica” di un settore giovanile socialmente ed economicamente già privato di tutele e di parola nelle istituzioni
SANTIAGO ALBA RICO
UN ALTRO ANNO NERO PER LA TERRA
Se vogliamo evitare lo scenario peggiore, dobbiamo agire subito, ha detto Robert Redford al Sundance festival contro il riscaldamento globale. Negli ultimi trent’anni alcune regioni dell’Asia centrale e del Medio Oriente hanno perso metà delle acque di superficie, che sono le più accessibili. Abbiamo però il dovere di immaginare un mondo diverso, grazie a forme alternative di economia, agricoltura, educazione, partecipazione e democrazia, dice Cyryl Dion in Domani, il documentario visto da un milione di spettatori in Francia. L’ultima selezione di notizie del 2016 curata da Alberto Castagnola mostrava in un quadro d’insieme le ragioni di un allarme sempre più drammatico ma anche qualche segnale significativo di c ontrotendenza, come la crescita della consapevolezza nell’evitare gli sprechi alimentari perfino in un paese generalmente considerato pigro come l’Italia
ALBERTO CASTAGNOLA
POESIA, PAROLA NEL MONDO
La critica alla ragione utilitaria, è noto, ha attraversato la filosofia, l’antropologia e perfino l’economia, si pensi al Movimento antiutilitarista per le scienze sociali (Mauss, ancora piuttosto vivace soprattutto in Francia). Ma non c’è dubbio che la poesia resta oggi la punta dell’iceberg dell’antiutilitarismo. Se poi, come nel Festival internazionale “Parola nel Mondo” (Palabra en el Mundo), diventa poesia per la pace siamo di fronte a un vero tentativo di rovesciare i presupposti della società dominante e del suoi deliri tecnocratici e di guerra. Nonostante sia stata completamente autogestita, la passata edizione del festival ha toccato oltre trecento località di tutto il mondo con letture pubbliche di poesia o pe rformances dedicate al tema della “Pace”, in contemporanea. A maggio si replica: le letture possono essere proprie o di terzi, i reading avvenire ovunque: dalle scuole ai caffè letterari, dalla radio alla Tv. E, ovviamente, in piazza
GIOVANNA MULAS
COME LIBERARSI DAL MITO DEL DEBITO
Negli ultimi trent’anni la distanza tra chi ha tutto e chi di tutto è privato è cresciuta a dismisura. Nel capitalismo centrato sulla finanza, l’economia contemporanea si è trasformata da attività di produzione di beni e servizi in economia fondata sul debito. Anche in Italia il debito pubblico è da tempo utilizzato per ridurre i diritti e consegnare alle oligarchie finanziarie i beni comuni e la ricchezza sociale. Un esempio? Mentre per il sostegno alle popolazioni colpite in pochi mesi da due terremoti si stanziano 600 milioni dei 4,5 miliardi necessari, per risollevare 6 banche in fallimento si mettono a disposizione 20 miliardi di garanzie statali da caricare sul debito pubblico. Il 4 marzo un’assemblea nazionale promossa a Roma dal Comitato per l’annullamento del debito illegittimo (CADTM) presenta la creazione di un Centro Studi che servirà a elaborare gli approfondimenti e le proposte concrete per uscire dall’economia a debito
CADTM ITALIA
IL PLAN CONDOR, 43 ANNI DOPO, A ROMA
Certo, come diceva l’avvocato Salerni nel commentare la sentenza, il processo in Italia è servito a tenere viva la memoria e aperta la ricerca di verità, anche sul piano giudiziario, per le decine di migliaia di vittime dell’Internazionale del Terrore costruita negli anni Settanta dai regimi sudamericani e dal governo degli Usa. Al momento della sentenza di primo grado, pronunciata in gennaio in un silenzio assordante, in aula non avrebbe potuto non diffondersi tuttavia una grande delusione. Sui volti tirati e attoniti dei familiari delle vittime si sono letti ancora una volta il dolore e la tristezza di chi, con occhi sbarrati e gonfi di lacrime, cercava disperatamente verità e giustizia da più di 40 anni e non l’ha ottenuta nemmeno dall’altra parte dell’Oceano. Su 26 richieste di ergastolo per alcuni carnefici e protagonisti dell’orrore, la Corte ne ha concessi solo 8. In Italia, peraltro, non si vuole istituire il reato di tortura e non esiste una normativa che definisca i casi di sparizione forzata, quindi l’unico reato contestato durante il Processo Condor è stato quello di omicidio plurimo aggravato mentre quello di sequestro di persona è caduto in prescrizione
P.L.
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