“Verso sciopero dell’8 Marzo”

La classe dominante non ha una soluzione positiva per porre fine all’oppressione delle donne. Il marasma a cui la borghesia condanna la vita di miliardi di donne e uomini, giovani e adulti, bambini e anziani delle masse popolari è sotto gli occhi di tutti.

 

Newsletter n. 10/2017 – Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo.

Questa settimana ti consigliamo:

Comunicato di adesione e sostegno allo Sciopero globale delle donne dell’8 Marzo indetto da Non Una Di Meno

La classe dominante non ha una soluzione positiva per porre fine all’oppressione delle donne. Il marasma a cui la borghesia condanna la vita di miliardi di donne e uomini, giovani e adulti, bambini e anziani delle masse popolari è sotto gli occhi di tutti: l’acuirsi della violenza contro le donne è solo uno dei tanti effetti più gravi di questa crisi, insieme a disoccupazione, precarietà, devastazione e saccheggio dei territori (le grandi opere ma anche a seguito di disastri ambientali come terremoti e inondazioni), smantellamento dei servizi come la scuola, la sanità, le varie forme di assistenza ad anziani, malati, famiglie.

Le donne delle masse popolari oggi subiscono una doppia oppressione: di classe in quanto sfruttate e spremute dalla borghesia con il suo clero al seguito; di genere in quanto svuotate e attaccate da una cultura patriarcale che le relega ad essere oggetti da possedere, corpi da mostrare o deturpare, alla meglio macchine da riproduzione e serve che a testa bassa devono obbedire e arrabattarsi nelle mille incombenze domestiche, alla lunga usuranti e degradanti.

L’oppressione delle donne da parte degli uomini ma più in generale gli attacchi alle condizioni di vita delle donne delle masse popolari hanno principalmente una radice di classe e infatti le donne della borghesia imperialista possono trovare sempre soluzioni alle loro sfortune e sono tra i nostri carnefici: dalla Lorenzin con il suo Fertility Day e più in generale la demolizione della sanità pubblica, alla Marcegaglia che chiude le fabbriche e insieme ai suoi fratellini di Confindustria attacca i diritti di lavoratori e operai o ancora alla riforma della Fornero, solo per citare alcune. L’oppressione delle donne ha la sua causa nel sistema di sfruttamento capitalista: non c’è quindi liberazione delle donne dallo sfruttamento e dall’oppressione degli uomini ne tantomeno il miglioramento delle condizioni di vita di nessuno se non si abbatte questa società e se ne instaura una nuova, il socialismo.

Avanzare nella costruzione del socialismo, per porre fine a oppressione e sfruttamento. L’esempio della prima ondata della rivoluzione proletaria che portò la classe operaia e il resto delle masse popolari a conquistare il potere in URSS, in Cina e negli altri paesi socialisti è lì a dimostrarlo. In quei paesi, proletari di ogni genere, età e provenienza conquistarono quei diritti che oggi ci vengono negati: un lavoro utile e condizioni di lavoro dignitose per la salute degli operai e in particolare delle operaie (le 8 ore di lavoro al giorno; la turnazione, l’astensione e specifici diritti nei lavori degradanti e in particolare per le donne e le madri), il diritto alla sanità gratuita e ad una maternità assistita e consapevole (il diritto all’aborto in URSS fu sancito nel 1920!), una legislazione a favore delle donne maltrattate e a sostegno delle famiglie o il riconoscimento delle unioni civili. Furono quelle conquiste l’esempio e il faro che illuminò quel periodo di grandi conquiste degli anni ’60 e ’70 in Italia. Così come fu l’arretramento del movimento comunista e la “caduta” dei primi paesi socialisti a cui si è aggiunta la crisi del sistema capitalista in corso che segnò anche lo smantellamento di quelle grandi conquiste e diritti che oggi stiamo difendendo con forza e determinazione.

Oggi, la miglior prospettiva per le donne delle masse popolari è essere parte attiva del cambiamento della società… (Continua a leggere)

 

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Organizzarsi e lottare per vincere! Bando al disfattismo, la rivoluzione socialista è in corso

 

I tempi in cui aspettare condizioni migliori sono finiti

I tassisti che per una settimana hanno scioperato e il 21 febbraio a Roma hanno assediato le sedi dei ministeri e la sede del PD contro il decreto Milleproroghe che liberalizza le licenze per il trasporto privato, gli ambulanti che contro la normativa Bolkenstein si sono uniti alle proteste dei tassisti, gli operai della FCA di Pomigliano che si oppongono alla deportazione (Marchionne e governo la chiamano trasferta) di mille di loro a Cassino, i metalmeccanici che si mobilitano per respingere l’infame CCNL firmato il 26 novembre anche dalla FIOM, i lavoratori dell’Alitalia e di tante altre aziende sono tutti uniti oggettivamente nella lotta contro gli effetti della stessa crisi. Assieme a loro, ne abbiano coscienza o meno, vi sono tutti i lavoratori dipendenti del settore privato e del settore pubblico, tutti gli utenti dei servizi, dalla sanità alla scuola ai trasporti… (leggi tutto)

 

 

Fare di ogni lotta spontanea una scuola di comunismo

 

Estendere e rafforzare la rete delle organizzazioni operaie e popolari e il loro coordinamento, elevare la loro azione e il loro ruolo

Nell’articolo Organizzarsi e lottare per vincere… a pag. 1 si accenna alla campagna che il P.CARC sta conducendo per imparare a intervenire sulle organizzazioni operaie e popolari in modo che esse diventino coscientemente la forza che costituisce il Governo di Blocco Popolare e attraverso cui avanza la rivoluzione socialista. In questo articolo entriamo nel dettaglio del contenuto della campagna con l’esplicito obiettivo di raccogliere collaborazioni, sostegno, aiuto nel suo sviluppo da parte dei nostri lettori… (leggi tutto)

 

 

Pomigliano: se qualcuno la promuove, la resistenza si sviluppa

 

Nel 2010 Marchionne a Pomigliano aveva giurato che la FIAT (ora FCA) avrebbe triplicato la produzione a condizione che venisse rimosso l’intralcio di diritti “ormai superati”, leggi “antiquate” e sindacati “ideologici”. Pomigliano è la dimostrazione che le promesse dei padroni sono balle e i politicanti, i sindacalisti e i giornalisti che le spacciano per buone sono loro complici! A sette anni di distanza, la fabbrica-caserma che avrebbe dovuto sfornare centinaia di migliaia di nuove auto ha tutti i sintomi di una fabbrica condannata a morte… (leggi tutto)

 

 

Presentazioni di “Rivoluzionaria professionale” in Sardegna

 

Il movimento delle donne delle masse popolari e la rivoluzione socialista nel nostro paese

Il P.CARC in Sardegna. A febbraio una delegazione è stata in Sardegna per avviare un intervento su contatti e simpatizzanti con l’obiettivo di costruire nuove sezioni. La spedizione si è concentrata nella zona di Cagliari e del Sulcis-Iglesiente con una puntata a Nuoro: oltre alle diffusioni di Resistenza all’università e fuori da aziende come la Portovesme srl e la Carbosulcis, grazie al compagno che ci ha ospitati sono state fatte tre presentazioni del libro Rivoluzionaria professionale di Teresa Noce di cui abbiamo pubblicato una recensione su Resistenza n. 9/2016.

Il lavoro che abbiamo svolto ci ha mostrato quanto il movimento comunista ha sedimentato nel cuore e nella mente degli operai, delle donne e dei giovani delle masse popolari dell’isola… (leggi tutto)

 

 

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