La stangata era prevista e puntualmente sta colpendo quei tanti italiani “colpevoli” di aver ereditato seconde case dai grandi flussi migratori interni degli anni Cinquanta o di essere titolari di piccole imprese con utenze non domestiche. E’ l’effetto della riforma degli “oneri generali di sistema”.
Tariffe, riforma “oneri di sistema” nel 2017: salassi confermati, bollette anche raddoppiate
La stangata era prevista e puntualmente sta colpendo quei tanti italiani “colpevoli” di aver ereditato seconde case dai grandi flussi migratori interni degli anni Cinquanta o di essere titolari di piccole imprese con utenze non domestiche. E’ l’effetto della riforma degli “oneri generali di sistema”, cioè di quella parte della bolletta elettrica che finanzia industrie energivore, incentivi alle fonti rinnovabili, oneri per lo smantellamento di centrali nucleari o il bonus elettrico. Un pacchetto di finanziamenti finalizzati, almeno sulla carta, alla sostenibilità ambientale, ma controbilanciato da oneri sempre più robusti per le tasche di milioni di italiani con una seconda casa “al paese” d’origine o piccoli artigiani con esigui consumi elettrici e di gas. Per loro un’amara sorpresa già dalla prima bolletta del 2017, in molti casi più che raddoppiata.
“Stiamo ricevendo numerose segnalazioni in tal senso da piccole aziende, soprattutto artigianali, nostre associate – racconta Domenico Mamone, presidente dell’Unsic, sindacato autonomo che riunisce 80mila aziende agricole soprattutto del Mezzogiorno. “Alle difficoltà economiche del momento si somma questa improvvisa stangata per i cosiddetti ‘oneri di sistema’, che paradossalmente punisce proprio chi consuma meno, quindi le aziende più piccole e precarie, rendendole di fatto meno competitive. C’è un chiaro sbilanciamento – conclude Mamone – che penalizza i più piccoli, cioè le imprese in bassa tensione, che pur rappresentando solo un terzo della domanda elettrica, in realtà pagano quasi la metà degli oneri generali di sistema”.
La situazione è ancora più grave per i non residenti, in particolare per le seconde case nei paesetti di montagna svuotati dall’emigrazione. Come in Molise, dove le zone interne sono a rischio desertificazione. “La maggior parte dei Comuni molisani ha meno di mille residenti e il patrimonio edilizio è costituito in maggioranza dalle seconde case degli eredi di chi da anni è andato via – spiega Gabriele Di Nucci, segretario della storica associazione “Forche Caudine” che riunisce i 50mila Romani d’origine molisana. “I paesi sono pieni di vani cartelli ‘vendesi’ perché i costi di gestione, tra tasse e oneri per i rifiuti, sono insostenibili per i proprietari di seconde case. Anche perché, se spesso sono proprio le comunità di emigrati a finanziare le casse delle amministrazioni comunali, molti non tornano al paese da anni. Ora questa nuova stangata, tante le bollette con gli importi raddoppiati, sta provocando la diffusa intenzione di distaccarsi della corrente e del gas. La realtà molisana montana dell’entroterra rischia seriamente di scomparire e con lei tanti preziosi lembi interni del nostro Mezzogiorno, ad esempio in Basilicata e in Calabria”.
Ciò che è partito dal 1 gennaio 2017 è in realtà soltanto un adeguamento delle tariffe in quanto la riforma vera e propria dovrebbe partire dal 2018. L’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico è avvisata.
Immagine allegata: la bolletta è relativa ad un immobile non abitato.