Il lavoro e la disoccupazione restano armi che il potere usa per tenere a bada quelli di sotto. Servono obiettori del lavoro. Dobbiamo diventare cercatori di felicità e bellezza per cambiare il mondo, non sfiancarci in attività produttive gestite dall’élite che sono in alto.
NEWSLETTER DI COMUNE
LA SOCIETÀ DEL LAVORISMO
Il lavoro e la disoccupazione restano armi che il potere usa per tenere a bada quelli di sotto. Servono obiettori del lavoro. Dobbiamo diventare cercatori di felicità e bellezza per cambiare il mondo, non sfiancarci in attività produttive gestite dall’élite che sono in alto
LUCILIO SANTONI E ALESSANDRO PERTOSA
♦ IL TEMPO DEL LAVORO VIVO PAOLO CACCIARI
♦ DALLA PRECARIETÀ ALLA CONVIVIALITÀ G. ESTEVA E I. RAGAZZINI
CAMPANE A MORTO
La democrazia elettorale e rappresentativa rivela sempre più il suo carattere oligarchico e anti-democratico. Le democrature (dittature “democratiche”) si diffondono nel mondo, e non sono solo una degenerazione all’interno di paesi storicamente poco inclini alla democrazia, come Russia e Turchia, ma vanno a definirsi chiaramente anche nei paesi che si fregiano del titolo di suoi iniziatori: Inghilterra, Francia e Stati Uniti. “La fine dell’illusione democratica è ormai un fatto compiuto. E si è trattata di una doppia, terribile, illusione – scrive Enrico Euli – La prima è che la democrazia potesse esistere in politica e in punta di diritto, ma non dovesse e p otesse essere realizzata nell’economia, nell’istruzione, nel lavoro, nelle relazioni internazionali… La seconda è che la democrazia coincidesse con il voto, nell’illusione che l’esercizio di questo diritto ci salvaguardasse dal rischio di ritrovarci dentro domini aristocratici, oligarchici o totalitari…”. Il cambiamento in profondità della società non passa per le urne
ENRICO EULI
TERRORISMO, CHI COME E PERCHÉ
“Il terrorismo serve a chi vuol spaventare, banalmente.
Non importa chi egli sia davvero, non conta il perché, vale solo l’effetto. Il terrorismo è utile a chi aveva paura già prima, così ora si sente meno solo… Il terrorismo è il massimo per coloro che non hanno mai domande ma un’insopprimibile bisogno di risposte facili… “
ALESSANDRO GHEBREIGZIABIHER
LA COMUNITÀ DEL LAGO
Siamo abituati a conoscere storie di spazi sociali e culturali autogestiti, un lago autogestito resta una piacevole e sorprendente rarità, come dimostra questo racconto fotografico. Una bella storia come nascono ovunque, dove nulla è definitivo, finale, risolutivo o sistematico. È solo vivo
JLC
ORA O MAI PIÙ. LA LEZIONE DI ALICIA
Quando il suo liceo ha organizzato un concorso per brevi filmati prodotti dai suoi studenti, la diciassettenne spagnola Alicia Ródenas ha presentato un video in cui legge “le cento frasi sessiste a cui le donne non possono sfuggire”. È fatto straordinariamente bene non solo dal punto di vista filmico: comincia con le frasi che rinforzano gli stereotipi di genere nell’infanzia, si muove attraverso la sessualizzazione coatta e la denigrazione del corpo femminile e mostra come tutto ciò si evolva nell’abuso fisico. La sua scuola l’ha trovato così interessante da discuterlo pubblicamente con tutti gli studenti e le studentesse, dopo una lezione dell’insegnante di psicologia, e di postarlo su YouTube e di condividerlo su Facebook dove ha raggiunto il milione di visite. Il video si conclude con questa frase. “La violenza di genere non è solo fisica. La viviamo sin dall’infanzia e ci perseguita sino alla fine. Combattiamola ahora o nunca, ora o mai più”
MARIA G. DI RIENZO
VOGLIAMO CAMBIARE LA RICETTA DELL’ECONOMIA
Per Zaloa Pérez l’economia femminista non chiede una fetta della torta ma vuole cambiare la ricetta. Lei lavora nella rete di economia solidale Reas Euskadi e si occupa di gruppi di lavoro che elaborano i vincoli teorici e pratici che caratterizzano i rapporti tra l’economia solidale e il femminismo. “La miglior ricetta per rompere con la logica capitalista – dice Zaloa – passa attraverso il recupero dell’importanza dei corpi, degli affetti e degli oggetti delle nostre cure… Dobbiamo trasformare non solo ciò che facciamo e come lo facciamo, ma dobbiamo anche cambiare noi stesse”
JOSÉ ANTONIO CANO
IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE È REGOLA
Il comune di Ponte nelle Alpi (Belluno) ha vietato l’uso in tutto il territorio dei più pericolosi prodotti fitosanitari utilizzati in varie pratiche agricole. Nella sostanza un regolamento comunale applica il principio di precauzione. Non tutte le ciambelle dell’agricoltura industriale e del dio profitto escono con il buco
MARCO BOSCHINI
LA MOLTIPLICAZIONE DEGLI ORTI COMUNITARI
Per lo più nascono grazie all’autorganizzazione dei cittadini: gli orti comunitari non smettono di nascere ovunque. Secondo l’Istat in Italia la loro superficie complessiva è cresciuta di circa un terzo negli ultimi quattro anni, intanto aumentano gli enti locali che assegnano ad associazioni o cittadini la cura di fazzoletti di campagna urbana. Gli orti condivisi soddisfano il desiderio di natura, favoriscono e orientano l’autoproduzione (spesso si comincia piantando pomodori, si prosegue facendo il pane in casa o viceversa…), soddisfano il bisogno di cibo buono e a chilometri zero, ma soprattutto recuperano socialità e partecipazione
