Espressione della supremazia maschile, prima ancora che di un privilegio di classe, la divisione sessuale del lavoro ha attraversato, senza cambiamenti sostanziali, sistemi economici diversi, dal capitalismo al socialismo, dal fordismo al postfordismo, dalle economie locali alla globalizzazione.
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QUEL LAVORO CHE NON È UN LAVORO
Espressione della supremazia maschile, prima ancora che di un privilegio di classe, la divisione sessuale del lavoro ha attraversato, senza cambiamenti sostanziali, sistemi economici diversi, dal capitalismo al socialismo, dal fordismo al postfordismo, dalle economie locali alla globalizzazione. Insomma la cura, componente essenziale della vita umana, continua a macinare energie, intelligenza, saperi, destinati a restare screditati. “La verità del rovesciamento di parti, che ha permesso ai deboli di farla da padroni, agli sfruttati in fabbrica di farsi sfruttatori in casa, riportata più volte nel cuore dell’analisi politica da alcune componenti del femminismo, già a partire dagli anni Settanta, continua a rimbalzare in un vuoto di interlocuzione – scrive Lea Melandri – che, a questo punto, interroga uomini e donne”. Ma occorre essere consapevoli che ogni tentativo di affrontare le pesanti ricadute sulla donna della divisione del lavoro ha finito per scontrarsi finora con la priorità della dimensione produttiva, utilitaristica, assunta come modello unico, neutro, universale
LA TRANSIZIONE CHE NON VEDIAMO
Viviamo in un tempo di transizione. Non abbiamo la distanza sufficiente per sapere in quale fase dell’attraversamento ci troviamo adesso e ce lo rende concettualmente più difficile il senso comune che ci ha abituati a pensare alla presa del potere dello stato-nazione come inizio del processo di creazione di un mondo nuovo. Le transizioni, invece, non sono omogenee, non comprendono tutto il corpo sociale e la storia insegna che di solito cominciano a fiorire (anche se non le vediamo) nelle periferie del sistema-mondo e di ogni nazione, in aree rurali remote e in piccoli paesi, negli anelli deboli del sistema, dove prendono forza e per poi espandersi. Un esempio interessante è quello della città di General Mosconi, nell’Argentina settentrionale. Il movimento dei suoi disoccupati, i piqueteros, creato dalla privatizzazione dell’industria petrolifera nazionale, è stato un punto di riferimento essenziale per il ciclo di lotte di fine secolo, poi ha avuto un ripiegamento ed è uscito da tempo dal cono d’interesse dei media. Oggi il 40 per cento dell’intera popolazione di Mosconi ha costruito un’autonomia alimentare, non dipende più dai piani sociali di assistenza e sta prendendo in mano tutto quel che lo riguarda, dalla produzione di alimenti fino alla costruzione di abitazioni. Stanno riproducendo la vita al di fuori delle compatibilità del sistema, senza mettersi in relazione con il capitale né dipendere dallo Stato. Insomma, lavorano e provano a vivere con dignità
L’ANIMA DEI LUOGHI
Hanno scelto l’arte e le relazioni, i sentieri in montagna battuti dagli artisti che dipinsero nella Conca Amatriciana e gli scambi culturali. Gli strumenti con cui i ragazzi e le ragazze del liceo Ripetta di Roma hanno aperto il concetto di territorio e quello di solidarietà, grazie anche a un’insegnante che il 24 agosto era in una frazione di Amatrice, hanno consentito di imparare tecniche di restauro della carta e perfino della pergamena e di custodire memorie di antichi manoscritti e libri ma, in primo luogo, hanno permesso di trasformare dolori e scoprire l’anima dei luoghi, il genius loci. Una grande lezione per molti: è possibile costruire ponti con i ragazzi del liceo di Amatrice, è possibile mettere in comune saperi, storie e progetti di persone, associazioni e istituzioni locali
LA SOLITUDINE CHE CI SPAVENTA
“Dovremmo insegnare ai nostri figli a non avere paura della solitudine. É uno spazio potente di creatività… Dovremmo sollecitare questi momenti invece di richiamarli continuamente a noi… La solitudine non é fuga, ma il tempo della pausa, del silenzio, della contemplazione, del riparo…”
THINGS WE SHOULD SAY TO OUR CHILDREN CI VUOLE IL TEMPO CHE CI VUOLE
EDUCARE, CIOÈ GENERARE ATTI CREATIVI
Ad Andria ha preso il via la rassegna “Primavera Pedagogica ?CHIEDUCACHI¿”. Una stagione intera scandita da appuntamenti settimanali in cui la pedagogia critica incontra l’arte, la filosofia, la poesia, tra lezioni magistrali, laboratori, dialoghi e due spettacoli. La rassegna (patrocinata dalla Rete di Cooperazione Educativa) nasce dall’incoraggiamento di Alain Goussot. “La visione dell’iniziativa – scrivono i promotori – è di considerare l’educazione come un processo libero che risvegli l’intelligenza, che generi atti creativi e che sia permanente lungo tutto l’arco della vita…”
RESISTERE CREANDO.
