L’attuale regime comunitario di contrasto al riciclaggio di denaro non impedisce che i fondi corrotti passino attraverso i centri finanziari europei. Questo è quello che emerge nel nuovo report di Transparency International EU. Esistono ancora molti problemi sia per quanto riguarda le regole antiriciclaggio che la loro applicazione da parte dei Paesi europei.
Transparency International EU
fa luce sulle carenze delle normative
anti-riciclaggio europee
Bruxelles, 25 aprile 2017 – L’attuale regime comunitario di contrasto al riciclaggio di denaro non impedisce che i fondi corrotti passino attraverso i centri finanziari europei. Questo è quello che emerge nel nuovo report di Transparency International EU. Nonostante la retorica politica e lo sdegno dell’opinione pubblica a seguito dello scandalo dei Panama Papers, esistono ancora molti problemi sia per quanto riguarda le regole antiriciclaggio che la loro applicazione da parte dei Paesi europei.
Gli Stati Membri dell’UE hanno chiaramente escluso, nelle attuali negoziazioni sulla riforma della legislazione europea contro il riciclaggio di denaro, l’accesso pubblico alle informazioni di coloro che controllano e posseggono società di comodo, altrimenti conosciuti come titolari effettivi. Queste società e altri veicoli finanziari sono gli strumenti utilizzati per riciclare il denaro, come esposto dal caso dei Panama Papers.
Il report esamina sia la legislazione in vigore in sei paesi europei che l’applicazione di tali norme. Vengono inoltre analizzati alcuni settori più a rischio di riciclaggio, come il gioco d’azzardo, le valute virtuali e il settore immobiliare, che possono essere utilizzati dai corrotti, dagli evasori fiscali e dalle reti terroristiche per nascondere i proventi illeciti.
“Ci sono stati gli scandali, ci sono stati tanti discorsi, ora è il momento di agire“, ha dichiarato Laure Brillaud, Policy Officer per la lotta contro il riciclaggio di denaro presso Transparency International EU. “Non solo abbiamo bisogno di una migliore applicazione delle leggi, ma abbiamo bisogno anche di regole migliori“, ha continuato Brillaud. “Sembra che gli Stati membri siano affetti da amnesia un anno dopo i Panama Papers. Negando l’accesso pubblico alle informazioni sui titolari effettivi, gli Stati Membri dell’UE consentono alle società opache di prosperare“, ha affermato Brillaud.
Transparency International EU chiede l’accesso completo alle informazioni su tutte le società e sui trust che operano nell’Unione Europea, anche quando non hanno la sede nell’UE, per contrastare l’uso di paradisi fiscali come Panama o Bahamas.
Lo studio rileva notevoli problemi con gli organismi professionali che non svolgono il proprio lavoro per denunciare le attività sospette alle autorità pubbliche. Questo problema riguarda in particolare avvocati e notai. Il rapporto evidenzia anche le carenze del settore dei corporate service providers coinvolti in una serie di casi emersi dai Panama Papers.
La Commissione europea ha preso diverse iniziative a seguito dello scandalo dei Panama Papers per affrontare alcune di queste questioni attraverso la revisione della Quarta Direttiva Antiriciclaggio. Gli emendamenti proposti dal Parlamento europeo affrontano questi problemi, ma ora è il Consiglio dell’UE che deve assumere un ruolo attivo nella lotta contro il riciclaggio di denaro prendendo in considerazione queste revisioni e impedire ai corrotti di nascondere il denaro illecito, secondo Transparency International EU.
Il rapporto completo è disponibile qui.
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