Almeno settanta persone sono morte nel nord della Siria a causa dell’esposizione a un gas tossico che i sopravvissuti hanno attribuito ad aerei da guerra. L’attacco è stato già condannato pubblicamente nel mondo, mentre Gran Bretagna e Unione europea hanno puntato il dito sul governo siriano per la carneficina.
NEWSLETTER DI COMUNE
UN ANNO DOPO
Un anno fa, l’occupazione di place de la République, a Parigi. Parlare oggi di fallimento del movimento Nuit debout significa restare ingabbiati nei codici del produttivismo. Il movimento, che non ha cercato fusioni o unità, ha visto fiorire collettivi e iniziative, alcune Commissioni nate in quella piazza (come quella di Educazione popolare) continuano a incontrarsi, ha perfino esercitato una certa influenza sulle campagne elettorali rendendo popolare il tema del reddito di cittadinanza. In realtà, ciò che Nuitdebout ha apportato alla società non si può toccare con mano né misurare: il movimento ha risvegliato prima di tutto il poter agire delle persone comuni
LORÈNE LAVOCAT
STORIA DI GUERRA ALLA GUERRA
Almeno settanta persone sono morte nel nord della Siria a causa dell’esposizione a un gas tossico che i sopravvissuti hanno attribuito ad aerei da guerra. L’attacco è stato già condannato pubblicamente nel mondo, mentre Gran Bretagna e Unione europea hanno puntato il dito sul governo siriano per la carneficina. In particolare, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha definito la strage un atto “atroce” che “non può essere ignorato dal mondo civilizzato”. “Chiamatemi prevenuto, ma le reazioni del mondo civilizzato mi inquietano quasi quanto gli atti atroci…”
ALESSANDRO GHEBREIGZIABIHER
PERCHÉ FANNO UCCIDERE I GIORNALISTI
La strage di giornalisti che insanguina il Messico è un obiettivo in sé, come lo è quella delle persone la cui partecipazione ai movimenti antisistemici diventa un pericolo serio per i loro avversari politici e sociali. Quello di Miroslava Breach, freddata a Chihuahua con otto colpi di pistola, dopo esser salita in auto con il figlio appena uscito dalla scuola, è l’ultimo anello di una inarrestabile teoria di assassinii tutt’altro che episodici. Fa parte del controllo a cielo aperto che il sistema dominante prova a realizzare sui media avvalendosi degli apparati dello Stato come di quelli dei narcos. Ogni giorno la distinzione diventa più sottile. C’è un’a lleanza di fatto tra la criminalità organizzata e la criminalità che in Messico, come in pochi altri paesi, si annida nelle istituzioni di uno dei regimi che, solo per irresponsabile inerzia, continuiamo a chiamare democrazie. Malgrado l’orrore, scrive Raúl Zibechi, non dobbiamo perdere la rotta: quegli omicidi fanno parte di una vera guerra contro i popoli. E quelle persone non vengono fatte ammazzare per il fatto di essere giornalisti ma per il loro impegno con los de abajo
RAÚL ZIBECHI
AMADOR FERNÁNDEZ-SAVATER
OMERO E IL PICCOLO TOMMASO
In prima elementare Tommaso aveva molte difficoltà nella scrittura. Non sapeva come impugnare la matita, come muoverla sul foglio. Sembrava che quel sottile pezzo di legno se ne andasse per conto suo. Come aiutarlo ad avere fiducia nelle sue capacità? Esplorando diversi linguaggi, come il teatro e come il confronto appassionato con le immagini portate in classe dalla sonorità dei versi di Omero. “La settimana scorsa Tommaso ha scritto una poesia molto bella di cui siamo stati tutti contenti…”
FRANCO LORENZONI
RIPRENDIAMOCI IL TEMPO CHE CI STANNO SOTTRAENDO
Schiacciare i più deboli, inseguire il profitto, rassegnarsi alla precarizzazione della vita di ogni giorno, pensare al sapere solo in termini di utilità: benvenuti nella lotta economica di tutti contro tutti, in cui a pagare sono prima di tutti bambini e bambine. “Riprendiamoci il futuro, allora, doniamo ai nostri figli e alle nostre figlie il tempo che sottraiamo loro assoggettandoci alle leggi che stanno decidendo delle nostre vite. Per ogni cosa ci vuole il tempo che ci vuole, sì proprio così, ci vuole il tempo che ci vuole…”
EMILIA DE RIENZO
TERREMOTO 2009, NON C’È MEMORIA…
Alle 3.32 del 6 aprile 2009 in Abruzzo e nel Centro Italia è cominciato un terremoto che dura da otto anni… Intanto all’Aquila, in occasione dell’anniversario, si è ritrovata tutta la rete “Noi non dimentichiamo”, costituita dai familiari delle vittime del terremoto abruzzese e di quello molisano, della strage di Viareggio, della “Terra dei Fuochi” e causati dall’amianto. C’è chi non smette di coltivare memoria per cambiare il presente
ALESSIO DI FLORIO
IL BUS DELLA MONETA A CREDITO
A Reggio Emilia è nato un Laboratorio di comunità che da un paio d’anni sta sperimentando il BUS, Buono di Uscita Solidale. Una cinquantina di soggetti economici e di persone fisiche (cooperative agricole, artigiani, commercianti, professionisti) accettano di scambiare i frutti delle loro capacità (beni e servizi, strumenti di lavoro e prestazioni) attraverso i BUS. Un sofisticato supporto tecnologico messo a punto da una cooperativa consente la registrazione di ogni transizione commerciale tra i correntisti. Il sistema è di fatto autogestito con un patto tra gli aderenti. L’idea è che la nuova “moneta a credito” consenta di svolgere attività oltre il dominio del denaro