1 APRILE, FESTA DI COMUNE
FERIRLO NON BASTAVA. UCCISO IN OSPEDALE
Waldomiro Costa Pereira, per molti anni militante e dirigente del Mst del Brasile, era finito in ospedale dopo essere stato ferito da colpi di arma da fuoco nel municipio di Eldorado Dos Carajas, il luogo del più famoso massacro di contadini senza terra nello Stato del Parà cui Waldomiro era sopravvissuto nel 1996. Pochi giorni dopo l’operazione seguita al nuovo attentato, un commando di cinque uomini è penetrato nell’Ospedale di Paraupebas e lo ha ucciso
È DIFFICILE TORNARE IN EGITTO SENZA PENSARE A GIULIO
Aldo Morrone è primario infettivologo dell’ospedale San Gallicano di Roma e medico noto in tutto il mondo, per il suo impegno con i migranti e in diversi paesi del Sud del mondo. “È difficile tornare in Egitto senza pensare a Giulio Regeni…”, scrive Morrone mentre racconta del suo incontro con i tanti bambini di strada che vivono tra le fogne de Il Cairo, accanto alle spoglie dei defunti, in quel cimitero divenuto l’abitazione dei più poveri: “la città dei morti”. Con altri medici tenta di restituire a quei bambini un futuro di speranza e dignità. “La vita di Giulio e il suo impegno, più che la sua morte, ci dicono che questo è possibile!…”
DI CHI È LA TERRA? DI CHI LA ABITA O DI CHI LA GOVERNA?
Una riflessione critica e ironica sul rapporto tra essere umano e ambiente, società dei consumi e trappole della green economy: è in cartellone al Teatro Due di Roma, dal 28 marzo al 2 aprile, “Di chi è la terra? Ballata per Chicco di grano, Pannocchia e Sacchetto”, con Daniela Giordano e Danila Massimi (che insieme a Michele Citoni e Michele Citoni e Marco Veruggio hanno anche curato i testi). Leggetevi le parti iniziali dei monologhi dei tre personaggi, vi sarà chiaro perché è uno spettacolo da non perdere, anche con ragazzi e bambini:
IL PROBLEMA DEI RIFIUTI SIAMO NOI
Certo abbiamo bisogno ovunque di servizi seri per la raccolta differenziata porta a porta e per il riuso e il riciclo. Tuttavia le priorità restano due: la riduzione della produzione dei rifiuti alla fonte, come singoli, famiglie e comunità e la guerra agli imballaggi. Triplo appuntamento, per grandi e piccoli, con il libro Impatto Zero:
IN CERCHIO PER BALLARE AD ARARAT
Ogni sabato pomeriggio, la comunità curda si mette in circolo e balla. Siamo ad Ararat un centro che nasce nel maggio 1999 al Campo Boario, nel complesso in disuso dell’ex Mattatoio di Testaccio, a Roma. Uno stabile abbandonato che è diventato uno luogo di accoglienza, di intercultura, un’ambasciata per la diaspora curda. Naturalmente un luogo del genere a Roma è finito nella lista nera dei luoghi da sgomberare. Se c’è un momento dell’anno in cui quel luogo va frequentato più del solito è questo, nei giorni del Newroz, il capodanno curdo. “È facile imparare a ballare basta lasciare i problemi a casa ed abbandonare il corpo…”, dicono i ragazzi ad Ararat
PARLIAMONE MARTEDÌ
«Ormai su “Parliamone Sabato” e la sua doverosa chiusura (in un paese civile in cui i protocolli internazionali sull’uso dei media non solo si firmano, ma si implementano, un programma simile non sarebbe neppure mai venuto alla luce) avete letto di tutto e di più. La misoginia prende molte forme – scrive Maria G. Di Rienzo -, ma ridotto all’essenziale il messaggio comune a tutte è che le donne sono oggetti…»
C’ÈRA UNA VOLTA LA FESTA DELL’ACQUA
A celebrare la festeggiata c’erano tutti. No, anzi, c’erano quasi tutti
IL POPOLO DELL’ACQUA CHE NON HA PADRONI
Vorrei avanzare, in questa giornata mondiale dell’acqua, una modesta proposta. Mi piacerebbe che i ragazzi delle scuole si esercitassero a disegnare, su una carta geografica “muta”, i confini dei bacini idrografici – quelli che raccolgono al loro interno il fiume principale e i suoi affluenti e che sono delimitati dagli spartiacque – e li confrontassero con quelli politici e amministrativi, del tutto artificiali e arbitrari. E che provassero a pensare che non esistono austriaci, ungheresi, jugoslavi, romeni, eccetera, ma esiste il “popolo del Danubio”, che non esistono lombardi, piemontesi e emiliani, ma il “popolo del Po”, che il “popolo dell’Ofanto” non &l dquo;appartiene” alla Puglia, alla Basilicata, alla Campania, ma alla terra del fiume comune. La guerra alla sete e alle alluvioni richiede che tutti i popoli ne usino le risorse a fini comuni, solidali
E SE IL TAP RESTASSE A BECCO ASCIUTTO?