ALESSANDRA MAGLIARO< /p>
CITY FARM, TUTTA UN’ALTRA FATTORIA
Le City farm nascono dal bisogno di accedere a spazi verdi combinato con il desiderio di favorire forti relazioni comunitarie e promuovere una riflessione critica su stili di vita sostenibili. Cinque buoni motivi per pensare uno spazio educativo in forma di fattoria
M. PINI E E. BRIOSCHI
DON MILANI E LA DIGNITÀ DEGLI OPPRESSI
Scrivono Francesco e Michele Gesualdi, allievi di Barbiana: “Quest’anno, in cui ricorre il cinquantesimo dalla sua morte, sentiamo il bisogno di esprimere quello che a nostro avviso è il modo giusto di avvicinarsi a don Lorenzo Milani rispettando il suo spirito… Don Lorenzo ha speso la sua vita per ridare dignità ai contadini e agli operai, che a causa della propria inferiorità culturale, erano umiliati, oppressi e saccheggiati da imprenditori, proprietari terrieri e ogni sorta di profittatori…”
FRANCESCO E MICHELE GESUALDI
SCUOLA E TERRITORIO
Cosa succede quando la scuola incontra il territorio, il mondo esterno? In che modo l’incontro con la realtà sociale può essere generativa e produrre senso tanto per la scuola quanto per il territorio? Quanto tale incontro può restituirci uno spazio dove la pedagogia diventa una ricerca intorno all’arte di vivere, dove si ricompongono prosa e poesia, dove si spezzano gli specialismi per restituire il valore della complessità e dove la crescita non avviene solo per estensione ma anche per profondità? Intorno a queste domande L’Istituto Comprensivo “Gianni Rodari” di Roma – in collaborazione con l’Associazione Il Laboratorio e la redazione di Comune – promuove il 27 aprile (presso l’Istituto Radice, piazza Ettore Viola 6, Cinecittà) il seminario “Dialogo educativo tra Scuole e Territorio”.
R.C.
FUORI DA OGNI ETICHETTA
Non è lontano il tempo in cui molti vivevano in manicomi, reclusi dentro mura invalicabili. Non persone bisognose di attenzioni e di cure, ma individui da isolare. In realtà è così che si risponde ancora adesso, purtroppo, a chi “in-quieta”. La medicalizzazione di ogni tipo di diversità va avanti, le identità diventano permanenti. “Quando un uomo perde il proprio nome per diventare l’etichetta che lo definisce, perde la sua soggettività – scrive Emilia De Rienzo – per diventare un oggetto osservato, studiato, persino aiutato, ma come oggetto e non come persona”. Si tratta invece di avviare l’avventura dell’incontro, di sospendere il giudizio, di rendere tutti protagonisti della propria vita e delle proprie cure, di imparare ad ascoltare e a mettersi nei panni di chi si sente escluso
EMILIA DE RIENZO
LA POESIA DEL MONDO IN UN SOLO MARE
Cosa possiamo fare per fermare la grande strage del nostro tempo, quella che si consuma nei fondali del Mediterraneo? Possiamo far qualcosa per i rifugiati in fuga dalla Siria e da ogni altro inferno del mondo? Spesso la discussione, anche nei commenti agli articoli che pubblichiamo, si avvita su se stessa in un vortice di frustrazione e rabbia, segnato in profondità da un velenoso senso d’impotenza. Quelli di Grecam, un’associazione di “persone di buona volontà”, ci hanno scritto per raccontare quel che sono riusciti a mettere in piedi in meno di un anno, dal basso e con il solo autofinanziamento: un incredibile ponte di parole che ha dato vita a tre antologie di poesia e una raccolta di di pinti, opere grafiche e plastiche che ora sono al centro di Un solo mare e la parola, uno straordinario evento che raccoglie voci arrivate dal mondo intero e le fa risuonare da Sassari a Torino, passando per Cagliari e Roma, proprio in questi giorni. Sì, possiamo fare qualcosa. Per esempio andare a dir loro che abbiamo capito e vogliamo salire sulla preziosa barca che hanno inventato per solcare un mare finalmente comune. La rotta segnata apre un cammino nuovo e ha cominciato a scrivere in versi il diario di un tempo disarmato che rifiuta l’impotenza dei popoli
GRECAM
LETTERA ALLE SCUOLE. UN GRIDO CONTRO LA GUERRA
Una giornata per rompere l’ipocrisia e l’indifferenza, per mettere in comune i tanti percorsi proposti nelle scuole che donano senso alla parola pace, per non smettere di creare un mondo diverso. Dopo l’articolo-appello di Alex Zanotelli pubblicato su Comune (Un silenzio assurdo sulla guerra “a pezzi”), molto letto e discusso anche grazie ai rilanci tra gli altri di Fiorella Mannoia e Jacopo Fo, ecco una proposta alle scuole della Rete di Cooperazione educativa e della redazione di Comune per partecipare a una giornata, durante la quale i bambini e gli insegnanti si riuniscano nel c ortile della scuola, davanti al Municipio o in un luogo significativo e visibile del paese o della città, a recitare la poesia I giusti di Luis Borges o a intonare una canzone di pace
RETE DI COOPERAZIONE EDUCATIVA E REDAZIONE DI COMUNE
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