PAOLO CACCIARI
OSPEDALI? TENIAMOLI APERTI MA INSERVIBILI
Se il presidente della Regione dicesse “Chiudiamo gli ospedali” contraddirebbe l’articolo 32 della Costituzione. Per questo si sono inventati neologismi come Casa della Salute e OsCo. Intervista a Giuliano Bugani, autore di «Mani sulla sanità: la rivolta», un film inchiesta che ha fatto molto rumore denunciando il progressivo depotenziamento di unità operative ospedaliere e di pronto soccorso che produce uno smantellamento di fatto della sanità pubblica. L’inchiesta mostra i casi di Toscana, Emilia-Romagna e Friuli Venezia-Giulia, dove perfino il solo ospedale antisismico italiano, quello di Gemona, subirebbe l’amputazione di reparti essenziali. Il 7 aprile è la Giornata europea c ontro la commercializzazione della salute
DANIELE BARBIERI
LA RIVOLTA DELLA PIETRA DELLA FAME
La miseria era tale che c’era chi, durante l’intervallo del lavoro nei campi, non avendo un tozzo di pane, per la vergogna si allontanava furtivo dagli altri con un fazzoletto in cui era nascosta una pietra per camuffare la colazione: la pietra della fame. Antonio Castronovi, una vita nella Cgil, è nato nella stessa città della Murgia di Angelo Antonicelli, il protagonista de Il Sovversivo, Memorie di un contadino di Massafra, eppure non conosceva né riteneva possibile che nei primi decenni del ‘900 lì potessero essere accaduti i fatti narrati in quel libro. Ho conosciuto la Massafra clericale e democristiana del dopoguerra, racconta, non avrei mai potuto immaginare un’altra storia, in cui i braccian ti poveri della Lega Proletaria tennero in scacco per quasi dieci anni il potere del re, il fascismo politico e militare, gli agrari e i latifondisti. Com’è stato possibile che un bracciante analfabeta , “politica zero”, come lui stesso si definiva in gioventù, a 35 anni, sposato con due figli piccoli, tornato dal fronte della prima guerra mondiale, inventasse un movimento di popolo e diventasse protagonista di una così grande storia collettiva?
ANTONIO CASTRONOVI
UNA ZUPPA PER NON UNA DI MENO
Condividere cibo buono, è noto, resta uno dei modi più belli con cui ricostruire relazioni e territori. Se quel cibo è un piatto popolare conosciuto in tutto il mondo, come la zuppa, se intorno alla zuppa nasce perfino un festival, e se il teatro di questa bizzarra festa è la Città dell’utopia (uno degli spazi sociali che a Roma alcuni vorrebbero chiudere) allora è naturale dedicare il festival a un grande movimento come Non una di meno. Domenica 9 aprile al Casale Garibaldi, la casa della Città dell’Utopia, torna il X Festival internazionale della zuppa di Roma (Comune è tra i media partner dell’iniziativa)
NICOLETTA CARTOCCI
LE PAROLE DELL’ERA IN CUI OGNI FALSO È VERO
Le parole per plasmare pensieri e aprire opportunità e le parole derelitte, marginali, come il suono sordo e abitudinario di una tastiera consunta, dell’era in cui tutto quello che è falso è vero e tutto ciò che è vero viene accuratamente rimosso. Si fa largo, dunque, l’obsolescenza della parola, o forse la presa d’atto che le parole sono finite. Sono i fatti che contano. Eppure i fatti sono là a dirci anche che ci sono popoli, cui la parola non sarebbe concessa, che invece se la prendono ogni giorno con atti di resistenza, con fatti straordinari di sopravvivenza. Le nostre parole, purtroppo, li trasformano in vittime, in oggetti dell’orrore. Per ca mbiare davvero, forse, bisognerebbe “disimparare il privilegio”, vivendolo come una perdita. Se non riusciremo a rendercene conto, le nostre parole continueranno a raccontare qualcosa che non c’è, come l’arto fantasma di Kader Attia
FRANCESCO MARTONE
CULTURA IN TUTTI I SENSI
Dovremmo smettere di pensare alla biblioteche come depositi di libri. La rete di 34 biblioteche della provincia milanese, ad esempio, ha saputo reinventarsi, aprendo il concetto di cultura e aprendosi al territorio, mettendo al centro l’imparare ad imparare e affiancando gli apprendimenti informali a quelli formali. Secondo Giovanni Fioravanti si tratta prima di tutto di abbandonare alcuni condizionamenti, come la convinzione che vi siano luoghi deputati alla conoscenza e altri no, e riconoscere che tutti i saperi hanno pari dignità
GIOVANNI FIORAVANTI
L’INCREDIBILE STORIA DELL’ACQUA BULLICANTE
Se c’è una vicenda a Roma dove palazzinari e politicanti non riescono a mettere la parola fine è quella del lago della Snia, l’unico lago naturale della città, emerso improvvisamente dalla terra vent’anni fa. Il Forum del Parco delle Energie quest’anno ha garantito l’apertura e la custodia dopo aver lottato per anni perché l’area fosse riconosciuta pubblica e il lago non finisse prosciugato per far posto a grattacieli e nuove speculazioni. Una grande festa vuole ora spingere la Regione Lazio a dichiarare tutta l’area dell’ex Snia Monumento Naturale
FORUM PARCO DELLE ENERGIE
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