I grandi sostenitori dello sviluppo che passa attraverso 3.500 chilometri di tubi dislocati tra Grecia, Albania e Italia sembrano molto meno sicuri del fatto loro di quanto volesse far credere nel febbraio scorso il ministro Calenda. Nei primi giorni di marzo una nuova pesante tegola è caduta sul terzo segmento del Trans Adriatic Pipeline (Tap). Viene dall’ Iniziativa per la trasparenza nell’industria estrattiva (Eiti), che ha mostrato il “cartellino giallo” all’Azerbaigian, mettendo così a rischio i possibili e ingenti finanziamenti pubblici necessari alla realizzazione del mega gasdotto. Intanto, Amnesty rincara la dose denunciando che un software sarebbe stato usato per accedere a com puter e telefoni di attivisti, giornalisti e oppositori politici del governo Aliyev. Secondo le persone prese di mira, dietro la campagna spionistica, che va avanti da almeno tredici mesi, si cela il governo dell’Azerbaigian. Partner tecnologici sono aziende italiane e israeliane
VOSTRA PATRIA È IL MONDO INTERO
Gli High Net Worth Individual, individui con un alto patrimonio, hanno a disposizione stuoli di gestori e consulenti per fare fruttare i loro milioni, e magari per metterli al riparo dal fisco in qualche paradiso senza tasse. Lo sviluppo di queste giurisdizioni è l’emblema stesso dell’abbattimento di ogni controllo sui movimenti di capitale. Tra gli enormi problemi creati c’è la concorrenza sleale tra le imprese che lavorano su scala nazionale e le multinazionali che possono insediarsi in territori di comodo per nascondere i profitti. L’esperienza insegna che inseguire l’isoletta tropicale di turno è come fermare una valanga a mani nude. Per contrastare i paradisi fiscali occorre a gire dove originano i capitali che sfruttano i vuoti legislativi per sottrarsi al fisco, e dotarsi di strumenti per controllarli. La questione però non riguarda solo l’economia legale ma, in maniera se possibile ancor più inaccettabile, quella sommersa e criminale. Come spiegare la facilità con cui le mafie possono organizzare i peggiori traffici in giro per il mondo?
TUTTI DEVONO SAPERE COSA È ACCADUTO A ROTTERDAM
In risposta alla chiusura delle biblioteche pubbliche, nel 2011 a Rotterdam un gruppo di cittadini ha creato autonomamente una sala lettura in un edifico precedentemente adibito a bagno pubblico. Tutto è cominciato durante un festival cinematografico, poi diventato permanente. L’evento – da luogo dove la gente può incontrarsi per discutere, leggere e imparare nuovi mestieri -, ha presto cominciato con l’aiuto di tutta la comunità a generare piccoli ristoranti, workshops, cooperative, progetti ecologici, centri culturali, botteghe di artigiani… Questi progetti hanno poi ispirato altre persone a mettersi in proprio. Da una stima risulta che ci sono ora 1.300 progetti civ ici del genere in città nati negli ultimi anni. Forti cooperazioni e comunità sono oramai la normalità. Cittadinanza e governo locale appaiono entrambi trasformati
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